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Autore: Kodamy    11/12/2004    11 recensioni
E' solo un gioco...
[Kai/Yuri Yuri/Kai.]
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Hiwatari, Yuri
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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My baby shoot me down...

Non sapeva cosa pensare...
Era successo tutto troppo in fretta...
Si era ritrovato solo troppo in fretta...
Ed ora, dal bel tempo del Giappone, Kai Hiwatari si trovava nel freddo gelido della Russia...

I was five and he was six

Il monastero non gli aveva fatto una buona impressione, già dall'inizio. Non sapeva perchè l'avevano portato lì, prima di tutto.
Secondo, perchè affidarlo alle cure di un nonno che non conosceva neanche?
In un luogo così tetro...
Un uomo dall'aspetto severo e dai capelli viola gli venne incontro, sorridendo appena.
Kai rimase in silenzio, mentre quell'uomo lo guidava all'interno della costruzione.
Più tardi avrebbe imparato il nome di quell'uomo stranamente inquietante:
Boris.
Un po' a disagio,il bambino di cinque anni fece qualche passo nel luogo tetro, guardandosi timorosamente attorno.
Cosa ci faceva lì?
Poi vide qualcosa.
Qualcuno.
Un altro bambino che sembrava avere più o meno la sua stessa età, dai capelli rosso fuoco...
Kai sorrise fra sè e sè.
Forse sarebbe potuto diventare suo amico.
Il piccolo Kai incontrò suo nonno, e non gli piacque neanche un po'.
Era troppo freddo.
Quasi come il tempo qui in Russia.
Sembrava quasi che tutti ne fossero influenzati, da quel clima così rigido.
Boris, suo nonno, la maggiorparte dei bambini e dei ragazzi presenti lì al monastero...
Anche Yuri non sembrava da meno.
Aveva trovato il coraggio di parlargli, quello stesso pomeriggio. Suo nonno gli aveva concesso di 'esplorare' il monastero.
Per un po' di tempo, Kai si era limitato ad osservare quello strano bambino arrigirarsi nei pressi del portone principale, quasi con aria furtiva.
E quando gli si era avvicinato, il bambino dai capelli rossi aveva fatto un salto incredibile.
Un secondo dopo, si calmò.
Lo osservava, gli occhi azzurro chiaro che sembravano due pozze di ghiaccio.
"Non ti ho mai visto qui attorno"
"Si lo so... sono arrivato oggi."
I due rimasero in silenzio, studiandosi a vicenda.
Kai fu il primo a rompere quel silenzio. "Come ti chiami?"
"Perchè ti interessa?"

We rode on horses made of sticks

Nonostante il primo incontro, molto meno che tiepido, i due riuscirono ad allacciare un amicizia.
Yuri non era così freddo come aveva lasciato credere.
Ben presto Kai ne scoprì il motivo.
Quel monastero, gli disse prima suo nonno, Boris in seguito, era nato per accogliere bambini di strada.
Orfani che non avevano mai ricevuto attenzione da nessuno.
Ragazzini in cerca di gloria, e di fama.
Permetteva loro di diventare più forti, insegnava loro come riuscire a non farsi ferire più dagli altri.
Insegnava loro a non provare emozioni.
Ma questo, ovviamente, i bambini non lo sapevano.
Kai e Yuri si ritrovarono dopo un po' a sgattaiolare fuori, nell'atrio, per un rituale che man mano stava venendo cancellato dai ricordi di tutti i bambini del monastero.
Scappavano lì fuori, e sotto la neve che cadeva, imperterrita, giocavano.
Giocavano e ridevano.

