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Autore: LadyLisaLaurie    05/07/2008    2 recensioni
due mesi dopo l'infarto di House...l'assenza di Stacy. INSERITA IN UN LIBRO "Cross-Media. Le nuove narrazioni" di Max Giovagnoli
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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If I could turn back time

Non è più come prima, tutto è cambiato, tutto rivoluzionato…tutto troppo in fretta.

Quella sua maglietta fina tanto stretta al punto che mi immaginavo tutto

Sono i pensieri che affollano la desolazione del cuore, per aver abbandonato l’unica cosa bella della vita, l’unica persona speciale.

ti amo davvero... ti amo lo giuro...ti amo ti amo davvero...

La stupidità per non averglielo detto mai prima, per averlo fatto troppo tardi, quando ormai era la fine.

******

House entrò zoppicando nel suo appartamento, era un’altra sera che si sarebbe conclusa a birra e patatine sul divano, davanti la televisione, con la bottiglietta di Vicodin a portata di mano. Era tutto vuoto, dopo due mesi sembrava sempre più vuoto, ma ancora respirava quell’essenza di donna. Lui che non avrebbe mai voluto legarsi a qualcuno, stava scoprendo le pene d’amore.

*Cosa ti affligge?*

“Che diavolo..?” sentiva quella voce, calma e sensuale che lo interrogava. La cercava, intravedeva il suo volto ma non era chiaro e definito, una figura spettrale più che altro, solo un parto della sua mente. Mandò giù due pillole e si diresse verso il pianoforte. Flebili le dita scivolarono sui tasti bianchi, producendo suoni in scala senza un senso ben preciso, solo le note del dolore.

*Perché non rispondi?*

“Perché non ti mostri?” e ancora il silenzio. E allora le dita riprendono a scivolare sui tasti e questa volta alternano anche quelli neri, creando una vera riproduzione di suoni concatenati, accompagnandosi flebilmente dalla voce dei pensieri.

E lei, lei mi guardava con sospetto poi mi sorrideva e mi teneva stretto stretto...ed io io non ho mai capito niente visto che oramai non me lo levo dalla mente che lei...

Non esisteva nulla di più inebriante che quel toccarsi di umanità crudele.

*Puoi solo guardare avanti…non rimuginare*

“Certo…facciamo finta di niente. Io non zoppico, in realtà salto su una gamba per muovermi. Il bastone è un’illusione…e le pillole sono mentine!”

*Lo sai cosa devi dimenticare…*

“La tua fastidiosa ed irritante voce!” e di nuovo il silenzio. La timidezza di quella voce nel rispondere e la sonorità delle parole in musica che lui urlava per soffocare i pensieri.

e mani sempre più ansiose di cose proibite e le canzoni stonate urlate al cielo lassù "chi arriva prima a quel muro..."

Ma poi i pensieri erano sempre più forti, pressanti e si fecero spazio con immagini lampo di scene dimenticate, parole sussurrate che sarebbe stato meglio tacere. Riprendere a suonare fu una cosa difficile, ancora più se sulle mani si posava una lacrima caduta dagli occhi. Freneticamente ingoiò altre due pillole, sperando che il dolore alla gamba si placasse e osservò per qualche istante il divano, ponderando di affossar visi dentro e morire in silenzio.

*Continua…vai avanti*

“Ti diverti eh?” ma seguiva quegli ordini come non potesse farne a meno, come se quella canzone fosse diventata importante quanto il respiro…il battito del cuore…la percezione di sé stesso.

non sono sicuro se ti amo davvero...non sono... non sono sicuro...

“Non posso andare avanti!” smise di botto di suonare e richiuse il pianoforte, senza però alzarsi. Non voleva dare voce alle immagini che passavano nella sua testa, quegli occhi lucidi, quelle labbra tremolanti e le lacrime che si perdevano sulla sua lingua che passava nervosamente sulla bocca.

*Sai cosa fare…la strada da cercare…l’hai trovata…lo sai cosa provi*

“Non so cosa provo per me stesso”. Riprese a muovere le dita sui tasti.

E lei tutto ad un tratto non parlava ma le si leggeva chiaro in faccia che soffriva...ed io…

*E tu?*

House si fermò a riflettere e le lacrime divennero sempre di più, più pressanti e non accennavano a smettere.

*Hai pianto!*

“Lo so da me!...Ti ho allontanata…” si chinò sullo strumento e racchiuse la testa tra l’abbraccio delle sue mani.

*Con chi parli?*

solamente adesso me ne sto rendendo conto che lei...Non seppe dare risposta diversa a quella domanda. Con chi parlasse in realtà solo lui poteva saperlo.

“Se fossi qui ti picchierei!”

*Io sono dove tu vuoi che sia. Sono la voce che hai dato alla tua coscienza. Dico quello che tu vuoi che io ti dica. Sento ciò che vuoi farmi sentire.*

“Allora taci perché voglio che tu taccia!”. Il silenzio sovrano del più rumoroso dei luoghi umani: il cuore. Il vuoto che si era creato echeggiava nel silenzio.

“Ci sei ancora?” ma neanche una risposta.

“Perfetto. Scappi via…la vera Cuddy sarebbe rimasta ancora a rompere!” riprese a suonare senza aprir la bocca per cantare, non aveva il coraggio, la forza e la voglia.

*Lei era un piccolo grande amore solo un piccolo grande amore niente più di questo... niente più...*

Mi manca da morire quel suo piccolo grande amore adesso che saprei cosa dire adesso che che saprei cosa fare adesso che...

  
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