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Autore: oneisnone    28/03/2014    3 recensioni
Ship: Kurt/Sebastian
Summary: Kurt frequenta l’ultimo anno di liceo e, intenzionato a mettere da parte qualcosa per quando andrà a New York, trova lavoro al Lima Bean. In uno dei tanti noiosi giorni di lavoro, nota un ragazzo seduto ad uno dei tavoli della caffetteria. Ma Kurt è timido e non ha intenzione di avvicinarsi per prendere l’iniziativa, così rimane a studiarlo da lontano, invaghendosene sempre più.
Altri personaggi: Blaine Anderson, Nuovo personaggio
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notes:_____________________
Questa OS è nel mio pc da… tipo un anno? Sinceramente me ne ero anche dimenticata. Comunque, è sicuramente arrivato il momento di pubblicarla e lasciare che voli libera nel mondo fatato del Kurtbastian. Ultimamente sono impazzita e sto pubblicando una cosa dietro l’altra. Ma tranquilli, non temete, finirà presto. LOL
Vi lascio alla OS e se volete fatemi sapere cosa ne pensate, anche se volete mandarmi a cagare.
- oneisnone

You had me from Hello

 

Kurt Hummel aveva sempre avuto un’idea precisa sul suo futuro. Sapeva quello che voleva ed era disposto a tutto pur di raggiungere gli obbiettivi prefissati. Ed era esattamente così che, all’inizio dell’anno scolastico, era finito a lavorare al Lima Bean - l’unica caffetteria decente in quello schifo di città - quattro giorni a settimana, destreggiandosi perfettamente tra studi, glee club e lavoro.

Era faticoso a volte, certo, ma aveva bisogno di risparmiare un po’ di denaro per quando si sarebbe finalmente trasferito a New York per frequentare la NYADA e avverare il suo sogno più grande. Kurt voleva essere una stella e brillare nel cielo, mostrare a tutti la persona straordinaria che si rifiutavano di vedere e…

«Kurt quante volte ti ho detto di non sognare ad occhi aperti mentre lavori?» lo riprese Robert, il proprietario.

Ma per il momento Kurt si accontentava del suo umile lavoro, preparando il caffè e prendendo le ordinazioni. Un giorno comunque, ne era sicuro, avrebbe avuto la sua dolce rivincita sul mondo.

«Scusami,» disse Kurt che arrossì vistosamente e si strinse un po’ nelle spalle. Robert alzò una mano in aria per fargli segno di stare tranquillo e tornare a lavoro mentre si dirigeva con passo pacato nel suo ufficio per ficcare il naso nelle scartoffie. Era un tipo simpatico ma pretendeva la massima serietà nel lavoro, e Kurt lo sapeva bene.

«Ultimamente sei sempre più distratto,» sussurrò Lena, mettendo il coperchio ad un bicchiere e porgendolo sorridente al cliente dall’altro lato del bancone, salutò cordialmente con quella sua voce delicata e gentile e voltò immediatamente lo sguardo per puntarlo su Kurt, impegnato a sistemare nell’espositore i biscotti appena sfornati.

«Tutto bene?» domandò lei, avvicinandosi per guardarlo meglio e sorridendo divertita quando un’idea balenò nella sua mente, «È per il ragazzo misterioso, vero?» domandò allora, sistemandosi una ciocca di capelli e sorridendo trionfante quando le gote delicate di Hummel assunsero una dolce tonalità di rosso.

«Cosa?» Kurt saltò sul posto, drizzando la schiena e lasciando il vassoio con i biscotti sul ripiano, «N-no, ma cosa ti viene in mente?!» strillò quasi.

«Dai Kurt, lo sappiamo tutti che ti sei preso una cotta per lui!» continuò Lena mentre un sorriso sempre più grande si allargava sul suo viso. «Sei così palese…» sospirò con le mani vicino al cuore.

«Io non ho una cotta,» ribatté debolmente.

La ragazza ruotò gli occhi esasperata e scosse la testa, «Sì certo, come no.»

Kurt arrossì un po’ di più e tornò a sistemare i biscotti nella vetrina; il capo chino e mille pensieri ad invadere prepotentemente la sua testa.

