Il
fuoco era sempre stato un qualcosa di
affascinante per Harry. Ne aveva sempre amato il calore che
sprigionava, i
giochi di rosso che le sue fiamme creavano, lo scoppiettio rilassante
che
produceva bruciando la legna. Il motivo non avrebbe saputo spiegarlo
con
precisione ma ogni qualvolta il suo sguardo si posava su delle fiamme
vive e
brucianti, automaticamente, non poteva fare a meno di associarle ad un
solo
nome: Hermione Jean Granger. Si, Hermione. Perché Hermione
possedeva il fuoco
dentro. I suoi occhi erano sempre vivi, incandescenti. Con la sua
spiccata
intelligenza era capace di inibire qualunque protesta, con la sola
forza d’animo
era capace di infervorare chiunque. Le bastava uno sguardo per
incendiare qualsiasi
cosa. Hermione Granger non aveva solo il fuoco dentro di sé.
Lei era il fuoco.
Capace
di distruggere, capace di seminare dolore,
di ustionare con il proprio ardore, di colpire, di far male. Allo
stesso tempo,
però, lei era anche capace di riscaldare l’anima,
il cuore. Lei era energia, passione,
intelligenza, determinazione, furbizia, intraprendenza. Era lussuria,
sofferenza, tormento, calore, dolore. Lei era una piccola fiamma che
sarebbe
stata capace di divampare nel più devastante degli incendi,
ma era anche
perfettamente in grado di domarsi, di imporsi un controllo, di aiutare,
di
rallegrare, consolare. Harry l’aveva sempre paragonata al
fuoco. Sapeva che con
Hermione, a qualunque distanza, non ci si poteva far altro che
scottare. Ma a
lui non era mai importato. Harry si riteneva come un bambino che non
riesce ad
imparare una lezione perché, nonostante si fosse ustionato
più di una volta con
quelle fiamme, avrebbe continuato ugualmente a starvi vicino, incurante
del dolore.
Era un pensiero prorompente,
più forte
di lui. E solo in quel momento parve rendersi conto che il fuoco, in
qualche
modo, riusciva sempre ad ipnotizzarlo. Hermione riusciva sempre ad
ipnotizzarlo. Era simile ad una dipendenza. Non riusciva a smettere di
fissare
quelle fiamme, di fissare Hermione. Proprio non ce la faceva
perché, sebbene
non amasse poi così tanto tutto quel calore, i suoi occhi ne
erano
irresistibilmente attratti.
Osservare
ogni suo piccolo dettaglio, ogni suo
piccolo difetto, ogni sua piccola abitudine. Studiare ogni sua
espressione,
ogni gesto, ogni sguardo. Esaminare ogni sua linea del corpo, dai ricci
crespi
e gonfi alle unghie mangiucchiate e alla divisa perfettamente in
ordine. Analizzare
ogni suo comportamento, ogni parola con la propria intonazione, ogni
silenzio.
Dopo appena sei anni, Harry non avrebbe mai pensato di essere arrivato
a
conoscere ogni piccolissimo particolare della sua migliore amica. Come
non
avrebbe mai pensato che quella piccola ragazzina saccente e so-tutto-io
sarebbe
riuscita addirittura ad entrare nel suo cuore e a sconvolgerlo
totalmente.
Stentava a credere che lei, proprio Hermione, fosse riuscita ad
appiccare un
incendio dentro lui. E in quell’intera faccenda
c’era qualcosa di malsano, di
sbagliato. Il modo in cui aveva iniziato a guardarla,
l’intensità e la
frequenza con cui si era ritrovato più volte a fissarla, a
pensarla, a desiderarla.
Quel comportamento non si addiceva affatto a lui, che sarebbe dovuto
essere
solo ed esclusivamente il suo migliore amico. Ma non poteva farne a
meno.
Guardarla o semplicemente pensarla era un qualcosa di naturale per lui.
Proprio
come in quel momento.
Erano
seduti sul loro solito divanetto scarlatto
nella Sala Comune, quello davanti al camino, impegnati a svolgere il
proprio
tema di Pozioni. O, almeno, era ciò che Hermione stava
minuziosamente facendo
da più di venti minuti. Harry aveva rinunciato
già da un bel po' e dopo aver
fissato per qualche minuto il fuoco crepitante, riflettendo su quanto
quello e
la sua migliore amica fossero simili, aveva cominciato a lanciare, di
sottecchi, delle occhiate ad Hermione. I capelli raccolti alla
bell’è meglio,
le gambe incrociate, la schiena curva, lo sguardo sul tomo e sulla
pergamena
che stava utilizzando, l’espressione del viso totalmente
concentrata, il labbro
inferiore torturato dagli incisivi e le dita impegnate a stringere la
bacchetta, ordinando alla piuma di scrivere le parole con
l’inchiostro nero.
Era bella, lo aveva sempre pensato. Lo faceva impazzire quando i suoi
denti
affondavano in quelle labbra rosee oppure quando gonfiava le guance
sfinita ma
decisa a portare a termine ciò che faceva. Adorava il modo
in cui le sue
sopracciglia si aggrottavano quando trovava qualche incongruenza con le
nozioni
che conosceva da anni, o il modo in cui il suo sguardo accarezzava
dolcemente i
libri che tanto amava e le sue labbra si stendevano in un sorriso
amorevole. E
amava soprattutto quando quel sorriso era rivolto a lui. La
guardò nuovamente,
impegnato a contemplarla, sistemandosi meglio sul divano. Nemmeno si
accorse
che anche lei, notando le sue occhiate, aveva preso ad osservarlo con
sospetto.
