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Autore: mieledarancio    06/07/2008    18 recensioni
Per fortuna non ha tentato di fare cose strane, come aveva detto pensò Tom rassicurato, tornando a guardare il film.
In quello stesso istante, il bassista mise una mano sulla coscia del chitarrista e voltò il capo verso di lui.
Come non detto.

«Sei mio», sussurrò maliziosamente Georg, facendo sbarrare gli occhi di Tom fino al massimo possibile.
OH, MEIN GOTT!
Genere: Commedia, Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Birra e Baci a Mezzanotte









Erano ormai le dieci di sera, quando Georg arrivò saltellando di fronte alla casa ad Amburgo dei due gemelli Kaulitz. Il passo saltellante, il viso contratto in un'espressione di pura felicità e le mani impegnate a reggere due intere confezioni di birra ancora sigillate e plastificate. Gustav lo seguiva tranquillo, il passo lento e controllato.
L'idea di festeggiare quel loro primo giorno libero del mese insieme ai gemelli e a qualche birra non gli dispiaceva affatto, l'unico piccolo particolare che non gli andava a genio era proprio il fatto di doversi portare appresso un bassista già mezzo ubriaco, che, mentre saltellava da ogni parte, intonava la canzoncina del cartone animato di Heidi.

È pure stonato come una campana!
pensò il batterista, lanciando un'occhiataccia all'amico lì vicino.

«Georg, potresti darci un taglio, per favore?», gli chiese Gustav alquanto esasperato.

Georg smise improvvisamente di saltellare e si fermò in mezzo al vialetto che portava alla casa dei gemelli. I suoi occhi si posarono prima sulle confezioni di birra, poi sull'amico davanti a sé e ancora una volta sulle birre.

Gustav lo osservò confuso, fermandosi a sua volta. «Che c'è?».

Georg tornò a fissare il batterista, gli occhi improvvisamente lucidi, il labbro tremolante e lo sguardo da cane bastonato. «Non ho portato le forbici, non posso tagliare le confezioni», disse con la vocina triste, tirando su col naso.

Gustav alzò gli occhi al cielo e tornò indietro per afferrare bruscamente il bassista per la manica del cappotto e tirarlo poi verso la porta della casa. «Quando ho detto di darci un taglio, non mi riferivo alle birre, idiota», sbuffò spazientito.

Quando i due amici si trovarono di fronte alla porta, Gustav suonò il campanello e attese che qualcuno gli venisse ad aprire.

Nel frattempo, Georg si era appoggiato alla spalla del batterista e continuava a strusciarci contro la guancia. «Come sei morbido, Gus».

«Sì, certo», commentò Gustav, scuotendo la testa in segno di disapprovazione.

In poco tempo la porta d'ingresso si aprì e sulla soglia fece la sua comparsa Tom, più spazientito che felice di vedere i due amici.

«Ma quanto ci avete messo? Dovevate soltanto andare a prendere le birre, mica fare la spesa!», li riprese acido.

Gustav indicò scocciato il bassista, ancora appoggiato alla sua spalla. «Dillo a questo qui. È colpa sua, se abbiamo tardato. Si è fermato in un bar e si è scolato litri e litri di birra, ad un certo punto ho perso il conto».

Tom sgranò gli occhi e fissò Georg stupefatto. «Certo che potevi aspettare di venire qui, prima di cominciare a bere... non c'è più gusto, se sei già ubriaco», si lamentò, facendo entrare i due amici e aiutando Gustav a reggere l'altro ragazzo.

«Oh, non ti preoccupare, Tom, non ti sei perso poi molto. Fino ad ora ha soltanto cantato qualche canzone dei cartoni animati».

Georg, sentendo dire quelle parole, riattaccò con la sua performance. «Heidi, le caprette ti fanno ciao!».

Gustav roteò gli occhi rassegnato. «Appunto».

Chitarrista e batterista portarono l'amico ubriaco in salotto e lo buttarono letteralmente sul divano, quasi come un sacco di patate.

«YEAH!», urlò Georg estasiato, scoppiando a ridere come un ossesso e spaccando quasi un timpano a Tom, piegato su di lui per sistemargli un cuscino sotto la testa.

Era difficile posizionare quell'oggetto a dovere, perché il bassista non accennava a collaborare e, in più, si dimenava come impazzito, prendendolo come un gioco.

«Georg, stai fermo, cazzo!», gli urlò contro il chitarrista, dopo essersi beccato il terzo schiaffo in faccia.

Georg si fermò di botto e i suoi occhi si inumidirono all'istante. «Scusa, Tomi-Tomi, piccolino, cucciolino, caccolino».

