Notes:_____________________
Questa OS è nel mio
pc da… tipo un anno?
Sinceramente me ne ero anche dimenticata. Comunque, è
sicuramente arrivato il
momento di pubblicarla e lasciare che voli libera nel mondo fatato del
Kurtbastian. Ultimamente sono impazzita e sto pubblicando una cosa
dietro l’altra.
Ma tranquilli, non temete, finirà presto. LOL
Vi lascio alla OS e se
volete fatemi
sapere cosa ne pensate, anche se volete mandarmi a cagare.
- oneisnone
You
had me from Hello
Kurt Hummel
aveva sempre avuto
un’idea precisa sul suo futuro. Sapeva quello che voleva ed
era disposto a
tutto pur di raggiungere gli obbiettivi prefissati. Ed era esattamente
così che,
all’inizio dell’anno scolastico, era finito a
lavorare al Lima Bean - l’unica
caffetteria decente in quello schifo di città - quattro
giorni a settimana,
destreggiandosi perfettamente tra studi, glee club e lavoro.
Era faticoso a
volte, certo, ma
aveva bisogno di risparmiare un po’ di denaro per quando si
sarebbe finalmente
trasferito a New York per frequentare la NYADA e avverare il suo sogno
più
grande. Kurt voleva essere una stella e brillare nel cielo, mostrare a
tutti la
persona straordinaria che si rifiutavano di vedere e…
«Kurt
quante volte ti ho detto
di non sognare ad occhi aperti mentre lavori?» lo riprese
Robert, il
proprietario.
Ma per il
momento Kurt si
accontentava del suo umile lavoro, preparando il caffè e
prendendo le
ordinazioni. Un giorno comunque, ne era sicuro, avrebbe avuto la sua
dolce rivincita
sul mondo.
«Scusami,»
disse Kurt che
arrossì vistosamente e si strinse un po’ nelle
spalle. Robert alzò una mano in
aria per fargli segno di stare tranquillo e tornare a lavoro mentre si
dirigeva
con passo pacato nel suo ufficio per ficcare il naso nelle scartoffie.
Era un
tipo simpatico ma pretendeva la massima serietà nel lavoro,
e Kurt lo sapeva
bene.
«Ultimamente
sei sempre più
distratto,» sussurrò Lena, mettendo il coperchio
ad un bicchiere e porgendolo
sorridente al cliente dall’altro lato del bancone,
salutò cordialmente con
quella sua voce delicata e gentile e voltò immediatamente lo
sguardo per
puntarlo su Kurt, impegnato a sistemare nell’espositore i
biscotti appena
sfornati.
«Tutto
bene?» domandò lei,
avvicinandosi per guardarlo meglio e sorridendo divertita quando
un’idea balenò
nella sua mente, «È per il ragazzo misterioso,
vero?» domandò allora,
sistemandosi una ciocca di capelli e sorridendo trionfante quando le
gote
delicate di Hummel assunsero una dolce tonalità di rosso.
«Cosa?»
Kurt saltò sul posto,
drizzando la schiena e lasciando il vassoio con i biscotti sul ripiano,
«N-no,
ma cosa ti viene in mente?!» strillò quasi.
«Dai
Kurt, lo sappiamo tutti
che ti sei preso una cotta per lui!» continuò Lena
mentre un sorriso sempre più
grande si allargava sul suo viso. «Sei così
palese…» sospirò con le mani vicino
al cuore.
«Io
non ho una cotta,» ribatté
debolmente.
La ragazza
ruotò gli occhi
esasperata e scosse la testa, «Sì certo, come
no.»
Kurt
arrossì un po’ di più e
tornò a sistemare i biscotti nella vetrina; il capo chino e
mille pensieri ad
invadere prepotentemente la sua testa.
Sbuffò,
un po’ perché Lena
aveva ragione e odiava ammetterlo e essere così chiaro,
incapace di nascondere
le emozioni che lo animavano. Era vero, Kurt si era preso una cotta
spaventosa per
un ragazzo, un giovane studente ormai cliente abituale del Lima Bean.
Lo aveva visto
due mesi prima,
stretto nella sua divisa scolastica blu e rossa mentre studiava un
libro di
storia e sorseggiava il suo caffè in compagnia di un amico.
