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Autore: PersainElle    29/03/2014    6 recensioni
“Se puoi” -mi disse- “se puoi non cambiare mai da come sei.”-
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Donghae, Eunhyuk
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nota: La parte in corsivo sono il testo della canzone di cui vi ho riportato il link in fondo alla pagina. Grazie mille per aver scelto di leggere i miei pensieri.  


 
 
 
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Era da tempo immemore che non mi sentivo così;
Avevo uno strano presentimento;
Yuki era irrequieto e non capivo perchè.
Non aveva voluto mangiare e durante la passeggiata mi tirava, come se avesse fretta di ritornare.

 

-Strano- pensai - sono anni che non mi tira.-

 

Il mio cane aveva 10 anni.
Io ne avevo 38.

 

Pioveva.
Quando salimmo a casa Yuki si scrollò l'acqua dal cappottino bagnandomi il tappeto; Faceva sempre così e puntualmente mi si ammalava.
Vivevo da solo in un piccolo appartamento di Myeong-dong a Seoul.
Ero uno scrittore.
Scrivevo per lo più romanzi d'amore e come mi diceva sempre il mio amico Heechul: “Scrivi e celebri l'amore altrui perchè non sei più capace di vivertene uno tuo”.
Probabilmente era così ma a me non pesava più di tanto.
Stavo bene, avevo il mio cane, i miei amici, mio fratello, la mia casa e... poi avevo lui.
Anche se non sapevo bene come definirci;

Ci conoscevamo da... quanti anni, venti? Ma forse di più; Avevo perso il conto.
Ecco, è questo l'effetto che Lee Hyukjae mi faceva anche dopo venti anni.
Lui mi faceva perdere i conti.

Mi ha fatto perdere il conto di quante volte l'ho guardato;
Di quante volte mi sono eccitato pensando a lui;
Di quante volte l'ho desiderato, amato, perdonato.
Mi faceva perdere il conto di quante volte avevo pianto per lui.
Mi chiedevo sempre che cosa gli avessi fatto mancare e la risposta non mi era mai arrivata.
Tre anni di convivenza e quella era ancora “la nostra casa”. Non stavamo più insieme da due anni ma era come se non ci fossimo mai lasciati;

Io per lui c'ero sempre e stato e probabilmente... ci sarei stato sempre.


Lee Hyukjae.

 

Lui entrò,
sulle scale qualcuno guardò i suoi strani vestiti;
Appoggiò le spalle alla porta dicendo:

 

“Con lei ci siamo lasciati.”

Osservai due occhi segnati e il viso bagnato dalla pioggia


“Non so”-mi disse- “non so come uscirne fuori, non lo so.”-

 

Sapevo che sarebbe venuto da me.
Era da tempo che davano segni di squilibrio;
Stavano insieme da otto mesi; Erano duranti anche troppo per i suoi standard;
Nessuno avrebbe mai scommesso niente su una pseudo modella Italiana viziatissima e un coreografo quarantenne da strapazzo che assomigliava ad un ventenne in piena crisi ormonale.
Io invece, come sempre, non aspettavo altro.
Volevo soltanto che lui tornasse da me, a casa nostra... anche se le mie visioni, erano soltanto figlie di una fervida immaginazione.

 

Ne ero consapevole, ma volevo illudermi lo stesso.


Lo guardai, ed ebbi un momento di pena perché sembrava smarrito,


“io vorrei”-mi disse-“vorrei che non fosse cosí, ma è proprio finita.”

Disse poi, ritrovando un sorriso a stento:


“Comunque l'ho voluta... lo sai,
le strade per farmi del male non le sbaglio mai.”

 

Richiusi la porta alle sue spalle;

Yuki, accorgendosi della sua presenza, lasciò immediatamente il suo giaciglio posto sotto alla scala a chiocciola e gli corse incontro saltandogli sulle caviglie.
Faceva così soltanto con lui, aveva sofferto tantissimo quando se n'era andato.

Non lo vedevo da tre mesi, dal giorno del compleanno di Siwon.
Era così dimagrito e non aveva nemmeno la forza di parlare.
Lei lo aveva ridotto davvero di merda ed io non potevo accettarlo e cosa ancora peggiore, non potevo fare niente.
Potevo soltanto aspettare che, come ogni volta, bussasse alla mia porta per cercare conforto.

 

 

Poi mi raccontò la storia che io sapevo già, dall'ultima volta si sentiva
che era più solo, più cattivo.

Si calmò guardandosi intorno e parlammo di me, bevendo più volte.

Si sdraiò in mezzo ai cuscini e mi disse:


“Con te ero io il più forte”-

 

Come potevo negartelo Lee Hyukjae.
Tu avevi preso tutto di me, quello che potevo darti e anche quello che non avevo.
Io per te avevo immaginato l'inimmaginabile.
Avevo creato il tutto dal nulla e tu avevi distrutto tutto questo per inseguire chi non ti amava e non ti meritava.

Avevo trasformato la cenere in acqua; Realizzato i tuoi sogni e vedendoti felice, stavo realizzando in parte anche i miei.

 

Disse poi inseguendo un pensiero:


“è vero, con te io stavo bene
e se io fossi un uomo che torna
è qui che tornerei.”


Guardai la finestra sorridendogli amaramente e gli versai dell'altro champagne;
Ne avevo sempre una bottiglia di riserva quando sentivo odore di rottura tra lui e le sue varie conquiste.
Aveva bisogno di me, dopo.
Aveva bisogno di bere insieme a me, di dimenticare, di avere qualcuno accanto che gli desse la forza di ricominciare.
Qualcuno di così follemente innamorato di lui da sopportare anche questa ennesima tortura, pur di passare una notte in sua compagnia.

 

Poi cenammo qui, gli chiesi:

“Domani cosa fai?”-


la pioggia batteva sui balconi e rispose:


Ci penserò domani.”

 

Passammo parte della notte a parlare del più e del meno come facevamo sempre, fino al momento in cui troppo stanchi ed ubriachi ci riversavamo l'uno nella braccia dell'altro.
Non era sesso, non potevamo.
Non potevamo più.
Ci baciavamo fino a sentire le labbra dolère;
Ci baciavamo fino a farle diventare gonfie;
Fino a non distinguere più i nostri sapori;
Fino a non avere più un goccio di saliva.
E poi ci addormentavamo, come ogni volta.

 


Mi svegliai la mattina e sentii la sua voce di là,
parlava in inglese... lo guardai: aveva il telefono in mano e il caffè e non mi sorprese; Accettai il breve sorriso e il viso... di uno che non resta.


“Se puoi”-mi disse- “se puoi non cambiare mai da come sei.”-


Poi se ne andò via nel modo che io sapevo già, passava un taxi e lo prese al volo.


“Abbi cura di te”- pensai da solo.


 

Ci penserò domani


 

   
 
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