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Autore: Dysia    01/04/2014    0 recensioni
Sinceramente non sapevo dov'eravamo diretti, tanto meno sapevo il perché ci stavamo andando a piedi.
- Vi spiacerebbe lasciare le vostre mani per un po'?- mugugnò Ry
- Perché mai?- sollevai un sopracciglio
- Io e Drew sembriamo a braccetto, la sua mano è poco sotto il mio braccio, se qualcuno non guarda bene e non vede la tua piccola manina, io e lui potremo sembrare un po'.... Gay-
- Non dire stronzate, vuoi che lasci la sua mano perché sei geloso- sbottò Drew, e per chissà quale ragione mi venne spontaneo sorridergli.
Ryan si voltò lentamente verso di lui, fingendosi sorpreso – Oh mio Dio, vuoi una statua per la deduzione più astuta dell'anno?-
- Guarda, piccolo genio incompreso, che sei tu che hai cercato di camuffare la cosa, io l'ho solo portata alla luce-
- sì m..- tappai la bocca a Ryan, e lui, per un attimo, fu chiaramente tentato di mordermi la mano.
Genere: Fantasy, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il casino della settimana prima era.... Micidiale.
Non so come arrivai in ospedale la sera che mi sentii male al cinema, ma ricordo di aver cacciato via l'infermiera appena mi si era avvicinata, di essermi fatta riportare in camera mia da Ryan.
Qualche giorno dopo parlai con Mysia, confessandole ciò che non avrebbe mai voluto sentir uscire dalla mia bocca e... beh.... litigai con lei come non facevamo da... sempre. Non avevamo mai litigato così tanto e per così tanto tempo.
Difatti fu piuttosto complicato. Tutto quanto, compreso il prendere sonno quella notte.
Nell'arco di un giorno mi ero ritrovata a dover addormentarmi senza il mio fidanzato e senza la mia migliore amica, per una stupida decisione presa con le più buone intenzioni di questo mondo.
Presa, però, senza che l'altro lo sapesse, e forse questo era uno dei motivi della rabbia di Mysia. Strinsi il cuscino contro il petto, respirando profondamente il profumo che emanava, facendomi spuntare un sorriso involontario: il profumo di Drew era ancora impresso nella maglietta accuratamente nascosta sotto la fodera del cuscino che stringevo.
Aprii gli occhi, disturbata dal raggio di sole che filtrava dalla finestra.
«Cristo che odio quella finestra!» mi alzai, calciando giù il cuscino, sentendomi profondamente in colpa. Mi sembrava di aver cacciato Drew dal mio letto, cosa che effettivamente una volta era successa, ma se penso alla sua espressione apparentemente triste quando lo feci mi viene una botta al cuore.
Sollevai il cuscino da terra e passai la mano su questo -scusa...- oddio, avevo seriamente chiesto scusa al cuscino?! Corrugai la fronte e mi guardai attorno, assicurandomi di essere sola.
Feci roteare gli occhi, ricordandomi ciò che era successo il giorno prima, e di botto mi rabbuiai. Andai a lavarmi e prepararmi, il tutto molto velocemente per poter uscire da quella stanza il prima possibile. Mossa inutile, visto che tanto avrei incontrato tutti fuori da quella stanza, ma era sempre meglio che restare chiusa a pensare.
Uscita da lì, trascinai i piedi lungo il corridoio, bloccandomi davanti all'uscita del dormitorio femminile e sbiancando di fronte alla scena che mi si presentava davanti.
Riuscii a sentire il mio cuore spaccarsi. Un "crack" fortissimo come se qualcuno avesse spaccato un ramo grossissimo accanto alle mie orecchie.
Le labbra di Drew, un tempo così intime con le mie, ora si muovevano assieme a quelle di una ragazza con uno shatush blu e nero.
Si staccò dalle labbra della ragazza con uno schiocco, e mentre lei era palesemente in estasi dalla situazione, Drew mi squadrava come se stesse guardando l'essere più spregevole mai esistito.... ed io, in quel momento, mi sentivo anche peggio.
Mi toccai la pancia con fare delicato, chissà Drew cosa avrà pensato vedendomi fare quella cosa. Scossi la testa, passando davanti a loro nel modo più indifferente che conoscevo, ma al posto di andare nel corridoio che poi mi avrebbe portata alle scale, finii col correre verso il bagno.
Fortuna che uno dei gabinetti era libero (sebbene fosse anche il più messo peggio), perché in pochi istanti vomitai come non vomitavo negli ultimi 15 anni della mia vita.
