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Autore: _windowsgirls    29/03/2014    1 recensioni
Non so piú dove scappare. I ragazzi mi sono alle calcagna e non riesco a seminarli. Svolto l'angolo e mi ritrovo in una strada chiusa; arrivo di fronte al muro ed è a questo punto che perdo le speranze. I ragazzi mi sono ormai di fronte e posso notare con orrore che non hanno neanche un po' di affanno.
« Finalmente ti sei fermata, bambolina. »
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Saviour.




Non so piú dove scappare. I ragazzi mi sono alle calcagna e non riesco a seminarli. Cosa posso fare? Dove posso andare? Ho il fiatone e le gambe mi fanno malissimo. Sento i miei inseguitori correre velocemente e li sento raggiungermi. E' notte e saranno tipo le 23.45. A quest'ora le persone normali dovrebbero dormire per prepararsi ad una nuova giornata; io invece scappo perchè, appena uscita da una festa, mi sono sentita chiamare da alcuni ragazzi appoggiati al muro di fronte al locale che mi guardavano con occhi maliziosi. Quando uno di loro si era staccato dal muro e aveva incominciato a venirmi incontro, ho agito di pancia e ho iniziato a correre a perdifiato per poter lasciare quanta piú strada possibile tra noi. Aveva il passo rapido e non appena si era reso conto delle mie intenzioni, non perdendo tempo, aveva incominciato ad inseguirmi. Subito dopo erano partiti tutti gli altri - erano quattro, forse - e ora mi trovo ancora in questa situazione. Non ci sono nè autobus in circolazione, né posso prendere la metropolitana in quanto sono fuori orario e poi cadrei in un luogo senza alcuna uscita facile. Vorrei tanto essere a casa in questo momento, ma si trova dall'altra parte della città; sono stata una stupida a non accettare il passaggio di Anastasia, me ne rendo conto solo ora. Svolto l'angolo quanto piú velocemente possibile, ma sarebbe stato meglio se non lo avessi fatto. Mi ritrovo in una strada chiusa, piena di pattumiere e un odore nauseabondo; è probabile che qui ci sia anche un fogna aperta, scoperchiata dal temporale di questa mattina. Arrivo di fronte al muro ed è a questo punto che perdo le speranze. Incomincio rapidamente a togliermi le scarpe con i tacchi - magari potrei usarli per difendermi, chissá. I ragazzi mi sono ormai di fronte e posso notare con orrore che non hanno neanche un pó di affanno.
« Finalmente ti sei fermata, bambolina. »
Sta parlando quello che prima degli altri mi si stava avvicinando.
« Chi sei? Cosa vuoi? »
« Sei così una bella ragazza..che peccato essere sola soletta in questo vicoletto senza uscita. »
Cerco di indietreggiare sbattendo contro il muro, mentre lui sta venendo verso di me.
« Stai lontano da me! Non toccarmi! »
« Ma dai, non ti farò del male..anzi, ti tratteró come se fossi un fiore appena sbocciato. »
Mi ha fatto l'occhiolino.
Gli altri se la stanno ridendo alle sue spalle e io incomincio a sentire freddo, tanto freddo.
« Oh, stai tremando. Tieni la mia giacca, ti riscalderà. »
E' di fronte a me e ha iniziato ad accarezzarmi.
« Che pella liscia che hai.. »
« Allontana quella mano. »
« Se no che fai, mi colpisci con i tacchetti? »
Non faccio in tempo a rispondere che me lo ritrovo addosso e mi ha inchiodato le mani sopra la testa solo con una mano, con l'altra mi sta tappando la bocca. Non riesco a gridare. Sono in trappola e sono finita. Arrivano gli altri ragazzi e gli fanno togliere la mano dalla mie per mantenerle ferme con le proprie. Il loro 'capo' ha preso a baciarmi, prima sulla bocca poi sul collo. Con le mani mi sta percorrendo tutto il corpo, e appena ha incominciato ad alzare la gonna ho perso qualsiasi speranza di salvezza. All'improvviso cala un ombra dal cielo e piomba sopra il ragazzo che cade subito a terra. Gli altri si staccano da me e gli vanno in aiuto mentre la sagoma mi rimane davanti.