Sbuffò, un po’ perché Lena aveva ragione e odiava ammetterlo e essere così chiaro, incapace di nascondere le emozioni che lo animavano. Era vero, Kurt si era preso una cotta spaventosa per un ragazzo, un giovane studente ormai cliente abituale del Lima Bean.

Lo aveva visto due mesi prima, stretto nella sua divisa scolastica blu e rossa mentre studiava un libro di storia e sorseggiava il suo caffè in compagnia di un amico. Ne era rimasto immediatamente affascinato, era così elegante. Le labbra sottili, gli occhi di un verde indescrivibile e il comportamento sicuro, deciso. Kurt era rimasto a fissarlo più del dovuto, prendendosi mentalmente a schiaffi subito dopo. Perché quel tipo era uno sconosciuto, perché era un cliente, perché quello era il suo posto di lavoro e… perché non poteva non poteva e non poteva, assolutamente.

Scosse la testa per cacciare quel pensiero e sistemò l’ultima serie di biscotti, pulendosi subito dopo le mani sul tovagliolo. Non voleva pensare a lui in quel momento, il suo stomaco faceva sempre strani movimenti quando capitava e la cosa lo confondeva.

«Kurt stanno per finire i bicchieri, per favore puoi andare a prenderli nel magazzino?» domandò Lena, guardandolo con occhi da cucciolo bastonato. Kurt alzò gli occhi al cielo e sbuffò, infilandosi però dentro allo stanzino e cercando tra gli scaffali i bicchieri di cartone. Sentì tintinnare le campanelle della porta, segno dell’arrivo di un nuovo cliente.

«Oh Kurt, eccoti!» esclamò Lena quando Kurt riemerse dal magazzino con due file di bicchieri tra le braccia. La ragazza si avvicinò allegra a lui e, con un sorriso tirato sulle labbra, gli sfilò velocemente i bicchieri dalle mani. «Tranquillo penso io a questi. Tu servi il cliente che sta aspettando!» E no, il ghigno sul volto della ragazza a Kurt non piaceva affatto. La guardò sparire dietro l’angolo mentre canticchiava qualche stupida canzoncina.

Qualcuno alle sue spalle si schiarì la gola, richiamando la sua attenzione. Aveva un cliente da servire, così indossò il sorriso più luminoso del suo repertorio e si voltò, pronto a prendere l’ordinazione.

«Ciao Kurt,» lo salutò il ragazzo con il solito enorme sorriso a dipingergli le labbra. Kurt lo fissò qualche secondo, imbambolato. Un metro e uno sputo di occhi espressivi e folti capelli neri.

Oh, piccola bastarda di una Lena, lo sapevo che c’era sotto qualcosa, pensò Kurt mentre si avvicinava al bancone.

«Hey Blaine,» lo salutò con un cenno del capo, «Ti preparo il solito?»

Blaine annuì e indicò alle proprie spalle, «C’è anche il mio amico.»

Kurt seguì con lo sguardo l’indice di Blaine, arrivando a posare gli occhi sulla figura di un ragazzo seduto ad uno dei tavoli vicino alla vetrata. Si ritrovò a sorridere e sospirare come una ragazzina alla prima cotta. Perché non era un normale ragazzo, ma IL ragazzo. Quello che gli aveva fatto perdere la testa. Già, l’amico senza nome di Blaine Anderson. Non aveva nemmeno la più pallida idea di come si chiamasse. Poteva essere più ridicolo di così?

«Kurt,» iniziò con tono dolce Blaine, «Sono due mesi che te ne stai qui a fissarlo. Vai a parlargli!»

Kurt sgranò velocemente gli occhi. Bene, se ne era accorto anche lui. Oh, mio Dio! Questo era imbarazzante, decisamente. Arrossì di colpo e abbassò gli occhi. «Ti stai sbagliano, non lo fisso.»

Blaine ruotò teatralmente gli occhi, «Lo fissi eccome, ogni volta che lo vedi ti vengono gli occhi a cuoricino e non fai altro che sospirare e sognare ad occhi aperti. Lena dice sempre che…»

«Lena non dice proprio niente, Blaine.» lo bloccò velocemente. Non voleva più sentire una parola. Avrebbe ucciso quella perfida bastarda della sua amica, l’avrebbe fatta a pezzi. Vide gli occhi di Blaine rabbuiarsi, dispiaciuto, ma Kurt scosse la testa e sorrise perché non doveva preoccuparsi.

