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Autore: My Narwhal Loves Satan    30/03/2014    0 recensioni
2014/1502. 512 anni di differenza. Due ragazze della stessa età finiscono nel mondo immaginario di Assassin's Creed Brotherhood e affronteranno avventure e tradimenti.
La storia è ambientata in Ac, ma non seguirà il corso degli eventi del gioco.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cesare Borgia, Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, e benvenuti nella nostra prima fan fiction! "Nostra" perché siamo in due a scriverla, Chiara e Jen e scriveremo un capitolo a testa. 
Vi chiediamo scusa se nella storia ci saranno errori grammaticali, ma molte volte, pur rileggendo il capitolo ci scappa sempre qualcosa. 
I capitoli saranno numerati due alla volta, quindi due capitoli ne formano uno.
Speriamo che la storia vi piaccia, buona lettura! :)







Marzo 2014


Ho sempre voluto entrare nel gioco di Assassin’s Creed, ma purtroppo è impossibile. Peccato che, con la fantasia, si possa fare tutto!
Mi chiamo Chiara, ho 17 anni e vengo da un piccolo paesino in provincia di Como.
Mi reputo abbastanza simpatica e divertente, non sono molto alta, per questo vengo presa in giro praticamente da tutti; e ho i capelli corvini lunghi fin sotto alle spalle.
Come ho detto in precedenza, penso di essere simpatica, però sono anche timida. TANTO timida.
Sono una appassionata della saga di Assassin’s Creed e ogni giorno, fantastico su cosa possa accadere se io finissi all’interno del gioco. Sicuramente molti mi prenderanno per pazza, se penso a queste cose, e… Hanno ragione.
 
Erano si e no le tre di notte di un giovedì mattina ed ero, come sempre, davanti al portatile a fare nulla su facebook. Sospirai e chiusi la pagina, per poi spegnere il pc e mettermi a letto, visto che fra meno di tre ore avrei avuto la sveglia.
Mi misi il pigiama e mi infilai sotto il piumone caldo, cadendo subito in un sonno profondo.
 


17 Maggio 1502

Mi sveglio di colpo per via di un forte mal di testa e resto shockata.
Non ero in camera mia, e non nero nemmeno all’interno di una casa, ma mi ritrovai in un vicolo puzzolente e antico. La strada era completamente sterrata e le persone che vi erano, erano vestite in un modo molto diverso dal mio, con uno stile quasi rinascimentale.
Mi alzai lentamente in piedi, e con le mani, pulii i vestiti sporchi di terra. Sì, indossavo i miei normalissimi vestiti, leggins neri, all star bordeaux e la maglia dei Children of Bodom e non il pigiama. Anche questo era molto strano.
Uscii dalla via e mi guardai intorno. Tutte le vie erano sterrate, non cerano segni di macchine o altri oggetti del ventunesimo secolo.
Ancora scossa, camminai alla ricerca di una piazza, sotto gli sguardi curiosi e delle persone, che sicuramente stavano guardando i miei vestiti completamente diversi dai loro e non me; e molti di loro mi urlavano contro di essere la figlia del demonio e ridacchiai.
Continuai a camminare per circa una ventina di minuti e mi ritrovai davanti ad un grandissimo ponte, dove la strada era sbarrata da cinque guardie armate fino al collo. Guardai dietro di loro e vidi Castel Sant’Angelo e capii di essere finita a Roma, nel periodo rinascimentale.
Come diavolo era possibile?
Ad un tratto, due delle guardie che difendevano l’entrata del ponte, caddero a terra in una pozza di sangue, mentre le guardie restanti si guardavano in torno, alla ricerca dell’assassino.
Mi voltai, e in mezzo alla folla, a poca distanza da me, vidi un ragazzo incappucciato, vestito di bianco e armato fino al collo pure lui.
Restai a fissarlo per qualche minuto, nonostante ci fossero persone che scappavano impaurite, pregando dio di non essere uccise.
Quel ragazzo lo avevo già visto…
Le guardie, dopo averlo individuato si scagliarono su di lui, che prontamente si difese, mentre combatteva si voltò verso di me, mostrò parte del suo viso, e mi ordinò di scappare, cosa che feci subito.
Iniziai a correre verso una delle numerose vie che davano sulla piazza, ma mi fermai poco dopo, per via del fiatone, visto che non sono mai stata amante dello sport, specialmente della corsa, mi sedetti su una panchina per riprendere fiato e realizzai che l’uomo vestito in bianco era Ezio Auditore, e posso confermalo per via della cicatrice sul labbro vista in precedenza.

 
  
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