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Autore: Yomi22    26/03/2014    2 recensioni
Dopo la Grande Battaglia, Regina ha dovuto sacrificare i suoi beni più preziosi per assicurare la vittoria del bene. Ma dove sono spariti tutti? Emma si ritrova in un paese di cui conosce solo il nome, ma gli altri non sono con lei. Le nostre eroine si ritroveranno così a viaggiare tra vari mondi per ritrovare i loro cari.
Attenzione: SWANQUEEN.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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In mezzo a tutto quel trambusto, riuscì a scorgere la figura sfocata della donna che il destino le aveva riservato. 
La vide combattere, contorcersi e rovinare a terra, priva di forze.
La vide aggrapparsi al terreno, scavare nel terriccio ancora leggermente bagnato dalla brina per cercare di scappare dal buco nero che cercava di acchiapparla insistente.  
La vide svanire in quell'antro oscuro come un fiocco di neve al sole.

Quando Regina riuscì a mettere a fuoco il mondo attorno a sé, non potè che sentirsi soffocata dal silenzio palpabile, che la schiacciava a terra in un esplosione di sentimenti.
Rabbia, dolore, confusione e... freddo. 
Regina Mills sentiva freddo, in quella afosa giornata di luglio. 
Percepiva un sibilo glaciale percorrerle la spina dorsale, intorpidendole ogni centimetro del suo corpo, gravato da una quantità opprimente di emozioni e fogliame, strappato via dagli alberi ormai secchi e morti quanto il suo io.

Respirava a fatica in quel palcoscenico di morte e terrore. Il suo petto tentava di salire e scendere, come a tentar di acchiappare quel poco d'aria che poteva faticosamente entrarle nei polmoni. Un gesto placido, pigro.
Regina non sentiva più il bisogno di respirare, nella desolazione che la circondava. Non aveva più voglia di farlo. 
In quel momento, ogni cosa le sembrava futile ed evitabile. 

Roteò lo sguardo in cerca di qualcosa di cui nemmeno lei conosceva l'identità. Si guardò attorno, avvertendo un dolore lancinante ogni qualvolta si ritrovava a sbattere le palpebre sugli occhi umidi e tetri.
E lì, Regina Mills sperò.

Speranza: un'emozione divenuta quasi sconosciuta al cospetto della regale Evil Queen, il cui cuore s'era fatto piccolo e nero, dopo anni di torture e repressioni.
Soffocando un gemito di dolore provocato dallo sforzo, la donna si portò una mano al petto, per stringere con forza il tessuto che lo ricopriva. 
Portava indosso il suo tailleur preferito, nero come la pece, nero come la sua anima. Almeno, non sarebbe deceduta ricoperta di stracci.

Distesa con il volto all'aria, Regina puntò lo sguardo al cielo, mentre sotto al palmo della mano sentiva il battito fiacco del suo cuore. Strinse ancora e questa volta non riuscì a trattenere un singhiozzo. Strinse e strinse, come se quel gesto avesse potuto bloccare le lacrime che sentiva scorrere lungo le sue guance arrossate dal freddo e dal dolore.
Si morse un labbro, per permettere al suo orgoglio di impedirle di piagnucolare come una poppante, ma neanche quello bastò.
Un pianto dirotto, incessante, la travolse come uno tsunami di sensazioni incontrollabili, nascoste per anni sotto strati e strati di odio. 

Tra gli spasmi provocati dal bruciore delle ferite e dalla memoria delle ultime ore, il sindaco di Storybrooke si ritrovò a desiderare di morire in fretta, per lasciare quel mondo che ormai per lei non contava più nulla. Era rimasta sola, unico personaggio di quell'universo che tanto aveva cercato di eliminarla.
A ripensarci, avrebbe quasi voluto ridere della situazione. La Regina Cattiva lo avrebbe fatto.
Ma lei non era più quell'elemento che le fiabe per bambini tanto condannavano. No, lei era cambiata. Aveva combattuto per quella sola forza che lei non aveva mai compreso, e che forse non avrebbe mai potuto comprendere: l'amore.
Aveva lottato per l'amore e aveva vinto.
Ma a quale costo aveva ottenuto la vittoria?

