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Autore: fuoritema    30/03/2014    7 recensioni
[1910 parole] [Little!Tobias with Andreya, OC]
Mio padre li chiama “teppisti”. Hanno piercing e tatuaggi e vestono di nero. […]
Dovrebbero sconcertarmi. Dovrei domandarmi che cosa abbia a che fare il coraggio, la virtù che li contraddistingue, con un anello di metallo infilato nel naso. Invece i miei occhi ne sono calamitati, li seguono ovunque vadano.
(Da Divergent)
“Ecco, sei contenta ora?” le chiese passandole una mano tra i capelli corti. Andreya non rispose, attirata da chissà cos’altro. Dopo pochi secondi gli indicò qualcosa verso destra, con un sorrisino. “Ecco! Siamo quasi arrivati! Sai Tob, – lo guardò con aria sognante – io vorrei arrivare in cima, proprio come hanno fatto gli eroi. Non so se voi rigidi capireste una cosa del genere.”
(Dal testo)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Four/Quattro (Tobias), Marcus Eaton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'This house no longer feels like home'
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La ragazzina camminava saltellando, con la corta coda di capelli neri che le solleticava leggermente il collo. Era veloce, troppo per Tobias, ma lui la seguiva senza fare storie, con il cappuccio grigio da Abnegante calcato sul viso. Era pensieroso, come sempre, mentre cercava di mettere un piede davanti all’altro, conscio del guaio in cui stava per cacciarsi.
Un Abnegante e un’Intrepida, seppur bambini, non potevano giocare insieme, e quello era un dato di fatto. Ma Andreya era così testarda, ed era riuscita anche a convincere il suo amico ad arrivare fino alla rocca dei re. Gli Intrepidi la chiamavano così, anche se era solo una ripida scogliera dove l’acqua di una cascata nascondeva il passaggio dei visitatori. Era una prova di coraggio salirci, come buttarsi dai treni o farsi un tatuaggio: si diceva che i veri eroi erano stati immersi in quell’acqua, diventando così invincibili.
«E dai rigido, muoviti!» lo spronò la piccola, sedendosi su di una roccia per aspettarlo. Lei non aveva nulla di cui preoccuparsi. Il coraggio, il non ubbidire alle regole, era una cosa pregevole per loro, ma tra gli Abneganti era considerata un’azione di egoismo, soprattutto se a compierla era il figlio del loro leader. Il ragazzino rabbrividì inconsciamente pensando a cosa l’avrebbe aspettato, una volta arrivato a casa.
«Ci vogliamo dare una mossa?» questa volta Andreya gli si era avvicinata e, prendendolo per un lembo della felpa, aveva iniziato a tirarlo verso di sé. Si era fermata poco dopo, esausta, iniziando a giocherellare con la zip di una delle tante tasche che aveva. «Non possiamo metterci tutta la giornata» sbuffò nuovamente, guardandolo di traverso.
Tobias la guardò di rimando, accelerando leggermente, come per provocarla. «Ecco, sei contenta ora?» le chiese passandole una mano tra i capelli corti. Andreya non rispose, attirata da chissà cos’altro. Dopo pochi secondi gli indicò qualcosa verso destra, con un sorrisino. «Ecco! Siamo quasi arrivati! Sai Tob, – lo guardò con aria sognante – io vorrei arrivare in cima, proprio come hanno fatto gli eroi. Non so se voi rigidi capireste una cosa del genere.»