-
Che succede, Harry? - la sua voce riuscì a
destarlo, annullando ogni suo pensiero.
Lui
si limitò ad un sorriso, afferrò il tomo che
aveva in grembo, chiudendolo con la pergamena al suo interno e
poggiandolo sul
tavolino dinanzi a loro. In seguito, tolse dalle mani la bacchetta ad
Hermione
e la posò sul libro, sotto le proteste della ragazza.
-
Non credi che abbiamo studiato abbastanza per
stasera? - fece lui.
-
Ma devo finire il tema! - si lamentò lei,
tentando di riprendersi il tomo.
Harry
le bloccò entrambe le mani, divertito.
-
Primo: il tema è per la settimana prossima.
Secondo: è quasi mezzanotte e come vedi la Sala Comune
è deserta. Terzo: si
vede lontano un miglio che sei distrutta. - le fece notare, tranquillo.
La
riccia non poté che arrendersi all’evidenza
dei fatti e, con un sospiro, sprofondò sul divano,
mettendosi comoda. Harry
fece lo stesso, abbandonando la testa all’indietro. Hermione
fece un grosso
sbadiglio e il ragazzo ridacchiò, tirandosi su gli occhiali
e facendole un
mezzo sorriso. Lei gli diede un colpetto sulla spalla, tirando su il
broncio e
bofonchiando qualcosa di incomprensibile. Poco dopo il silenzio li
circondò. Ad
Harry non dispiacevano i silenzi che si creavano tra di loro. Non erano
tesi, né
opprimenti. Erano naturali poiché a loro bastava poco per
capirsi. Infatti,
Harry avrebbe scommesso tutti i suoi galeoni su ciò che
stava per accadere.
Sapeva quanto fosse stanca l’amica e non sarebbe passato
molto tempo prima che…Era
crollata. La strega aveva poggiato il capo sul suo petto, stringendogli
la
maglia con una mano, il respiro regolare e le labbra semichiuse.
-
Solo per questa volta. - mormorò prima di
lasciarsi andare completamente.
Harry
sorrise, circondandola con le proprie
braccia e posandole un bacio tra i capelli cespugliosi.
-
Solo per questa volta. - ripeté in un sussurro
prima che anche lui chiudesse gli occhi per lasciarsi cullare tra le
braccia di
Morfeo.
Rimasero lì, stretti l’uno all’altra, incuranti della posizione scomoda, incuranti del fatto che l’indomani molti degli studenti li avrebbero sorpresi a dormire abbracciati in quel modo. Non gli importava granché delle voci che avrebbero potuto circolare se li avessero visti in quel momento. Erano stanchi e volevano solo dormire e ricevere quel calore che solo dall’altro avrebbero potuto ricevere. Quel calore che Harry avrebbe potuto avere solo e soltanto da Hermione, il cui fuoco ardeva costantemente. Sapeva quanto fosse sbagliato. Sapeva che lei amava Ron e non lui. Sapeva che Ron non sarebbe stato molto contento di sorprenderli in quell’abbraccio, non importava che fossero migliori amici. Ma, per la prima volta, Harry volle pensare unicamente a sé stesso. Voleva solo godersi quei pochi momenti di pace che, lo sapeva, nel suo futuro non sarebbe riuscito ad avere a causa di tutto quello che l’aspettava. L’unica consolazione era il fatto di poter contare sui suoi migliori amici. Il fatto di poter contare su di Hermione che, ormai, era diventato il suo appiglio, la sua ancora di salvezza. Chiuse gli occhi e si abbandonò al mondo dei sogni, insieme ad Hermione, con le menti sgombre e l’illusione di essere solo dei semplici e comuni adolescenti impegnati a frequentare Hogwarts, senza la paura costante di essere il bersaglio di un pazzo in fissa con il sangue puro, senza il timore che, da un momento all’altro, la propria quotidianità potesse essere sconvolta - per l’ennesima dannatissima volta - dall’arrivo di qualche altro problema.
L'angolo di Hono
'Seeera a tutti! Sono
tornata con un'altra Harmony! Stavo spulciando tra le fan art ed ecco
che mi spunta davanti questo meraviglioso disegno di Harry ed Hermione
che sono seduti su un divano rosso, Hermione concentrata nella lettura
di un tomo, Harry che la guarda con una pergamena tra le mani. E' una
meraviglia e mi è subito venuta l'idea per una storia.
All'inizio doveva essere una flash ma, alla fine, ne è
uscita una one-shot di mille e più parole! Premetto di non
essere molto convinta di ciò che ho scritto ma mi
è sembrata carina e ho voluto pubblicarla! Spero vivamente
che vi possa piacere, mi sono impegnata moltissimo nello scriverla!
Spero che sia riuscita a mantenere l'IC di Harry e di Hermione e spero
davvero che l'idea di paragonare Hermione al fuoco vi sia piaciuta! Mi
affido a voi come al mio solito u.u Mi piacerebbe sapere cosa ne
pensate ^_^ Un grande abbraccio C:
Hono