Gustav si lasciò andare sulla poltrona accanto al divano, scoppiando a ridere come se fosse impazzito.

Tom gli lanciò un'occhiata infuocata, sperando di poterlo incenerire all'istante in quel modo. Razza di idiota.

Il batterista riuscì a calmarsi solo dopo diversi minuti, minuti in cui Tom aveva continuato a combattere con Georg per sistemarlo sul divano in una maniera decente e per scappare successivamente dalla sua presa ferrea: il bassista, infatti, lo aveva afferrato per il collo dell'enorme maglia e cercava di tirarlo in basso, verso di sé.

«Georg, lasciami, porca puttana! Che stai facendo?», si lamentò il chitarrista, dimenandosi e opponendosi alla presa dell'amico.

«Ma come, Tomi-Tomi... Devo farmi perdonare per averti fatto male», gli rispose Georg, sorridendogli come un cucciolo in cerca di coccole e facendo la vocina stridula da bambino piccolo.

«Ti ho già perdonato, risparmiati le smancerie», esclamò Tom, cercando di liberarsi sia dalla presa sulla maglia, sia da quella sul suo mento.

Georg, però, non si arrese e continuò imperterrito ad attirare il viso del chitarrista verso il suo. «Voglio solo darti un bacino piccolo piccolo».

«Scordatelo!».

«Dai!».

«No!».

«Dai!».

«No!».

«DAI!».

«NO!».

«Scusate, vi sembra il caso di fare queste cose davanti a tutti? Andate in camera, no?».

La voce di Bill interruppe lo scontro fra i due ragazzi, bloccandoli di botto e facendoli cadere entrambi dal divano. La risata di Gustav risuonò ancora per tutta la stanza, mentre il cantante scendeva le scale del piano superiore e raggiungeva i tre amici. L'espressone del suo viso era decisamente contrariata per quello che aveva appena visto.

Amoreggiare qui in mezzo alla stanza... e, in più, sul MIO divano!
pensò infastidito, scuotendo la testa contrariato.

«Non stavamo facendo niente! È Georg, questo ubriacone da quattro soldi, che mi voleva baciare in bocca!», urlò Tom, cercando di rialzarsi e di sistemarsi il cappellino sulla testa, che durante la lotta gli era completamente calato sul viso, fino a coprirgli anche gli occhi. «Tu, piuttosto, dov'eri finito?».

Bill mise le mani sui fianchi e si posizionò in una posa che, a suo parere, doveva essere davvero molto sexy. «La perfezione richiede tempo, fratellino», disse, scuotendo la chioma nera leonina, perfettamente sistemata nella solita acconciatura da porcospino.

Gli occhi perfettamente truccati di nero gli conferivano un'aria ancora più attraente e irresistibile, aggiungendosi alla sua forma slanciata e filiforme del corpo.

A Georg brillarono gli occhi a quella vista. «Ma tu sei sempre bellissimo, Bibi! Sei sempre perfetto!», disse felice, sorridendogli dal basso, sul pavimento su cui era ancora sdraiato.

Bill rimase di sasso per qualche secondo, cercando di capire se le sue orecchie avessero sentito bene. «Ge-Georg», balbettò, mentre gli occhi si facevano lucidi. «IO TI ADORO!», urlò infine, gettandosi al volo sul bassista e abbracciandolo stretto stretto sul pavimento.

Tom rimase sbigottito ed inarcò un sopracciglio disgustato. «E poi sono io il maniaco», commentò fra sé e sé.

Bill, intanto, aveva preso a strusciare sorridente la guancia sul petto di Georg: sembrava quasi che facesse le fusa. «Grazie, grazie, grazie!», continuava a dire il cantante, mentre il gemello lo fissava senza parole e Gustav rideva come un matto. «Miao!», disse all'improvviso, increspando le labbra, come se fossero quelle di un gattino.

Tom sbarrò gli occhi incredulo. Miao? Ma che cazzo...? Ha bevuto pure lui? pensò sconvolto nella sua mente.

«Ragazzi, vi va di guardare un film horror?», chiese improvvisamente il cantante, alzandosi dal bassista e facendo come se niente fosse.

Il gemello inarcò un sopracciglio e fissò inquieto Georg, intento a tirarsi su dal pavimento. «Io credevo di starlo già guardando», commentò fra sé e sé il rasta.

Gustav si diresse verso la cucina con le due confezioni di birra in mano, seguito da Bill, che voleva prendere i popcorn da sgranocchiare durante la visione del film.

«FERMI TUTTI!», urlò improvvisamente Georg, bloccando tutti e attirando i loro sguardi confusi su di sé.

