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Autore: Lilium Secrets    30/03/2014    3 recensioni
Sin dalla notte dei tempi si afferma che l'amore è una delle cose più potenti che possa rifuggirsi nel cuore di un essere umano, ma la stessa cosa vale anche per una creatura la cui eternità e immortalità e scandita dal passare dei secoli? L'odio eterno verso qualcuno, che sia della loro razza o un semplice umano, poca è la differenza, ma la guerra che nasce da quel sentimento negativo coinvolge persone innocenti.
L'odio tra due vampiri è così grande da durare nei decenni, così forte da portare a una guerra, mentre nell'ombra qualcuno superiore a loro architetta arrogantemente il loro avvenire, osservando attentamente ogni loro mossa.
Alexis Lessard è un giovane vampiro dalla sfocata memoria di un passato dai sapori vivi e magnifici. Lilium non è una semplice vampira come molti credono, giovane nel suo secolo di vita, ma abbastanza intelligente da ingaggiare guerra a un vampiro molto più antico di lei, solo per vendetta e per riprendersi ciò che è suo.
***
Lilium è l'affascinante vampira avvolta da un eterno enigma.
Alexis giovane è alle prime armi, innocente e puro in tutto e per tutto.
Non avrebbero dovuto incontrarsi
Non avrebbero dovuto conoscersi
Non avrebbero dovuto innamorarsi...
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Prologue

Rebirth

 

 

Praga, 8 gennaio 1900

Per quanto quella città fosse affascinante come del resto lo erano anche le altre capitali europee, nascondeva alla vista dei turisti la vita difficile di chi proveniva da un ceto sociale basso, di chi faceva i lavori più scadenti e sporchi. Così era la vita nel quartiere a luci rosse di qualunque città, era inutile dire che c'era qualcosa a differenziarle, lì si faceva sempre la stessa cosa, che il metodo fosse diverso, era tutta un'altra storia.

Quel giorno, l'ottavo del nuovo secolo, il quartiere era particolarmente affollato, le strade bagnate dalla neve sciolta dai frenetici passi degli uomini, sporcavano i vestiti attillati delle donne che a ogni angolo attiravano lo sguardo degli uomini dai più giovani ai più anziani. Risate stridule, sussurri provocanti, richieste sensualmente velate e scambiate con un semplice sguardo, le voci rocche degli uomini pieni di desiderio, le battute dal significato erotico dette in modo arrogantemente sfacciato: quell'era il proemio di quel luogo.

A quell'allegria contagiosa, in un vicolo, una giovane ragazza stava vivendo la più crudele delle esperienze che una donna potesse mai vivere, nessuna se lo meritava veramente, neppure lei che con quel posto non centrava niente. La fioca luce che proveniva da un lampione troppo lontano perché illumini completamente il suo aggressore, però non le serviva la luce per percepire la sua violenta forza, il suo modo eccessivamente bramoso e grezzo.

La giovane sentiva freddo e osservando fugacemente si rese conto che il suo vestito era a brandelli sulla neve pura quanto orribile in quel momento, cercò di urlare ma nell'istante stesso in cui aprì la bocca, l'uomo infilò le sue dita e premette sulla lingua. Il gusto di sporco e sudiciume le invase la lingua e la testa, provocandole la fastidiosa sensazione di voler vomitare, le dita grassocce e callose premevano e si agitavano freneticamente nella bocca impedendole di gridare, lasciandole un'unica possibilità, quella produrre suoni fievoli e indistinti.

Le guance erano rigate dalle lacrime, mentre percepiva il tocco grezzo e troppo violento dell'uomo sul suo corpo, cercò di dimenarsi ma quell'essere spregevole iniziò a prenderla a pugni sul ventre e quando una bracciata le arrivò in pieno viso, sbatté il capo contro il muro di un edificio. Aveva la testa e il ventre dolorante, la vista annebbiata e la forza del suo corpo lentamente la stava abbandonando, cercò di graffiare l'uomo in cambio, però, ricevete un'altra serie di colpi più forti di quelli ricevuti poco prima.

Sentì la bocca riempirsi di sangue, quel gusto metallico era migliore del sudicio che le aveva lasciato quel mostro, non riusciva a respirare bene con il naso, forse anche da lì usciva copiosamente quella sostanza rossa e densa, ma non ne era completamente sicura.

Si sentiva distrutta fisicamente e quando una fitta al basso ventre iniziò ad aumentare d'intensità, pianse rimanendo nel più totale silenzio, non aveva la forza di gridare aiuto, la sua mente chiedeva angosciosamente la pace più totale. Quando tutto quell'incubo finì, lei era agonizzante a terra, la sua pelle color crema era ricoperta da lividi violacei quasi neri, il sangue che prima sporcava la sua pelle si era coagulato e i tagli erano gonfi e doloranti. In quel momento gli occhi della giovane si fissarono in quelli dell'uomo, un abisso di oscurità contro una pozza di verde sbiadito, il mostro sorrise orgoglioso e a passi calmi e soddisfatti si allontanò dalla ragazza, lasciandola lì nel freddo della notte a morire.

Lei chiuse gli occhi, anche le lacrime erano stanche di scendere lungo il suo viso e con tutte le forze che le erano rimaste nel corpo, cercò di portare le ginocchia al petto, portando come risultato solo il dolore più totale. Sospirò pesantemente e si lasciò cullare dai fiocchi di neve che avevano iniziato a cadere dal cielo, la giovane non osservò la loro elegante danza ma percepì come al contato con il suo corpo quelle minuscole lacrime solide si scioglievano.

