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Autore: _White_    29/03/2014    3 recensioni
[Prequel della song-fic "Sheena is a punk rocker"] New York City, CBGB's, 16 agosto 1974. Una data storica, che ha cambiato le regole della musica. E Sheena era presente.
Genere: Generale, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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New York City, 9 agosto 1974

Sheena era stravaccata su una logora sedia, i piedi inchiodati sulla superficie graffiata di un tavolo del bar in cui lavorava, che si gustava una sigaretta durante una pausa. In verità, il suo turno di riposo non era alle cinque del pomeriggio, ma il proprietario del CBGB’s-OMFUG, Hilly Kristal, si era volatilizzato per fare qualcosa. Non ricordava cosa. Non era stata molto attenta alle parole del capo, ma la sua coscienza, se mai ne avesse avuta una, non se ne faceva un problema. Espirò fuori dalla bocca il fumo, riempiendo la stanza di nebbiolina grigio-azzurra.
-Cosa ti pago a fare? A stare seduta a fumare quando bisogna pulire il bar? - sbraitò Hilly spuntando dalla porta. La donna spense il mozzicone direttamente sul legno del tavolo e tornò dietro al bancone a lucidare i boccali per birra appena lavati. –Coraggio, entrate pure. – e invitò qualcuno a farsi avanti nel locale.
 Si fecero avanti quattro brutti ceffi alquanto strani: capigliature lunghe e arruffate, vestiti strappati, giacche di pelle e occhiali da sole. Che look originale, pensò la barista mentre appoggiava un bicchiere ancora fradicio nello sportello sotto il lavello. Hilly avvicinò i musicisti al palchetto e spiegò loro qualcosa che la donna non riuscì ad afferrare da così lontano. Poi li lasciò là e raggiunse la dipendente.
–Sheena, questi sono i Ramones. Sono qui per un’audizione. Tu che dici, gliela concediamo? - si rivolse a lei con un tono sufficientemente alto da essere sentito fino in fondo la sala.
-Perché no? Tanto ormai sono qua. - sbottò lei. Hilly ridacchiò, si appoggiò con i gomiti sul mobile del bar e fece un cenno ai Ramones con la testa.
-One, two, three, four. - urlò il bassista e il gruppo attaccò a suonare. L’elemento più alto, sarà stato un metro e novanta e passa, gorgogliò delle parole senza senso. O il senso ce l’avevano, ma lui parlava così velocemente che era pressoché impossibile sentirle per intero. Ma non era solo lui: gli altri tre suonavano velocissimi. Una leggera nuvoletta rossa roteava attorno al chitarrista. Sheena si sporse ad osservarla meglio. Era lei che ci vedeva male o era sangue? I Ramones smisero il provino e si avvicinarono allo staff del CB’s.
-Come siamo andati? - chiese subito il batterista. Hilly rivolse un’occhiata alla barista, poi si riconcentrò sull’esibizione.
-Non male. - sentenziò l’uomo. - Che dici, tesoro, diamo loro una serata? - e ritornò a parlare alla donna alle sue spalle. Lei prese l’agenda del bar da un cassetto del bancone-nonché-scrivania e la sfogliò accuratamente.
-Abbiamo un buco settimana prossima per il 16 o il 17. - informò lei.
-Il 16 agosto alle 21. Sound check alle 18. Puntuali. Se avrete successo, vi concedo anche la serata del giorno dopo, intesi? - i musicisti annuirono, discussero i dettagli con più precisione col proprietario del locale e se ne andarono.

 