« Chi sei? »  grida il ragazzo.
« Non è importante chi io sia, ma piuttosto chi sei tu, sporco bastardo. »
« Allontanati dalla mia ragazza! »
« Non mi risulta essere la tua ragazza, visto cosa le stavi facendo. »
La sua voce mi è completamente nuova.
« Non sei nessuno per dirmi certe cose. »
« Oh, invece sì, Kyle. »
Il ragazzo esita, spalancando gli occhi.
« Come fai a conoscere il mio nome? Prima hai detto di non sapere chi fossi. »
« Ho mentito. »
In questo preciso istante la figura si scaglia su quel tipo - Kyle - e io non posso che rimanere ferma a guardare. Si stanno picchiando violentemente e, in confronto alla forza del ragazzo che mi ha salvata, Kyle sembra essere una formica. E' buio e non si riesce a vedere molto bene, ma mi sono comunque accorta che il ragazzo ha indosso un costume e una maschera che gli copre il volto e gli ovatta la voce. Kyle è steso a terra e sta cercando di colpirlo con piú forza possibile, ma il ragazzo travestito non gli da il tempo sufficiente ad attaccare. Gli altri ragazzi se la sono data a gambe e hanno lasciato il loro compagno da solo ad affrontare questo ragazzo dalla forza sovrumana. Sento lo schioccare di qualcosa e mi giro di scatto per capire cosa sia successo. Kyle sta gridando e ha le mani al naso, mentre da sotto di esse il sangue continua a scendere. Il ragazzo travestito si scosta e lo lascia fuggire, mentre i suoi lamenti dolorosi rimbombano nelle vie silenziose. Il mio respiro è pesante e non si sente nessun altro rumore. Il ragazzo mascherato si volta e si ferma a guardarmi. I nostri sguardi si incrociano e riamaniamo fermi in questa posizione per un pó, finchè io non mi accascio a terra e incomincio a piangere singhiozzando. Tutta la tensione, la paura, il panico, l'adrenalina provata durante la corsa e la consapevolezza di essere salva si riversano fuori da me; mi sento libera da quel peso, da quel nodo alla gola che ho tenuto e mantenuto dentro per tutto questo tempo. Il ragazzo mi si è avvicinato e ora è seduto accanto a me. Con le mani mi copro il volto e alzo le ginocchia fino al petto, cercando di crearmi un guscio protettivo, quando il ragazzo mi poggia un braccio sulle spalle. Mi blocco ma non glielo scosto; è come se qualcuno mi stesse aiutando, in qualche modo. Abbasso involontariamente lo sguardo verso il mio orologio e vedo l'ora: 23.58. Non è possibile. Tutto questo è successo in poco piú di dieci minuti; mi è sembrato fosse passata un'eternitá.
« Va meglio? »
Rimango con lo sguardo abbassato, le mani strette intorno alle ginocchia, in posizione fetale.
« Forse. »
Faccio un resoconto di ciò che mi successo. Ho letto di queste situazioni in molti libri e viste in vari film e non avrei mai pensato che sarebbero potute avvenire anche alla sottoscritta.
« Sinceramente non lo so, peró mi sento in debito di ringraziarti, come minimo. Mi hai salvato la vita. »
« Non ringraziarmi. Ho fatto solo ció che anche altri avrebbero fatto al posto mio. »
« Beh, considerando l'ora non penso che qualcuno mi sarebbe venuto in soccorso. Ti sono debitrice, in ogni modo. »
« No, non mi devi niente. Ho fatto solo il mio dovere. »
Mi volto a guardarlo finalmente in faccia. Ha la maschera, sì, ma ha delle fessure per gli occhi. Sono più azzurri del mare.
« Forse sarebbe meglio che tu tornassi a casa. »
Si è alzato e ha incominciato ad avviarsi.
