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Autore: HellWill    30/03/2014    0 recensioni
"Lei è ovunque anche se oramai se n’è andata. Vive negli angoli di casa, nell’odore che aleggia per le stanze, in quello che rimane sulle lenzuola. Lei rimane nelle cose che toccava e guardava ogni giorno.
Lei c’è. È dentro casa, è dentro di te."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ti aggiri fra quegli oggetti lentamente, come se un movimento brusco potesse mandare in frantumi anche il più piccolo ricordo.
Cammini fra quelle cose che oramai, nel posto in cui le hai viste ogni giorno e in cui le vedi tutt’ora, vivono solo nella tua memoria.
È una sensazione strana. Vedere un suo maglione, quello blu scuro, toccarlo, stringerlo a te, annusarlo e accorgersi che fra le mani non hai nulla, solo un ricordo sulle punte delle dita.
Come se loro ricordassero tutto molto meglio di te. La morbidezza della sua pelle. I suoi nei scuri. Le sue cicatrici minuscole. Le sue piccole, perfette, imperfezioni. I suoi capezzoli turgidi.
Orecchie, occhi, su, aiutate le dita; pelle, bocca, non mi abbandonate; aiutatemi a ricordare, ve ne prego.
Le sue labbra vicino l’orecchio; la sua voce sussurrata e sensuale. «Ti amo». Il rumore della pioggia contro i vetri e il suo respiro, lei contro di te. La sua risata suadente. Il tono affilato e divertito quando ti prendeva in giro. «Voglio fare l’amore con te», un sussurro caldo che ti scendeva giù per la schiena come un getto d’acqua bollente. Odore di latte e miele sulla sua pelle. Sapore dolce e salato delle lacrime di gioia sui vostri visi. Sfiorarsi. Toccarsi. Baciarsi. Pelle contro pelle. Cuore contro cuore.
 
Ricorda.. continua.. ti prego...
E invece no. Ti ritrovi nella desolazione più totale.
Sei solo e seduto in un angolo a fissare lei che, per l’ennesima volta nella tua testa, se ne va, con le sue valigie e la borsa e il bagaglio di lacrime e dolore.
Ti rialzi. Riprendi ad aggirarti come un fantasma per stanze e corridoio.
Ricordi ogni istante vissuto in ogni angolo della casa. Tu sulla poltrona e lei sul divano, leggevate per conto vostro e ogni tanto alzavate lo sguardo e vi scambiavate un’occhiata complice, come due spie alla stazione.
Ricordi il sorriso con cui ti portava la colazione a letto ogni tanto, anche senza motivo. E la sua risata contagiosa e un po’ buffa. Ricordi la luce che sembrava emanare ogni fibra del suo corpo. Piangi. Vorresti smettere e al tempo stesso continuare per sempre. «Non basterebbero tutte le lacrime del mondo», ti dici. E sai che hai ragione.
Gli oggetti, quegli stessi che anche se non c’erano li vedevi perché insieme ai tuoi costituivano la vostra casa, non semplicemente un appartamento; quegli stessi oggetti sembrano gridare di dolore, pulsano di mancanza.
Ed è come se la casa fosse stata impietosamente strappata a metà, come un foglio di carta.
Tutte le tue cose cono al loro posto e tutto è pulito, ma nonostante questo tutto è vuoto, polveroso, sterile. Era lei a dare un senso a tutto. Non “tu” e “lei”, ma “voi”. “Voi”. E “voi” vi siete abbandonati, alla deriva in questo mondo di cui non vi sentivate parte ma che affrontavate insieme ogni giorno.
Come vi salverete ora?
Tua nonna te lo diceva sempre: «Prima di agire rifletti sulle conseguenze delle tue azioni».
Conseguenze come la distruzione totale di un cuore, ad esempio.
«Anzi, no, non “distruzione totale”,» ti dici «se fosse stato totalmente distrutto non farebbe così male».
Lei è ovunque anche se oramai se n’è andata. Vive negli angoli di casa, nell’odore che aleggia per le stanze, in quello che rimane sulle lenzuola. Lei rimane nelle cose che toccava e guardava ogni giorno.
Lei c’è. È dentro casa, è dentro di te.
Ti sorride e piange e ti chiede se sei contento.
Ti guardi allo specchio e lei ti risponde dal riflesso con lacrime copiose.
Fuori nevica.
Prendi la pistola.
Quando la appoggi al palato ti accorgi che sa di gelato all’amarena, il metallo freddo.
«Buon Natale».
Il metallo caldo, invece, è tutta un’altra storia.
   
 
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