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Autore: LucaMan92    30/03/2014    0 recensioni
Ad Emily Balmoral è tutto concesso, o quasi tutto. Ragazza brillantemente allegra e di larghe vedute, è la figlia di Anthony Balmoral, colui che ha ereditato il castello di Garden Grove da uno zio lontano. Emily e la sua famiglia vivono in Scozia da quando lei era in fasce. Nonostante ciò, però, non riesce ad essere "nobile" come l'alta società scozzese vorrebbe. Emily non è altro che una ragazza dolce, spontanea e libera che non vuole essere imprigionata dal bonton e i modi schizzinosi. Decide così di lavorare segretamente in un panificio del paese, dove incontra una famiglia adorabile e un ragazzo odioso, talmente odioso da non riuscire più a smettere di pensare a lui...
Mentre Emily comincia ad innamorarsi di quest'uomo, però, qualcuno trama contro la sua famiglia. Qualcuno che trama da anni, qualcuno a loro molto familiare, disposto a portargli via tutto e distruggere tutto ciò che Emily vorrebbe per la sua vita...
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1
 
 
“Tre, due, uno…ecco che spunta il sole” pensò Anthony.
Guardava fuori la finestra della sua camera da letto mentre sua moglie dormiva. Da quella finestra poteva vedere l’immenso giardino di Garden Grove.
“Garden Grove…buongiorno mia cara!”.
Aveva sempre ben impresso nella mente il giorno in cui la sua vita cambiò: abitava in Florida allora ed era un semplice impiegato d’ufficio di una grande azienda che produceva riviste. Il lavoro l’aveva ottenuto semplicemente facendo un colloquio ed esponendo le sue esperienze teoriche e pratiche. In America c’era nato grazie al padre e alla madre che erano emigrati dopo la fine della seconda guerra mondiale dalla Scozia. Anthony era nato e cresciuto in Florida, aveva conosciuto sua moglie ed aveva avuto una bambina bellissima. Due mesi dopo la nascita di Emily, però, un notaio aveva chiesto di lui:
<< Io, Joseph Aaron Balmoral attesto, mettendo per iscritto, che, in mancanza di eredi, il mio successore sarà mio nipote Anthony Andrew Balmoral. Lascio a lui tutta la mia eredità: soldi, terreni e il castello di Garden Grove >> aveva letto il vecchio notaio dello zio Joseph.
Erano in salotto in un giorno di maggio e, alla fine della lettura del testamento, Anthony guardò dapprima sua moglie per appurare che avesse sentito pure lei e poi si guardò intorno mentre dalla grande finestra entrava un immenso raggio di sole giallo. Sì, guardò proprio verso la finestra, ammirando la luce accecante e credendo di essere arrivato in paradiso.
Ma il paradiso non era. Quando lui, sua moglie Lillian e la piccola Emily si trasferirono in Scozia non passò molto prima di accorgersi che il castello e i suoi terreni (milioni e milioni di ettari di terreno!) erano amministrati decisamente male. Garden Grove era in perdita e se non fosse stato per il consigliere, ormai non più, Richard Anderson sarebbe finito in banca rotta nel giro di un anno.
Richard l’aveva aiutato parecchio, era stato l’unico tra la cerchia dei nobili ad aiutarli e così le due famiglie divennero presto buone amiche.
Nobile…Anthony non poteva considerarsi nobile. Lo zio gli aveva lasciato quattro spiccioli e nessun titolo. E Garden Grove. Il castello di Garden Grove.
Nonostante le prime difficoltà, tuttavia, Anthony rimise in piedi la sua eredità e la sua fama e le sue ricchezze crebbero.
Adesso, nonostante non avesse un titolo, veniva chiamato Lord Balmoral dai cittadini della contea. Si stupiva sempre a pensare che il suo castello aveva dato il nome alla città, erano cose inesistenti nella grande America.
Mentre pensava tutto ciò, Anthony uscì per fare una passeggiata fuori. L’aria di settembre era fresca e mentre gli uccelli cantavano la vista di Anthony si inondò di luce arancione che rifletteva sul marroncino del castello.
Non poté far altro che guardare estasiato la sua casa che al centro aveva anche un grande orologio, come quello del Big Ben di Londra, che scandiva il passare della giornata con i rintocchi delle sue campane.
Suonate le sette e mezzo, Anthony tornò dentro e andò in salotto, dove Emily e Lillian stavano già facendo colazione.
<< Buongiorno, signore mie >> le salutò mentre si sedeva al tavolo con loro.
<< Buongiorno >> ricambiarono loro.
<< Dormito bene papà? >>.
<< Sì, tesoro. Grazie. E tu? >>.
<< Bene >> sorrise la figlia.
<< Anthony, ricordati che questa sera arrivano i Dewar a casa degli Anderson >>.
<< Come dimenticarlo, è l’evento della settimana! >>.
<< Julia mi ha raccomandato di presentarci non oltre le sette…parlo anche con te, Emily! >>.
<< Sì, mamma. Tranquilla ci sarò, oggi farò solo una passeggiata in paese. Tornerò in tempo, promesso! >>.
<< Me lo auguro. E non mettere niente di compromettente, te ne prego! Ci sparlano già abbastanza in questa terra! >>.
<< Loro non sparleranno, sono americani come noi! >> sorrise Emily.
<< Tu fa come ti ho detto e basta, d’accordo? >>.
<< Uffa mamma! Persino la first lady va in giro con dei pantaloncini! >>.
<< Per giocare con i cani, non per delle cene formali! >>.
<< Ma siamo nel ventunesimo secolo perché diamo ancora importanza a tutto ciò? >>.
<< Emily, tesoro, ne abbiamo già parlato: siamo gente di un certo ceto e dobbiamo dare certe impressioni, poco importa ciò che facciamo a casa o meno >>.
<< Sì, sì lo so. Beh, ad ogni modo, io vado. A più tardi >>.
<< Divertiti >> disse Anthony.
Non appena fu andata via, mentre mangiava le sua uova, Anthony disse alla moglie:
<< Secondo me sei un po’ troppo dura con lei. Dopotutto ha ragione: siamo nel ventunesimo secolo >>.
<< Lo so Anthony. Ma sai bene che abbiamo sempre avuto difficoltà ad ambientarci con questa fossa di serpenti che chiamano “nobilità”. Noi non siamo così, è vero, siamo gente umile. Ma è meglio che certe cose le teniamo per noi o hai scordato quanto ci abbiano deriso quando ci siamo trasferiti qui? >>.
<< No, non lo scordo >>.
<< Ecco. Ora non voglio che facciano la stessa cosa con Emily. Perché se continuerà a comportarsi come una donna qualunque non verrà mai accettata tra coloro che un giorno dovrà affrontare tutti i giorni >>.
 
