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Autore: pandaschocolate    29/03/2014    2 recensioni
Vent'anni dopo il Canto Della Rivolta, due ragazzi decidono di scriversi delle lettere per ritrovarsi e ricordarsi.
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Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovi Tributi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Lettere Per Ricordare
Nickname autore: pandaschocolatr
Pacchetto: Distretto 7- Lumber
Rating: Verde
Genere: Generale

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Mi ritrovai a guardare una vecchia fotografia che ritraeva me e Nicholas, il mio caro migliore amico ai tempi della rivolta. Eravamo seduti vicini, in un accampamento di fortuna e sembravano altre persone. Dei segnacci neri e spessi ricoprivano completamente i volti di due giovani combattenti che imbracciavano due fucili. Sorrisi riconoscendomi in quei panni, non ero cambiata nel corso degli anni, ma chissà a lui cos’era successo dopo quel giorno. Mi rigirai tra le mani una vecchia penna nera e l’indirizzo di Nicholas e dopo aver preso un po’ di coraggio cominciai a scrivere.

“Caro Nicholas, ti ricordi di me?
Sono Milly, quella ragazza che combatteva per la libertà dei distretti vent’anni fa. Ero quella ragazza dai capelli rossi e le lentiggini sul volto, che impugnava un fucile come se non avesse fatto altro in vita sua ed ero quella ragazza che combatteva al tuo fianco e che qualche volta ti ha salvato la vita perché eri caduto vittima di qualche terribile tortura da parte dei pacificatori.
Sai, ritrovare il tuo indirizzo non è stato facile, soprattutto se ci fermiamo a guardare quello che abbiamo passato in quegli anni e cosa ci è successo dopo. Ti scrivo per questo, come ti sei riadattato dopo la rivolta? Io credevo di aver perso le speranze, così alla fine ho deciso di sparire, di cambiare aria e distretto e rincominciare da capo. Non è stato difficile riadattarsi, il nuovo distretto è stato accogliente, mi ha presa bene e mi ha fatto sentire importante e desiderata: è stato così bello sentirsi in quel modo. In realtà la parte meno facile è stata quella riguardante te. Non è stato per niente semplice dimenticarti, soprattutto dopo quello che abbiamo fatto assieme. Non so nemmeno dove ho cacciato questo improvviso coraggio per scriverti, perché sì, riuscivo a uccidere senza pietà, ma non riesco a scriverti nemmeno una lettera, e scusami se sto vaneggiando già da ora, ma dovresti conoscermi. Non so nemmeno se questa sarà la prima o l’ultima lettera che riceverai da parte mia, ma voglio provarci lo stesso, raccontandoti di me e di che cosa sono diventata e da come è cominciato tutto.
Quando la rivolta è terminata, quando la ghiandaia imitatrice ha scagliato l’ultima freccia, la freccia simbolica per la fine della rivolta, ho deciso di scappare e di cambiare vita e di rincominciare da capo, lontana dal mio distretto e da te. Sono arrivata nel distretto undici, dopo tre giorni di viaggio, che per inciso mi sono fatta a piedi e rubando qualche auto. Non è stato un viaggio facile, ma appena arrivata un bambino di sei anni mi ha regalato una mela dicendomi che la prigionia era finita e mi ha abbracciata, portandomi a casa sua, nonostante fossi una completa sconosciuta e non ispiravo per niente fiducia perché indossavo una tuta da pacificatore ed ero a pieni nudi. Il bambino, dopo avermi accolta in casa sua, prese a raccontarmi di lui e della sua vita. Mi disse che aveva perso tutta la sua famiglia nella guerra, perché i pacificatori li avevano fraintesi e solo lui si è riuscito a salvare perché era talmente piccolo da potersi nascondere nello scaffale mal ridotto della cucina. Mi ha fatto tenerezza quando mi ha portato il suo unico ricordo di famiglia, così ho deciso di andare al Palazzo di Giustizia e di prenderlo in adozione e di farlo diventare mio figlio. Alla mia richiesta il bambino mi ha sorriso e mi ha stretto forte. Due anni dopo, ho incontrato quello che oggi è mio marito che mi ha fatto riscoprire il mondo, senza atrocità e senza fucili. Mi ha fatto innamorare e mi ha conquistato con le parole, e poco tempo dopo abbiamo avuto un bambino e abbiamo deciso di sposarci. Ora come ora, lui è morto per una grave malattia incurabile, ed io sono diventata sorda perché tutte quelle bombe che mi sono esplose vicino hanno fatto il loro effetto definitivo, rendendomi così, muta e sorda a vita, fino alla fine. I miei due bambini, Machi e Jordan, oggi hanno venti e ventisei anni e non mi lasciano mai sola, nonostante le loro famiglie li reclamino. In tutto questo, però, io continuo a sentirmi sola. Continuo a rivivere tutti i momenti della guerra e tutti quei momenti che abbiamo passato assieme mi ritornano alla memoria e non posso fare nulla per contrastarli. Continuo a rivederti e sai, non è molto piacevole vederti nei miei incubi, anzi non è per niente piacevole vederti esplodere le budella ogni notte. Ogni notte mi rigiro tra le coperte, con la speranza di rivederti un’ultima volta, ma alla fine trovo solo un cuscino bianco e delle coperte.
E tu? Come stai mio caro e vecchio amico? Cosa ti è successo in questi anni? Hai dimenticato tutto e tutti, come dicevi alla fine della guerra? Comunque ora ti saluto, vado a finire di preparare la cena.
Tua per sempre, Milly.”


