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Autore: Rety    28/03/2014    1 recensioni
Ringrazio Teresa Viola per l'ispirazione, e per gli ultimi due versi che non sono opera mia ma opera sua, durante un delirio notturno.
Non credo d'aver mai scritto una poesia così brutta a livello di attenzione per il lessico per la forma e per la metrica e per la punteggiatura e per la grammatica, in ogni caso è pregna di me, del me odierno, molto recente, una personificazione del dolore banale e insopportabile.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Ti dedicherò, tra tutti,
Il più sano degli inviti:
Un giorno andiamo a lavare
Via il sangue dai lavandini tristi.
Ho messo la testa sul tavolo,
E i capelli in ordine.
Ho messo le mie intenzioni
In chiaro e adesso me ne pento;
Me ne pento ogni volta che ci penso,
Me ne pento ogni volta che ti vedo
E coriandoli neri e densi e liquidi,
Ma non troppo liquidi,
Invadono e scorrono, come quando piove
Sui finestrini posteriori delle automobili,
Sulla volta celeste
Di questo lunatico cielo primaverile:
Adesso terso,
Adesso spento,
Adesso piove,
Adesso è notte.

Ho scritto lettere piene d'amore
Pensando a noi. Errore.
Ho fatto viaggi privi d'arrivo,
Nei miei viaggi più effimeri,
Con la mente. Non me ne pento.
Ho imposto a me stesso 
D'essere un'altra persona,
Di ridere alle battute,
Di guardare negli occhi la gente
Quando ci parlo
Invece di fissarne le labbra,
Altrimenti credono d'essere corteggiate,
Ma non è vero. Le persone,
Quando mi piacciono,
Le guardo negli occhi,
Così glielo posso dire.

La lettura è sempre stata per il sottoscritto
Un senso di colpa lineare e silenzioso.
Il tuo occhio destro: marrone ma anche verde,
Con quelle strisce arancioni nella parte inferiore
Dell'iride, me lo ricordo ancora.
Eppure quella ancora innamorata sei tu.

La Poesia è un posto meraviglioso,
Altro che mondo.
Il problema è che la Poesia oramai
E' morta. E' morta
Da quando le mie dita camminano celeri
Sulla tastiera di un computer,
Invece di impugnare una penna.
Ed è morta anche da quando il Sole
Non tramonta più, né si degna
D'imputridire la notte.

Non chiedermi la parola:
Nemmeno io so cosa vuol dire,
Io le cose le scrivo, io non leggo,
Io non capisco, a volte vivo, ma
Non c'è tempo per la consapevolezza.
In questa vita
Dobbiamo impegnarci, e dare il meglio
Nell'apparire felici quando siamo tristi,
Per non dare nell'occhio,
E nell'apparire tristi quando si è felici,
Così la gente ti cerca.

Ora invece non è il momento adatto,
In generale.
Ora è la resa dei conti,
E i conti non tornano.
Ora la Primavera sorride e l'Estate urla:
«Sto arrivando!».
Io sputerei in faccia a entrambe,
Se solo sapessi dove girarmi.

La mia vita recente è un mucchio di immagini 
Vuote, e anidride carbonica inalata in quantità
Troppo elevata e giramenti di testa e "non vomitare".
La mia vita recente è una lepre dell'artico ancora bianca,
Dopo l'inverno, che corre verso la propria tana,
Perché la neve si è sciolta ormai quasi tutta
E la vegetazione si sta svegliando,
E dall'alto un batuffolo candido di pelliccia
Si vede molto bene.

Vedo sempre lo stesso mondo, tutti i giorni,
E le persone non svolgono a dovere
Il loro compito, e la società, e i suoni
E tutto ciò che mi circonda. Quindi io
Fuggo e trovo rifugio molto bene nelle parole
E delle parole non me ne faccio nulla,
Le parole non mi abbracciano.




 
   
 
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