He wore black and I wore white

Ci fu un'altra cosa che Kai imparò col tempo.
Mai fare qualcosa che Boris non prevedeva nell'allenamento.
Lo imparò sulla sua pelle, lo imparò con le lacrime.
Yuri si limitava a scuotere la testa.
Cosa ti avevo detto Kai...? Qui non funziona così...
Spesso, Boris organizzava delle specie di gare a squadre.
Alla notizia,il bambino si sentì sollevato. Ma, sempre a sue spese, comprese che quelli non erano giochi.
Erano questioni di vita o di morte.
Boris divideva i bambini in due 'squadre'; bianco e nero.
Lo scopo del gioco era semplice: ti insegnava ad uccidere.
Ogni bambino veniva dotato di un'arma, una qualsiasi. E con quella, doveva uccidere quanti più bambini dell'altra squadra poteva.In un tempo limite. La squadra che aveva meno membri rimanenti veniva punita.
Col sangue, ogni bambino imparava a pensare solo a se stesso.
Con le lacrime, imparava a a non avere emozioni.
Ogni bambino diventava assassino.
Spesso, Kai e Yuri si ritrovarono in squadre diverse. E allora la paura di ritrovarsi faccia a faccia, era troppa.
Kai non era sicuro di farcela.

He would always win the fight

Yuri era freddo e calcolatore, quando si trattava di quel gioco. Uccideva senza rimorsi, non aveva pietà per nessuno. Puntava semplicemente la pistola, e premeva il grilletto.
Spesso, dopo queste 'gare', quando ognuno ritornava nel proprio stanzino, Kai gli chiedeva come poteva comportarsi così.
E' solo un gioco, Kai...
E io sono qui per vincere.
Insegnavano loro a non provare emozioni. A queste risposte, Kai si limitava a chinare il capo, rimanendo in silenzio.
Freddo, freddo come la neve della Russia.
Quella neve che Kai aveva tanto odiato, fin dal primo giorno in cui l'aveva vista.
Presto, anche Kai imparò a comportarsi come conveniva in occasione di quelle gare.
Sparava a vista.
E' come lanciare un bey, Kai...
Come un bey, ripeteva il bambino nella sua testa, premendo il grilletto.
E' solo un gioco
E perchè esitono i giochi, se non per essere vinti?
Più tardi, ripensando a quelle gare assurde, Kai pensava un qualche oscuro incantesimo.
Non poteva averli uccisi davvero.
Non come quegli uomini...
Quegli uomini che avevano ucciso i suoi genitori.
E' solo un gioco...
In quei momenti, Kai invidiava profondamente Yuri.
Il suo amico dai capelli rossi non mostrava mai rimorso.

Bang bang, he shot me down

Quel posto era ufficialmente l'inferno in terra.
Questo concluse il giovane Kai, dopo qualche anno di permanenza nel monastero.
Non poteva essere altrimenti.
Cosa ho fatto per meritare l'inferno?
Spesso Kai si ritrovò a chiederlo a Yuri.
Ogni volta la risposta era la stessa.
Niente, Kai... che domanda stupida.
Nonostante fosse una domanda stupida, Yuri non era mai riuscito a dargli una risposta.
Ora, in tutti gli inferni in terra, arriva il momento per il dannato di ribellarsi alla pena da scontare.
Come era arrivato per Yuri qualche anno prima (il russo gli raccontò che il giorno in cui si era conosciuti, lui stava cercano qualche passaggio verso l'esterno), arrivò anche per Kai.
Ciò che l'aveva scatenato, era stato proprio quel gioco crudele.
Aveva quasi sparato a Yuri.
Un riflesso automatico...
Tuta nera.
Bersaglio da colpire.
Grilletto.
Mira.
Fuoco.
Yuri...?
Gli occhi dell'amico erano sbarrati. L'aveva mancato per un pelo.
Come aveva potuto non accorgersi che il bersaglio a cui aveva mirato era il suo unico amico?
Yuri non dare molta importanza all'intera faccenda. La sera, si limitò a chiudere l'argomento con un'alzata di spalle.
Nonostante Kai stesse imparando bene gli insegnamenti del monastero, non riuscì a non essere spaventato.
Inorridito.
L'ho quasi ucciso...
Che cosa orribile. Non ci aveva neanche pensato due volte.
Eppure Kai avrebbe scommesso qualsiasi cosa che suo nonno l'avrebbe trovata stupenda.
In quel momento, mentre era disteso nella sua brandina, accanto a quella di Yuri, qualcosa in lui scattò.
Perchè era qui?
Che domanda stupida Kai...
Che domanda stupida, Kai... ora non c'è tempo per chiedersi certe cose.
Forse era il momento di scappare da quell'inferno.
Ora, Kai ricorda poco di quella notte. Quella notte di fuga.
L'allarme era scattato, però.
Di questo ne era quasi certo.
L'unica cosa di cui era veramente certo, però, era una.
Era successo non appena aveva messo piede fuori dal portone secondario.
Un colpo.
Una fitta al fianco.
Portando una mano alla ferita provocata dalla pallottola, Kai si girò appena.
Davanti al portone c'era qualcuno.
Occhi di ghiaccio, capelli di fuoco.
Yuri...?
Yuri gli aveva sparato.