Garden Grove era un piccolo paese che sembrava uscito da un libro di Harry Potter: dovunque c’erano costruzioni in marrone scuro.
Tutti conoscevano tutti o quasi ed Emily, approfittando del fatto che i suoi non si muovevano mai dal salotto durante la colazione, abbandonò gli abiti firmati e i vestiti da cerimonie per indossare un paio di jeans, una maglietta a maniche e corte e una camicia a quadri rossi e neri.
Emily non disprezzava la sua ricchezza, al contrario, pensava di essere molto fortunata e le piaceva godere di certi privilegi ma…semplicemente pensava che la vita “giù in paese” fosse più divertente. Una mattina, anni prima, aveva fatto per caso una passeggiata fuori dalle sue proprietà e aveva visto l’espressione della gente piena di emozione e sincerità. Fu da allora che non aveva più saputo fare a meno di tornarci di giorno in giorno. Amava la semplicità piuttosto che i sorrisi finti e gli sguardi pungenti dei suoi… “pari”.
“Che male c’è a vivere come la gente normale?” si chiedeva spesso.
Il sole splendeva e il cielo era di un azzurro intenso ed Emily, sulla sua bicicletta e con i capelli ricci al vento, arrivò sorridendo alla strada principale di Garden Grove.
<< Buongiorno Emily! >> gridarono i cittadini che la incontravano.
<< Salve! >> rispose lei mentre scendeva dalla bici e si avvicinava al panificio della famiglia Scott.
<< Lady Emily, non doveva disturbarsi anche oggi! >> disse la signora Scott andandole incontro.
<< Buongiorno Arielle! Quante volte ti ho detto di chiamarmi solo Emily? >> sorrise.
<< Lo sai che non posso chiamarti solo Emily, sei la persona più importante del paese! >>.
<< Solo perché sono la proprietaria del castello che dà il nome al paese non significa che io sia la più importante >> ribatté ridendo lei.
<< Oh, vieni dentro! Hai già mangiato? >>.
<< Sì, ti ringrazio >>.
<< Oh, peccato! Arthur ha appena fatto i pancakes! >>.
Entrarono nel panificio, dove Ethel e Derek, i figli maggiori di Arielle, la salutarono.
<< Oh! Ecco a voi Vostra grazia Emily Balmoral >> disse velenoso Derek mentre si inchinava.
<< Oh, piantala e va’ ad aiutare tuo padre! >> urlò Arielle.
<< Buongiorno a te, Derek >> rispose Emily e lo guardò negli occhi, sfidandolo.
I loro sguardi si incrociarono per alcuni secondi, quando Derek decise di arrendersi e tornare al laboratorio con suo padre.
<< Devi scusarlo, Emily! >> le disse la signora Scott.
<< Non preoccuparti, ormai ci sono abituata >> sorrise.
Già, ormai erano due mesi che Emily Balmoral lavorava al panificio con gli Scott. Ovviamente non veniva pagata, lo faceva solo per il gusto di farlo e questo era un altro punto del carattere di Emily che la differenziava dalla gente che doveva frequentare: era dolce e disponibile ma soprattutto non pretendeva nulla.
“Questa è la vera nobiltà” pensava “Fare quando si ha la possibilità. Donare, aiutare, migliorare...” ed Emily tutto ciò lo faceva davvero. Da quando aveva compiuto diciotto anni aveva deciso di dedicarsi al volontariato e a farsi carico di tutte quelle attività di beneficenza che altri usavano solo per raggiungere determinati obbiettivi.
Emily non aveva obbiettivi, aveva solo la voglia di fare.
L’unico punto era…che i suoi genitori non sapevano che lei andava in paese per lavorare dove ce ne fosse bisogno e soprattutto al panificio degli Scott, che aveva preso a cuore.
Come avrebbe reagito suo padre? Cosa avrebbe detto sua madre?
Oh, di certo Lillian le avrebbe detto di smettere immediatamente e dedicarsi di più alle cose riguardanti il loro ceto. Emily sapeva che sua madre non era cattiva eppure insisteva tanto su questo argomento e non era mai riuscita a capire a fondo il perché.
Quanto a suo padre…beh, era certa che lui l’avrebbe presa bene o quantomeno non ne avrebbe fatto un dramma!
“Papà…quanto adoro mio padre, è un uomo così buono!”.
I Balmoral erano così, avevano denaro ma non erano nobili. Appartenevano ad un ceto alto ma non si davano delle arie. Vivevano in un castello ma non se ne vantavano.
“Ricchi, buoni e stabili…cos’altro potrei desiderare di più?”.
Emily era felice, non avrebbe cambiato una virgola della sua vita.
 