Ne era rimasto
immediatamente affascinato, era così elegante. Le labbra
sottili, gli occhi di
un verde indescrivibile e il comportamento sicuro, deciso. Kurt era
rimasto a
fissarlo più del dovuto, prendendosi mentalmente a schiaffi
subito dopo. Perché
quel tipo era uno sconosciuto, perché era un cliente,
perché quello era il suo
posto di lavoro e… perché non poteva non poteva e
non poteva, assolutamente.
Scosse la testa
per cacciare
quel pensiero e sistemò l’ultima serie di
biscotti, pulendosi subito dopo le
mani sul tovagliolo. Non voleva pensare a lui
in quel momento, il suo stomaco faceva sempre strani movimenti quando
capitava
e la cosa lo confondeva.
«Kurt
stanno per finire i
bicchieri, per favore puoi andare a prenderli nel magazzino?»
domandò Lena,
guardandolo con occhi da cucciolo bastonato. Kurt alzò gli
occhi al cielo e
sbuffò, infilandosi però dentro allo stanzino e
cercando tra gli scaffali i
bicchieri di cartone. Sentì tintinnare le campanelle della
porta, segno
dell’arrivo di un nuovo cliente.
«Oh
Kurt, eccoti!» esclamò Lena
quando Kurt riemerse dal magazzino con due file di bicchieri tra le
braccia. La
ragazza si avvicinò allegra a lui e, con un sorriso tirato
sulle labbra, gli
sfilò velocemente i bicchieri dalle mani.
«Tranquillo penso io a questi. Tu
servi il cliente che sta aspettando!» E no, il ghigno sul
volto della ragazza a
Kurt non piaceva affatto. La guardò sparire dietro
l’angolo mentre canticchiava
qualche stupida canzoncina.
Qualcuno alle
sue spalle si
schiarì la gola, richiamando la sua attenzione. Aveva un
cliente da servire,
così indossò il sorriso più luminoso
del suo repertorio e si voltò, pronto a
prendere l’ordinazione.
«Ciao
Kurt,» lo salutò il
ragazzo con il solito enorme sorriso a dipingergli le labbra. Kurt lo
fissò
qualche secondo, imbambolato. Un metro e uno sputo di occhi espressivi
e folti
capelli neri.
Oh,
piccola bastarda di una Lena, lo sapevo che c’era sotto
qualcosa,
pensò
Kurt mentre si avvicinava al bancone.
«Hey
Blaine,» lo salutò con un
cenno del capo, «Ti preparo il solito?»
Blaine
annuì e indicò alle
proprie spalle, «C’è anche il mio
amico.»
Kurt
seguì con lo sguardo
l’indice di Blaine, arrivando a posare gli occhi sulla figura
di un ragazzo
seduto ad uno dei tavoli vicino alla vetrata. Si ritrovò a
sorridere e
sospirare come una ragazzina alla prima cotta. Perché non
era un normale
ragazzo, ma IL ragazzo. Quello che
gli aveva fatto perdere la testa. Già, l’amico
senza nome di Blaine Anderson.
Non aveva nemmeno la più pallida idea di come si chiamasse.
Poteva essere più
ridicolo di così?
«Kurt,»
iniziò con tono dolce
Blaine, «Sono due mesi che te ne stai qui a fissarlo. Vai a
parlargli!»
Kurt
sgranò velocemente gli
occhi. Bene, se ne era accorto anche lui. Oh, mio Dio! Questo era
imbarazzante,
decisamente. Arrossì di colpo e abbassò gli
occhi. «Ti stai sbagliano, non lo
fisso.»
Blaine
ruotò teatralmente gli
occhi, «Lo fissi eccome, ogni volta che lo vedi ti vengono
gli occhi a
cuoricino e non fai altro che sospirare e sognare ad occhi aperti. Lena
dice
sempre che…»
«Lena
non dice proprio niente,
Blaine.» lo bloccò velocemente. Non voleva
più sentire una parola. Avrebbe
ucciso quella perfida bastarda della sua amica, l’avrebbe
fatta a pezzi. Vide
gli occhi di Blaine rabbuiarsi, dispiaciuto, ma Kurt scosse la testa e
sorrise
perché non doveva preoccuparsi.
Preparò
velocemente i due caffè
per Blaine e Amico di Blaine e lo
salutò, guardandolo avvicinarsi all’altro ragazzo
che lo stava aspettando con
un libro appoggiato sul tavolino. E quando Lui
sorrise, Dio!, il cuore di Kurt esplose come un fuoco
d’artificio.
