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Autore: Readit    30/03/2014    2 recensioni
"E il mio nome pronunciato da lui, con la sua voce roca e fonda, il mio nome che nasceva dalla sua pancia e passava attraverso la sua gola era il più bello del mondo, infondeva coraggio alla mia misera persona, scivolava dentro di me e mi definiva, mi dava luogo e tempo, e un'origine certa."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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1.



Ci sono mille modi per iniziare una storia.
Di certo i grandi scrittori non hanno problemi a riguardo, ma io non lo sono, quindi suppongo mi sia concesso un minimo di comprensione nei miei riguardi.
Sono convinta che questa storia debba iniziare con qualcosa di certo, un po’ come un compleanno, un libro, un parente, un voto scolastico. Tutto cio’ è certo.
Un po’ come l’ora di un orologio. O meglio, di un orologio esatto. L’ora è ciò che noi usiamo per essere perfetti, l’orario; la precisione di un appuntamento, dell’inizio di un film o di un nuovo giorno, tutto ha un tempo preciso. 
O almeno, questo è quello che dicono.
Per quanto mi riguarda l’ora non ha senso, cio’ potrebbe spiegare il perchè io sia una ritardataria senza alcuna speranza. Potrei sembrare esageratamente generica, o magari solamente esagerata. E’ raro poter vedere lo stesso orario segnato su due o più orologi diversi, ognuno ha un suo orario, mentale, fisico o di qualsiasi altro genere. Ognuno va per conto suo, ognuno pensa a stesso. In fin dei conti anche Dio conosceva la solitudine.
Chi mai leggerà queste righe probabilmente penserà che siano brillanti, perché cio’ che la gente non riesce a comprendere lo classifica come qualcosa di estremamente intelligente per essere compreso; e questo spiega in poche parole la mentalità delle persone tra cui viviamo. 
Nessuno si applica, nessuno più si interessa nel cercare i dettagli, nel capire ciò che ci sembra impossibile o nel distinguere delle parole di un’adolescente da quelle di un adulto. Anche io, ho notato di aver usato l’espressione ‘nessuno più’, come se sapessi se in passato la gente si applicava davvero nel farlo, ma non l’ho corretta, perché trovo non ci sia modo più corretto di esprimermi, o solo non riesco a scriverlo. Le persone iniziano ad essere monotone, me compresa. Ma cos’è la monotonia? Forse nella storia sono successe così tante cose che ormai si sono tutti scoraggiati, hanno perso le speranze e la fantasia, probabilmente non vogliono essere ricordati. Beh la storia è importante.
Io odio la storia.
Buffo in effetti, la considero importante ma la detesto allo stesso tempo. Probabilmente sono più ipocrita di quello che penso di essere, ma davvero non l’ho mai studiata. Per tanto, non mi sembra di aver detto sia bella o interessante, solo importante.
Ad ogni modo sono qui seduta a scrivere pensieri aggrovigliati nella mia testa ormai da troppo tempo, con la musica nelle orecchie. 
‘La musica riempie il silenzio, o lo crea. Questo dipende dal desiderio di ogni persona.’
Si, così dicono. Ma chi lo dice? Credo di essere forse l’unica eccezione allora. Credo di essere l’unica persona ancora in vita ad ascoltare musica per puro scopo di relax. Certo quando ho una brutta giornata, un bel testo o una bella melodia mi aiutano, ma no, niente a che fare con stupide frasi filosofiche. A volte penso che alcune frasi che leggo siano state inventate da qualche adolescente cui aveva davvero un disperato bisogno di un nuovo stato su Whatsapp o di una didascalia su una stupidissima foto da pubblicare su Facebook. E la gente inizia a prendere davvero tutte queste cazzate sul serio? Oh questa, questa si che è la vera monotonia.
Probabilmente, un vero scrittore non avrebbe usato l’esempio di una stupida frase adolescenziale buttata lì sui social network ad offendere le persone sane di mente –a mio parere- per spiegare cos’è la monotonia, ma ripeto, io non lo sono.
E’ interessante perché alla fine continuo a paragonarmi a loro. Forse lo faccio per consolarmi del fatto che non sono costretta davvero a scrivere di concetti così adulti e contorti.
La frase sulla musica di prima era un esempio, ma tanto per dire, sono più contorta io di quel mucchio di parole. Più che contorta, strana.
Questi concetti astratti non ripongono affatto lealtà a quello iniziale, di ‘certezza’, con cui volevo tanto iniziare la mia storia, quindi…
Sono io, una normalissima adolescente. 
E questa è la mia storia:
‘Alzati! Sbrigati stronza! Non fare tardi o ti meno’ Sentii mia madre.
‘Mhh, carina’ pensai ‘Come sempre…’
Afferrai il cellulare e vidi l’ora. Era dannatamente presto.
Erano esattamente le sei e trentadue, non ero mentalmente, fisicamente, allegramente, tristemente, penosamente, purissima, altissima levissima e tutto il resto pronta ad una giornata di ben sette ore di scuola. 
Non provo poi tutto questo odio per la scuola, ma davvero alcune mattine non ci riesco a non avere il pessimismo nelle vene.
Per fortuna ho trovato persone in classe che non sono completamente svalvolate. Anzi, lo sono, ed è forse questo che mi piace di loro. Ho trovato le amiche giuste diciamo, quelle che ti fanno arrivare a fine anno sana e salva.
Ho anche due migliori amiche a cui voglio un bene dell’anima.
Elisa, la conosco da una vita, da sempre, quasi da tempo indeterminato. Con lei ho i ricordi più felici, significativi ed importanti. A lei posso associare tutte le prime volte. Ultimamente ci sono stati molti problemi con lei e ci sentiamo sempre di meno ma, io credo in me e lei, insieme. Non riesco ad immaginarmi vivere senza di lei, questo è tutto. Con lei ho da subito condiviso le esperienze più importanti, come il nostro primo concerto, che per noi è sempre stato un traguardo incredibile.
Aurora la conosco invece da molto meno, esattamente da due anni quasi ma giuro che è come se la conoscessi da un’intera vita. L’ho conosciuta in effetti per puro caso su internet; abbiamo parlato tutta la notte quel giorno, ci siamo raccontate di tutto, ci siamo svuotate a vicenda anche dei ricordi più profondi. Abbiamo scoperto di vivere nella stessa città, anzi, nello stesso quartiere, e che frequentavamo la stessa palestra da anni. Così un giorno ci siamo date appuntamento e ci siamo incontrate. Da quel momento è nata un’amicizia quasi morbosa. E’ stato un gesto assai rischioso, sarebbe potuta essere un pedofilo, se ne sentono di storie in giro. Ma ne è valsa la pena direi.