Alla villa degli Anderson fervevano i preparativi per la grande festa d’accoglienza della famiglia Dewar. I domestici lavavano e spolveravano mentre cuochi e camerieri organizzavano il ricevimento in giardino.
<< Voglio delle luci al molo e sparse per tutto il giardino. Dobbiamo farli sentire dei sovrani >> stava dicendo Julia Anderson ad una cameriera.
<< Perché proprio in giardino? >> chiese suo figlio Thomas avvicinandosi.
<< Eccoti qua, ti stavo cercando! I nostri ospiti arriveranno dal mare, con il loro yacht >>.
S’incamminarono per tornare dentro.
<< Deve essere stato un viaggio molto lungo! >>.
<< Erano in vacanza, sciocco! La Scozia è la loro ultima meta prima di tornare in America >>.
<< Capisco. Dov’è papà? >>.
<< Nel suo studio a fare chissà che >>.
<< Stiamo andando da lui? >>.
<< No. Io volevo parlare con te >>.
<< Sono tutto orecchie >>.
Julia si accertò che i domestici non fossero in ascolto e non stessero badando a loro, dopodiché portò il figlio nel salottino che precedeva la sua camera da letto.
<< Ascolta, tuo padre questa sera entrerà in trattativa con il signor Deware e se le cose andranno bene entreremo in possesso di una grande fonte di guadagno >>.
<< Ed io cosa centro? >>.
<< Thomas, un giorno dovrai prendere il posto di tuo padre, è ovvio, tu centri sempre! Devi osservare e ascoltare, tuttavia non sono qui per dirti questo >>.
<< E allora cosa? >>.
<< Il signor Deware ha una figlia, si chiama Rose e sono certa che sia una donna molto graziosa. Vedi, se tu riuscissi…a sedurla, magari, potrebbe nascere qualcosa >>.
Thomas guardò la madre per un momento.
<< Mi stai chiedendo di provarci con lei? Non capisco >>.
<< Prova a riflettere: questa famiglia è molto potente Thomas, se a tuo padre non andasse bene la trattativa dobbiamo avere un piano B >>.
Julia fece una pausa aspettando la reazione del figlio.
<< È per il tuo bene >> disse poi sorridendo.
<< Per il mio o per il vostro? >>.
La faccia di Julia s’indurì.
<< Per il tuo, ovvio! Ma se vuoi patire la fame e rinunciare ai privilegi che hai adesso, fa’ come ti pare! >> disse e poi fece per andarsene.
<< Non fare così mamma! >> rispose lui trattenendola per un braccio << Non capisco perché dici queste cose! >>.
<< Perché è la verità. Tuo padre non ha infinite risorse di denaro, si impegna tanto per tanto ma non sempre è facile. Sai bene che fin quando non avrà un titolo degno di nota saremo sempre in bilico e se cadremo, tu verrai trascinato a fondo con noi! >>.
Tacquero per un istante.
<< Allora? Che cosa è meglio? >> riprese infine.
Thomas tardava a rispondere e Julia fu certa di essere arrivata dove voleva. Pensò che era arrivato il momento di andarsene e lasciare il figlio a riflettere.
E così fece.
 