Bang bang, I hit the ground

Le gambe non lo ressero più.
Un po' per il colpo, un po' per lo shock.
Perchè...? Che domanda stupida Kai...
Non ci pensare, ora. Non c'è tempo.
Non puoi fidarti di lui.
Di nessuno, anche se ti assicura di essere tuo amico.
Anche se ha dimostrato di esserlo, in più di un modo.
Ora, devi solo pensare a correre...
Se solo riuscissi ad alzarti...
Se solo riuscissi ad accettare ciò che lui ha fatto...
Mi ha tradito...
Ma...
La fenice si rialza sempre dalle sue ceneri...
Sii forte. E corri.

Bang bang, that awful sound

Piano piano, Kai si addentrò nella boscaglia dietro il monastero.
Un nascondiglio.
Dietro di lui, continuavano i rumori.
Colpi, spari, grida.
Spari.
Spari.
E' solo un gioco Kai...
Basta... non voglio giocare più...
Mai più...

Bang bang, my baby shot me down.

Con quell'unico pensiero stretto a sè, il bambino di otto anni si accasciò a terra, vicino a un albero.
La ferita causata dalla pallottola gli faceva male da morire.
La pallottola di Yuri.
Con misto di rabbia, tristezza, e qualcos'altro a cui non riusciva a dare un nome, Kai cadde in un sonno profondo.
Si sarebbe svegliato di nuovo in Giappone, nella residenza invernale del nonno.
Non avrebbe ricordato niente di quegli anni passati in quell'inferno.
La ferita sul fianco venne spiegata con una sparatoia tra bande a Tokyo.
Nella cittadina giapponese, tutti cominciarono a trovare strano quel bambino che per qualche occulta ragione odiava giocare.