Rimase in silenzio, forse aspettando una risposta, ma quando il ragazzino aprì la bocca per risponderle, si staccò da lui correndo verso la rocca. Tobias la seguì, con lo zaino che gli dondolava sulle spalle.
«Vuoi salire anche tu?» gli chiese infine la piccola, mangiandosi le parole per l’emozione. Tobias assentì leggermente, aiutandola a tirarsi su sulla roccia. «Tu sali per prima, ti tengo io se cadi» disse infine, alzandole leggermente il piede fino a trovare un anfratto dove metterlo.
“Papà dice che sono molto brava ad arrampicarmi! Mi chiama “ragnetto”, anche se a me non piace moltissimo» esclamò di punto in bianco lei, guardando verso terra. Il ragazzino sospirò, forse troppo forte, pensando che a lui una cosa del genere non sarebbe mai capitata. Forse l’unico soprannome che gli aveva affibbiato Marcus era stato “ingrato“, prima di sbattere la porta del ripostiglio lasciandolo per terra, a piangere. Perché non potevano essere amici? Perché gli rinfacciava sempre di non essere il figlio che avrebbe voluto?
Tobias non lo sapeva, a dire il vero ormai ci era talmente abituato che lo considerava normale. Aveva paura di lui, della sua voce, dei passi lenti che faceva con cui raggiungeva la porta chiusa della sua camera, dei gesti metodici che faceva quando considerava giusto punirlo. Non lo chiamava neppure ‘papà’, ma signore o Marcus a seconda dei casi. Nel sentire del rapporto tra Andreya e la sua famiglia, si zittiva di colpo, e, se proprio doveva rispondere, lo faceva con una punta di rimpianto nella voce.
«Ehi, a te come ti chiama?*» la piccola gli scosse la mano davanti alla faccia, sedendosi su un anfratto nella roccia. Tobias non disse nulla, limitandosi a scrollare le spalle, per poi continuare la scalata. La piccola gli andò dietro, perplessa dalla sua reazione.
Si stavano arrampicando da un bel pezzo, quando Andreya iniziò a essere insofferente, a voler fare qualcosa per conto suo, magari più pericoloso. Dondolava un piede giù dalla roccia, giocherellando con i lacci dello zaino. «Perché non andiamo di là?» chiese infine, indicando la parte più ripida, dove un fiore viola brillava alla luce. «Perché è pericoloso» Tobias le prese un lembo della felpa, costringendola a guardare verso di lui, poi ricominciò a salire. La ragazzina osservò nuovamente il punto prima indicato, andandoci con un sorriso. Suo padre faceva bene a chiamarla ‘ragnetto’, perché sembrava proprio quello, con i capelli neri che venivano smossi dal vento. Si muoveva agilmente, talvolta con degli scatti nei punti più ripidi, quando un piede le scivolò giù, facendole scappare un urletto di paura. Tobias si girò di scatto. «André, tieni duro!» urlò scendendo verso di lei.
Le tese la mano nello stesso momento in cui il pezzo di roccia dove stavano si staccò, facendoli finire in acqua, avvinghiati l’uno all’altra.
 