« Aspetta! »
« Cosa c'è? »
« Non mi hai detto come ti chiami. »
« Penso sia alquanto inutile saperlo, considerando il fatto che è probabile che noi due non ci vedremo piú. »
« Ma io voglio comunque sapere il nome del mio salvatore! »
« Ecco, chiamami Salvatore allora, no? Così potrai ricordarti di me quando vorrai, Claire. »
« Come fai a sapere il mio nome? »
« Così come sapevo il nome di Kyle. »
Capisco che mi sta sorridendo anche se non riesco a vederlo. « Addio. »
Ricordo che aveva spalancato le braccia e aveva spiccato il volo, letteralmente, poi una luce mi si era avvicinata e avevo incominciato a lievitare anche io. Non so di preciso come mi sia sentita, solo che ero libera e volavo verso casa.

Il suono della sveglia mi fa aprire di scatto gli occhi, ricordandomi che è lunedì e devo per forza andare a scuola. Mi alzo, vado in bagno e, dopo essermi lavata la faccia, mi soffermo a guardare il mio riflesso. Possibile che sia stato solo un sogno? Era tutto così reale. Magari ieri sera ero talmente ubriaca da aver visto qualcosa al posto di qualcos'altro. Vedo il mio orologio: le 7.45. Corro in camera e non faccio nemmeno colazione perchè Anastasia è già arrivata sotto casa. Saluto i miei genitori, chiudo la porta e vado in macchina.
« Buongiorno, Claire! »
« Ciao, Ania. »
« Mamma mia, che faccia che hai. »
« Immagino. Ho fatto un sogno stranissimo. »
« Davvero? »
« Sì, sembrava tutto così vero.. »
Sto per incominciare a raccontare quando Anastasia si volta : « Senti, ma alla fine ieri con chi sei tornata a casa?»
« Cosa? »
« Sì, con chi sei tornata? Avevi detto che volevi tornartene da sola ma penso che tu ti sia fatta dare un passaggio da qualcun'altro che magari se ne sarebbe dovuto andare un po più tardi! »
« Quindi non mi hai accompagnata tu? »
« Certo che no. »
Strano, molto strano. Da chi mi sono fatta riaccompagnare, allora? Siamo arrivate a scuola e, parcheggiata la macchina, siamo entrate. Raggiungiamo subito la classe e ci accomodiamo ai nostri banchi. Come al solito, siamo in ritardo.
«...e quindi oggi avremo questo nuovo compagno, ragazzi, e spero che lo accogliate con gentilezza, tali ragazzi educati che siete. »
Ora sta varcando la porta un ragazzo alto, muscoloso, biondo e con gli occhi azzurri.
« Buon giorno a tutti. »
La sua voce.
« Ragazzi, lui é Niall Horan e si é appena trasferito dall'Irlanda. Ho avuto modo di parlare con lui e sembra un ragazzo speciale. Spetta a voi il verdetto. Ora, signor Horan, vada a sedersi di fianco alla signorina Chase, l'unico posto libero e facciamo iniziare la lezione. »
Dovete sapere che i banchi sono disposti in due file da tre banchi ciascuna. Io sono al banco di mezzo, affianco a me c'è Ania e il banco alla mia destra è vuoto. Niall, senza prestarmi alcuna attenzione, mi si siede accanto. Io continuo ad osservarlo. Potrebbe sembrare brutto guardare insistentemente il nuovo arrivato, ma devo accertarmi di una cosa. Le sue spalle sono possenti, così come i muscoli delle braccia. Il profilo del volto, il colore degli occhi, la voce. E' lui, senza alcun dubbio. Tutti tiriamo fuori i quaderni per prendere appunti e non ce la faccio a resistere. Gli prendo il quaderno sotto il suo sguardo accusatore e incomincio a scrivere. 'Ciao, Salvatore.' Legge rapidamente, mi guarda e sul suo viso si fa largo un sorriso bellissimo, che conferma la mia teoria. Non è stato un sogno. Salvatore esiste davvero e il suo non era un addio, bensì un arrivederci.
« Ciao, Claire. »






Spazio autrice:
Ciao a tutti :) Questa storia è partita come una one shot però, se dovesse arrivarmi un briciolo di ispirazione, penso proprio che potrebbe diventare una long.
Grazie per aver letto questo scritto, anche solo averlo aperto.
Se volete, potete lasciarmi un qualsiasi commento, così da poter rimediare là dove ho commesso qualche errore.
Alla prossima :)
 
  
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