Dopo aver finito, mi alzai e andai a sciacquarmi il volto con l'acqua fredda, visto che la manopola non girava verso l'acqua calda, sollevandolo poi lentamente e fissando la mia immagine riflessa. Cosa vedevo? Una ragazza fottutamente distrutta e stanca che voleva solo essere forte un'altra volta. Era banale, forse, ma era la verità. Non ricordavo nemmeno come ero finita in quella situazione, era accaduto tutto ad una velocità indescrivibile, e probabilmente me lo meritavo.
Caso contrario, Drew meritava comunque di essere felice, anche se avrei seriamente voluto essere io il motivo della sua felicità.
Ma al contrario, ero stata il motivo del suo dolore, e dopo tutto quello che aveva passato non se lo meritava.... ma io sì. Spostai lo sguardo dallo specchio e uscii dal bagno, passando le dita sulle labbra e uscendo in giardino.
Fanculo la lezione di scienza eterea, avevo bisogno di stare un po' per i fatti miei.

Mi sdraiai sul prato e sollevai lo sguardo al cielo, mettendomi le cuffiette del lettore musicale alle orecchie.
Ingannai il tempo in quel modo per più di due ore, con Let it ride al massimo del volume, in ripetizione. Se prima sapevo il testo a memoria ora ero pure in grado di suonarla, con tutto che io non suono nessuno strumento.
Sentii una cuffia staccarsi dal mio orecchio, e delle labbra umidicce posarsi sulla mia fronte. Corrugai la fronte e sollevai lo sguardo, trasalendo nel vedere Drew.
- Vattene- sbottai secca, come se volessi sputare veleno
- No...- mormorò per poi stendersi accanto a me e legare le braccia attorno alla mia vita.
Ma che voleva? La sua presenza in quel momento mi sembrava peggiore della sua assenza.
Anzi, i primi secondi erano stati anche piacevoli: il suo profumo, il suo respiro sulla mia pelle ed il mio battito che accelerava per via del suo tocco delicato, come lo era sempre stato.
Ma poi mi passò, veloce come un lampo, l'immagine di lui che baciava quella ragazza e sentii il mio stomaco contorcersi come un anguilla e bruciare in modo talmente intenso da non farmi respirare.
Eppure non riuscivo a respingerlo, perché era come se qualcosa, o meglio, qualcuno, desiderasse ardentemente la sua presenza e quindi mi portasse a dover stare accanto a lui, anche se ormai ero a pezzi.
Mi voltai e mi accoccolai a lui, con una naturalezza che nemmeno mi apparteneva, rilassandomi per il suo tocco sulla pancia, come se avesse sentito che mi faceva male.
- Mi dispiace per ciò che hai visto-
- No, non ti dispiace, ma apprezzo che menti per farmi sentire meglio- scosse la testa sogghignando col suo solito fare furbo.
Voleva dire qualcosa, qualcosa che probabilmente mi avrebbe fatto male, ma restò in silenzio, mantenendo la mano sulla mia pancia e continuando a muoverla piano.
Più che la pancia, era lo stomaco, il che probabilmente era una cosa positiva per me, perché lui era figlio di una menade, e nonostante fosse maschio, aveva ereditato i suoi poteri, quindi, anche la sensibilità.
E lui non sapeva e in quel momento non doveva sapere nulla. Non era necessario, doveva essere felice e non doveva sentirsi obbligato a stare legato a me per via di tutta quella situazione.

Strizzai gli occhi,il bruciore era estremamente intenso e mi veniva da piangere, mi sentivo esplodere, avevo bisogno di aria, avevo bisogno di - ehi...- Drew.
Mi sollevò il volto con l'indice -calmati piccola- e solo allora mi resi conto di quanto mi fossi accoccolata a lui.
Sembravo quasi un tutt'uno col suo corpo, e mi mancava quella sensazione di completamento, di quando trovi qualcuno che, in pratica, ti fa pensare "Ah, cazzo, finalmente ho trovato la parte mancante di me", il classico old but gold del "tu mi completi".
Le mie gambe erano incrociate con le sue, mentre io ero praticamente sdraiata su di lui col volto nascosto nell'incavo del suo collo. Come se, in verità, non ci fossimo mai lasciati. Come se l'ultima notte passata assieme non fosse mai finita.
Prese la mia mano, la sollevò verso il cielo e la fece giocare con la sua, fingendo di fare delle forme contro la figura del sole, o di seguire i suoi raggi invisibili mentre le nostre dite si intrecciavano come non facevano da molto, si cercavano, come se avessero un disperato bisogno di contatto, e allora, nonostante tutto, mi sentivo benissimo.