Preparò velocemente i due caffè per Blaine e Amico di Blaine e lo salutò, guardandolo avvicinarsi all’altro ragazzo che lo stava aspettando con un libro appoggiato sul tavolino. E quando Lui sorrise, Dio!, il cuore di Kurt esplose come un fuoco d’artificio.

Rimase a guardarlo sorridere e parlare per qualche istante, imbambolato e incantato come sempre. Quando però Blaine gli lanciò uno sguardo eloquente e soddisfatto (perché era stato appena beccato con le mani nel vasetto della marmellata), Kurt distolse velocemente lo sguardo, ricordandosi di avere un’amica da uccidere.

«Lena,» la chiamò, lei uscì da dietro l’angolo con un sorriso dolce e ruffiano sulle labbra, sapeva di essere nei guai.

«Sì, Kurt?»

«Cosa hai detto a Blaine?»

Lei puntò subito gli occhi sul ragazzo in questione, fulminandolo con lo sguardo per essersi lasciato sfuggire quel particolare.

«Ma io volevo solo-» iniziò pronta a difendersi.

Una forte risata attirò l’attenzione di entrambi i ragazzi che si voltarono velocemente, ritrovandosi a fissare il punto in cui Blaine era seduto insieme al ragazzo senza nome. Ridevano, o meglio; l’amico di Blaine sembrava davvero molto divertito da qualcosa mentre tirava indietro la testa e rideva sonoramente, asciugandosi poi una lacrima all’angolo dell’occhio. E successe tutto in un secondo che Kurt quasi non se ne accorse; il bellissimo ragazzo dagli occhi verdi lo stava guardando, l’angolo destro della bocca alzato per formare un piccolo sorriso.

Kurt arrossì completamente e distolse velocemente lo sguardo. Non riusciva a respirare, non riusciva a pensare. Kurt era cotto. Era fottuto. Era… bellissimo.

Lo sentì ridere di nuovo dopo pochi istanti e, questa volta, Kurt decise che era ora di battere in ritirata. Afferrò velocemente Lena per il braccio e la trascinò nel magazzino.   

***

 

«Smettila!» lo rimproverò Lena, imbronciata.

«Come?» domandò Kurt, sapendo già cosa stava per dire l’amica.

Era trascorsa una settimana da quando i suoi occhi si erano incontrati con quelli del ragazzo senza nome. Era stato intenso, era stato fantastico. Era stato fatale. Non era riuscito a dormire, la prima sera. La sua mente continuava a proporgli davanti agli occhi sempre la stessa tonalità di verde, sempre gli stessi occhi profondi che gli avevano letteralmente strappato via l’aria dai polmoni.

Dopo una lunga riflessione e svariate notte insonni, Kurt era arrivato alla conclusione che, quella di una settimana prima, era stata solo una buffa e strana coincidenza. Che lui gli aveva sorriso solo per educazione. O che in realtà lo stava solo prendendo in giro perché sapeva della sua stupida cotta e la trovava ridicola. Magari Blaine gli aveva raccontato tutto e se la stavano ridevano alle sue spalle. Idioti!

Così, convinto di quella teoria, quando lo vide entrare al Lima Bean accompagnato come sempre da Blaine, non si azzardò nemmeno ad alzare gli occhi nella loro direzione. Nemmeno una volta, nemmeno quando fu costretto a passare accanto al loro tavolo. Kurt guardò altrove tutto il tempo, concentrandosi solo sul lavoro.

Sentì la mano di Lena stringergli una spalla, «Non fare l’idiota, Kurt.»

Kurt alzò un sopracciglio e finì di sistemare i tovaglioli nel contenitore. «Non sto facendo l’idiota. Sto lavorando, Lena, e tu dovresti fare lo stesso invece di perdere tempo.»

Lena sbuffò e strinse le labbra in una linea sottile, «Andiamo Kurt, credi che non me ne sia accorta?»

Kurt continuò a sistemare qualunque cosa gli capitasse sotto gli occhi, ignorando l’amica petulante che sembrava essersi improvvisamente incollata al suo culo.

«Non lo hai guardato nemmeno una volta!» sussurrò lei, come se fosse una cosa orribile, «Kurt ti rendi conto? Non. Una. Sola. Volta.» scandì preoccupata.

