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Autore: SceneOfTheCrime    27/03/2014    2 recensioni
Nagron Week 2014
Day 2, Rocker!Nasir - Pianist!Agron
Non lo notai subito preso dalla ricerca del nuovo cd di PJHarvey tra gli scaffali delle novità del periodo, mentre spostavo l’ultimo album degli Oasis delle note mi giunsero all’orecchio. Non era nulla di classico tipo Schubert o Mozart, niente di contemporaneo che mi potesse sembrare di richiamare, ma era un suono melodico e deciso con una nota di malinconia.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agron, Nasir
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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like a needle Nagronweek

Like a needle in the hay, or an expensive stone...

“Nas andiamo?” mi poggiò una mano sulla spalla e mi sorrise. Io annuì copiando il suo sorriso e ci dirigemmo sul palco. Sempre gli ultimi a salire.

Siamo sempre stati io e lui contro il mondo. Noi a farci forza in questo grande, cattivo e rumoroso mondo. Dopo molti anni di riflessioni, discussioni, bisticci arrivai alla conclusione che niente e nessuno avrebbe potuto mai intrufolarsi tra di noi, finalmente avevo o meglio avevamo trovato la famosa quadratura del cerchio.  

Sia ringraziato il giorno in cui lo incontrai in quel negozio di musica, non quelli che ci sono ora, ma quelli dove vendevano vinili, cd o cassette; dove entravi e venivi catapultato in un universo parallelo fatto di profumi come di legno laccato e carta impolverata mentre in sottofondo potevi sentire le note di qualche band indipendente o rock, ma mai nulla di commerciale.

Non lo notai subito preso dalla ricerca del nuovo cd di PJHarvey tra gli scaffali delle novità del periodo, mentre spostavo l’ultimo album degli Oasis delle note mi giunsero all’orecchio. Non era nulla di classico tipo Schubert o Mozart, niente di contemporaneo che mi potesse sembrare di richiamare, ma era un suono melodico e deciso con una nota di malinconia. Curioso seguì la musica e in un angolo dietro agli scaffali tra il rock americano e il blues vidi dei ciuffi dritti e un grande pianoforte scuro che mi nascondeva la visuale del musicista. Mi nascosi dietro allo spigolo come a non voler disturbare con la mia presenza, socchiudendo gli occhi per farmi trasportare dalla melodia, e aspettai non so quanto, perdendo completamente la cognizione del tempo.

D’un tratto tutto tacque e io non seppi se volli o meno riaprire gl’occhi e lasciare tutto il rumore del mondo attorno a me intromettersi. Quando finalmente mi decisi ne trovai due verde smeraldo incollati ai miei, e subito un sorriso brillante ad accompagnarli.

“Non volevo disturbarti, io…ora vado” dissi sgattaiolando via, o almeno tentando quando sentii una mano sulla spalla.

“Cosa ne pensi?” mi chiese schietto.

“Mh...” mi morsi il labbro inferiore interdetto sentendo ancora il suo palmo caldo su di me.

“Sincero, non mi offendo” mimò una croce sul cuore spostando la suddetta mano e portandosela sul petto.

“Sei molto bravo, ma non sono riuscito a capire di chi fosse”

“Agron”

Accigliai la fronte, mi cullavo nella consapevolezza di essere un grande intenditore, di conoscere quasi tutto il mondo musicale eccetto forse qualche canto delle tribù africane o dei tempi buddisti.

“Chi?” domandai con un tono leggermente stridulo.

“Io, cioè me. Piacere sono Agron e ho composto il pezzo che hai appena ascoltato” e allungò la mano verso di me che strinsi annuendo.

Che strano nome, stavo cercando di ripeterlo nella mia mente cercando di capire chi fosse questo ragazzo, sicuramente molto bravo ed estremamente bello. Quando le nostre dita si sfiorarono sentii un brivido irradiarsi dal polso e percorrermi tutto il corpo, lasciandomi disorientato e eccitato.

“Tu? Qual è il tuo nome piccoletto?”

“Eh?! Nasir, e non osare mai più chiamarmi piccoletto se ti vuoi trovare tutte le ossa al loro posto” finsi un sorrisetto di circostanza.

“Wow, per essere uno…così giovane sai il fatto tuo, mi piace!”

Lo guardai incredulo come se gli fossero spuntate altre due teste o fosse un troll. Poi mentre pensavo ad un modo per fuggire da questo aitante, bellissimo, sbagliatissimo e probabilmente etero ragazzo lui disse la cosa più improbabile di tutte.

“Posso offrirti un caffè?”

