Undercover
- 1/5 -
Come ci sono arrivata a questo punto. Sospiro. Le sue labbra sul
collo, le mani che sfiorano la pelle. Non riesco a trattenere i brividi che mi scatena appena mi sfiora o tocca più intensamente il mio
corpo.
Come ci siamo arrivati a questo punto. Si è fermato. Mi sta
osservando con quel suo sguardo penetrante. Mi sento nuda e senza difese. Mi
sfila gli occhiali e poi s’incatena ai miei occhi.
Il suo dito scivola sul contorno del mio viso. Vorrei chiudere le
palpebre ma non posso abbandonare il suo sguardo. Lui. Non.
Me. Lo. Permette.
- Mi fai uno strano effetto, Felicity. – sussurra, e a
stento lo sento. Il suo naso è appoggiato al mio collo. È fermo. Forse sta
cercando di capire anche lui: come si è ritrovato a questo punto.
L’odore di alcol del suo fiato mi solletica le narici, mischiato
all’odore forte del suo corpo.
Sospiro. Respiro. Inspiro. Di nuovo. Sempre lo
stesso profumo, forse meno intenso di prima.
Concentrati, Felicity. Ma non ce la
faccio. Vorrei disconnettere il cervello ma questo ritornello incessante non si
placa: come ci sei arrivata a questo punto?
- Me ne occuperò io. – Si propose
Felicity con una leggera punta di enfasi nel tono di voce. – Mi basteranno giusto un paio di giorni. – Sollevò con
noncuranza le spalle e poi riprese a digitare alla tastiera. – E no, -
Archiviata l’ultima informazione, si alzò. – Tra noi tre sono la persona più adatta, quindi non c’è obiezione che
tenga.
Avvicinatasi a Oliver e Diggle li osservò
in silenzio per qualche secondo. – E poi io sono quella che passa più
inosservata di tutti, giusto?
Con quest’ultima battuta si soffermò su Oliver con un tipico
sorrisetto canzonatorio di vittoria. Lui serrò la mascella come faceva ogni
volta che lei aveva ragione e lui non poteva ribattere.
- Stai attenta. – Diggle appoggiò una mano sulla spalla con
la sua aria da fratello maggiore.
- Devo solo recuperare semplici informazioni. Mi basterà diventare
amica di qualcuno all’interno. Entrare in sintonia, conquistarmi la sua fiducia
e il gioco è fatto. Che vuoi che sia. – Il tono di voce tradì però la
sicurezza delle ultime parole.
- Vado a recuperarti il badge dal mio amico. Ci vediamo tra qualche ora per definire
i dettagli.
Rimasti soli Felicity e Oliver non parlarono per diversi minuti.
- Sei silenzioso. – Felicity lo osservò
dalla vetrina delle frecce. – Beh, non è che di
solito tu sia un gran chiacchierone. Con questo non voglio dire che non riesci
a tenere una conversazione, anzi, sei brillante e il tuo tono di voce caldo
incanta. È così carezzevole, devo ancora capire se lo fai apposta per
impressionare il tuo interlocutore oppure è un dono di natura. Se fosse così,
beh, davvero… wow.
I loro sguardi si incrociarono per un
attimo. Oliver guardò fisso Felicity e inclinò leggermente il capo verso
destra.
– Non è che mi dispiaccia,
tutt’altro. Mi piace la tua voce… - Si bloccò per un attimo. Inspirò a fondo e
chiuse gli occhi per ritrovare la concentrazione.
- Non sono d’accordo. – Il tono severo di Oliver spezzò quel
momento imbarazzante.
- Oh. – Felicity fece qualche passo
verso di lui. – Quindi, - Stiracchiò il collo in
avanti. – Tu non vuoi che vada.
- Non è esatto.
Un grugnito di frustrazione da parte di lei graffiò l’aria.
- Devo tirare a indovinare o ti spieghi? Se tu non lo sapessi,
all’università era il mio hobby preferito fare mille supposizioni e poi trovare
l’ipotesi più azzeccata. C’è quella sorta di autosoddisfazione e compiacimento
personale quando riscontri che le tue ipotesi sono sempre le migliori, quando
dai un perché a ogni dettaglio che hai raccolto, e che ti porta inesorabilmente
alla soluzione. Mi ricordo una volta… -
La sua voce si spezzò. Le mani di Oliver strinsero le sue braccia.
I suoi occhi sostituirono la miriade di parole che Felicity si aspettava di
ascoltare.
- Andrà tutto bene, Oliver. Non correrò
nessun rischio, te lo prometto. E poi, ci sarai sempre tu… - Una scintilla
negli occhi, le pupille che si dilatarono leggermente a confermare la validità
di quell’affermazione fu la reazione di Oliver, - e Dig, naturalmente.
Oliver allentò la presa, fino ad allontanarsi di qualche passo da
lei.
- Va bene.
Felicity riprese a respirare normalmente. Per un
attimo credette di non farcela a reggersi in piedi. Contrastare la forza
di Oliver, non quella fisica, ma quella delle sue emozioni, era sempre più
difficile resistere e non lasciarsi trasportare dalle sensazioni che lui
scatenava in lei.
Oliver aprì un cassetto e da dentro tirò fuori una scatolina.
- Non dovrai mai toglierlo, mai.
Felicity prese una delle trasmittenti. – Neanche in bagno?
