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Autore: Sgribix    27/03/2014    1 recensioni
Non sei tu l'eroe, non mi devi salvare tu. Tu sei quello in pericolo, e sono io che faccio la parte dell'eroina. Ti salverò, te lo prometto.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se avete aperto il capitolo significa che non vi siete dimenticati di me.
Vi ringrazio, buona lettura.

 

Mi agito in preda al panico, soffro di claustrofobia e l’idea di restare chiusa in un bagno non mi piace granchè, continuo a tirare e spingere la porta e do ripetutamente calci alla porta, ma niente. Sento le mani che bruciano e i piedi doloranti, sto per urlare quando la voce di Federico mi distrae, è troppo vicina al mio orecchio, troppo vicina a me.
 
“La porta è chiusa, anche se continui a picchiarla nessuno ti sentirà”
 
Ha ragione, nessuno mi sentirà con la musica ad alto volume che c’è di sotto. Mi fermo e appoggio la fronte contro la porta, poi sento le sue mani avvolgermi la pancia. Sto letteralmente impazzendo, sento che qualcosa non va, non è il ragazzo che pensavo fosse, ho paura. In un momento di lucidità mi ricordo che ho il cellulare nella tasca del vestito, lo tiro fuori cercando di non far vedere a Federico che lo sto prendendo e inizio a scrivere un messaggio a Simone. Sto per finire la frase ed inviare quando Federico mi fa girare e perdo il telefono per terra.
 
“Non volevi mica chiamare qualcuno? Stiamo così bene qui..”
 
Non era lui, non era decisamente il ragazzo che ho conosciuto qualche anno fa, c’è rabbia nei suoi occhi e anche un filo di tristezza. Mi fa spostare dalla porta alla parete di fronte, comincia a baciarmi il collo e infila le mani in posti in cui non dovrebbe. Non so più che fare, non ho forze, penso al peggio.
 
Amanda POV’S
La festa è uno sballo, mi sto divertendo un mondo. Molti dei miei amici sono qui e ci sono anche un sacco di ragazzi carini. Bevo un altro sorso di coca-cola e mentre torno dal ragazzo moro con cui parlavo poco fa, arriva un biondino che mi ferma e inizia a parlare allarmato.
 
“Stavo andando in bagno, al piano di sopra, mi sono avvicinato alla porta e ho sentito dei colpi, come se qualcuno cercasse di uscire ma la porta era chiusa!”
 
Perfetto! La bella festa si trasformerà in un incubo. Tranquillizzo il ragazzo dicendogli che avrei risolto tutto, poi chiamo le mie due guardie del corpo per farmi aiutare. Recupero da un cassetto in soggiorno la chiave di riserva del bagno e salgo al secondo piano. Infilo la chiave nella serratura e velocemente apro la porta. Rimango sconvolta da ciò che vedo.
 
“Sophie!”
 
Il ragazzo dai capelli rossi si allontana subito dalla mia amica e io ho la possibilità di avvicinarmi a lei. È tutta sudata, le lacrime agli occhi e il trucco sbavato, ha un livido viola sulla gamba destra che prima, sicuramente, non aveva. Mi giro verso il ragazzo, tenuto fermo dalle mie guardie e gli urlo con tutta la voce che ho..
 
“CHE CAZZO LE HAI FATTO?”
 
“Ci siamo solo divertiti un po’, niente di che..”
 
La mia rabbia è troppa, non sarebbe restato solo un secondo di più in casa mia. Aiuto Sophie ad alzarsi, la porto al piano di sotto e dico ai due grossi omoni di portare fuori Federico.
 
Sophie POV’S
 
Mi tengo stretta ad Amanda perché sento che le gambe potrebbero cedermi da un momento all’altro. Appena scendo l’ultimo gradino vedo Simone e mi butto a capofitto fra le sue braccia. Inizio a piangere mentre lui mi stringe forte.
 
“Che è successo piccola?”
 
Non gli rispondo perché subito dopo la sua domande scende le scale Federico, scortato ovviamente dalle due guardie e lui capisce tutto. Anche se in questo momento vorrei veramente che Simone tirasse un cazzotto in pieno viso sono contenta che non abbia intenzione di farlo, si limita solo a guardarlo male mentre esce dalla casa.
Dopo che la porta si è chiusa si rivolge a me con una voce talmente dolce, che mi sento uno schifo ad aver pensato anche solo per un secondo che Federico potesse rimpiazzarlo.
 