***

«Però, non credevo che esistessero degli idioti tali da salire fin qua, nel punto più cadente della scogliera.»
Il ragazzino vedeva tutto sfocato, le palpebre ancora offuscate dall’acqua, e la mano destra che stringeva un pezzo di stoffa della felpa dell’amica. Si sentiva la gola secca, come prosciugata da tutta l’acqua che vi era entrata. Scosse la testa ripetutamente, per tornare alla realtà, riuscendo a vedere per la prima volta la figura che lo aveva tirato fuori dal lago. Cercò Andreya, trovandola infine poco più lontana da lui, riversa per terra. Sembrava un cucciolo fradicio, in un soffice letto d’erba. Tobias cercò di rialzarsi, ricadendo subito dopo.
«Non credi sia un po’ troppo presto, ragazzo?» gli chiese l’uomo, strizzando il fazzoletto di André, che prima stava nel suo zaino. Il ragazzino scosse la testa, facendo presa sulla gamba destra per poi ricadere di colpo. Si toccò i capelli, bagnati, cercando di capire cosa fosse successo. Ricordava il fiore, l’espressione di paura nel volto della piccola, ma niente che vi andasse oltre.
«Siete caduti entrambi in acqua. La parete ha ceduto per il vostro peso» gli spiegò l’altro, camminando velocemente fino a lui e chinandosi ad aiutarlo. Gli tese la mano, le dita tozze, facendogli solleticare il naso con la sua barba. Tobias si aggrappò alla sua manica, di colore diverso rispetto al resto dei suoi vestiti. Su di lui si concentrava un po’ di tutto: il nero degli Intrepidi, i pantaloni gialli da Pacifici e le scarpe grigie da Abneganti.
«Sei un escluso, vero?» Andreya si era rialzata di colpo, tirando l’uomo verso di sé con le mani serrate sulla stoffa dei suoi pantaloni. «Perspicace, signorinella» rispose lui, scrollandosela di dosso.
«Perché ci ha aiutato?» Tobias raggiunse l’amica, asciugandosi la mano sulla felpa che grondava acqua. «Non mi sembra che siate nelle condizioni di sottopormi ad un interrogatorio. Tu sei il figlio di Evelyn Eaton, o sbaglio?» chiese abbassandosi al suo livello e dando un buffetto sulla guancia alla più piccola.
Tobias deglutì ripetutamente, prima di rispondere. «Sì» sussurrò infine, pensieroso.
«André, dobbiamo andare. Il coprifuoco» si girò verso di lei, mettendosi lo zaino sulle spalle. «E dai! Quanto sei rigido!» sbottò la piccola di rimando, giocherellando con i capelli che si era appena strizzata.
L’Abnegante la guardò con uno sguardo che non ammetteva repliche. Quell’uomo lo spaventava. Come poteva conoscere sua madre? Era morta da così tanto tempo, ormai, e cosa avevano in comune uno come lui e Evelyn? Si fermò un attimo a riflettere, rivedendo i lineamenti di sua madre: i suoi capelli scuri, il naso adunco, il labbro superiore più carnoso di quello inferiore. Marcus gli ripeteva spesso di quanto le assomigliasse, di quanto il suo carattere fosse inadatto per gli Abneganti.
«Andreya…»
«E va bene – l’Intrepida guardò Tobias, poi l’escluso – grazie anche da parte sua… E’ troppo rigido per ammetterlo» esclamò ridendo. Poi corse verso il suo amico, superandolo in un attimo.
 