Seasons came and changed the time

I giorni, le settimane, i mesi, gli anni passarono.
Kai Hiwatari, ormai quattordicenne, aveva sempre odiato gli inverni.
Sopratutto la neve.
Anche se non capiva perchè.
Si trovava in un aereo, accanto a lui era seduto Rei Kon, un ragazzo cinese dai lunghi capelli dell'ebano e movenze feline, dall'indole riflessiva. Rei, dal canto suo, stava parlando con Takao Kinomiya, un ragazzetto giapponese abbastanza grassottelo con un debole per i dolci e le sfide. Accanto a Takao, sedeva Max Mizuhara, americano biondo con gli occhi azzurri e un comportamento da perenne bambino ingenuo. Davanti a loro sedeva 'il professore' che borbottava fra sè e sè mentre osserva il computer.
Questa era la sua squadra.
I Blade Breakers.
I suoi 'amici'.
Al pensiero, Kai non potè fare a meno di abbozzareun sorrisetto.
Fin da quando ricordava, non aveva mai avuto amici.
Aveva sempre pensato che fosse difficile trovare qualcuno di cui fidarsi.
Perchè cambiare idea adesso?
Che domanda stupida, Kai...
Gli risponde una lontana eco nella sua mente.
Un'eco che sa d'inverno e, stranamente, di sangue.
Che strana sensazione.
Dando vagamente la colpa al cibo dell'albergo, Kai spostò lo sguardo fuori dal finestrino.
Il panorama russo era arido.
Freddo.
Crudele.
Senza pietà.
Chiudendo gli occhi, Kai decise che la Russia non gli piaceva, no, non gli piaceva neanche un po'.
L'aereo atterrò, e la squadra decise di visitare la grande città di Mosca.
Mentre il professore parlava a sproposito, e Takao faceva altrettanto, Kai si guardava attorno.
Che strana atmosfera. Quasi familiare.
Sono già stato qui?
Che domanda stupida, Kai...
Già, che domanda stupida. Non si era mai mosso dal Giappone. Non poteva essere stato lì.
Eppure...
Il monastero. Kai era sicuro di averlo già visto.
Quel luogo sa di giochi, sa di sangue, da di lacrime e di piccole gioie.
Strano, sa quasi di casa.
E anche quel ragazzo dai capelli rossi sembrava stranamente familiare.

When I grew up, I called him mine

Il tempo è il maestro migliore.
E col tempo, Kai ricordò di esser cresciuto lì. Ricordò i giochi assurdi, ricordò le punizioni, ricordò il sangue, ricordò gli allenamenti, Black Dranzer, ricordò quasi tutto.
Non riusciva però a ricordarsi di quel ragazzo dalle iridi di ghiaccio, che ora affermava di essere stato suo amico.
Kai decise di tornare in quel monastero; non riusciva a capire bene perchè.
Sentiva quasi di aver qualcosa da completare.
Qualcosa da dire, o da confessare. Non sapeva esattamente cosa.
O chi.
Di nuovo quella strana sensazione.
Il ragazzo dai capelli rossi sembrò subito a Kai un tipo strano.
Affermava di chiamarsi Yuri. Di essere stato il suo migliore amico.
Lui, Kai Hiwatari, amico di qualcuno?
Quel Yuri si deve essere per forza sbagliato.
Quella sera, lo misero nella sua stessa stanza. La sua brandina accanto alla sua.
Yuri lo fissa in silenzio, con quelle orbite di ghiaccio prive di una qualsiasi emozione.
Tranne una:
dolore.
Rabbia?
Davvero non ricordi Kai?
Dovrei?
Che domanda stupida, Kai...
Qualcosa scattò dentro il quattordicenne. Forse aveva ragione... Yuri...
La sua memoria però non voleva saperne.
Uno sparo.
Il fianco.
Qualche frase senza significato.
I loro giochi sotto la neve...
Kai riaprì gli occhi di scatto, voltandosi verso Yuri.
Come aveva potuto dimenticarlo?
Yuri sembrò vagamente felice quando Kai gli confessò di ricordare.
Erano stati grandi amici, disse.
Fino a quando Kai non l'aveva abbandonato.
Il ragazzo dai capelli rossi cominciò a lanciare frasi incoerenti verso kai, frasi piene di rabbia, di odio, di amore.
Frasi confuse.
Come loro, dopotutto.

He would always laugh and say
"Remember when we used to play?"

I Blade breakers entrarono nello stadio.
Il primo incontro dimostrativo.
Kai sbuffò leggermente, Yuri accanto a lui, mentre passavano accanto ad alcuni bambini che giocavano fuori dallo stadio.
Il ragazzo dai capelli rossi li studiò per un po'.
Cominciò a ridere.
Kai si voltò verso di lui, inarcando un sopracciglio.
Ricordi quando giocavamo sulla neve, il primo mese che arrivasti al monastero?
Non proprio... ci divertivamo?
Che domanda stupida, Kai...
Suppongo sia un si.
Yuri continuò a ridere, entrando nello stadio.
Kai lo seguì a ruota.
Quel giorno, batterono i White Tigers.
E Kai non provò il minimo rimorso nel rubare i loro Bit Power.
E' solo un gioco, Kai. Il più forte vince.
Erano loro, i più forti, e avrebbero vinto.

