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Autore: parabatouis    31/03/2014    4 recensioni
Luke odia Michael, Michael odia Luke.
O almeno questo è quello che Luke pensa, perchè non sa che Michael darebbe tutto solo per dare uno sguardo ai suoi occhi, che tanto sembrano odiarlo.
*ATTENZIONE: MUKE TRATTATA COME ROMANCE, SE NON PIACE IL GENERE, NON LEGGERE.*
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Spin the fate.
Luke

“No Calum, te l’ho detto e ripetuto, alla tua festa stasera non ci vengo.”
Cercai di sgattaiolare via dal corridoio ma il ragazzo continuò a seguirmi.
“Ti prego Luke, i miei sono fuori, sii un bravo migliore amico per una volta.”
“Senza di me non puoi farla la festa?” sbuffai.
“No, non sarebbe lo stesso.”
“Va bene, vengo, basta che la smetti.”
“A stasera allora” urlò Calum, apparentemente eccitato, prima di scomparire dal corridoio.
Scossi la testa e scoppiai a ridere pensando a quanto quel ragazzo, poco più basso di me, con un viso da “bravo ragazzo”, i capelli scuri e gli occhi dello stesso colore, potesse essere martellante quando aveva in mente di fare qualcosa.
Non avevo nessuna voglia di andare a quella dannata festa, ma Hood comandava, tanto valeva dargli retta e levarselo dai piedi, no?
Il sorriso scomparì dalle mie labbra quando Michael Clifford attraversò il corridoio. Per tutti, ragazzi e ragazze, era “il figo della scuola”.
Praticamente, erano tutti suoi servi, come le bandiere si lasciano comandare dal vento, tutta la scuola era ai piedi di Michael, tutti pronti a fare quello che a lui andava bene, ad ascoltare la musica che a lui piaceva e a frequentare solo le persone che erano all’altezza del ragazzo. Ed, ovviamente, io non ero tra quelle persone.
Gli lanciai un’occhiataccia, lui rispose con una risatina irritante.
Abbassai lo sguardo e, grazie al cielo con splendido tempismo, arrivò Calum. Mi prese per il braccio e mi trascinò in classe, ridendo. Io lo seguii senza opporre resistenza e mi sedetti affianco a lui, mentre il professore cominciava a chiamare i nomi dell’appello.
“Carina la nuova tinta di Michael” farfugliai, ricevendo come risposta solo uno sguardo stranito.
Ho detto davvero una cosa carina su Clifford?

Michael

Scivolai velocemente per le scale che portavano al primo piano mentre tutti mi guardavano, come se vedermi a scuola fosse la cosa più interessante e strana del mondo, come se Lady Gaga stesse prendendo un caffè al Gambrinus, al centro di Napoli.
Era fastidioso a volte, ma non potevo certo dire di odiare tutte quelle attenzioni. Avevo tanti piccoli schiavetti pronti a fare di tutto per me, mi credevano un duro, e non mi andava male del tutto.
Mi consolai a questo pensiero e lasciai perdere gli sguardi degli studenti, intenti a guardarmi mentre attraversavo il corridoio.
Solo degli occhi, però, catturarono la mia attenzione. Erano quelli di Luke Hemmings che, come al solito, mi lanciava un’occhiataccia.
Non capisco davvero perché mi odi, pensai mentre gli passavo davanti. Aveva un grazioso cappellino nero da cui sbucavano alcune ciocche bionde, i libri stretti al petto e gli occhi puntati a terra, probabilmente per non vedermi.
Non vedrò mai quegli occhi, mi dissi e mi scappò una risatina. Cercai di soffocarla, ma lui aveva già sentito, quindi andai spedito verso la mia classe.

“Michael!”
Una voce familiare, calda e con uno stretto accento australiano, pronunciò il mio nome. Mi girai e incontrai il viso di Ashton, poggiato al distributore di bevande difronte alla mia classe. Lo salutai e lui venne verso di me, cercando di dare un aspetto decente ai ricci biondi che gli cadevano giusto sopra gli occhi. Gli occhi di Ashton avevano un colore davvero particolare, erano color nocciola, che andava nel verde, e ti ci potevi letteralmente perdere dentro.
Chissà quelli di Luke di che colore sono, mi scappò un sorriso a quel pensiero.
Chissà se sono così belli da poterci quasi vedere la sua anima.

“Michael? Stai arrossendo?”
“Cosa? Eh?” mi coprì velocemente le guance con il polsino della felpa che avevo, Ashton rise.
“Oh sta’ zitto” sputai, con aria arrabbiata “Andiamo in classe?”
Lui annuì e scivolò attraverso la porta, io lo seguii e mi sedetti al mio posto, accanto a lui.
Perchè diavolo sono arrosito?