- We're running away, don't tell anyone, We'll be the talk of the town, We'll be the envy of everyone- sollevai lo sguardo verso di lui, sentendolo cantare, notando solo in quel momento che aveva la cuffia che poco prima mi aveva staccato dall'orecchio. Mi accarezzò i capelli - Take me away, let's get out of this town, run, baby, run, we're unstoppable now, on top of the world, sing it out loud, and mean it and keep believing, we've got the rest of our life, so let it ride - Sorrisi, e lui sorrise di rimando, riuscendo a farmi arrossire per la vicinanza dei nostri visi.
Mentirei se dicessi che in quel momento non ero felice. Ero felice che era rimasto e non era andato via quando gliel'ho detto. Sfiorò leggermente le mie labbra con le sue, mantenendo il sorriso sulle labbra, poi percorse il mio labbro inferiore con la lingua.
Sfiorai istintivamente la sua lingua con la mia, ma ancor prima che potessimo "lasciarle giocare", dovetti fermarmi per via di una grossa ombra davanti a noi.
Mi voltai, rabbuiandomi di colpo quando davanti a noi vidi Ryan, a braccia conserte, che mi guardava con totale disgusto.
Sapeva? A quanto pare sì, sapeva del mio fardello, sapeva ciò che io tenevo all'oscuro di tutti per codardia. Che poi, non era codardia, volevo solo proteggere tutti.
Drew aprì gli occhi e corrugò la fronte -mi levi il sole- borbottò, facendo cenno a Ryan di spostarsi. Quest'ultimo, per provocazione suppongo, si mise il più possibile davanti a lui, cercando di fargli ombra.
-Perché sei qui?- chiese, rivolgendosi a me.
Schiusi le labbra per rispondergli, ma non emettevo alcun suono, tranne che borbottii incomprensibili tipo "scusjshiznsosk".
Drew mi accarezzò lentamente il braccio, come per rassicurarmi, ma in quel momento sembrò una mossa poco astuta e Ryan la notò.... forse era proprio ciò che voleva, quasi a voler dire "e intanto io sono ancora qui. Giusto per dimostrarti che sono più importante di te".
Ma la domanda era: Drew è seriamente più importante di Ryan?.
Mi morsi il labbro inferiore, sollevando il mio sguardo verso il suo, ricambiato poco dopo e lasciai andare il labbro inferiore mentre fissavo i suoi occhi, sentendo quasi la sensazione di totale oblio mentre mi perdevo in questi.
Mi toccai le labbra, quasi per avvertire la sensazione di poco prima, e lui sorrise abbassandomi la mano, voltandosi poi verso Ryan e poggiando la mano tra i miei capelli.
Con Drew era tutto diverso. Tutto. Ryan riusciva a mettermi sopra ogni cosa, prima di tutto, prima di tutti, ne inventava di tutti i colori, ma si era accorto di me troppo tardi, quando ormai mi aveva già persa da tempo.
Questa era la differenza di Drew. Lui è tutto particolare, eravamo e siamo due calamite.
Drew non mi metteva davanti a niente e nessuno, io ero tutto e tutti, perché eravamo sempre vicini anche quando stavamo lontani. Drew era imprevedibile. Più imprevedibile di Ryan, il che era veramente difficile.
Percorsi il suo petto con l'indice, sobbalzando di colpo quando Ryan mi prese la mano di scatto, costringendomi ad alzarmi e a posizionarmi al suo fianco.
Dio, odiavo quando faceva così.
Feci ruotare gli occhi verso l'alto, dando uno strattone secco per liberarmi dalla sua presa, e quando feci per tornare da Drew, ormai, si era già alzato in piedi e stava anche già litigando con Ryan.
La mia mente era troppo appannata, non riuscivo a capire una sola parola di quello che stavano dicendo, ma da come si sfidavano con lo sguardo, non erano esattamente parole carine, né complimenti.
Più passavano i minuti, più la mia mente diventava pesante e i rumori distanti, fino a che, d'istinto, non mi aggrappai al braccio di Ryan per via di un cedimento delle mie gambe, improvvisamente terribilmente pesanti come il resto del mio corpo.
- Ma che cazzo...?-
- Qualcuno è così gentile da mettere fine alle vostre discussioni?- mormorai con la voce impastata, avevo anche perso la capacità di parlare.
Si scambiarono delle occhiatacce a vicenda, poi, Ryan, si abbassò e mi prese in braccio.