***
 
«E’ stata una grande, grandissima avventura!» esclamò Andreya, saltellando verso il fiume ed immergendoci le mani dentro. Sorrideva felice, anche se con gli abiti così bagnati doveva sentire freddo.
Tobias si sforzò di sorriderle di rimando, non riuscendoci. Aveva troppe cose a cui pensare: trovare una scusa per giustificare il suo aspetto, capire cosa c’entrasse sua madre con quell’escluso, prepararsi per quello che sarebbe successo, una volta arrivato a casa. Non sarebbe riuscito a trovare neppure una risposta a queste domande, e lo sapeva, ma tenere la mente impegnata lo aiutava a scacciare via la paura.
«Ehi, Tob, sto parlando con te!» esclamò Andreya fermandosi di colpo, davanti a lui. «Sì, scusa… Stavo pensando ad altro» cercò di giustificarsi lui, passandole una mano tra i capelli. «A cosa?» la piccola si era fatta subito curiosa. Era incredibile come quella bambina riuscisse a cambiare espressione da un momento all’altro, ma ormai Tobias ci aveva fatto l’abitudine.
«A niente» rispose lui, strizzandosi una manica della felpa grigia. «Interessante… Lo sai, vero, di essere candido come un bicchiere d’acqua?» gli tirò il cappuccio, iniziando a saltellare come stesse giocando a campana. Lo faceva spesso: muoversi continuamente, gesticolando mentre parlava.
L’Abnegante prese a calci un ciottolo del selciato. «Lo so» disse infine con un piccolo sospiro mentre Andreya annuiva convinta. Rimasero in silenzio per molto, camminando veloci per non oltrepassare l’ora del coprifuoco. La piccola aveva capito che doveva lasciarlo stare, e aveva deciso di non fargli altre domande e lasciarlo a pensare ai suoi fantasmi.
«Tu glielo hai detto ai tuoi dove andavi?» tornò alla carica, vedendo il viso del maggiore rabbuiarsi. Tobias scosse la testa, passandosi la mano tra i capelli e scompigliandoseli leggermente. «Anche i miei, ma mio papà mi aveva detto che mi ci avrebbe portata, alla rocca, intendo» spiegò con calma, sorridendo per la sua decisione di fare tutto da sola. «Voi rigidi non fate queste cose, no?» L’amico scrollò le spalle, ricominciando a camminare lento, come per allontanarsi dalle domande di quel piccolo tornado.
«Io vorrei rimanere tra gli Intrepidi, da grande, e imparare a saltare giù dai treni, e farmi un tatuaggio, e buttarmi giù dai palazzi, lanciare coltelli…» accelerò a metà frase, trasportata dalle sue stesse parole. Tobias sorrise, per poi rispondere con calma: «non so. Forse rimanere tra gli Abneganti. Boh…»
«Perché non vieni da noi? Sei coraggioso!» esclamò saltando su un masso, girandosi verso di lui. Si fermò di colpo, guardando verso la via dove avevano svoltato. «Mamma! Sono andata alla rocca! E’ stato bellissimo» urlò verso una donna che stava parlando con una giovane bruna, poco più alta di lei. La signora scosse la testa, sorridendo leggermente dopo aver visto l’accompagnatore di sua figlia. «Un Abnegante, eh? Non sapevo che foste così coraggiosi!» aprì le braccia, accogliendo Andreya con un tenero abbraccio.
Tobias le salutò con la mano, andando verso il suo quartiere.
La paura aveva cominciato a farsi risentire, facendosi posto prepotente tra tutti gli altri sentimenti che gli avevano popolato la testa fino a pochi secondi prima. Il ragazzino si strizzò la manica, avvicinandosi all’uscio. Rimase lì davanti, incerto su cosa fare. Guardò il cielo, ormai buio, dove alcune stelle brillavano illuminando l’atmosfera. Era arrivato in ritardo, bagnato fradicio, dopo aver vissuto un’avventura con un’Intrepida. Era talmente ovvio come sarebbe andata a finire. Tobias si fece forza, pigiando sul vecchio citofono.
Indietreggiò al cigolio della porta, mentre veniva tirato dentro da suo padre. Non provò neppure a dibattersi, vedendolo portarsi le mani alla cintura. Chiuse gli occhi blu, costringendo le lacrime a ritornarvi dentro, per sembrare forte.
Eppure, nell’oscurità della notte, si poteva sentire un pianto sommosso farsi spazio nell’aria assieme ad un rumore di colpi cadenzati.
 
 
 

*Errore voluto.

 


 Angolino dell’autrice:
 
Ebbene sì, sono tornata con l’ennesima OS sulle paure di Tobias. In realtà questa è stata un parto plurigemellare, in Francia, finito solo grazie ad una mia amica. Lo so di essere sadica con il nostro cucciolo, ma non poteva finire altrimenti… Avaevo pensato di far portare all’escluso un phon con la prolunga: era un’idea assurda e l’ho scartata all’istante. Vi avviso subito che quella sulla terza paura non la farò, perché non ho né idee né voglia. Scriverò invece altre ff con Andreya e Tobias. A proposito: come vi sembra questa piccola Intrepida? Per crearla mi sono liberamente ispirata alla mia cuginetta piccola, che si muove sempre e meriterebbe, alle volte, una bella padellata in testa. La dolce André dovrebbe essere impossibilitata allo star ferma, con un qualche disturbo di attenzione. E’ iperattiva e divertente. Ah, giusto a titolo informativo: Tobias in questa OS ha 13 anni, mentre André 10. Sono molto dolciosi insieme, eh? Anche se la mia ship rimane Fourtris, lo ammetto: sono veramente amorevoli.
Vi lascio il prestavolto della piccola:
Andreya (coraggio in greco, credo…) [X]
 
Hope 13
PS: Si ringraziano tutte le persone che hanno letto in anteprima questa ff, soprattutto "pridealt" che mi ha corretto alcuni punti in cui avevo sbagliato qualcosa, come ‘età dei cuccioli :D
PPS: Ho fatto un banner! u.u
  
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