Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Juuri    30/03/2014    2 recensioni
Quelli più importanti sono attimi eterni, strappati da momenti finiti.
Consapevolezza - L'amava da sempre.
Paura - Paura era non conoscerla davvero e non avere l'opportunità di farlo.
Crescita - Lily bramava l'amore, James nell'amore non credeva.
Domani - E speri che un domani ci sia.
Buon compleanno - Sa che il tempo volerà in fretta.
Lasciarsi amare - A lei piaceva il silenzio.
Perfezione - La consapevolezza improvvisa e inaspettata che l'amore non nasce, ma cresce.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Paura.

Paura era vedere Evans arrabbiarsi e cacciare la bacchetta, nascosto sotto il Mantello dell'Invisibilità, e sorridere ai suoi incantesimi, davanti alla sua frustrazione, e lasciarsi scappare un ghigno divertito, perché era incredibile quanto fosse bella anche arrabbiata.

Paura era vedere i suoi occhi diventare rossi, lucidi e le lacrime lasciarli, troppo ingombranti per essere racchiuse, in troppe per essere assorbite. Era vedere quelle lacrime scivolare sulle guance di lei, che dopo un po' abbandonava il tentativo di asciugarle, perché le sue mani erano ricoperte di pioggia, e il suo viso bagnato, e il labbro inferiore imprigionato dalla forza del morso, quando cercava la via di uscita attraverso il dolore. E quel dolore James l'odiava, e avrebbe voluto fermarlo, e dirle che non serviva, e farle sapere che conosceva il modo di allontanarlo, se solo lei gliel'avesse permesso.

Paura era cercarla per i corridoi della scuola senza trovarla, col cupo pensiero che fosse raggomitolata da qualche parte, che non volesse essere scoperta, che si nascondesse anche davanti a lui - da lui che avrebbe fatto di tutto, pur d'aiutarla.
Era non vederla a lezione, lei che le lezioni le amava. Era non trovarla in biblioteca, lei che considerava la biblioteca la sua seconda Sala Comune. Era non scorgerla nella Guferia, intenta ad inviare l'ennesima lettera ad un destinatario a lui sconosciuto. 
Era osservarla mentre cambiava direzione di corsa, alla vista di Mocciosus, che lui non avrebbe mai perdonato, perché nessuno poteva trattare Evans in quel modo.

Paura era non conoscerla davvero e non avere l'opportunità di farlo, perché lei glielo impediva, e s'allontanava, ed incrinava le speranze di lui che riaffioravano in germogli sbocciati l'indomani, in una corsa senza fine e nella fine di un inizio.
Era non godersi i raggi del sole che disegnavano sulla sua pelle chiara, e risaltavano il suo viso spruzzato di lentiggini, che si accavallavano sul naso e sulle goti, e danzavano seguendo la musica dei raggi.

Paura era non vederla ridere e non osservarne il broncio infastidito, quasi infantile. Era non spuntarle davanti, dal nulla, e strapparle un sorriso. Era non punzecchiarla, interrogarla, ammirarla. Era quando non le sfiorava la punta del naso con le dita, come si fa con i bambini quando sono ancora piccoli, per sottolinearne la bellezza, la purezza, la delicatezza. Era non farle il solletico alla pancia – perché lei l'odiava, il solletico alla pancia.

Paura era non perdersi in lei.
Lei e i suoi capelli rossi, lei e i suoi occhi verdi, lei e il sole e la pioggia e la neve e l'estate e l'autunno. Lei che era lo scorrere del tempo e il tempo stesso al suo passaggio, l'attenzione di un Prongs troppo catturato dalla sua vista per darsi un contegno. Era la sua arroganza accentuata – come se ce ne fosse stato bisogno -, la sua mano tra i capelli, e il suo sorriso, il suo sorriso, il suo sorriso.

Paura era non sognarla, perché lei ne occupava i sogni, in ogni istante di ogni giorno, e lo attirava, lo ammaliava, lo trascinava fuori dalla stabilità che lui era – perché James era stabile, più di quanto lo fosse lei.
Era vederla spezzarsi tant'era fragile, era l'impotenza di quando non poteva consolarla, era abbracci platonici perché lei non si faceva avvicinare. Era l'aria che rappresentava, che gli sfuggiva tra le mani, inafferrabile.

Paura che scomparve quando intrecciò le mani con le sue, e poteva finalmente toccarle i capelli, e scoprire ch'erano come l'immaginava, e sfiorarle la punta del naso – di quel suo nasino alla francese – senza doverla cogliere di sorpresa, e perdersi nei suoi occhi – nei suoi occhi a mandorla - orgoglioso di vederla arrossire, e conoscere il sapore delle sue labbra – le sue labbra che s'adattavano perfettamente a quelle di lui.
Paura divenne conquista, conquista bramata per sette lunghissimi anni, vissuti con lei, conoscendola, imparando cose che s'era sorpreso a scoprire, e aveva saputo amare.
E lui apprezzò ogni secondo di quel tempo, e lei scoprì come la sua presenza divenne incredibilmente necessaria, di come James Potter si fosse ricavato uno spazio in lei, solo per lui.



***
Angolo.

Lo so, totalmente fluff. Spaventosamente fluff.
E sono una brutta persona per non star aggiornando l'altra - ma ci sto lavorando, davvero.
Vostra,
Juuri. 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Juuri