«Lena,» Kurt posò le mani sulle spalle dell’amica, stringendole, «Smettila di assillarmi. Sto lavorando.»

«Ma lui ti sta-» iniziò la ragazza. Kurt però posò velocemente l’indice sulle sue labbra carnose, pregandola silenziosamente di tacere.

Quello che Kurt non sapeva – e la povera Lena aveva provato a dirgli poco prima - era che, mentre era troppo impegnato a tenere gli occhi fissi sul pavimento, lui lo stava guardando, divertito. In realtà, Blaine e Lena potevano dirlo con certezza, il ragazzo non aveva perso nemmeno un singolo movimento di Kurt. Lo aveva seguito con lo sguardo da quando era entrato, bevendo il suo caffè caldo e mangiando il biscotto al cioccolato che aveva ordinato.

«Puoi tornare a guardare in faccia le persone con almeno più di 10 anni?» lo pregò Lena.

Kurt le lanciò uno sguardo di fuoco e scosse la testa.

«Tranquillo, se ne stanno andando proprio adesso.» aggiunse velocemente, «E devi pulire il tavolo. Forza e coraggio!» gli diede uno schiaffo sul sedere e corse a servire un nuovo cliente.

Kurt prese la pezza e si avvicinò al tavolo che fino a poco tempo prima avevano occupato Blaine e il suo amico. Assottigliò lo sguardo quando notò sul tavolino un bicchiere usato abbandonato lì.

Almeno questo potete buttarlo da soli, pensò Kurt mentre una punta di nervosismo cresceva dentro di lui.

Afferrò il bicchiere e lo strinse un po’ troppo forte fra le mani, ammaccandolo leggermente. Si diresse verso il secchio più vicino e fece per gettarlo. Si bloccò in tempo, la mano tesa sopra il secchio e il bicchiere penzolante fra le sue dita.

Una scritta nera attirò la sua attenzione. Kurt aggrottò le sopracciglia e avvicinò il bicchiere al volto, leggendo quelle poche righe impresse sul cartoncino con dell’inchiostro nero. La calligrafia precisa e ordinata, un po’ tondeggiante. Kurt sorrise mentre faceva volare lo sguardo dal bicchiere al tavolo, e ancora. Finché non realizzò che quel bicchiere era esattamente di chi pensava.

Accarezzò con l’indice le parole e le lesse, sussurrandole.

740-555-0179
Sebastian
Chiamami ;)

«Sebastian» Kurt ripeté incantato. Lesse ancora e ancora quel breve messaggio. Imparando a memoria il numero di telefono e facendo scivolare il nome del ragazzo sulla propria lingua. Sentì il cuore stringersi e poi esplodere mentre un dolce sorriso si faceva spazio sul suo volto. Tutto quello non poteva essere reale, non stava accadendo veramente.

Alzò lo sguardo e vide Lena sorridergli da lontano, indicandogli di voltarsi. Kurt guardò un’ultima volta il bicchiere fra le mani e diede velocemente le spalle all’amica.

E Sebastian era lì a pochi metri da lui, vicino all’entrata, con un’enorme sorriso e lo sguardo puntato proprio su di lui. Dio, quel ragazzo non poteva essere reale.

Il cuore di Kurt perse un battito – o ferse smise proprio di battere - quando Sebastian iniziò a muoversi nella sua direzione, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni della divisa scolastica.

Quando si ritrovarono uno davanti all’altro, un solo passo a dividerli, Kurt riuscì finalmente a perdersi in quegli occhi verdi e a respirare il suo profumo, dolce e un po’ pungente. Sospirò e sorrise imbarazzato, ridacchiando nervosamente. Tutto, in quel ragazzo, lo faceva impazzire. Era perfetto. Era una ventata d’aria fresca durante l’estate, era la prima neve d’inverno, era il primo fiore che sbocciava in primavera.

Sebastian allungò il braccio, porgendogli la mano. Kurt la strinse velocemente e sorrise, come se non riuscisse a smettere di farlo. E poi Sebastian parlò e Kurt si perse completamente e senza rimedio in quella voce melodiosa che risvegliò i suoi sensi assopiti, quella voce che gli accarezzò dolcemente la pelle, il cuore e l’anima.

«Ciao Kurt.»

   
 
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