Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Apalapucian_HP    26/03/2014    1 recensioni
Things We Lost in the Fire, Bastille.
Guarda ancora il fuoco. Esso scalda la forte brezza che soffia, indesiderata, da tutte le direzioni. Danza aggraziato, illumina la stanza – la massima antitesi di ciò che ne è stato di lui, di quale piccola anima può ancora sentire dentro di lui, dopo aver visto le figure senza vita dei suoi migliori amici al mondo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Things We Lost in the Fire






Aprile 1998, La Stamberga Strillante


Lui non ha dimenticato. È ovvio.

C'è una scatola sotto le assi del pavimento vicino al camino. C'è un segno per essa sul legno coperto dalla polvere, lettere che sembrano essere state grattate con uno stilo spuntato e mani rozze, due parole che ancora gli fanno fermare il cuore, e le sue mani fremono come per raggiungere qualcosa che, un battito di cuore più tardi, lui capirà non essere più lì.

Ora Remus Lupin lo guarda dall'alto; il pavimento, la scatola, le estremità seghettate della scrittura di Sirius. Gli sembra che sia stato solo il giorno prima, giura che non può essere passato così tanto tempo, ma poi i volti nuotano nella sua mente non così nitidi com'erano una volta. Si acciglia al fallimento della sua memoria di fare giustizia ad ognuno di loro: il modo in cui Lily si voltava per nascondere il suo divertimento a qualcosa che James aveva appena detto, James che contraeva le labbra per trattenere il suo istintivo sorrisetto inorgoglito, Sirius che alzava gli occhi al cielo e faceva commenti allusivi, le occhiate curiose e guizzanti di Peter.

Remus si accuccia, centinaia di pagine girate e battaglie vinte (e perse ed ancora da combattere) dopo. Pulisce il pavimento con le mani. Fa fatica a riconoscere le parole, ma non ha bisogno di leggerle per sapere quali sono.

C'è una scatola di sotto, una scatola da scarpe incantata perché contenga più di quanto una normale scatola da scarpe possa. Non le si avvicina subito, temendo che aprirla possa essere troppo straziante. Quindi la fissa soltanto. I suoi occhi pungono e le mani tremano e la sua mente lo porta dove altrimenti lui non si arrischierebbe di avventurarsi. Non ha bisogno di aprirla, però. Non proprio. Non sa se vuole farlo. Non sa nemmeno perché sia lì – forse per ricordarsi cos'è perso? Per ricordarsi per cosa ancora stia combattendo, cosa ancora ci sia da raggiungere? Sembra come scorrere le pagine di un libro preferito, essere lì, tenere la scatola tra le mani. Sembra come prendere quel volume con il dorso lacero e gli angoli strappati e le pagine sbiadite. Quello che lui si tiene vicino tutto il tempo, appoggiato sul suo comodino, che gli tiene compagnia durante viaggi in treno solitari, che rimane ai margini dei suoi sogni. Quello che prende in mano molto spesso perché non riesce a trattenersi. Quello che non ha letto interamente da un po' perché è terrificato di provare troppo, quindi semplicemente lo sfoglia. Sente solo il fruscio. Chiude gli occhi, lascia che l'odore lo riporti a come si sentiva quando era là...

Lily che prepara la cena e rovina il dessert, e James che si offre di mangiarlo comunque. Sirius che corre lungo un corridoio vuoto con indosso solo le mutande, tutti gli esami sono finiti, Lily e James ridono, e Peter è nervoso perché tocca a lui correre. Il primo appuntamento di Lily e James, Sirius che insiste che dovrebbero seguirli discretamente nel travestimento più patetico che Remus abbia mai visto. La volta in cui Peter ha comprato tutti i dolci dal carrello sul treno perché sua mamma aveva guadagnato qualcosa in più quell'estate. Trovare Sirius che va di nascosto in biblioteca per prendere un volume avanzato per un esame su cui lui e James hanno scommesso – “Non dirgli che ero qua, okay?” aveva detto a Remus “Non dire a nessuno che ero qua” – e Remus aveva riso perché era un completo idiota. Natale con i Potter, biscotti alle mele e zenzero e Quidditch fino al tramonto. I Malandrini che si intrufolano alla festa di Lumacorno come auto-proclamato “comitato del divertimento” (James vinse un ballo con Lily per averla fatta ridere con il numero della sua canzone, in cui la voce gli si ruppe due volte e il suo viso si arrossì mille volte). Peter che si becca una detenzione per aver fatto accidentalmente piovere nella Sala Grande; “Sono stato io, professoressa!”, avevano dichiarato tutti e tre prontamente, mentre Lily li guardava dal lato esterno, con un'espressione illeggibile...