Mi rigirai tra le mani quello strano pezzo di carta e presa da un vero e proprio atto di coraggio, uscì da casa e la imbucai nella buca più vicina. Sorrisi fiera di me stessa, avevo superato anche questa, ero riuscita a scrivere a Nicholas.

 *   *   *   *   *  *
 
Sentì suonare alla porta e sbuffando andai ad aprire. Un ragazzo da lunghi capelli rossi mi consegnava una lettera proveniente da chissà quale posto. Mi sorrise e dopo aver ricevuto una piccola mancia, riprese la sua bicicletta e tornò al suo lavoro. Osservai la lettera incuriosito e dopo alcuni minuti decisi di vedere il mittente. Girai lentamente la lettera e lessi il nome, il suo nome. Milly mi aveva scritto, l’aveva fatto per davvero. Preso da un’improvvisa felicità aprì la lettera e cominciai a leggere le parole scritte da quella calligrafia fin troppo particolare. Mi scese una piccola lacrima e decisi di ricambiare il favore andando a prendere una penna e della carta.

“Milly, accidenti! Sei davvero tu?
Seri riuscita davvero a scrivermi questo? Dio, non puoi nemmeno capire la mia felicità in questo momento.
E come avrei potuto dimenticarti? Mi hai salvato il di dietro talmente tante di quelle volte e mi hai insegnato talmente tanto durante quella stupida guerra. Mi ricordo molto bene, quando avevi in mano il fucile diventavi Killer, la donna che non aveva paura e che combatteva per la sua libertà e per la libertà per Panem e per noi.
Io, a differenza tua, sono rimasto qui, nel sette a vivere la mia vita e quella che volevo avere con te. Quando quella mattina ti sono venuto a trovare e non c’eri ho avuto paura.
Eri davvero andata via, senza nemmeno lasciare spiegazioni, mentre io cercavo solo di dirti quello che provavo per te. Non sono riuscito a dirti nulla, non ti ho mai detto quelle due paroline famose che ho lasciato marcire nel mio cuore, insieme a te e alla tua immagine. Mi manchi, mi manchi tutti i giorni e vorrei che tu fossi qui. Dio, sono proprio smielato è? Non cambierò mai io e il mio essere dannatamente dolce, come dicevi tu.
Niente, dopo la rivoluzione la mia vita non è cambiata, ci sono voluti un paio di anni prima di riadattarmi, ma alla fine ho deciso di provare ad avere una famiglia, così ho sposato Lily, quella biondina che ti stava particolarmente sulle scatole ma che a me piaceva, e abbiamo avuto una bambina che ho deciso di chiamare come te. Lily, tre mesi dopo mi ha mollato e mi ha lasciato la bambina, così mi sono ritrovato single e ragazzo padre, infondo avevi ragione tu. Milly vive ancora con me, non ha mai conosciuto sua madre, ma vorrebbe conoscere la donna che ha ispirato il suo nome. Ti ringrazio di tutto e questa la mia vita ora. Io sto bene, vado avanti e cerco di vivere alla giornata, anche se alla fine ho deciso di smettere di parlare, più per rifiuto psicologico che per altro.
Eh niente, spero di risentirti presto mia piccola rossa.
Tuo per sempre, Nicholas.”


Sorrisi al foglio di carta che ora stringevo tra le mani e arrivato alla cassetta delle lettere, imbucai la mia lettera, con la speranza di rivederla presto.

*   *   *   *   *  *
 
Guardai ancora una volta incredula la lettera e sorrisi verso quella scrittura che mi scorreva sotto gli occhi. Sorrisi ancora, quando notai il soprannome che aveva utilizzato. Presi un pezzo di carta e cominciai a scrivere una risposta, ma decisi di non inviarla, né tantomeno di finirlo. Lui avrebbe capito, lui mi avrebbe sorriso e mi sarebbe rimasto nella mia vita, sempre e comunque, anche senza quella lettera di ringraziamento.
  
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