Bang bang, I shot you down
Bang bang, you hit the ground
Bang bang, that awful sound

Di nuovo quell'oscuro incantesimo...
Quello che solo Yuri riusciva ad esercitare su di lui.
E' solo un gioco...
Quella litania che gli pulsa nella testa.
E' colpa di quella litania.
E' tutto sbagliato.
I Blade Breakers non avrebbero dovuto salvarlo.
'Amici' dicevano loro,mentre lui sprofondava nel freddo.
'Vogliamo aiutarti' dicevano, mentre il suo corpo diventava insensibile.
Freddo e insensibile.
Yuri.
E' riuscito ad ingannarlo di nuovo.
L'ha riportato nel monastero.
Ma io non ho ingannato nessuno, Kai.
Bugiardo.
Maledetto bugiardo.
Andrai via di nuovo, Kai?
Che domanda stupida, Yuri.
Se è così, dovrò fermarti di nuovo.
Cosa?
Non lasciarmi solo, Kai...
Di nuovo la fuga. L'allarme, le grida, gli spari, tornò tutto.
Ma stavolta lui era preparato.
Gli avevano insegnato ad uccidere?
Bene.
Se ne sarebbero pentiti.
E mentre premeva il grilletto, ricordò i giochi assurdi.
Ricordò ciò che l'aveva quasi fatto impazzire.
Ti ho trovato, Kai...!
Un secondo, un lampo. Colto di sorpresa, Kai si girò sparando immediatamente.
Oh Yuri...
L'ho fatto di nuovo...

Bang bang, I used to shoot you down.

Aveva quasi sparato a Yuri quella sera, e...
Ora...
Era morto?
Che domanda stupida Kai...
Giusto. Non c'è tempo, ora.
No, non c'è tempo.

Music played, and people sang
Just for me, the church bells rang.

Nessuno sembrò accorgersi della morte di una ragazzo dai capelli rossi.
Nessuno ne seppe niente.
Come se non fosse mai esistito.
Di nuovo in aereo, Kai guardava fuori dalla finestra.
Accabto a lui, la sua 'squadra', i suoi 'amici' parlavano.
Ridevano.
Scherzavano.
Come se non fosse successo niente.
Come se lui non fosse un assassino.
Come se Yuri non fosse morto.
Forse era solo un sogno.
Non ne è più tanto sicuro.

Now he's gone, I don't know why
And till this day, sometimes I cry
He didn't even say goodbye
He didn't take the time to lie.

Appoggiò la fronte contro il finestrino, guardando le pianure grigie della Russia.
I laghi ghiacciati.
Come quegli occhi.
Occhi che forse non sono mai esistiti.
Kai sorrise amaramente, chiudendo ora gli occhi, il volto nascosto ai compagni.
Nasconde una lacrima.
Una piccola lacrima colpevole.
E' solo un gioco, Kai.
Stupido, Yuri.
Ridacchiò appena, non notando ora gli sguardi dei compagni puntati su di lui.
Era solo un gioco...
E tu,Yuri...
... con la tua arroganza...
... con il tuo amore, Yuri...
... tu l'hai perso.

Bang bang, he shot me down
Bang bang, I hit the ground
Bang bang, that awful sound
Bang bang, my baby shot me down...

Owari

Okaaaaay.è la cosa più strana che io abbia mai scritto. Potete considerarlo Shonen ai,non so. O.O Mia prima songfic comunque. Dio, che cosa strana che è uscita fuori... Un po' AU, comunque... avete notato? XD ghghghgh

  
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