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Autore: Fab935    26/03/2014    0 recensioni
E se Polissena avesse ricambiato l'amore che Achille nutriva per lei? Sarebbe cambiato qualcosa?
«Ma io ti amo.» disse poi semplicemente la giovane donna. Aveva gli occhi lucidi, ma ormai non riusciva più a piangere come un tempo, non dopo aver consumato gran parte delle sue lacrime in quei pochi giorni.
E con le sue ultime forze la mano di Achille corse veloce verso quella di Polissena e la afferrò, portandosela alle labbra.
«Anche io ti amo.»
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Achille, Altri
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Chi...chi è stato?» fu la prima cosa che mormorò debolmente Achille non appena sveglio, agitandosi nel letto e buttando tutte le lenzuola stropicciate da un lato.
Polissena si alzò dalla consumata sedia di legno, scostò i lunghi ricci castani dal volto per essere sicura di aver visto bene e gli fu subito accanto.
«Sei vivo! Pensavamo tutti che...che...» sussurrò con voce spezzata ma non riuscendo a terminare la frase.
«Morirò presto.» sentenziò lui con una smorfia. «Sento il veleno che scorre in ogni fibra del mio corpo. Chi...»
«Dev’esserci un antidoto, una cura, qualcosa. Potrei andare al tempio di Atena e fare un sacrificio.» lo interruppe la sua giovane promessa sposa scuotendo la testa.
«Qualcuno mi ha colpito. Ho bisogno di sapere chi è stato.» riuscì a pronunciare Achille con uno sforzo incredibile date le sue condizioni.
«É stato quel vigliacco di Paride.» rivelò finalmente lei. «Ti ha colpito non appena ti eri voltato dall’altra parte e poi è fuggito attraverso i boschi.»
Achille fece uno scatto deciso e tentò di sollevarsi sui gomiti, ma una fitta al costato lo fece trasalire e ricadere nei soffici cuscini bianchi. «Devo andare a ucciderlo, così potrò morire in pace.»
«Non devi andare da nessuna parte!» esclamò Polissena scandalizzata sfogando tutte le emozioni che aveva cercato di nascondere fino a quel momento. «Hai idea di quanto mi sia preoccupata? Sono passati tre giorni! Tre giorni a vederti rigirare nel letto con la fronte sudata, a ordinare alle ancelle di cambiarti le lenzuola, a piangere per te. Mi si è spezzato il cuore al solo pensiero che non ti avrei mai più rivisto!»
«Io sto per morire, Polissena. Il fatto che mi sia svegliato non vuol dire niente, mi ha colpito al tallone. Avrebbe potuto colpirmi al cuore e sarei guarito, ma ha scelto con cura il mio punto debole.»
«No!» strillò lei e girandosi verso il largo balcone di pietra per controllare quanto fosse lontano il tempio di Atena. «Mio padre ha delle capre. Sacrificherò una di loro. Oppure uno dei tori, l’ultimo che ha comprato da un pastore di Sparta sembra essere molto forte. Gli dei apprezzano i sacrifici degli animali forti.»
«Gli dei hanno voluto che morissi, sarebbe inutile chiedere la loro clemenza.»
«Smettila di parlare come se fosse già successo! Posso salvarti! Possiamo sposarci, possiamo vivere insieme, possiamo avere dei bambini!»
Sembrava che Polissena tentasse di convincere sé stessa, più che Achille. Mentre parlava si muoveva nervosamente per la piccola stanza dalle pareti foderate di tende, senza distogliere per un secondo lo sguardo dal suo promesso sposo.
I suoi sandali in pelle di daino stridevano di tanto in tanto, quando la proprietaria camminava sul marmo nero invece che sui numerosi tappeti.
«Posso salvarti!» ripeté poi con gli occhi lucidi, guardando quello che ormai era il fantasma della persona amata. I ricci un tempo biondo lucente sembravano spenti, restavano afflosciati lungo il contorno del bel viso ora rovinato dalle occhiaie. Delle linee nere si allargavano lungo le braccia e le gambe per via del sangue che, avvelenandosi, era diventato molto più scuro.
«Non puoi salvarmi da questo.»
Le ginocchia di Polissena crollarono vicino al corpo quasi inerte del guerriero, facendola scivolare a terra ma non senza una certa ed elegante grazia.
«Ma io ti amo.» disse poi semplicemente la giovane donna. Aveva gli occhi lucidi, ma ormai non riusciva più a piangere come un tempo, non dopo aver consumato gran parte delle sue lacrime in quei pochi giorni.
E con le sue ultime forze la mano di Achille corse veloce verso quella di Polissena e la afferrò, portandosela alle labbra.
«Anche io ti amo.»
Nemmeno quando sentì la forza svanire lentamente dalle sue dita, quando si sentì le guance nuovamente bagnate o quando gli occhi vitrei di Achille non si mossero più dal suo volto, Polissena lasciò andare la presa. Rimase lì, inginocchiata contro il freddo pavimento a chiedersi perché fosse dovuto succedere e se avesse potuto evitarlo in qualche modo. Sentiva di aver appena perso l’unica persona che avesse mai amato.

Spazio dell'autore: Ho trovato questa breve one-shot mentre cercavo degli appunti per un'altra storia e ho pensato: "Perché non pubblicarla?"
A questo proposito siete tutti caldamente invitati a dirmi i motivi per i quali non avrei dovuto farlo. Amo le recensioni, anche le critiche (se costruttive) quindi, se vi va, lasciate un breve commento!
  
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