Mi accoccolai a lui, poggiando il mento sulla sua spalla e facendo un respiro profondo, ritrovandomi ad essere inondata dal forte profumo della sua colonia. Buonissima, si capisce, ma Dio ero nauseata da morire e quel profumo non aiutava manco un po'.
Ryan fece per camminare, così arricciai il naso e strinsi le mani sulle sue spalle – Drew?-
- Uhm?- sollevò lo sguardo verso di me
- Vieni con noi?-
Ryan sollevò un sopracciglio, voltandosi di colpo verso di me – Che?!-
- Non voglio stare sola, Ryan- sibilai tra i denti, fulminandolo con lo sguardo
- Ma non sei sola- mormorò in un tono così basso che a stento si sentiva.
Drew annuii, sbuffando, probabilmente, per la presenza di Ryan.
Feci passare la mano sotto il braccio di Ryan, allungandola verso quella di Drew, che l'afferrò poco dopo.

Sinceramente non sapevo dov'eravamo diretti, tanto meno sapevo il perché ci stavamo andando a piedi.
- Vi spiacerebbe lasciare le vostre mani per un po'?- mugugnò Ry
- Perché mai?- sollevai un sopracciglio
- Io e Drew sembriamo a braccetto, la sua mano è poco sotto il mio braccio, se qualcuno non guarda bene e non vede la tua piccola manina, io e lui potremo sembrare un po'.... Gay-
- Non dire stronzate, vuoi che lasci la sua mano perché sei geloso- sbottò Drew, e per chissà quale ragione mi venne spontaneo sorridergli.
Ryan si voltò lentamente verso di lui, fingendosi sorpreso – Oh mio Dio, vuoi una statua per la deduzione più astuta dell'anno?-
- Guarda, piccolo genio incompreso, che sei tu che hai cercato di camuffare la cosa, io l'ho solo portata alla luce-
- sì m..- tappai la bocca a Ryan, e lui, per un attimo, fu chiaramente tentato di mordermi la mano.
- Finitela.- sbottai secca, e Drew si limitò ad uno sbuffo scocciato, ma non protestò, sicuramente privo di voglia di litigare con Ryan ma allo stesso tempo invogliato a tirargli un pugno in faccia.
- Dove siamo diretti?- domandai, cercando di smorzare quel silenzio pesante che si era creato di colpo, mentre, di nascosto a Ryan, accarezzavo la mano di Drew nel tentativo (a quanto pare riuscito) di tenerlo calmo.
- Al centro commerciale-
- Ehm.... perché?-
- Perché mi va, okay?-
- Ma Little Esuki è ancora molto lontana, scusa, non facevamo prima a volare o prendere una fottuta macchina?
O teletrasportarci, non so..-
- Non stiamo andando a Little Esuki, ma... qui- indicò l'enorme edificio bianco che si presentava davanti a noi.
Posto strano. Da quando vicino alla scuola c'era un centro commerciale?
- E questo?- domandai, notando la stessa perplessità nel volto di Drew
- È un centro commerciale-
- Oh, wow, grazie, l'avevo capito.-
- E allora?- mi mise a terra, prendendomi la mano che, però, gli lasciai di botto, lasciando andare anche quella di Drew.
- Niente... non l'avevo mai notato-
- È stato aperto da poco, probabilmente è per questo.-
- Mhmh- entrai all'interno del grosso edificio, le porta scorrevoli si aprirono con uno stridio fastidioso, come se qualcuno stesse strisciando le unghie su una lavagna rugginosa, e la cosa mi fece letteralmente venire i brividi.
Drew entrò dopo di me, passandomi davanti a sfiorando di nuovo la mia mano. Ryan, invece, per qualche strano motivo (Karma, credo) prese in pieno la porta.
Drew si voltò verso di lui, soffocando a stento una risata in gola, che però, poi, si trasformò in uno sghignazzare sotto i baffi.

Scosse la testa e si voltò, mentre Ryan si massaggiava il volto e borbottava nervosamente qualcosa.
- Cazzone- ridacchiò Drew, camminando dritto.
Inarcai le sopracciglia e scrollai le spalle, avvicinandomi a Ry e spostandogli le mani dal viso e toccandogli le guance, anche se aveva solo il naso leggermente arrossato.
- Dio mio, ma sei veramente stupido!- borbottai poggiando l'indice sul suo naso, e lui, con un gesto svelto, spostò la mia mano e avvicinò le sue labbra alle mie. Mi tirai indietro immediatamente, sfiorò a stento le mie labbra, e corrugò la fronte, sorpreso del mio gesto.