Era tardo pomeriggio quando, al panificio Scott, arrivò una chiamata spiacevole.
<< Zia Margaret è morta oggi >> disse Arthur dopo aver chiuso la conversazione al telefono.
<< Accidenti, mi dispiace caro! >> disse Arielle prendendo la mano del marito.
<< Io vorrei andarci >> proseguì lui.
<< Ma certo! Tu va’ Arthur, rimaniamo noi qui al panificio >>.
<< Perché non ci andate tutti? >> s’intromise Emily.
<< Non vi insegnano neanche questo alla scuola per ricchi? >> le rispose acido Derek.
<< Piantala Derek! >> disse sua madre << Non possiamo lasciare il panificio chiuso per tanto tempo, Emily, e zia Margaret abita in Svizzera >>.
<< È poco più di un’ora da qui, con un volo potete andare e tornare in un giorno! >>.
<< Io non volo, Lady Balmoral. Preferisco la mia auto >> disse Arthur.
<< Già. E per andare e tornare passerebbe minimo una settimana >> concluse Arielle.
<< Beh…non preoccupatevi, ci sarò qui a tenere aperto il panificio! >>.
<< E come pensi di cucinare? Non dirmi che ci riesci! >> attaccò pronto Derek.
<< Lei no, ma tu si! >> disse Arthur.
<< Cosa? >>.
<< Tuo padre ha ragione. Tu potresti stare in laboratorio ed Emily qui a servire >>.
<< E ci sarebbe anche Ethel a darmi una mano! >> sorrise entusiasta Emily.
<< Io, veramente, andrei con i miei. Zia Margaret era la mia madrina, le ero molto affezionata >>.
<< Beh, non importa. Ci siamo comunque io e Derek >>.
<< Scordatevelo! Io non lavoro con sua Santità! >>.
<< Certo che sei proprio egoista! Davvero ti importa così poco dei tuoi familiari? >>.
Non sapendo come ribattere, Derek spostò l’attenzione su un altro punto: i suoi fratelli minori.
<< E come si fa con i bambini? >>.
<< Rachel ed Adam saranno a scuola per gran parte del tempo. Devi solo preparare loro la cena, per il resto sono già abbastanza autosufficienti >>.
Derek non aveva più temi per ribattere, così li guardò tutti per un istante e disse:
<< Io non ci lavoro con quella! Anche se dovessi fare tutto da solo non la voglio qui! >> e tornò in laboratorio.
<< Devi scusarlo Emily, mio figlio è un vero cretino >> disse Arielle.
<< Non preoccuparti Arielle, io non mi arrendo. Continuerò a venire qui e vi aiuterò come posso. Potete contare su di me, promesso >>.
“Non si libererà così facilmente di me, quell’idiota!” pensò Emily mentre sorrideva alla famiglia Scott.  

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A chiunque sia piaciuta la storia, ricordo che può trovare la fanpage su Facebook: Garden Grove - Il Romanzo
Ed anche il sito web dove aggiornarsi e (anche) seguire la storia da lì: www.garden-grove.webnode.it
 
   
 
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