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Autore: Fantfree    31/03/2014    1 recensioni
"Sono un mutaforma. Solo questo."
Un segreto che potrebbe compromettere una vita molto dolorosa, una vita che comincia nel passato e perdura nel presente. Perché Thomas non può morire. Un patto con il re dei mutaforma Proteo glielo impedisce. Ma Thomas non è un ribelle scongiurato e nemmeno una persona alla ricerca di qualcosa molto più grande di lui. Il suo è stato un patto terribilmente forzato dal destino, un destino ingrato e volubile, pronto a farlo soffrire ogni volta che il mite ragazzo cerca di concludere qualcosa di buono... Qualcosa, però, spezzerà questa terribile catena, qualcosa di bello ed imprevisto, come tutta la sua vita, del resto.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Prologo

Passato. 1822
Thomas era solo. Solo su quella spiaggia, disteso a terra e privo di sensi. I vestiti si erano ridotti a pochi brandelli bagnati e dall'odore della salsedine. Era un naufrago, o così avrebbe dovuto far credere. Le forze lo avevano abbandonato sul più bello e lui era lì, abbandonato a sè stesso, reduce del suo stesso destino. Nel suo respiro affannoso si sentivano di tanto in tanto delle lettere forzate, strappate a quella che era la sua disperazione, il motivo di aver rischiato la vita. "P... P.." Diceva, niente di più. Era svenuto e troppo debole.
Il sole cocente cominció a battere su quella pallida pelle e a farla arrossire, mentre il sale si asciugava lentamente.
Il vento muoveva la sabbia che andava ad infilarsi nei suoi capelli scuri, scuri come la sua profonda ansia di rivedere suo padre. Non era morto. Il destino lo aveva salvato. "Vai da tuo padre." Gli aveva detto. E così lui aveva rinunciato a tutto, la sua nuova vita per tornare indietro.
L'ombra sotto la palma lentamente si spostava, mentre il fragoroso rumore del mare mischiato a quello del vento, sovrastavano il suo respiro quasi a voler ostacolare la speranza di essere ancora vivo. La speranza di  dover resistere. 
Due uomini, due pescatori, quel giorno vollero cambiare strada per tornare a casa e lo trovarono ancora privo di sensi.
"Nel nome del cielo! C'è un uomo laggiù!" Uomo. Ripetè l'inconscio di Thomas, quasi a volergli ricordare che cosa era diventato.
"Tiralo su, tiralo su!" Disse l'altro.
Uno dei due, gli poggió l'orecchio sul petto, per sentire il battito cardiaco. "È vivo." Rispose tirando un sospiro di sollievo.
"Troppo pallido per sembrarlo." Disse l'altro.
"Via va'! Non si dicono delle cose sulle persone in punto di morte."
L'altro rispose facendo spallucce e prendendosi il carico di pesce sulle spalle: la pesca era stata incredibilmente buona. "Strano che vengano a galla così tanti pesci. Ci dev'essere uno squalo o qualcosa del genere. Saranno per forza scappati da un grosso predatore. Dovremmo essere più cauti."
"Lo faremo, ma non è il momento adatto per parlarne." 
"Che ne facciamo di lui?"
"Aspettiamo che questo naufrago si riprenda. Nel frattempo io lo porterei a casa. La mia Betty stasera farà un'ottima zuppa, visto il pescato."
"Faremo affari d'oro!" Rispose l'altro.
"Ne faremo, ma io per il momento penso a mangiare e dormire."
"Beato te. Stasera i miei figli tornano dalla città."
"Glasgow, giusto?"
"Sì." Rispose fieramente, senza sapere nemmeno dove fosse. "Fino a trent'anni fa non era niente e poi... Puff, spuntano le fabbriche e ora tutti che parlano di Glasgow, a Glasgow c'è lavoro, Glasgow, Glasgow, Glasgow. Per come la penso io, queste fabbriche non porteranno a nulla di buono. Lavorerà sempre meno gente per quelle... Come le chiamano?"
L'altro lo guardó un attimo perplesso, ma poi capì che cosa intendesse dire l'amico:"Macchine."
"Ma sai, contenti loro, contenti tutti."
Il mare cominció a bagnare loro i piedi. "Ah, l'alta marea. Meglio muoversi."
Senza esitare, l'altro uomo accettó di buon grado. I due si incamminarono, l'uno con il carico di pesce e l'altro con Thomas.
  
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