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Autore: 2P_Lover    26/03/2014    1 recensioni
Come poteva descrivere i suoi occhi?
Erano…inglesi, ecco. Dannatamente inglesi.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: 2p!Hetalia, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Come poteva descrivere i suoi occhi?
Erano…inglesi, ecco. Dannatamente inglesi.
Come sono degli occhi inglesi? Se Luciano dovesse rispondere a questa domanda, probailmente risponderebbe “Gli occhi di Oscar”.
Be’, occhi inglesi per un inglese, era ovvio, no?
Ma, seriamente, com’erano quelle iridi? A cosa erano paragonabili?
Sempre se Luciano dovesse rispondere a questo quesito direbbe “Guarda il cielo limpido. Lo vedi quel colore? Lo vedi quell’azzurro? Immaginalo intrappolato in uno sguardo.”
 
No, lui non voleva pensarci. Non voleva e non doveva.
Non doveva far si ché nella sua immaginazione ci fosse lui; con quel corpo così fragile e piccolo, ma allo stesso tempo proporzionato, come quello di una bambolina (una bambolina anche estremamente sexy, delle volte); i suoi capelli, biondi, morbidi e sempre profumati di zucchero (o qualcosa di dolce che il moro non riusciva mai ad identificare se non con “odore di pasticceria”); il sorriso dolce ed estremamente sincero contornato da delle labbra estremamente morbide e delle volte coperte con qualche schifezza chiamata “gloss”.
E poi c’erano loro: quei due occhi che, probabilmente, strapparono un pezzo di cielo per farlo loro.
 
Ecco, c’era cascato di nuovo.
 
L’italiano, rimproverandosi mentalmente, si alzò e prese il suo pacchetto di Malboro bianche; in meno di dieci secondi aveva estratto una sigaretta dalla suddetta scatolina e l’aveva portata alle labbra, iniziando poi a cercare uno dei tanti accendini che aveva sparsi nella stanza.
Il ragazzo prese il primo che trovò, che stava poggiato sul comodino accanto al letto, accenendosi la cicca.
Aspirò.
In quell’attimo gli sembrò quasi di sentire la voce dell’ex-amante che lo rimproverava: “Poi puzzi di fumo! Levala”, ecco cosa avrebbe gridato quello sciocco inglese togliendogli la sigaretta dalle labbra e spegnendola. In quell’istante Luciano avrebbe approfittato della sua vicinanza per baciarlo, magari senza essere troppo rude, sperando di convincere Oscar di lasciarlo fumare in santa pace e..
 
La terza volta in quanto? Meno di dieci minuti?
Stava pensando decisamente troppo a lui.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter eliminare il ricordo della loro relazione per sempre. Avrebbe voluto non portare nessuna traccia di lui dentro di se…niente che poi avrebbe dovuto rimuovere; o almeno, avrebbe voluto rimuoverle: non sempre il detto “volere è potere” funzionava, specialmente nel caso di quel romano scontroso e anche un po’ stronzo.
Perché stronzo? Semplice: non era riuscito ad accorgersi di star perdendo il ragazzo che più amava al mondo…per cosa poi? Qualche scopata extra?
 
Luciano aspirò ancora, più intensamente, godendosi la sensazione del fumo che entrava nel suo corpo e poi, lentamente, usciva fuori.
Desiderava intensamente che quel fumo gli annebbiasse la mente; che l’avvolgesse, come nebbia, molto fitta magari: confondendolo e rendendolo incapace di fare qualsiasi cosa.
Compreso pensare, con un po’ di fortuna.
 
Il giovane abbassò la testa, sedendosi nuovamente sul letto.
Oscar l’aveva lasciato, ma non del tutto. La sua essenza, il suo odore, i suoi modi ma, soprattutto, il suo ricordo…erano sempre li. Nonostante fossero passati mesi.
Probabilmente l’inglese entrava nei suoi pensieri, nei suoi sogni, di mattina…così che Luciano potesse portarlo con se.
 
Era stato proprio uno stronzo; tutti quei tradimenti, quelle bugie…e alla fine, quando il moro si era reso conto dei suoi sbagli, era troppo tardi.
Oscar l’aveva già perso, ormai.
Di lui ora erano solo rimasti pensieri e ricordi e, Luciano, avrebbe voluto dimostrargli meglio il suo amore; avrebbe voluto rendersi conto in tempo delle cazzate che aveva fatto e chiedergli scusa, pregando il suo perdono.
 
Invece tutto era finito nel peggiore dei modi: grida, parolacce, insulti, rabbia..arrivando a lanciarsi addosso vasi e simili.
E Luciano pensava: “Che sarà mai? Un’altra troia come quella là trovo sicuramente”. Ma no: una “troia come quella là” non l’aveva trovata; nessuno era come quell’inglese che, con qualche dolcetto, un caffè e il suo sorriso, riusciva a farlo svegliare di buon umore. Nessuno era capace di farlo sentire desiderato e amato come il britannico. Nessuno era come lui..
Nessuno riusciva a non fargli sentire quel freddo, dentro.  Oscar era l’unico che avesse mai davvero amato, probabilmente.
 
Luciano si sdraiò a letto una volta finita la sigaretta, coprendosi e chiudendo gli occhi.
Dormì quanto? Un’oretta?
Non aveva chiuso occhio per tutta la notte tranne che in quei sessanta minuti e fu costretto a guardare l’orologio, dopo che la sveglia suonò, rendendosi conto che erano già le cinque e cinquanta.
 
L’italiano rise, amaro, tra se e se.
Oscar era nuovamente entrato nei suoi sogni, di mattina.
Così Luciano fu nuovamente costretto a portarlo con se tutto il giorno.
 
   
 
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