Muminsvenska
Nello
spiraglio delle
palpebre socchiuse, oltre l’ombra leggera delle ciglia
chiare, la luce del
tardo pomeriggio è calda e placida. La sua stanza
è silenziosa e quieta, la
sedia comoda, e Tiina cerca di rilassarsi. Inspira ed espira, e poi
corruga
appena la fronte, prima di ricominciare a parlare.
Ѐ
difficile,
continuare a pensare alla grammatica e a ricordare declinazioni e
verbi, e poi
concentrarsi sugli accenti, alzare e abbassare appena la voce nei punti
e nei
momenti giusti. E, allo stesso tempo, sentire il movimento cauto della
lingua tra
i denti e contro il palato, storcere le labbra per creare suoni nuovi e
estranei, aprire e chiudere la bocca in quello che spera sia il ritmo
giusto –
okay, molto probabilmente non lo è. Finisce sempre per
parlare in modo troppo
lento e fare la figura della stupida, Tiina lo sa.
Osa
riaprire gli
occhi, piano. E, all’improvviso, sente tutto il viso bruciare.
Berwarld
Oxenstierna
è arrivato da Stoccolma solo un paio di settimane fa, e
Tiina e i suoi compagni
di classe lo hanno subito etichettato come uno snob svedese: sempre
così
controllato e preciso, così scontroso e freddo.
Eppure, a Tiina è bastato parlarci un paio di volte per
scoprire il ragazzo
gentile sotto quell’apparenza glaciale – il ragazzo
che si è offerto di darle
ripetizioni di svedese senza volere nulla in cambio e che non perde mai
la
pazienza davanti ai suoi errori più sciocchi, che ha smesso
presto di farle
paura e che, qualche rara volta, sorride in un modo che le fa sentire
la testa
leggera sul collo.
Anche
così, vedere
Berwald – l’inespressivo
Berwald – portarsi
una mano alla bocca e tentare con scarso successo di non ridere
per la sua pronuncia non è molto incoraggiante. Insomma, da
una parte Tiina vorrebbe continuare ad osservare il modo in cui il suo
sguardo
si illumina dietro le lenti degli occhiali, dall’altra
vorrebbe solo scavarsi
un buco in un lago ghiacciato.
-
Va bene, va bene.
Sono ridicola – ammette quando è abbastanza certa
che le sue guance siano
tornate al loro colore naturale, cercando di regalargli il sorriso
più naturale
che le riesce. Non deve essere molto convincente, perché
Berwald scuote la testa,
un’espressione vagamente colpevole negli occhi e nella piega
appena accennata
delle labbra.
-
Non è vero – le
dice, perché oltre ad essere un buon insegnante è
anche un buon amico, e poi
riprende la sua aria calma e professionale e le consiglia di
concentrarsi sul
significato delle parole che sta dicendo.
Lo
svedese non è la
materia preferita di Tiina, decisamente, e a dire la verità
ci sono solo quattro
parole di cui le interessa davvero il significato. Quattro parole, che
spesso
ripete tra sé, sottovoce e con determinazione, ma non
avrà mai il coraggio di
dire ad alta voce.
Jag
tycker om dig …
non saprebbe davvero se scoppiare a ridere o
a piangere, se un giorno riuscisse a dirlo a Berwald e lui non la
capisse per
colpa del suo stupido accento.
La
carriera di
insegnante non fa per lui, questo Berwald lo ha capito subito.
Però non è colpa
sua, o almeno non del tutto.
Principalmente,
la
colpa è del modo in cui Tiina si morde le labbra –
piene e rosee – quando sa di
aver fatto un errore, e dell’espressione determinata e
assorta allo stesso
tempo che si dipinge sul suo viso quando cerca di ricordare una parola,
e ad
essere sinceri anche dei suoi occhi così chiari e dei suoi
capelli così biondi.
