Non è più come prima, tutto è cambiato, tutto rivoluzionato…tutto troppo in fretta.
Quella sua maglietta fina tanto stretta al
punto che mi immaginavo tutto
Sono i pensieri che
affollano la desolazione del cuore, per aver abbandonato l’unica cosa bella
della vita, l’unica persona speciale.
ti amo davvero... ti amo lo giuro...ti amo ti
amo davvero...
La stupidità per non
averglielo detto mai prima, per averlo fatto troppo tardi, quando ormai era la
fine.
House entrò
zoppicando nel suo appartamento, era un’altra sera che si sarebbe conclusa a
birra e patatine sul divano, davanti la televisione, con la bottiglietta di
Vicodin a portata di mano. Era tutto vuoto, dopo due mesi sembrava sempre più
vuoto, ma ancora respirava quell’essenza di donna. Lui che non avrebbe mai
voluto legarsi a qualcuno, stava scoprendo le pene d’amore.
*Cosa ti affligge?*
“Che diavolo..?”
sentiva quella voce, calma e sensuale che lo interrogava. La cercava,
intravedeva il suo volto ma non era chiaro e definito, una figura spettrale più
che altro, solo un parto della sua mente.
Mandò giù due pillole e si diresse verso il pianoforte. Flebili le dita
scivolarono sui tasti bianchi, producendo suoni in scala senza un senso ben
preciso, solo le note del dolore.
*Perché non
rispondi?*
“Perché non ti
mostri?” e ancora il silenzio. E allora le dita riprendono a scivolare sui
tasti e questa volta alternano anche quelli neri, creando una vera riproduzione
di suoni concatenati, accompagnandosi flebilmente dalla voce dei pensieri.
E lei, lei mi guardava con sospetto poi mi
sorrideva e mi teneva stretto stretto...ed io io non ho mai capito niente visto
che oramai non me lo levo dalla mente che lei...
Non esisteva nulla
di più inebriante che quel toccarsi di umanità crudele.
*Puoi solo guardare
avanti…non rimuginare*
“Certo…facciamo finta di niente. Io non zoppico, in realtà salto su una gamba per muovermi. Il bastone è un’illusione…e le pillole sono mentine!”
*Lo sai cosa devi dimenticare…*
“La tua fastidiosa ed irritante voce!” e di nuovo il silenzio. La timidezza di quella voce nel rispondere e la sonorità delle parole in musica che lui urlava per soffocare i pensieri.
e mani sempre più ansiose di cose proibite e
le canzoni stonate urlate al cielo lassù "chi arriva prima a quel
muro..."
Ma poi i pensieri
erano sempre più forti, pressanti e si fecero spazio con immagini lampo di
scene dimenticate, parole sussurrate che sarebbe stato meglio tacere.
Riprendere a suonare fu una cosa difficile, ancora più se sulle mani si posava
una lacrima caduta dagli occhi. Freneticamente ingoiò altre due pillole,
sperando che il dolore alla gamba si placasse e osservò per qualche istante il
divano, ponderando di affossar visi dentro e morire in silenzio.
*Continua…vai
avanti*
“Ti diverti eh?” ma seguiva
quegli ordini come non potesse farne a meno, come se quella canzone fosse
diventata importante quanto il respiro…il battito del cuore…la percezione di sé
stesso.
non sono sicuro se ti amo davvero...non
sono... non sono sicuro...
“Non posso andare avanti!”
smise di botto di suonare e richiuse il pianoforte, senza però alzarsi. Non
voleva dare voce alle immagini che passavano nella sua testa, quegli occhi
lucidi, quelle labbra tremolanti e le lacrime che si perdevano sulla sua lingua
che passava nervosamente sulla bocca.
*Sai cosa fare…la
strada da cercare…l’hai trovata…lo sai cosa provi*
“Non so cosa provo
per me stesso”. Riprese a muovere le dita sui tasti.
E lei tutto ad un tratto non parlava ma le si
leggeva chiaro in faccia che soffriva...ed io…
*E tu?*
House si fermò a
riflettere e le lacrime divennero sempre di più, più pressanti e non
accennavano a smettere.
*Hai pianto!*
“Lo so da me!...Ti
ho allontanata…” si chinò sullo strumento e racchiuse la testa tra l’abbraccio
delle sue mani.
*Con chi parli?*
solamente adesso me ne sto rendendo conto che
lei...Non seppe dare
risposta diversa a quella domanda. Con chi parlasse in realtà solo lui poteva
saperlo.
“Se fossi qui ti
picchierei!”
*Io sono dove tu
vuoi che sia. Sono la voce che hai dato alla tua coscienza. Dico quello che tu
vuoi che io ti dica. Sento ciò che vuoi farmi sentire.*
“Allora taci perché
voglio che tu taccia!”. Il silenzio sovrano del più rumoroso dei luoghi umani:
il cuore. Il vuoto che si era creato echeggiava nel silenzio.
“Ci sei ancora?” ma neanche una risposta.
“Perfetto. Scappi via…la vera Cuddy sarebbe rimasta ancora a rompere!” riprese a suonare senza aprir la bocca per cantare, non aveva il coraggio, la forza e la voglia.
*Lei era un piccolo grande amore solo un
piccolo grande amore niente più di questo... niente più...*
Mi manca da morire quel suo piccolo grande
amore adesso che saprei cosa dire adesso che che saprei cosa fare adesso che...