**

Luke

Uscii dalla doccia e guardai l’orario sul mio iPhone, 18:30. Ero in perfetto orario per la festa e avevo tutto il tempo per capire cosa mettermi. Mentre mi asciugavo i capelli, notai due nuovi messaggi di Calum. Sbloccai il telefono.
“Vieni verso le 20 da me che prepariamo tutto.”
“Ah, ho invitato anche il ragazzo con cui parlammo l’altra volta, Ashton, ha detto che porta un amico”
Digitai un semplice “okay” e qualche faccina e tornai ad asciugarmi.
Andai in camera e rimasi, in intimo, a fissare i miei vestiti nel cassetto. Dopo qualche minuto, optai per un semplice jeans, una maglietta giromanica, bianca con uno smile, e una camicia blu, aperta e piegata quasi fino all’altezza delle spalle.
Infilai le Vans e sgattaiolai fuori da casa, salutando tutti e avvertendoli che avrei passato la notte con Calum, senza alludere ad alcuna festa, ovviamente.
In una decina di minuti arrivai a casa di Calum, montammo le casse per amplificare la musica, aprimmo una decina di pacchi di patatine, stappammo qualche bottiglia di vodka e CocaCola, poggiammo le pizze che avevamo ordinato sul tavolo, e sistemammo tovaglioli e posate, anche se nessuno le avrebbe mai usate.

Calum mi sorrise soddisfatto e io ricambia, dando uno sguardo all’orario, 22. I primi invitati cominciavano ad arrivare e la festa cominciava a movimentarsi. I primi ad arrivare furono Niall Horan e la sua combriccola, persone che non si perdevano mai una festa, sempre pronti a fare baldoria e a marinare la scuola, ma persone affidabili e simpatiche.
Fu proprio uno degli amici di Niall, Harry, a tirarmi al centro del salotto per ballare. Harry era un tipo che non c’entrava affatto con gli altri della banda Horan, vestiva sempre alla moda, teneva ad indossare sempre capi in voga ed abbinati tra loro. Vestiva sempre quasi di verde, perché faceva risaltare i suoi occhi, secondo lui.
Cominciammo a ballare e bere qualcosa, quando la porta, inaspettatamente, si aprì. Ad entrare fu Ashton, indossava una maglietta bianca, con delle scritte e un simbolo che non riuscii a distinguere ben, un jeans semplice e delle converse nere.
Dietro di lui c’era qualcuno, forse l’amico a cui Calum alludeva nei messaggi. Guardai bene per capire chi fosse e, come in un perfetto film da oscar, l’amico di Ashton era l’unica persona che avrebbe potuto farmi odiare ancora di più quella festa, Michael.
Aveva i capelli disordinati, neri con qualche ciocca rossa, era vestito prevalentemente di nero, aveva un pantalone aderente nero, una maglietta dei Def Leppard nera e una camicia a quadri rossa a giromanica.
Dannatamente perfetto, pensai, sbalordito dalle mie stesse parole.
Mi guardò con la coda dell’occhio e sorrise, dirigendosi verso il tavolo con le pizze.

Mentre lui era di spalle, acchiappai Calum per un braccio e lo tirai nell’altra stanza.
“Sapevi che Ashton avrebbe portato Michael?”
“Ehm..”
“Come ti è saltato in mente?”
“Non potevo dire ad Ashton di non portarlo, ma che ti ha fatto quel ragazzo?”
“Mi h-” mi bloccai.

Si, cosa ti ha fatto, Luke? Non ti ha offeso, non ti ha mai parlato, cosa ha fatto?
Ha lasciato che ti innamorassi piano di lui?
Ha lasciato che credessi di odiarlo per proteggerti da un sentimento più grande di te?


Non era così, io non ero innamorato di lui, la mia mente si sbagliava. Non risposi alla domanda di Calum e me ne andai, senza dire una parola.

Calum, sicuramente confuso dalla mia scenata, come me d’altronde, uscì dalla stanza qualche minuto dopo.
“Ragazzi, ragazzi!” urlò “Perché non giochiamo al gioco della bottiglia?”
“E’ un gioco per bambini!” rispose qualcuno.
“Ma” continuò Calum “Invece dei pegni da ragazzini, gireremo due volte la bottiglia e i due sorteggiati, dovranno entrare per cinque minuti nel ripostiglio. Non si può cambiare patner, chiunque capiti e qualsiasi cosa accada.”
Tutti acconsentirono e Calum raccolse una bottiglia da terra, sedendosi  a terra, come gli altri.
Varie coppie, dalle più strane alle più verosimili, andarono nella stanza e ne uscirono ridendo e scherzando.
Calum girò la bottiglia ed essa si fermò proprio davanti a me.
“Luke” scandì.
Dannazione, pensai.
La bottiglia fece un altro giro e io non guardai, avevo paura di quale di quelle ragazzi potesse capitare.
“Michael” sentì pronunciare.
“Che?” dissi aprendo gli occhi.
“Non si può cambiare, mi dispiace” mi rispose Calum, ridendosela.
Presi un lungo respiro ed entrai nello stanzino, dopo di Michael.
Era una stanza davvero minuscola, mi sentivo soffocare e, cosa peggiore, io e Michael eravamo attaccati.