***

L'uomo osservò con finto disinteresse le labbra scarlatte della donna, la sua pelle diafana e, infine, la profonda scollatura del suo vestito color zaffiro, per quanto l'impulso di affondare i suoi canini nella tenera carne del seno di quella giovane prostituta fosse grande, si astenne dal farlo. Non era lì per divertirsi o ancor meglio per nutrirsi, lui era presente in quella casa solo per portare alcune importanti informazioni a suo fratello. Prima di alzarsi dal suo posto, sorrise un'ultima volta, bisbigliando qualcosa all'orecchio della donna poi, con nonchalance, prese il suo capello nero e scomparve tra le persone che affollavano quel posto.

La giovane spiazzata dalle sue ultime parole, lo cercò con lo sguardo prima di essere richiamata al dovere, mentre l'uomo misterioso una volta fuori, iniziò a camminare osservando attentamente la danza elegante e affascinante dei fiocchi di neve. Attraversò molte stradine sempre con il volto rivolto al cielo, l'alba stava per sorgere e lui doveva sbrigarsi a rifugiarsi nell'oscurità della sua villa, quando a un certo punto sul suo cammino incontrò una giovane morente.

La neve aveva ricoperto parzialmente il suo corpo, proprio come avrebbe fatto un velo di seta bianca, ma quel che vedeva non era uno spettacolo di bellezza etera ma uno scempio di tortura, dolore, lacrime e silenziose richieste di aiuto. Il corpo della giovane era martoriato da lividi neri, da tagli: alcuni profondi altri superficiali che decoravano in modo macabro le braccia e le gambe, la schiena coperta dai morbidi ricci biondi, erano sporchi e pieni di nodi scarlatti. Il viso - nascosto dalle braccia - una volta doveva essere bello, ora era solo un ammasso incomprensibile di linee, sangue e gonfi lividi violacei; i brandelli di quello che una volta doveva essere un vestito di pizzo color rosa pallido, giacevano a brandelli intorno al suo corpo.   

Nell'aria alleggiava un odore di sangue dolce, dalle tonalità squisitamente nobili e arroganti, percepiva il battito fievole del suo cuore, il respiro così irregolare da sembrare già morta, ma sapeva fin troppo bene che la vita scorreva ancora in lei. L'uomo nell'osservarla fu investito da un attacco di fame, una di quelle che poteva esser sfamata solo dal sangue di una vittima prelibata e la colazione - per lui - era a portata di mano.

S'inginocchiò e prese delicatamente il corpo della ragazza, il collo era già esposto come a invitarlo a cibarsi di lei, ponendo fine al suo dolore e alla sua vergogna; affondò i denti nella carne morbida e tenera. Un gusto esotico invase la sua bocca e fino all'ultima goccia assaporò quel momento, tanto delizioso quanto sbagliato e nella sua sensazione di errore aveva fatto scendere alcune gocce del suo sangue sulle labbra e nella bocca della ragazza poi, con passi impercettibili, scomparve com'era comparso.

***

Qualche ora più tardi la ragazza fu ritrovata da un'anziana donna e la notizia si era sparsa talmente in fretta che a colazione si parlava solo di quello in tutta Praga, un caso come quello non succedeva da molto tempo. La polizia si era messa alla lenta ricerca del colpevole, dopotutto la ragazza non era la figlia di qualche funzionario governativo, anzi, nessuno era venuto a reclamare il suo corpo, a piangere disperatamente.

Era una sconosciuta per la città, molti pensarono che fosse solo di passaggio, altri non s'interessarono più di tanto, nessuno all'obitorio voleva guardarla e il medico aveva lasciato il suo corpo per ultimo nella speranza che qualcuno venisse a reclamare la sua scomparsa. Erano passate poche ore dall'arrivo di quella ragazza e un'infermiera doveva coprire il suo corpo con un lenzuolo bianco, quando entrò nella stanza, la scena che si presentò davanti ai suoi occhi la pietrificò.

La giovane era in piedi e si reggeva contro il tavolo di metallo, i lividi stavano lentamente scomparendo e i tagli si rimarginavano sempre più ogni secondo che passava, la donna osservò la ragazza con il cuore pieno di terrore. Tutti erano sicuri che fosse morta quando era arrivata all'obitorio ed era in pratica impossibile che fosse sopravissuta a una notte freddissima, come quella che era appena passata. La fanciulla, dal canto suo, spaventata aveva strappato di mano il lenzuolo che l'infermiera teneva in mano ed era scappata, mentre correva malferma sulle gambe, aveva avvolto il suo corpo in quel pezzo di stoffa troppo sottile e grezzo.

Correva per la propria vita, mentre i rumori provenienti dalle stanze che oltrepassava le facevano venire i brividi di paura e un sempre crescente terrore dentro di se, aveva superato medici e infermiere che le mandavano contro grida indignate. Il suo corpo a ogni passo che faceva, acquistava forza e sentiva sempre di meno la stanchezza, ma una fame s'impossessò di lei appena uscita dall'obitorio ed era così forte da farle male lo stomaco. Lei continuo a correre diretta verso il bosco, verso un'apparente protezione dalla civiltà che le aveva ferito l'orgoglio di donna, le aveva rubato l'innocenza e ancor di più la sua purezza, la sua verginità.

Lacrime di odio iniziarono a scendere quando fu protetta dagli alberi, accolta dolcemente dalla neve intatta e dal silenzio di un ambiente puro, come lei lo era una volta.

  
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