La mia scuola si trova in centro, quindi la mattina ci metto quasi un ora da quando metto piede fuori casa a quando lo metto in classe. Per fortuna la giornata il lunedì passa velocemente perché pur avendo sette ore, non facciamo veramente niente. Ancora non sono abituata a questa nuova scuola, mi aggiro per i corridoi come si potrebbe aggirare una tavoletta di cioccolata in casa del ciccione proprietario del laboratorio di informatica, in continua ansia di essere divorata. Considero gli alunni nella mia scuola tutti degli squilibrati senza alcuna speranza, ma questo è ciò che ci si aspetta da una scuola come la mia.
La campanella alle due e mezza è un suono quasi soave per le mie orecchie. In realtà è tutta una montatura perché a pensarc i bene il suono della campanella sarebbe insopportabile se non stesse ad indicare la fine delle lezioni. Faccio un saluto alle mie amiche e di conseguenza ne fingo uno alle troie di classe mia per non sembrare scortese. Inutile, tanto lo sembro lo stesso ai loro occhi. Mi dirigo verso la fermata; pensavo a ciò che mi riservava quel pomeriggio: sarei tornata nella mia vecchia palestra di danza per informarmi sugli orari dei corsi.
Due giorni prima Elisa mi aveva chiesto di essere la sua ‘porta un amico in palestra per quattro venerdì’ e nello stesso momento Aurora aveva risposto ad un mio messaggio con la frase ‘No oggi non posso, vado in palestra’. Questo mi fece pensare. Voglio davvero essere una pigra nullafacente quest’anno? Non mi ci è voluto molto per trovare la risposta: no signore.
In più quando ero più piccola quel posto era il mio mondo. Ero la mascotte della palestra, mi avevano iscritta al corso di hip-hop anche se ero più piccola degli altri, anche se non sapevo neanche cosa fosse, anche se non conoscevo nessuno; ero piena di ‘anche se’ all’inizio, eppure con il tempo mi ero guadagnata uno spazio nell’angolo delle foto degli allievi. 
L’unica persona con cui avevo legato era il mio amico Luca. Dovrei specificare forse, lui era il mio fidanzatino, un po’ come quelle storielle penose delle elementari. Eravamo un sacco legati comunque.
Fui costretta a smettere di seguire i corsi per via di alcuni orari che non coincidevano e lo persi completamente di vista. Non vorrei che si fraintendesse, io ho continuato a pensare a lui per anni. Un anno ho anche pensato di avere le allucinazioni perché mi sembrava di averlo visto nella palestra insieme ad Aurora.
Ad ogni modo non so neanche se lui è ancora lì, quindi farei bene a smettere di crearmi problemi da sola senza saperli poi risolvere.

 

-
 

Sentii il suono assordante del citofono e di colpo mi alzai dal divano. Dormire alle tre e mezza di pomeriggio, a volte mi vergogno di me stessa. Non ne ho colpa però, avevo dormito pochissimo quella notte. 
‘Chi è?’ Dissi al citofono
‘Sono io’ Sentii
Era qualche giorno che non vedevo Aurora e già sentivo la sua mancanza.
Alle cinque eravamo fuori casa.
Dopo un quarto d’ora, eccola li, la palestra. Non capivo perché avevo l’ansia in realtà, ma suonai al campanello e aprii la porta.



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Spazio autore.

Allora, innanzitutto volevo premettere che la storia è ispirata ad una vera, la mia, che ovviamente presenta delle distorsioni e dei fatti inventati per renderla più interessante; quindi sono io che scrivo ciò che vivo e ciò che sento tutti i giorni. Considerando che più o meno è una comunissima storia adolescenziale i nomi possono tranquillamente essere rielaborati nella testa di chi legge e questo mi aiuta a creare una sorta di legame con ogni lettore. Ci tengo molto a dir la verità perchè, ripeto, parla di me. Premetto che è abbastanza difficile trasferire i sentimenti in parole quando si sentono in prima persona ma sono certa che continuando in questo modo migliorerò molto nella scrittura. Che posso dire? Spero che vi piaccia, perchè più la storia è seguita più sono invogliata nel renderla intrigante e più mi ci impegno. Per qualsiasi cosa potete trovarmi su twitter, @kidravhlJ. Vorrei ringraziare già dal primo capitolo la mia Pacia, ovvero Aurora, che è presente anche nella storia, per l'aiuto e l'appoggio (soprattutto morale haha) che mi sta dando nel continuare. Potete trovare anche lei su twitter, @marieauhl, dato che l'account in teoria è anche suo. E' la mia prima fanfiction e non ho molto da dire in realtà quindi senza soffermarmi su futili dettagli, la chiudo qui. Giorgia

 

 
  
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