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Autore: Zakarya    30/03/2014    1 recensioni
Cos'è cambiato ora, fratello? Ricordi ancora quando andavamo d'accordo?
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
- Questa storia fa parte della serie 'Racconti dall'Olimpo'
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Cosa ti è successo, fratello? Da quando sul tuo volto non vi è odio, ma rammarico? E di cosa ti rammarichi tanto, Signore dell'Oltretomba, da non intervenire quando le mie armate eteree penetrano nel tuo caro Ade, sfondando le porte che conducono al gelido Tartaro, casa di mostri, dove risiede il tuo castello?

Cosa è successo, perché questi giovani sono qui, sulle sedie dell'oblio, cos'è accaduto ai loro corpi? Perché la loro carne si è unita alla pelle delle sedie, perché le loro viscere diventano i legacci che richiudono l'imbottitura delle stesse?


<< Libera quei giovani, è Zeus che te lo ordina! >>


Ma nulla, il tuo sguardo racchiude l'odio di tutti i dannati condannati nel tuo folle e freddo mondo, che gridano e supplicano che la tortura inflitta loro dalle Arpie cessi una volta per tutte. L'odio verso di me, l'odio per qualcosa che vedi nelle profondità del mio essere. Cos'è che tanto disprezzi, fratello Ade?

Le mie armate diedero furioso assalto ai tuoi tetri demoni, grottesche creature da sembrare figli stessi dei furenti Titani, e proprio quando i nostri occhi si incrociarono, la tua cieca furia si scagliò contro di me come un'onda di nera fiamma.

Perché l'hai fatto? Non ho avuto altra scelta: la mia cupa lancia dovette infilzare il tuo petto, facendone sgorgare tetro liquido freddo come il ghiaccio, che io sapevo invece essere il tuo sangue, nero come il più profondo inferno che ti si cela nel cuore.


Cos'è cambiato ora, fratello? Ricordi ancora, quando andavamo d'accordo?


Molte lune sono passate, troppe dall'ultima volta che ti ho visto smaniare e dilaniare col tuo scettro l'anima di qualche trapassato mortale, ed ora invece ti vedo guardare da lontano, una giovane fanciulla.

Il suo nome è Persefone, lo sai? Ed il suo cuore è troppo puro per venir costretto dalle tue arti oscure a concedertisi. Se tu sei l'oscurità, lei è la più pura luce. Se tu sei la morte, lei è la vita. Se tu sei l'Inverno, mio caro fratello, lei è la Primavera.

Vedo Persefone ora, si è allontanata da Demetra. Oh quella ragazza, quella dolce creatura! Non avrebbe mai sospettato che il Dio dell'Oltretomba la stesse osservando, e stesse ammirando le sue nude grazie aggirarsi per il rigoglioso bosco che si generava al suo passaggio.


Quand'è stata l'ultima volta che hai amato qualcuno, fratello? Ma il tuo cuore non ha mai conosciuto l'amore perché, freddo e nero, ospita in se solo l'odio e le chiavi del tuo Ade. Allora cos'è quello scintillio nei tuoi occhi?


I fumi pestilenziali del tuo regno stanno contaminando il mondo. Ma dov'è Persefone, colei che fa si che il mondo rifiorisca ad ogni morte causata dal tuo orrido potere? Non vedo più le sue dolci grazie, ne odo il suo romantico canto inneggiato alla bellezza della natura, dov'è colei che può salvare questa terra dal diventare un secondo Tartaro?

Come hai osato rapirla, fratello? Come hai potuto mettere a repentaglio il mondo per un tuo stupido capriccio? Che le catene di Adamante ti leghino in orrenda morsa, e che il tuo orrido cane a tre teste Cerbero ti dilani la carne! Perché è questo ciò che meriti, per aver fatto quasi morire ogni uomo sulla creatura della terra, ed aver rapito la più pura creatura mai creata nell'Olimpo!

Ma tu e la tua sposa avete già inventato lo stratagemma, come noi Olimpici possiamo notare. Le hai fatto mangiare il seme del melograno, il frutto del vostro primo peccato, il cui dolce sapore aleggiava sulle labbra di Persefone. Cosa porterà questo al mondo, mio caro fratello?

Per 6 lunghi mesi, il gelo dell'Ade lo invaderà, quando questo verrà privato dalla dolce luce di Persefone, e nei restanti 6 in cui la dolce fanciulla verrà restituita a sua madre il mondo gioirà e resusciterà dalle ceneri del tuo orrido ghiaccio. E come la fenice, la terra rinascerà dalle sue ceneri, ed il sole splenderà, invincibile, sul tuo ghiaccio, fino a discioglierlo.


<< Mio dolce Ganimede, vedi cosa deve fare, il Padre degli Dei? >>


Oh quale gioia averti al mio fianco, mia unica fonte di piacere. Ganimede, figlio di Troo, rapito dalla mia forma rapace e portato sulle alte nuvole dell'Olimpo, per divenire il bellissimo giovane coppiere degli Dei, ed amante della Folgore che alberga nel mio essere. Cosa penseresti, se ti raccontassi dell'amore di Ade per la dolce Persefone?


Cosa diresti, se ti dicessi che io ne ero al corrente ancor prima che mio fratello decidesse di rapirla?


Dolce Ganimede, come umano tu non potesti mai vedere ciò che i miei saggi occhi vedono, ed ora che il tuo flebile respiro si arresta, ti renderò ciò che tu hai sempre voluto divenire: stella tra le stelle, costellazione dalle sette punte, formata dai dieci astri più luminosi che albergavano nel cielo. Ora risplendi, coppiere degli Dei, risplendi nel Cielo come risplendesti sulla Terra, e veglia su tuo padre e sulla tua natia città, ora che tutto vedi, oltre le nuvole.
  
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