“Andiamo a casa?”
 
Gli faccio cenno di si con la testa e poco dopo ci si avvicina Amanda.
 
“Come stai tesoro?”
 
“Ora bene, grazie mille, veramente!”
 
“Ho dovuto, vuoi un bicchiere d’acqua? Vuoi andarti a riposare nella mia stanza?”
 
“No, non preoccuparti..Ora chiamo mio padre che ci venga a prendere..”
 
“Non scomodarlo, vi porterà a casa il mio autista”
 
Sorrido alla ragazza di fronte a me che in seguito ci accompagna fuori alla macchina. Saliamo e spieghiamo all’autista dov’è casa mia.
Durante il tragitto fino a casa Simone non dice nulla, sa che sarebbe inutile ma continua ad abbracciarmi, accarezzarmi delicatamente il braccio e dandomi dei baci sulla testa. Questo è quello che mi basta, sentirlo vicino a me.
 
“Amore, glielo diciamo insieme ai tuoi genitori quello che è successo?”
 
“No Simo, non voglio dirglielo..”
 
“Si invece, già non si è preso un cazzotto in faccia, la denuncia si!”
 
“No, tanto fra due giorni ripartiamo per Parigi, e non lo vedremo più”
 
Non mi risponde, e continua a farmi le coccole.
Dopo qualche minuto arriviamo a casa, ringraziamo l’autista e li lasciamo la mancia, anche se ha insistito per non averla. Entriamo silenziosamente e andiamo subito in camera. Simone si spoglia, io intanto vado in bagno a struccarmi, poi torno in camera a mettermi il pigiama. Dopo essermi sfilata il vestito e esser rimasta in intimo sento Simone imprecare.
 
“Oh merda!”
 
“Che succede?”
 
Non dice nulla e si avvicina velocemente a me, si mette in ginocchio davanti al mio bacino e mi sfiora una parte della bamba tra la coscia e il linguine, tiro immediatamente un urlo strozzato di dolore, mi fa malissimo. Una lacrima mi percorre la guancia ed inizio a singhiozzare.
 
“Ssh amore, adesso passa..”
 
Mi fa distendere sul letto e inizia a darmi dei baci leggeri sul livido, sale sulla pancia e mi strappa un sorriso facendomi il solletico, poi arriva ai seni, passa al collo dove si sofferma, mi bacia dalla spalla a dietro l’orecchio dove sa che mi fa impazzire, a metà collo inizia a succhiare. Ormai non sentivo più il dolore della gamba, sentivo solo lui, inizio ad ansimare e poco dopo si stacca lasciandomi un segno violaceo. Risale la mascella e finalmente arriva alla bocca, all’inizio il bacio è delicato, poi si fa sempre più intenso, la sua lingua  passa sul mio labbro inferiore e gli permetto l’accesso. Non esiste altro per me, solo lui. Dopo qualche minuto si stacca, mi accuccio vicino a lui e mi addormento immediatamente.
 
Il sole che passa dalla porta finestra di camera mia mi infastidisce e sono costretta ad aprire gli occhi per chiudere le tende. La prima cosa che noto è la stanza vuota, Simone non c’è. Poi il mio guardo cade su un fogliettino bianco appoggiato sul comodino.
 
Sono uscito, torno presto. Simone”
 
Sarà andato a comperare qualcosa, tornerà fra poco. Ormai non ho più voglia di tornare a letto, mi infilo dei pantaloncini e una canotta e vado in cucina a mettere qualcosa sotto i denti. Apro la dispensa e prendo dei biscotti, poi metto su il caffè. Sento qualcuno entrare in cucina, mia madre già sveglia, sta pulendo per terra.
 
“Buongiorno cara”
 
“Giorno mamma”
 
“Tutto bene? È andata bene la festa?”
 
“Si..”
 
Le offro un sorriso, forse uno dei sorrisi più falsi che io abbia mai fatto, non voglio dirle che è successo veramente.
Sto inzuppando il primo biscotto nel caffè quando la suoneria del cellulare proveniente dalla mia camera mi distrae. Raggiungo la stanza e rispondo.
 