Rimase a
guardarlo sorridere e
parlare per qualche istante, imbambolato e incantato come sempre.
Quando però
Blaine gli lanciò uno sguardo eloquente e soddisfatto
(perché era stato appena
beccato con le mani nel vasetto della marmellata), Kurt distolse
velocemente lo
sguardo, ricordandosi di avere un’amica da uccidere.
«Lena,»
la chiamò, lei uscì da
dietro l’angolo con un sorriso dolce e ruffiano sulle labbra,
sapeva di essere
nei guai.
«Sì,
Kurt?»
«Cosa
hai detto a Blaine?»
Lei
puntò subito gli occhi sul
ragazzo in questione, fulminandolo con lo sguardo per essersi lasciato
sfuggire
quel particolare.
«Ma io
volevo solo-» iniziò
pronta a difendersi.
Una forte risata
attirò l’attenzione
di entrambi i ragazzi che si voltarono velocemente, ritrovandosi a
fissare il
punto in cui Blaine era seduto insieme al ragazzo senza nome. Ridevano,
o
meglio; l’amico di Blaine sembrava davvero molto divertito da
qualcosa mentre
tirava indietro la testa e rideva sonoramente, asciugandosi poi una
lacrima all’angolo
dell’occhio. E successe tutto in un secondo che Kurt quasi
non se ne accorse;
il bellissimo ragazzo dagli occhi verdi lo stava guardando,
l’angolo destro
della bocca alzato per formare un piccolo sorriso.
Kurt
arrossì completamente e distolse
velocemente lo sguardo. Non riusciva a respirare, non riusciva a
pensare. Kurt
era cotto. Era fottuto. Era… bellissimo.
Lo
sentì ridere di nuovo dopo
pochi istanti e, questa volta, Kurt decise che era ora di battere in
ritirata. Afferrò
velocemente Lena per il braccio e la trascinò nel magazzino.
***
«Smettila!»
lo rimproverò Lena,
imbronciata.
«Come?»
domandò Kurt, sapendo
già cosa stava per dire l’amica.
Era trascorsa
una settimana da
quando i suoi occhi si erano incontrati con quelli del ragazzo senza
nome. Era stato
intenso, era stato fantastico. Era stato fatale. Non era riuscito a
dormire, la
prima sera. La sua mente continuava a proporgli davanti agli occhi
sempre la
stessa tonalità di verde, sempre gli stessi occhi profondi
che gli avevano
letteralmente strappato via l’aria dai polmoni.
Dopo una lunga
riflessione e
svariate notte insonni, Kurt era arrivato alla conclusione che, quella
di una
settimana prima, era stata solo una buffa e strana coincidenza. Che lui gli aveva sorriso solo per
educazione.
O che in realtà lo stava solo prendendo in giro
perché sapeva della sua stupida
cotta e la trovava ridicola. Magari Blaine gli aveva raccontato tutto e
se la stavano
ridevano alle sue spalle. Idioti!
Così,
convinto di quella
teoria, quando lo vide entrare al Lima Bean accompagnato come sempre da
Blaine,
non si azzardò nemmeno ad alzare gli occhi nella loro
direzione. Nemmeno una
volta, nemmeno quando fu costretto a passare accanto al loro tavolo.
Kurt
guardò altrove tutto il tempo, concentrandosi solo sul
lavoro.
Sentì
la mano di Lena
stringergli una spalla, «Non fare l’idiota,
Kurt.»
Kurt
alzò un sopracciglio e
finì di sistemare i tovaglioli nel contenitore.
«Non sto facendo l’idiota. Sto
lavorando, Lena, e tu dovresti fare lo stesso invece di perdere
tempo.»
Lena
sbuffò e strinse le labbra
in una linea sottile, «Andiamo Kurt, credi che non me ne sia
accorta?»
Kurt
continuò a sistemare qualunque
cosa gli capitasse sotto gli occhi, ignorando l’amica
petulante che sembrava
essersi improvvisamente incollata al suo culo.
«Non
lo hai guardato nemmeno
una volta!» sussurrò lei, come se fosse una cosa
orribile, «Kurt ti rendi conto?
Non. Una. Sola. Volta.» scandì preoccupata.
«Lena,»
Kurt posò le mani sulle
spalle dell’amica, stringendole, «Smettila di
assillarmi. Sto lavorando.»