Il viso di Remus ora è aspro. Lascia andare la scatola, guardandola come le persone troppo spesso hanno guardato lui. Tira fuori la bacchetta, arrabbiato e miserabile (e un po' folle, ma chi lo può rimproverare?), e la punta verso quella dannata cosa – ai fogli degli esami di James pieni di scarabocchi e i diari vecchi di undici anni di Lily, alle caricature oltraggianti dei Serpeverde di Sirius e alle lettere di Peter da casa, alla sua lettera di accettazione ad Hogwarts, al portachiavi a forma di lupo che gli avevano regalato per il suo quindicesimo compleanno (“E' fatto con il legno della tua bacchetta”, dissero, come se la sorpresa dell'essere Animagi per lui non fosse già molto, molto più che abbastanza), carte delle Cioccorane, Profeti sbiaditi, quaderni logori, tappi di Burrobirra...

Le sue nocche impallidiscono e una maledizione borbotta dalla ribollente rabbia verso la sua bocca stretta in una smorfia.

Ma non può. Non può.

Si copre il viso con le mani e crolla giù, sconfitto e stanco e pronto a mollare (ma non lo fa, perché loro non hanno mai smesso di combattere, vero, per lui e per loro e per ciò che è giusto, quindi perché lui dovrebbe?). La bacchetta rotola per terra e lui non brucia la scatola, o le assi del pavimento, o l'intera dannatissima stamberga.

Non mollerà, non ora, anche quando – specialmente perché- ci sono già state troppe cose perse nel fuoco.



Novembre 1981, Godric's Hollow


Lo sguardo di Sirius cade e si perde sulle fiamme accese e guizzanti, che lambiscono uno degli ultimi muri rimasti in piedi della casa. Sotto tutte le macerie, suo malgrado, distingue il frammento di infinito che James e Lily hanno fatto del loro meglio per forgiare; i pezzi della piccola scopa rotta di Harry sparsi sul pavimento, giocatori di Quidditch in miniatura penzolanti sopra il suo lettino che ruotano lentamente su se stessi, le scarpe da ginnastica macchiate di fango di James disseminate sotto ciò che è rimasto della finestra, il cardigan di Lily appoggiato sullo schienale di una sedia. Un leggero motivo tintinnante gratta le orecchie di Sirius. Lo striscione della squadra di Quidditch di Grifondoro appeso in un angolo svolazza, il brillante, lucido tessuto scarlatto che si increspa nella sua vista periferica. Gli fa bruciare gli occhi.

Guarda ancora il fuoco.

Esso scalda la forte brezza che soffia, indesiderata, da tutte le direzioni. Danza aggraziato, illumina la stanza – la massima antitesi di ciò che ne è stato di lui, di quale piccola anima può ancora sentire dentro di lui, dopo aver visto le figure senza vita dei suoi migliori amici al mondo.

James e Lily così sono l'oggetto dei suoi peggiori incubi. Sguardi vuoti, mani fredde, labbra scolorite – è la fottutissima fine di una linea che lui ha giurato, tutti hanno giurato, di non calpestare mai.

Eppure loro sono lì. Lui è lì. Cos'è successo? Cos'ha fatto?

Chiude gli occhi e disperatamente implora chiunque possa sentire di svegliarlo, ha visto abbastanza, provato abbastanza, e deve svegliarsi, dimenticare tutto, giocare a Quidditch con James, essere sgridato da Lily per aver fatto bruciare i biscotti. Per favore. Solo qualcosa. Qualcos'altro.

Ma non può ignorare l'odore del fumo e dell'autunno nell'aria, non può ignorare i tenui pianti di un bambino da qualche parte.

Harry.

James.

Lily.

(James. Prongs...)

E' tutto loro, questo posto è tutto loro, sono qui, lui è qui, e tutto questo è reale, tranne che non lo può essere, no, perché vaffanculo a tutto, come può esserlo?