“Pronto?”
 
“Sophie, è successo un casino!”
 
“Giò, dimmi!”
 
“Simone e Federico si sono picchiati, in oberdan poco fa!”
 
Non le rispondo, chiudo la chiamate e mi vesto il più velocemente possibile. Sapevo che avrebbe fatto qualcosa, ma non pensavo così presto. Non ho chiesto a Giorgia come sta Simone, ma spero bene, potrei morire altrimenti. Salgo sul primo autobus che passa, per fortuna è anche quello giusto. Aspetto in piedi davanti all’uscita finchè non arrivo alla fermata giusta. Scendo e faccio il giro della piazza cercando Simone, o almeno un gruppo di ragazzi. Eccoli! Sono tutti attorno ad una panchina, li raggiungo correndo e mi faccio spazio fra di loro.
Appena vedo la persona seduta sulla panchina rimango sconvolta. Ricordo il suo viso liscio e roseo si non appena 6 ore fa, dove tutti i segni dei lividi che gli aveva lasciato suo padre erano scomparsi, ora sono tornati, ma non glieli ha procurati suo padre. Mi metto in ginocchio davanti a lui, e tiro fuori dalla borsa il disinfettante che mi ero portata per sicurezza. Non dico nulla, sono arrabbiata, molto, triste nel vederlo così e ho preso molta paura. Mentre appoggio delicatamente l’ovatta sul suo sopracciglio sporco di sangue un lacrima mi scivola sulla guancia. Una mano calda me l’asciuga prima che possa raggiungere il terreno, è la sua mano.
 
“Mi dispiace amore”
 
“N-non dovevi farlo”
 
“Dovevo fare qualcosa, non poteva passarla liscia”
 
“Guarda come sei ridotto, cosa pensavi di ottenere? Pensavi che il livido sulla mia gamba sarebbe sparito? Pensavi che il mio dolore sarebbe sparito?”
 
“No, ma lui ha provato quasi lo stesso dolore che hai provato tu”
 
“Bhe, a me non è cambiato nulla, anzi, sto ancora peggio. Tu sei ridotto malissimo e questo mi fa male, sono triste, perché al posto di venire qua e picchiare qualcuno potevi stare con me e sono parecchio arrabbiata.”
 
“Ti chiedo perdono, ma dovevo farlo…ahi!”
 
“Scusami..comunque alzati, che andiamo a casa”
 
Per fortuna i miei genitori non sono a casa, così non dovremo spiegargli subito come Simone si è  fatto quei lividi e qual taglio sul  sopracciglio. Si siede sul letto mentre io vado a prendergli del ghiaccio. Torno in camera, mi siedo sul letto vicino a lui e gli appoggio il ghiaccio sui lividi del viso. dopo qualche secondo mi prende il polso e cerca di catturare la mia attenzione prendendomi il ghiaccio dalla mano e stringendola forte. Mi attira a se e mi bacia la guancia.
 
“Mi dispiace veramente, ma quando ho visto come eri ridotta ieri sera non potevo restare impassibile, ti amo Sophie, non riesco a vederti star male, sei tutto ciò che ho, e le mie cose nessuno le tocca”
 
Lo guardo dritto negli occhi, è sincero, il suo amore verso di me è puro. Non riesco a restare arrabbiata con lui, può avermi delusa, ma lo amo troppo.
Strofina il suo naso sulla mia guancia, mi lascia qualche leggero bacio, poi mi prende il mento e appoggia le sue labbra sulle mie. Non mi interessa cos’ha fatto, mi basta che lui sia qui.
Il rumore della porta d’entrata che si apre ci fa staccare, ma non possono essere i miei genitori, sono a lavorare.
Raggiungo l’entrata, c’è un ragazzo, alto, castano, ha gli occhi molto simili ai miei e somiglia troppo a mio padre.
 
“Chi sei?”





Chiedo scusa per il ritardo, ma nell'ultimo periodo ho avuto moltissime verifiche e interrogazioni.
Spero che vi piaccia e vi sarei molto grata se lasciaste una recensione!
Baci xx

 
  
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