Nel silenzio del bosco, Regina si concentrò per tentare di captare anche il suono più insignificante. Qualsiasi cosa avesse potuto comunicare la presenza di qualcun altro oltre a lei.
Si sarebbe accontentata anche solo di immaginare la voce di qualcuno, amico o nemico che fosse, piuttosto che giacere lì, circondata dal silenzio più assoluto. 
Eppure, non aveva neanche le forze di immaginare. La battaglia le aveva prosciugato ogni goccia di potere e per la prima volta dopo anni, Regina si ritrovò debole e senza paura.
Non aveva neanche le energie necessarie per stupirsi, ma se le avesse avute, sarebbe rimasta sbalordita dal suo stato d'animo.

Quanta paura aveva avuto, quando ancora era la maestosa e potente Evil Queen. Quando al suo schiocco di dita un intero reame si inginocchiava terrorizzato. Avrebbe potuto sospirare e l'intera Foresta Incantata sarebbe esplosa in un tumulto di fuochi artificiali. 
Malgrado ciò, a quei tempi viveva nel terrore costante di poter perdere tutto. Un tutto che non possedeva. Tutto e niente.
Finalmente però, sostanzialmente priva di forze, Regina si era sentita potente come non mai. Sentiva la vita scivolarle via dal petto, eppure non si era mai sentita più determinata.
Era pronta a morire. Era pronta a lasciarsi andare.

Sospirò, chiudendo gli occhi opacizzati da un velo di lacrime e sudore. Sentiva il sangue scorrerle lungo il fianco ferito e pregò che i suoi ultimi respiri scivolassero via con lui.
Non aveva più niente da perdere. Niente e tutto.
A fatica, lasciò scorrere le dita tra i capelli sporchi e scompigliati. 
Sorrise, tossendo un poco per lo sforzo.
Chissà che avrebbe detto Emma del suo aspetto.

Emma.

Lentamente, scosse il capo verso il punto in cui la donna era scomparsa, inghiottita dal buio.
Per vincere la battaglia, Regina aveva dovuto sacrificare le due cose più preziose che aveva.

Nuove e tiepide lacrime le bagnarono il viso, ma non bastarono a scaldarla dal freddo glaciale che si propagava dall'interno.

"Sto per raggiungervi, amori miei. Finalmente potremo vivere come una vera famiglia."

Con il riflesso di un sorriso sulle labbra, si lasciò andare verso il luogo in cui si trovavano suo figlio e il suo Vero Amore.
Un luogo che sperò fosse privo di quella malvagità che l'aveva divorata nelle viscere e che l'aveva portata a compiere quegli atti pieni d'orrore.




__________________




"Regina"

La donna faticava ad aprire le palpebre, appesantite da una vita di continue lotte e ricerche di vendetta.

"Regina"

Sentì di nuovo, come un flebile fischio tra il fruscìo delle foglie.

"Regina, salvami."

Storse leggermente il naso e contorse le labbra nel sentire per la terza volta il suono della sua voce. Un taglio di luce offuscante le si parò davanti quando tentò di aprire gli occhi.
Sentiva ogni suo muscolo implorare a gran voce pietà per i movimenti bruschi, ma il sindaco era troppo nervoso per poter prestare loro il dovuto ascolto.
Ignorando le pugnalate, Regina si guardò attorno senza staccare la schiena dal soffice terreno umido. Anche se avesse voluto, in ogni caso, non ci sarebbe riuscita.

"Regina, sono stata rapita. Mi trovo a Camelot, rinchiusa in una cella."

Camelot, il paese di Re Artù.

"Mi vogliono giustiziare, Regina. Salvami. Salva tutti noi."

La donna rimase in silenzio ad ascoltare, incapace di smuovere le labbra da quell'espressione incredula che involontariamente aveva assunto. 
Si maledì per non aver capito che in realtà il buco nero che aveva inghiottito Emma era un portale e non un viaggio di sola andata per l'aldilà. 
Poi, le ritornarono in mente le parole della Salvatrice. La volevano giustiziare. 

Oh, no, Regina non lo avrebbe mai permesso. Nessuno poteva far del male alle persone a lei care. Nessuno le avrebbe nuovamente portato via il suo Vero Amore.
Alzò lo sguardo e solo in quel momento notò sotto a che albero si trovava.
 
Rosse e lucenti mele scintillavano come piccole stelle tra le foglie del melo.

Sorrise, mentre una nube viola la circondava in un caldo abbraccio. 

"The Queen is back."





  
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