New York City, 16 agosto 1974

Uno. Due. Tre. Quattro, cinque, sei. Sette. Otto. Non c’erano molti avventori quella sera: Sheena li contò tutti sulle dita. Se fossero rimasti così pochi, durante l’esibizione sarebbe potuta uscire dall’angolo bar e andare sotto il palco ad ascoltare i ragazzi che erano venuti la settimana scorsa a chiedere un ingaggio. Le erano parsi interessanti e aspettava con ansia l’inizio del concerto. Hilly era sulla porta a farsi pagare l’entrata, come ogni sera. Apparentemente lui non si aspettava così tanti spettatori, infatti aveva permesso alla donna di portare il suo cane, un bulldog di nome Spencer, che sonnecchiava placidamente accanto alla postazione della sua padrona. Nove e dieci.
Sul palchetto salì quel quartetto strampalato, che iniziò subito il set con il bassista che scandì il tempo con la sua conta. Non erano bravi come i musicisti affermati: al contrario, erano delle schiappe in questo senso, ma piacevano al pubblico ristretto: gli spettatori li incitavano a suonare al termine di ogni pezzo.
Sheena fece fatica a trattenere le risate, sopprimendole con un sorriso divertito: i cori di approvazione erano davvero strampalati, soprattutto se pensava che erano lanciati da un gruppo di travestiti. Al loro ingresso non ci aveva fatto troppo caso, ma quando cominciarono a scatenarsi, era impossibile non accorgersene: quelle voci roche e basse che cercavano di imitare l’eleganza e la sinuosità dei toni femminili nelle urla era a dir poco comica.
Il concerto durò solamente un quarto d’ora, però fu un successo, grazie anche ai fans che si erano appena guadagnati. Hilly salì sul palco e li ringraziò calorosamente per lo show prima di introduttore il secondo gruppo della serata, gli Angel and the Snake.
-Ragazzi, vi siete meritati anche la serata di domani. - disse Hilly ai Ramones dietro le quinte. –Che dite, vi va un’altra serata? – propose lui, porgendo la mano destra, aspettando una stretta che avrebbe sancito l’accordo. Il batterista, lo sguardo impenetrabile dietro le scure lenti degli occhiali da sole, lo fissò per un momento, come se stesse soppesando la sua richiesta. Guardò uno a uno i suoi compagni, che a loro volta gli fecero un gesto d’intesa, prese la mano del proprietario nella sua e la strinse vigorosamente.
-Affare fatto. -
-Molto bene! Sapete, potrei farvi diventare la band di punta del locale: qui suona passa solo la musica migliore che la scena indipendente di New York offre e voi lo siete fino al collo, eccome! Preparerò subito un contratto e ve lo farò firmare domani, prima o dopo le prove, come preferite. Ma adesso, vi offro da bere per festeggiare la buona riuscita della serata. Andate al bar e chiedete alla biondina quello che vi pare… Ah, ditele di mettere tutto sul mio conto, lei sa cosa vuol dire. – e li congedò per poi nascondersi nel suo ufficio.
I quattro si guardarono un’altra volta, spaesati.
-Quel tipo è matto. - sentenziò il più alto di tutti.
 
-Salve, cosa volete da bere? – chiese Sheena agli avventori.
-Quattro birre, dolcezza. Tutte sul conto del capo. – ordinò lo stangone. Lei lo squadrò, come se non fosse d’accordo con lui e avesse l’intenzione di controbattere, ma si rassegnò ed eseguì. Non riusciva a capire la politica di Hilly: era sommerso di debiti, ma offriva da bere a chiunque lì dentro. Dopo tutto, si ripeteva costantemente, il gestore era lui, perciò sapeva cosa faceva.
-Ecco qua. – e mise sul banco quattro calici stracolmi di schiuma. –Vi ho ascoltati prima, siete stati bravi. -
-Grazie. –
-Come vi chiamate? –
-Noi siamo i Ramones. – rispose l’uomo alla sua sinistra. Aveva i capelli lunghi e lisci, con un’ampia frangetta che gli copriva la fronte. Sheena lo identificò come il chitarrista.
-Sì, certo, ma volevo sapere i vostri nomi, non quello del gruppo. – specificò lei.
-Io sono Joey. – si presentò il gigante mingherlino. –Questo è Johnny e quello è Tommy. – disse, indicando prima il chitarrista, poi il batterista alla sua destra. –E questo è… - stava per denominare il quarto membro del gruppo, ma questo non era presente all’appello. Joey si sporse con la schiena all’indietro per cercarlo in giro, infine lo trovò accucciato ad accarezzare il bulldog. –E quello che sta masturbando il cane è Dee Dee. –
-È un piacere conoscervi, ragazzi. Benvenuti nella famiglia del CBGB’s! -

 

 

   
 
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