«Ma
lui ti sta-» iniziò la
ragazza. Kurt però posò velocemente
l’indice sulle sue labbra carnose,
pregandola silenziosamente di tacere.
Quello che Kurt
non sapeva – e la
povera Lena aveva provato a dirgli poco prima - era che, mentre era
troppo
impegnato a tenere gli occhi fissi sul pavimento, lui
lo stava guardando, divertito. In realtà, Blaine e
Lena potevano
dirlo con certezza, il ragazzo non aveva perso nemmeno un singolo
movimento di
Kurt. Lo aveva seguito con lo sguardo da quando era entrato, bevendo il
suo
caffè caldo e mangiando il biscotto al cioccolato che aveva
ordinato.
«Puoi
tornare a guardare in
faccia le persone con almeno più di 10 anni?» lo
pregò Lena.
Kurt le
lanciò uno sguardo di
fuoco e scosse la testa.
«Tranquillo,
se ne stanno
andando proprio adesso.» aggiunse velocemente, «E
devi pulire il tavolo. Forza
e coraggio!» gli diede uno schiaffo sul sedere e corse a
servire un nuovo
cliente.
Kurt prese la
pezza e si
avvicinò al tavolo che fino a poco tempo prima avevano
occupato Blaine e il suo
amico. Assottigliò lo sguardo quando notò sul
tavolino un bicchiere usato
abbandonato lì.
Almeno
questo potete buttarlo da soli,
pensò Kurt mentre una punta
di nervosismo cresceva dentro di lui.
Afferrò
il bicchiere e lo
strinse un po’ troppo forte fra le mani, ammaccandolo
leggermente. Si diresse
verso il secchio più vicino e fece per gettarlo. Si
bloccò in tempo, la mano
tesa sopra il secchio e il bicchiere penzolante fra le sue dita.
Una scritta nera
attirò la sua
attenzione. Kurt aggrottò le sopracciglia e
avvicinò il bicchiere al volto,
leggendo quelle poche righe impresse sul cartoncino con
dell’inchiostro nero.
La calligrafia precisa e ordinata, un po’ tondeggiante. Kurt
sorrise mentre faceva
volare lo sguardo dal bicchiere al tavolo, e ancora. Finché
non realizzò che
quel bicchiere era esattamente di chi pensava.
Accarezzò
con l’indice le parole
e le lesse, sussurrandole.
740-555-0179
Sebastian
Chiamami
;)
«Sebastian»
Kurt ripeté
incantato. Lesse ancora e ancora quel breve messaggio. Imparando a
memoria il
numero di telefono e facendo scivolare il nome del ragazzo sulla
propria
lingua. Sentì il cuore stringersi e poi esplodere mentre un
dolce sorriso si faceva
spazio sul suo volto. Tutto quello non poteva essere reale, non stava
accadendo
veramente.
Alzò
lo sguardo e vide Lena
sorridergli da lontano, indicandogli di voltarsi. Kurt
guardò un’ultima volta
il bicchiere fra le mani e diede velocemente le spalle
all’amica.
E Sebastian era
lì a pochi metri
da lui, vicino all’entrata, con un’enorme sorriso e
lo sguardo puntato proprio
su di lui. Dio, quel ragazzo non poteva essere reale.
Il cuore di Kurt
perse un
battito – o ferse smise proprio di battere - quando Sebastian
iniziò a muoversi
nella sua direzione, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni della
divisa
scolastica.
Quando si
ritrovarono uno
davanti all’altro, un solo passo a dividerli, Kurt
riuscì finalmente a perdersi
in quegli occhi verdi e a respirare il suo profumo, dolce e un
po’ pungente. Sospirò
e sorrise imbarazzato, ridacchiando nervosamente. Tutto, in quel
ragazzo, lo
faceva impazzire. Era perfetto. Era una ventata d’aria fresca
durante l’estate,
era la prima neve d’inverno, era il primo fiore che sbocciava
in primavera.
Sebastian
allungò il braccio,
porgendogli la mano. Kurt la strinse velocemente e sorrise, come se non
riuscisse a smettere di farlo. E poi Sebastian parlò e Kurt
si perse completamente
e senza rimedio in quella voce melodiosa che risvegliò i
suoi sensi assopiti,
quella voce che gli accarezzò dolcemente la pelle, il cuore
e l’anima.
«Ciao
Kurt.»