Il suo viso era stranamente serio e continuava a spostare lo sguardo da un ragazzo all'altro, fissandoli maliziosamente.

«Ricordate solo questo: voi mi appartenete, siete solo miei. Io non so come, ma troverò sicuramente il modo per baciarvi tutti questa sera stessa», disse infine, puntando un dito contro di loro. «Ricordatevelo».

Gustav e Bill cercarono di soffocare una risatina isterica contro le loro mani e tornarono alle loro faccende.

Tom, invece, si sedette comodamente sulla poltrona in soggiorno e osservò Georg tentare di rimettersi seduto sul divano in maniera composta. Io mi sto già preoccupando.






La serata era andata avanti piuttosto normalmente. Tutti e quattro si erano seduti sul divano e sulle poltrone a guardare il secondo film di "The Grudge", mangiando popcorn e bevendo di tanto in tanto un po' di birra al buio.

Tom, seduto di fianco a Georg, continuava a fissare lo schermo annoiato, sbuffando di tanto in tanto. Questi film fanno paura soltanto a Bill pensò nella sua mente, lanciando un'occhiata al gemello, poco lontano da lui.

Era praticamente avvinghiato al braccio di Gustav e continuava a stringerlo sempre più forte, bloccando la circolazione al povero batterista. L'amico cercava di tenere duro e di non respingerlo, ma sentiva che da lì a poco avrebbe perso completamente la sensibilità del braccio. Georg era piuttosto tranquillo, anche se ancora sotto l'effetto dell'alcol.

Per fortuna non ha tentato di fare cose strane, come aveva detto
pensò Tom rassicurato, tornando a guardare il film.

In quello stesso istante, il bassista mise una mano sulla coscia del chitarrista e voltò il capo verso di lui.

Come non detto.


«Sei mio», sussurrò maliziosamente Georg, facendo sbarrare gli occhi di Tom fino al massimo possibile.

OH, MEIN GOTT!


Il bassista con uno scatto felino e fin troppo veloce per un ubriaco si avvicinò all'amico, gli prese il viso fra le mani e premette con forza la bocca sulla sua.

Tom corrugò la fronte disgustato e spintonò via l'amico, ritraendosi e portandosi una mano alla bocca. «Bleah! Che schifo!», urlò forte, sfregandosi le labbra con forza.

«Puoi dirlo forte! Oddio, guarda quel coso! È orribile!», commentò Bill, che non si era accorto di nulla e continuava a guardare il film insieme a Gustav.

Il chitarrista rivolse lo sguardo a Georg, che lo stava fissando soddisfatto.

«Te l'avevo detto, Tomi-Tomi», sussurrò il bassista, leccandosi le labbra e sorridendo felice.

Tom lo guardò con odio, poi chiamò il fratello per fare cambio posto. «Georg non vede l'ora di abbracciarti, Bill. Vieni a fare cambio con me e lascia respirare quella povera anima santa di Gustav», disse acidamente, alzandosi dal divano e costringendo il gemello ad alzarsi e a fargli posto.

Bill cominciò a dimenarsi. «Aspetta! Blocca prima il film. Io non mi muovo per la stanza con quel coso sullo schermo», esclamò, terrorizzato all'idea di avere il mostro alle spalle.

Tom sbuffò sonoramente, ma prese comunque il telecomando e bloccò il film senza pensarci due volte. L'unico problema era che l'immagine si era bloccata esattamente sul momento in cui nel video veniva inquadrato perfettamente il primo piano del viso del mostro giapponese con gli occhi insanguinati. Bill sgranò gli occhi e lanciò un urlo talmente forte che persino i Santi del paradiso avrebbero potuto sentirlo. Senza pensarci due volte, si scagliò contro il gemello e lo abbracciò forte, cercando protezione per non vedere più quella scena. Tom, sorpreso dalla reazione del fratello, perse l'equilibrio e cadde all'indietro sul divano, portandosi dietro Bill e cadendo entrambi sulle ginocchia di Georg. Il chitarrista finì completamente disteso sul divano, invece il cantante, a cavalcioni sul fratello, arrivò con il viso vicinissimo a quello del bassista. Georg colse subito l'occasione e fece lo stesso che aveva fatto pochi minuti prima con Tom: dopo aver afferrato il volto di Bill, sbatté letteralmente le labbra sulle sue, stampando un bel bacio anche sulla sua bocca. Il moro era rimasto talmente sconvolto che non si era neppure allontanato all'istante, dando così l'opportunità al bassista di approfondire il bacio con qualcosa di caldo e bagnato che Bill riconobbe immediatamente come la lingua di Georg. A quel punto, si staccò da lui con una spinta violenta e cadde all'indietro, atterrando sul pavimento e portando con sé il gemello, che era ancora sotto di lui.