Michael

Io e Luke eravamo terribilmente vicini, sembrava che non riuscissi nemmeno a respirare.
Scoprii che era più alto di me e, quando alzai lo sguardo, vidi i suoi occhi. Quegli occhi che avevo tanto bramato di vedere, in cui tanto desideravo perdermi. Erano celesti, del colore del cielo estivo, quando non c’è nemmeno una nuvola a rovinare il paesaggio, quando il sole batte caldo e tu ti senti pieno di energie. Non erano semplici occhi, erano come specchi, potevi leggere tutte le sensazioni di Luke, ogni paura, ogni desiderio, ogni sogno. Ed erano proprio come le giornate estive, ti facevano sentire felice, pieno di vita. Non erano solo occhi.
Mi scappò, inevitabilmente, un “Hai degli occhi stupendi”.
Lo vidi arrossire e sorrisi, guardando di nuovo a terra.

Passò qualche altro minuto e nessuno parlò.
“M-mi piace la tua nuova tinta” esordì il biondo, balbettando.
“Grazie, l’ho fatta ieri e.. beh, nessuno se n’è accorto tranne te ed Ashton.”
Arrossì di nuovo.
Adoro i ragazzi che arrossiscono, pensai.
Poi mi guardò e mi sorrise.
E allora lo capii, capii che era giunto quel momento che avevo sperato non arrivasse mai.
Quel dannato momento in cui una persona, con un sorriso, la cosa più banale del mondo, riesce ad abbattere tutti i tuoi muri, riesce a cancellare ogni traccia della reputazione da duro che hai curato con anni.
Quel dannato momento in cui capisci che sei innamorato, anzi, sei fottuto perché, se c’è una cosa che fa male, è innamorarsi della persona sbagliata.
E io, in quel momento, in quello stanzino, con le gambe intrecciate a quelle di Luke per via del poco spazio, capii che stavo per cadere, che stavo per sbagliare, che amarlo avrebbe inevitabilmente rovinato tutto.
Eppure, volevo rovinare tutto.

Se per avere Luke Hemmings dovevo rovinare tutto, beh, non ci avrei pensato due volte.

“Ehm, sono finiti i cinque minuti, dovremmo uscire..” disse lui, timidamente.
“Oh, si..” mi aggiustai e cercai di uscire, mettendo la mano sulla maniglia.
In quel preciso istante, sentii la mano di Luke bloccarmi il polso.

Luke

Gli bloccai il polso con la mano. Non lo feci apposta, fu come un riflesso. Non volevo lasciarlo andare, non volevo che uscisse, non volevo tornare ad odiarlo.
Non c’è nient’altro che tu possa fare Luke, mi dissi.
Sospirai, era vero.
“Scusa” farfugliai, lasciandogli il polso.
“Nulla” mi rispose. Poi si morse il labbro e lasciò la maniglia, poggiandosi di nuovo al muro.
“Non credo che si accorgeranno che sono passati più di cinque minuti, no?” disse, mordendosi di nuovo il labbro, mentre mi guardava, in attesa di una risposta.
Quelle labbra non aiutavano. Quelle labbra, ora un po’ bagnate di saliva, che formavano un sorrisetto accattivante sul viso di Michael.
E allora sentii qualcosa di diverso per quel ragazzo. Per una volta non volevo dirgli qualche parolaccia o picchiarlo, per una volta non mi irritava. Per una volta mi attirava terribilmente, per una volta volevo che fosse mio, e solo mio. Volevo assaporare le sue labbra, avere il gusto dei suoi baci sulle mie labbra.
Dovevo smetterla di mentire, non ne potevo più. La mente non sbaglia mai, e infatti, aveva ragione. Lo odiavo così tanto perché aveva permesso che mi innamorassi di lui senza nemmeno conoscerlo, che mi innamorassi del suo fare da duro.
Lo odiavo così tanto perché aveva permesso che mi venisse voglia di conoscere il vero Michael, nascosto nella sua anima, non il Michael che tutti pensavano di conoscere, quello che tutti idolatravano.
Lo odiavo così tanto perché non ero pronto ad innamorarmi, a donare tutto il mio cuore ad una persona che avrebbe potuto spezzarlo da un momento all’altro.
Non ero pronto a cercare davvero la mia anima gemella in una persona.
Non ero pronto.

Non si è mai pronti abbastanza.

Presi il ragazzo davanti a me, per la maglietta e avvicinai le mie labbra alle sue, come per aspettare il suo consenso.
Michael sorrise e premette dolcemente le sue labbra sulle mie, facendole combaciare in un bacio. E mentre ci baciavamo, in quello sgabuzzino, al buio, con le dita intrecciate, potei sentire quanto c’era dietro quel bacio, quanto stavamo rischiando, a cosa andavamo incontro.
E quando ci staccammo piano, quando vidi i suoi occhi verde smeraldo brillare, capii la cosa più importante, non c’importava.
 
Ehilà!
Innanzitutto, grazie mille per aver letto. E’ la mia prima OS sui Muke e spero davvero vi piaccia.
Se c’è qualche errore, scusatemi, non ho davvero avuto il tempo di rileggere.
So che è un tantino piccola ma è sempre quella la mia pecca.
Beh, lasciate qualche recensione, che è sempre gradita, sia positiva che negativa, e..
grazie ancora, spero di ritrovarvi qui in futuro con una nuova OS!
  • Mars
  
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