Si strofina il viso contorto con le mani sporche. Gli occhi sbattono rapidamente, e oh, quanto pateticamente prova a non liberarlo, non ancora, non più, non più, ma sono passati, dopotutto, solo pochi minuti da quando è scoppiato a piangere. Fa così male, così fottutamente male – se ne sono andati, come possono essere morti?- e le sue viscere si stanno attorcigliando e bruciando e non ci sono più. Il suo cuore se n'è andato. Tutto è andato. Niente ha senso, perché non può, non può essere maledettamente vero.

Non possono essere morti.

Peter non avrebbe potuto farlo. Come potrebbe? Come potrebbe?

Chiede ad Hagrid di dargli Harry. Dio, potrebbero aver benissimo avvolto il cuore di Sirius in incandescenti catene arrugginite, perché quel bambino è così James e così Lily, e così solo al mondo, e lo spezza, ogni secondo, ancora e ancora. Il guardacaccia in lacrime farfuglia qualcosa riguardo ad un ordine datogli da Silente. Sirius non lo afferra. Più tardi non lo ricorderebbe. Ma ricorderebbe di avere un pensiero saldo, una convincente considerazione che pulsa attraverso la sua coscienza e continua a far cadere i suoi passi nonostante tutto nel suo essere gli urli che tutto non ha più senso, ora, non è rimasto nulla.

Lo ucciderà.

Lo troverà.

Le sue mani formicolano e le guance sono bagnate mentre si smaterializza, senza guardarsi indietro.

E lui lo ucciderà.



Ottobre 1981, Quartier Generale dei Mangiamorte


Lui li ucciderà.

Peter lo sa. Sente una voce nella testa che echeggia come se stesse effettivamente parlando nelle fredde, vuote caverne di questo posto. La ignora. Le ginocchia gli fanno male al contatto con i pavimenti ruvidi e la schiena è sforzata dalla posizione in cui è, ma ignora anche quello. Tiene la testa bassa. Si chiede quanto a lungo può prendere tempo. Può sentire i loro occhi su di lui, ma il silenzio gli dice che anche loro devono essersi aspettati l'esitazione.

Loro sono -erano- i suoi migliori amici, dopotutto.

L'evidente eccitazione di Bellatrix Black è soffocante. Lo sguardo crudele di Lucius Malfoy gli fa accapponare la pelle. Antonin Dolov lo guarda con occhi stretti, le dita accarezzano sinistramente la bacchetta. Tutto intorno a lui la segnata, atrocemente accolta organizzazione si raccoglie, aspettando in trepidazione. Il Signore Oscuro torreggia sopra di lui qualche metro più in là, la sua presenza fa rizzare i capelli di Peter e fa tremare il suo corpo – oppure è la sua coscienza, che corrode i contorni della sua decisione?

Ma qualcuno deve vincere, pensa. Questa è una guerra, e qualcuno deve vincere per farla finire. E se questo, ciò che sta per fare, per quanto possa essere detestabile e vile, fa vincere questo lato, allora lo farà. Sarà parte dei vincitori, farà finire la guerra, e nessun altro sarà più ferito. (Lui non sarà più ferito).

È l'unica cosa logica da fare. Adesso l'Ordine non gli serve più, e lui non serve ad esso. Lui sarà un fattore determinante (per una volta) della fine della rivoluzione, qualunque cosa significhi, in qualunque modo finisca.

Le persone muoiono in guerra. Hanno già perso così tanto. Dorcas Meadowes, i gemelli Prewett, i McKinnon...

E' solo normale. Succede.

Ma nessuna guerra va avanti per sempre.

E lui farà qualsiasi cosa per sopravvivere.

Deglutisce, la decisione che si forma. Lacrime si affacciano negli angoli dei suoi occhi infossati, piccoli e brillanti, ma non sa perché siano lì. Scaccia l'immagine che all'improvviso si affaccia nel mezzo dei suoi pensieri dissonanti: James che gli da una pacca sulla schiena, Lily che gli porge Harry.

Ora hai in mano le nostre vite.”

Sbatte via con le palpebre le lacrime.

Le persone muoiono in guerra.

Lui li ucciderà.

Questa deve finire.

Mi dispiace.

Peter Pettygrew alza la testa e finalmente parla, la morta quiete della stanza che rende la sua tremolante, appena udibile voce risuonare cento volte più forte: “Godric's Hollow, mio signore.”

Mi dispiace molto.


  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Apalapucian_HP