No, sai, perché io in realtà, alla mia privacy ci tengo, non mi sono mai
trovata in sintonia a fare pipì in compagnia, o peggio, per non parlare della
doccia. S’intende, non è che mi dispiaccia farla in
compagnia, anzi, tutt’altro, è così piacevole strofinarsi, insaponarsi e
sciacquarsi… - Terrorizzata da quella confessione, sgranò gli occhi e subito il
suo sguardo saettò su Oliver.
Respira. Si disse tra sé. – La porterò sempre con me, ho
capito. Vuoi venire anche a letto con me?
A quell’ultima battuta ebbe solo il tempo di rendersi conto di
quello che il suo cervello le aveva fatto dire, prima di mordersi le labbra e
chiudere gli occhi per cancellare dalla sua mente quel momento imbarazzante.
Oliver inspirò silenziosamente. Le si
avvicinò. Appoggiò una mano sulla spalla e inclinato su di lei le sussurrò
all’orecchio – Sempre.
Felicity s’irrigidì e non mosse un muscolo per diversi minuti,
rimase in piedi pietrificata cercando di definire il “sempre” carezzevole,
autoritario, protettivo che aveva pronunciato Oliver.
- Felicity! – La voce di Oliver mi esplode all’improvviso
nell’orecchio.
Di scatto mi allontano da Andrew che mi guarda frastornato.
– Scusami, - ci diciamo contemporaneamente.
- No, scusa tu. Devo aver bevuto troppo, e tu… - Mi sfiora una
ciocca di capelli e me la riporta dietro l’orecchio, - Tu sei così bella
stasera.
- Felicity! – Un altro richiamo di Oliver mi manda
all’esasperazione. Riattivo il microfono.
- E stai calmo! – Mi lascio sfuggire.
Andrew mi guarda perplesso. Merda. – Credo, che ora sia
meglio che tu vada.
- Sì, hai ragione. – Scuote leggermente la testa. –
Amici come prima?
Andrew ha un sorriso così dolce che non posso
fare altro che arrendermi. Sorrido intenerita. – Non ti preoccupare,
abbiamo alzato il gomito entrambi, non è successo niente. Cancellato. Non è mai
esistito. Domani nessuno dei due si ricorderà questo momento. Ne sono sicura.
Lui mi guarda. I suoi occhi. Azzurro misto al verde, ma non sono
sicura della loro tonalità, dato che cambiano
repentinamente ogni volta che si espone alla luce.
Andrew si avvicina alla mia guancia.
- Io. Non. Credo. – Sussurra e poi
me la bacia. – Buonanotte.
- Not-te.
Aspetto qualche secondo. Lo osservo salire in macchina e andare
via.
Entro in casa. Scalcio le scarpe lontano dai miei piedi. –
Maledetti tacchi. –
Il cappotto lo abbandono sulla sedia.
- Hai finito di amoreggiare?
Per poco non mi prende un infarto. La stanza s’illumina e mi
rivela la presenza di Oliver davanti a me.
- Non potevi palesare la tua presenza in
modo più civile, senza far prendere alla sottoscritta un infarto?
Mi guarda serio. – Nervosetto, stasera. – Ed eccola
là, la sua occhiataccia. Se pensi di intimorirmi ti sbagli di grosso. Sostengo
il suo sguardo.
- L’hai presa?
- Secondo te? – L’osservo con
ovvietà. Afferro il cappotto e tiro fuori la chiavetta. Mi avvicino a lui.
Oliver mi porge il palmo della mano. – Non stavo amoreggiando. È capitato
che gli abbia fatto bere qualche bicchiere di troppo. Io, forse, pure. –
Mi massaggio le tempie. Inizio a sentire la stanchezza. - Lui si è avvicinato e io ne ho approfittato per fregargli la chiavetta dalla
tasca.
Il suo sguardo severo mi fa capire che non è aria di scherzare.
– Va bene, tieni.
Mi sciolgo i capelli. L’acconciatura che avevo fatto stasera mi
sta uccidendo. Devo ricordarmi di non stringere troppo la coda la prossima
volta.
- Ora va meglio. – Ed eccoli lì, i suoi occhi che seguono
ogni mio gesto. – Che c’è? A te non capita mai di aver voglia di lasciar
liberi i capelli? Stringevano cosi forte che mi è venuto mal di
testa. Deve essere tutta questa tensione. Mi agito sempre quando ti sento
dentro di me.
Oliver questa volta sorride, anche se cerca di trattenersi. Io
vorrei solo scavarmi una fossa in questo preciso punto e in questo preciso istante.
- È meglio che vada a dormire. Quando sono stanca, dico sempre
delle cose senza senso. Buonanotte.
Sto per richiudermi la porta alle spalle ma mi blocco.
- Ah, Oliver – lui si ferma sull’uscio. – Non stavo
amoreggiando.
Lui sorride e se ne va.
Ora mi ricordo come ci sono finita in questa situazione.
Continua…
Angoletto di Lights
Sono emozionata, un nuovo fandom, nuovi personaggi da gestire. È tutto così eccitante.
La storia è già scritta tutta. È composta da
cinque capitoli.
Ogni pezzo è suddiviso da un momento presente raccontato in prima
persona, un intermezzo in terza persona che ci mostra
il passato, e la conclusione dove si torna al presente con il punto di vista di
chi ha aperto il capitolo.
Ringrazio Vannagio per il supporto
tecnico e la consulenza, Jaybree per il fangirlizzare silenzioso, siete
state entrambe preziosissime per questa storia, grazie di cuore.
Che altro dire. Ah sì, giusto. Gli aggiornamenti saranno ogni
lunedì pomeriggio in pausa pranzo.
Alla prossima settimana.