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Autore: Torica    29/03/2014    4 recensioni
...continuo a nuotare, quasi per inerzia, come se il mio corpo volesse continuare a vivere, ma non puoi vivere se la tua anima è morta e, la mia, è morta due anni fa...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In ricordo del mio caro amico Alex che ha lasciato questa vita lo scorso anno.
Mi manchi.




Ho sentito spesso dire che quando si è prossimi alla morte, quando ti rendi conto che tutto sta ormai per finire, tutta la tua vita ti passi davanti, come in un film; la tua infanzia, i tuoi parenti, la tua famiglia e tutto ciò di bello e di brutto che ti è capitato e dicono che, in quel momento, faresti di tutto per fermare il tempo e tornare indietro, per poter vivere ancora un giorno, per poter dire addio ai tuoi genitori, per rivedere casa tua un ultima volta… eppure, tutto ciò che sento in questo momento non è paura, non è rimpianto: è sollievo. L’impatto con l’acqua gelida mi stordisce e per qualche secondo perdo cognizione di tutto mentre mi sento sprofondare sempre più a fondo. Chiudo gli occhi e trattengo il respiro mentre il rumore ovattato delle onde mi pervade la mente. In un qualche modo la corrente spinge il mio corpo inerme fino alla superficie dell’acqua dove i miei polmoni si riempiono d’aria: sono ancora vivo. Non pensavo fosse così difficile morire. Forse la morte è come tutto il resto: te la devi guadagnare.
Mi tolgo le scarpe, sono troppo pesanti, raggiunte poco dopo dai jeans, anche loro troppo pesanti per permettermi di nuotare, ed inizio a muovermi in quell’acqua nera allontanandomi dalla spiaggia. Ogni bracciata mi allontana da tutto, dalla sofferenza, dai ricordi, dal dolore di una vita non vissuta… continuo a nuotare, quasi per inerzia, come se il mio corpo volesse continuare a vivere, ma non puoi vivere se la tua anima è morta e, la mia, è morta due anni fa.
Mi prendo cinque minuti di riposo, solo cinque minuti, mi lascio trascinare dalle onde che, pian piano, aumentano cullando violentemente il mio corpo.
Chiudo gli occhi. Sento mio fratello ridere, mia madre dirmi che andrà tutto bene e sento la voce di mio padre mentre mi incita a nuotare e a non avere paura del mare; ho sentito una frase una volta ‘’Il mare cancella di notte. La marea nasconde. E’ come se non fosse mai passato nessuno. E’ come se noi non fossimo mai esistiti’’, non ricordo chi l’abbia detto ma non ha importanza. Sarà come se io non fossi mai passato. Come se nulla fosse mai successo.
Sento una morsa allo stomaco mentre la mia mente ritorna involontariamente a quella serata di due anni fa, al mio motorino che non partiva, a mia madre che non rispondeva al telefono e alla mia decisione di tornare a casa da lavoro a piedi… era sabato ma la strada era così dannatamente vuota, era tutto così dannatamente silenzioso che non mi accorsi di essere seguito, non mi accorsi di quelle cinque ombre che da quel giorno tormentano il mio essere. Avevo pochi soldi con me, solo qualche spicciolo, un cellulare e un braccialetto ma a loro non bastò, volevano altro… e se lo presero. Un onda interrompe i miei pensieri trascinandomi a fondo, sento qualcosa di viscido avvinghiarsi alla mia gamba e per un secondo i ricordi delle loro mani su di me riaffiorano, ma non voglio più ricordare, basta, quindi strappo con forza l’alga dal mio arto e mi muovo per tornare a galla. Mi tolgo anche la maglietta che rimane per qualche secondo a galla: una macchia cremisi sullo sfondo nero degli abissi, prima di essere inghiottita da essi.
Riprendo a nuotare mentre la mia mente torna un'altra volta alla mia famiglia risvegliando l’unico senso di colpa che mi concedo di avere: avrei dovuto spiegare meglio, scrivere qualche riga in più, avrei dovuto dire tutto, avrei dovuto confidarmi, parlare e farmi aiutare… forse, se lo avessi fatto, ora non sarei qui, ma poco importa ormai.
Non so da quanto tempo io stia nuotando, mi fanno male le braccia, ogni singolo muscolo del mio corpo mi implora di fermarmi, di smettere quella stupida lotta contro il mare. Chiudo gli occhi e lascio che le onde s’infrangano su di me, lascio che la loro forza mi porti giù, smetto di cercare di tenere la testa fuori dall’acqua e mi abbandono in quell’oblio. E’ quasi piacevole e, per qualche attimo, ho come l’impressione di non aver più bisogno di respirare. Ormai è troppo tardi per tornare indietro. Ma va bene così.
Ignoro volutamente gli spasmi che mi pervadono il corpo lasciando che l’acqua salata mi riempia i polmoni.
Mamma, papà, tornerò a casa. Tornerò da voi.
In fondo, il mare restituisce tutto, prima o poi. 



Grazie a tutti per la lettura <3
  
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