Gustav scoppiò immediatamente a ridere, soffocandosi quasi da solo fra le risate e mettendosi le mani sulla pancia. «Oh, mio Dio! Ahahah! Avete forse deciso di fare un'ammucchiata di gruppo, stasera? Ahahah!», riuscì a dire con difficoltà, preso ormai dalle convulsioni.

Bill e Tom lo guardarono con odio, poi si scambiarono un'occhiata complice e si rimisero in piedi.

Il chitarrista si avvicinò lentamente alla poltrona su cui era seduto l'amico. «Se è un'ammucchiata di gruppo... anche tu devi partecipare, allora».

Al segnale del cantante, i due gemelli afferrarono Gustav per le braccia, uno da una parte e uno dall'altra, e lo trascinarono di peso fino a Georg. Quest'ultimo aveva l'espressione del viso sognante e probabilmente era ancora incantato, dopo il bacio dato a Bill.

«Perché non provi anche tu a farti baciare da Georg? Bisogna fare nuove esperienze, Gus», esclamò beffardo Tom, posizionando insieme al gemello il batterista davanti a Georg.

«Saluta le belle labbra di Georg, Gus», ridacchiò Bill, facendo in modo che il viso dell'amico fosse molto vicino a quello del bassista.

«Ragazzi, non potete farmi questo!», pregò Gustav, dimenandosi e guardando con orrore il viso di Georg farsi sempre più vicino al suo.

«È tutto tuo, amico!», esclamarono all'unisono Bill e Tom, buttando il batterista fra le braccia del bassista.

E così Georg baciò anche la sua ultima preda, ma per questa prolungò il bacio il più possibile.
I due gemelli si diedero il cinque e scoppiarono a ridere, sentendo Gustav lamentarsi sotto le torture del bassista. Quando finalmente riuscì a staccarsi dalla bocca del ragazzo ubriaco, cominciò a sputacchiare dappertutto, lanciando imprecazioni e versi disgustati.

«IO ODIO I GEMELLI!».






LA MATTINA DOPO

Il sole era ormai alto da un pezzo nel cielo. I quattro ragazzi dormivano tranquillamente uno accanto all'altro sul pavimento del soggiorno, fra popcorn e lattine di birra vuote, il film horror ancora bloccato sull'immagine del mostro giapponese.

Georg aprì per primo gli occhi e si guardò attorno spaesato, osservando prima i tre amici, poi il caos intorno a loro. Ma che è successo qui? Sembra un campo di battaglia pensò intontito, massaggiandosi le tempie con una smorfia sofferente sul viso. Cazzo, che mal di testa.

«Buongiorno».

La voce assonnata di Bill attirò la sua attenzione.

Il ragazzo, appena sveglio, si sollevò sui gomiti e si stropicciò gli occhi. «Come ti senti stamattina?».

Georg si lasciò sfuggire un grugnito dalla gola. «Come se mi fosse passato sopra un tram», commentò infastidito e con la nausea che gli bloccava lo stomaco.

«Ci credo. Ieri sera eri ubriaco fradicio», esclamò Bill, spostando poi lo sguardo sulla stanza.

Era davvero un disastro con tutti quei popcorn e lattine in giro. Lo sguardo del cantante si mosse ancora, fino ad arrivare al televisore acceso.

«AAAH! OH, GOTT!», urlò con tutta la voce che aveva in corpo.

Quell'urlo disumano risvegliò Gustav e Tom e non solo: persino i cadaveri sottoterra si rivoltarono nella tomba infastiditi.

Bill si alzò di scatto e prese a correre per tutta la stanza con le mani premute sugli occhi chiusi. «SPEGNILO, SPEGNILO, SPEGNILO!», continuava ad urlare.

Georg si portò le mani alle orecchie. «Vi prego, fatelo smettere. Mi sta distruggendo il cervello».

Tom digrignò i denti ed emise un verso animalesco verso il gemello. «CHE CAZZO URLI?». Si alzò velocemente in piedi e lo fissò infuriato. «Vuoi vedere qualcosa di veramente spaventoso?».

E così il chitarrista partì all'inseguimento del fratello per tutta la casa, mentre bassista e batterista sedevano ancora per terra intontiti.

Gustav rivolse un'occhiata inquieta verso l'amico. «Non ci bacerai ancora... vero?», chiese esitante.

Georg sgranò gli occhi e per un istante si guardò attorno confuso e stralunato: non ricordava niente. «Come, scusa?»
.









   
 
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