E da quel pomeriggio tutto cambiò, parlammo a lungo di musica e lui mi raccontò di come fosse venuto dalla Germania per poche settimane per inseguire il sogno di suonare in una band o per chiunque gli proponesse di pagarlo per farlo. Entrambi volevamo fare i musicisti nella vita, nessuno dei futuri programmati dalla nostra famiglia avevano appeal su di noi, e io gli raccontai di come odiavo il lavoro d’ufficio che facevo in quel periodo dove mi riprendevano sempre per le unghie laccate di nero o perché arrivavo in ritardo. Ci raccontammo i tempi della scuola e lui mi disse di come fosse il classico ragazzo che tutti pensavano sarebbe finito in qualche università grazie allo sport, ed io di quanto mi sentissi fuori luogo a scuola per essere l’unico gay persiano.

Il tempo volò e dopo il suo ritorno in terra tedesca, quando tornò andammo a vivere assieme e alla ricerca di una casa discografica che ci desse una possibilità che fortunatamente arrivò dopo pochi mesi. Trovammo un batterista e iniziammo a lavorare sul nostro primo album, Agron scrivendo la musica ed io i testi, anche se molti dei più belli della nostra carriera li ha scritti lui.

Erano dieci anni che condividevo la vita con quest’uomo, un uomo fantastico, che assaporava la vita come se fosse sempre l’ultimo giorno, divertente, introverso, amorevole, impulsivo, testardo e potrei andare avanti per ore. Le persone si fanno impaurire dal suo aspetto, che non ha nulla a che invidiare ad una statua greca, non notando la sua complessità, ma io riescivo a reggerlo come un libro aperto ormai.

L’unica cosa che non riuscii a fare fu confessargli il mio amore, siamo stati con altre persone ma non ha mai funzionato perché chi ha il tuo cuore non è lo stesso con cui ti risvegli il mattino dopo, la paura mi ha attanagliato negli anni ingigantendosi e divorandomi dall’interno. Paura di non essere corrisposto, di perderlo, di perdere tutto quello che abbiamo ottenuto con anni di gavetta, di concerti semi deserti, alti e bassi. Non potrei vivere senza di lui, perderei una parte di me e non so cosa ne rimarrebbe.

Ma stasera qualcosa mi convinse, forse il suo modo di guardarmi o l’adrenalina per il palco che stavamo per solcare, così mentre tutti salirono quei pochi scalini io lo bloccai, tirandolo a me e sfiorai le sue labbra con le mie. Un tocco delicato, temendo una spiacevole reazione.

“Nasir…” soffiò sulle mie labbra e mi prese il volto con entrambe le mani per baciarmi, uno di quei baci da capogiro, le nostre bocche si sfiorarono, fameliche dell’altro e la sua lingua che chiedeva il permesso per entrare, assaporarmi il palato e giocare con la mia. Le mie mani di volontà propria vagarono per il suo petto stropicciando il tessuto della camicia per tirarlo ancora di più contro di me, per sentire il suo peso sovrastarmi e il suo calore avvolgermi. Lo volevo tutto, volevo mi inglobasse e fossimo un essere solo, e forse in quel momento lo eravamo. Il suo sapore un misto di tabacco, della sigaretta appena spenta e qualcosa di dolciastro che apparteneva solo a lui, solo al mio Agron. Mio, e di nessun’altro.

Quando ci staccammo per respirare poggiò la fronte contro la mia ed inspirò a fondo ad occhi chiusi, come se non volesse risvegliarsi dal sogno di quel momento di passione. Il mondo era scomparso attorno a noi perché finché uno dei macchinisti mi strattonò non mi accorsi di nulla, scossi la testa e con un po’ di imbarazzo gli feci cenno di muoversi. Avevamo un pubblico ad attenderci e molto tempo per stare assieme.

Quando fummo davanti alle migliaia di persone che erano venute per noi, dopo essersi seduto sullo sgabello iniziò a muovere le sue dita affusolate e leggere sui tasti bianchi del piano, con le note di apertura di un nostro vecchio successo, io presi la mia chitarra ed un plettro dall’asta del microfono per cantare.

Alla fine della canzone mi voltai verso di lui con un mezzo inchino ed un sorriso che lui ricambiò ricominciando a suonare, perdendosi nella melodia mentre io ringraziavo ancora una volta gli Dei per avermi donato lui.

 

 

 

Note: Allora non odiatemi per piacere, e se qualcuno nel leggere ha trovato similitudini con una band inglese è perché mi sembrava perfetto prendere spunto da loro, perché Agron e Nasir sono gli opposti che si completano e così i membri della sopracitata band. Questa cosa fa schifo, ma qualcuno, e non faccio nomi XD mi ha detto che avrei potuto tentare…quindi, chiedo venia umilmente e mi scuso dicendo che l’ho scritta ieri notte guardando le repliche di Spartacus….*regala cioccolatini per farsi perdonare*, vabeh basta sciapate…BYE

   
 
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