Ma anche dell’impegno che mette in ogni cosa, dalle lezioni
più semplici a
quelle più complesse, e che a volte si trasforma in pura
testardaggine – e dei
suoi modi gentili e schietti, di quella sua leggera timidezza, dei suoi
sorrisi
bianchi e aperti … e, in breve, di Tiina e
basta.
Berwald
prova a non
distrarsi, davvero, perché Tiina merita un bravo insegnante,
o almeno uno che
insegni con un po’ più di passione di quelli a
scuola. E, in effetti, hanno già
fatto molti progressi insieme, anche se il merito va lui solo in parte,
perché
Tiina è un’allieva costante e attenta.
La
grammatica di
Tiina è già migliorata molto, il problema
è sempre la pronuncia, quell’accento
ancora un po’ troppo marcato. Berwald non può fare
a meno di sorridere ogni
volta che apre bocca. Non che sia ridicola,
come si ostina a pensare Tiina. Anzi, gli dispiace che si sia convinta
di
esserlo anche per colpa sua. Non voleva offenderla, e vorrebbe davvero
rimediare, se potesse farlo.
Ma
dirle che in
realtà è adorabile
quanto un Moomin quando
parla in svedese non gli sembra un’idea così
intelligente. E anche spiegarle
che il modo in cui pronuncia ogni parola – pronunciando con
cura tutte le
lettere, calcando sulle erre,
eliminando
gli accenti e allungando nella bocca le vocali finché
ciò che le esce dalle
labbra è una cantilena, una filastrocca – gli fa
venire voglia di baciarla è
fuori questione.
In
ogni caso, Berwald
continua a darle ripetizioni, anche quando si ritrova a doversi
trattenere
dallo spostare la sua sedia più vicino a quella della sua
amica, o
dall’accarezzare una mano piccola e bianca appoggiata
distrattamente sulla
pagina di un libro. E poi, quando torna a casa, studia anche lui.
Il
finlandese è una
lingua difficile, con tutti quei casi e quelle parole composte da
troppi
elementi, e la sua pronuncia di certo non è perfetta: la sua
lingua incespica
tra consonanti doppie e lettere troppo lunghe, la sua voce sale e
scende quando
dovrebbe rimanere uniforme e piatta.
Ma
Berwald è sicuro
che un giorno riuscirà a dirglielo: minä
rakastan sinua.
NdA:
Scritta
per la
challenge Hetalia
Challenge di
Minori-chan.
Piccola
premessa: i
Finlandesi studiano lo svedese a scuola perché è
la seconda lingua della
Finlandia. Generalmente, gli studenti finlandesi non ne sono molto
entusiasti:
un po’ per ragioni storiche e culturali, un po’
perché lo trovano troppo
difficile da imparare (quando hanno il finlandese
come lingua madre … *shakes head*) e un po’
perché molti sostengono che
studiare il russo al posto dello svedese darebbe loro più
opportunità in campo
lavorativo, specialmente nelle zone più ad est.
A
quanto dice
Internet, gli Svedesi pensano che lo svedese parlato dai Finlandesi sia
svedese da
Moomin, il che nella mia
modestissima opinione è una cosa assurdamente adorabile
– specialmente se si
conoscono gli stereotipi finlandesi che Himaruya ha bellamente ignorato.
Beh,
in realtà,
tecnicamente quel termine si riferirebbe al finlandssvenska
o
suomenruotsi,
ovvero il dialetto parlato dalla minoranza
di
lingua svedese
in
Finlandia.
Ma Internet dice anche che gli Svedesi spesso e volentieri non
capiscono la differenza
tra questo dialetto e lo svedese parlato con accento finlandese,
quindi …
“Scavarsi
un buco in
un lago ghiacciato” è un riferimento a questo
video di Studio
Julmahuvi,
che rischia seriamente di farmi morire soffocata ogni volta che lo
guardo.
Jag
tycker om dig:
“mi piaci” in svedese.
Minä
rakastan sinua:
“ti amo” in finlandese.
Grazie
di aver letto
fin qui! Moi
moi! <3