Lo fissai con uno sguardo gelido - Che diavolo ti prende? È praticamente tutto il fottuto giorno che mi eviti! Non rispondi nemmeno al cellulare!- disse, contraendo la mascella, evidentemente scocciato.
Sollevai un sopracciglio, accorgendomi di avere i polsi intrappolati nei suoi pugni
- mollami- sibilai.
- No. Ora, dimmi, è vero quello che mi ha detto Mymy su... beh....?- non terminò la frase, limitò ad abbassare lo sguardo.
Mi morsi l'interno della guancia -sì- mugugnai, e lui sollevò lo sguardo, facendo un sospiro, ma non dicendo nulla vedendo che Drew tornò indietro da noi, tenendo in mano un pacchetto bianco.
Lo aprì e tirò fuori un biscotto, cominciando a mordicchiarlo -Tieni, ti ho preso dei biscotti- disse sorridendo, porgendomi il pacchetto.
Mi liberai dalla presa di Ryan e sorrisi di rimando, presi il pacchetto, poi feci cadere lo sguardo sull'espressione di Ry, fermo, fissando la parete con il vuoto più totale dei suoi occhi grigio azzurro, attualmente, più grigi che mai. Glaciali.
Drew corrugo la fronte, continuando a mordicchiare il biscotto, staccandone poi un pezzo grosso – mi sono perso qualcosa di importante?-
- No-
- Sì- la voce di Ry sovrastò la mia.
- Ho detto di no- contrassi la mascella, cercando di mantenere la calma. Se avessi minimamente sgarrato, anche di una sola espressione di troppo, si sarebbe capito tutto, me lo sentivo.
Era come se avessi un enorme muro davanti e un enorme blocco alla gola.
Deglutii più volte, sentendo gli occhi di tutti puntati addosso, sebbene nessuno all'interno della stanza mi stesse guardando, eccetto Ryan e Drew, che oltretutto, distolsero lo sguardo e lo portarono sulla ragazza che aveva appena varcato la soglia. La ragazza con lo shatush, sempre la solita.
È una persecuzione? Ma chi diavolo era poi? E perché mi fissava in quel modo?
Feci roteare gli occhi e schioccai le dita per attirare l'attenzione dei due.
- Che c'è?- dissero all'unisono. Se avessero provato a farlo apposta probabilmente non ci sarebbero mi riusciti.
- Nulla...- mormorai imbarazzata, incrociando le braccia e facendo per camminare dritta, ma fu come se qualcosa mi tenesse inchiodata a terra, e più cercavo di camminare, più mi sentivo schifosamente pesante.
Ryan finse un colpo di tosse – Devi dirlo anche a lui, Daph-
- Cosa mi deve?- sussurrò Drew, come se avesse quasi paura di farsi sentire da me.
- Non.... Non posso.. Non...- guardai Drew , diventando di punto in bianco cupa in volto nel vederlo così confuso dalla situazione. Lui, che di solito se ne fotteva.

Sospirai e gli feci cenno di seguirmi, non volevo dirglielo davanti a Ryan, temevo potesse scoppiare una rivoluzione.

Lui scrollò le spalle, dando, poi, una spallata a Ryan mentre si avvicinava a me, in un a “vicoletto” buio tra due negozi.
- Allora? Cos'è tutto questo mistero? Credevo che, nonostante tutto, tra noi non ci fossero segreti!- sussurrò una volta lì, cercando di mantenere comunque un tono udibile solo a me.
- Parla quello che se la fa con una ragazza con lo shatush blu- borbottai. Corrugò la fronte
- Credevo avessi detto che non ti interessava della mia vita privata-
- Io non.... Ah, lasciamo stare- sospirai
- Allora?-
- Io...-
- tu?-
Sollevai lo sguardo, mordendomi nervosamente il labbro inferiore, sentendo la pressione dei denti prendere il sopravvento sulla pelle e perforarla – Sono incinta...- sussurrai talmente piano che era un miracolo che fosse udibile a me, ma lui sentì. Eccome se sentì. Cambiò colorito 20 volte nel giro di qualche secondo.
Schiuse le labbra, voltandosi poi dall'altra parte con uno scatto veloce – di chi? Intendo... chi è il padre?- era nervoso, ma cercava di apparire comunque integro. Il suo sguardo era fisso su Ryan, mentre quest'ultimo era poggiato alla parete di un negozio e guardava i passanti fumando una sigaretta – Sì insomma... Io o Ryan?-
- Io... Non lo so- mentii, voltandomi anche io verso Ry
- Come sarebbe a dire “Io non lo so”?-

- Che non lo so!- lo fulminai con lo sguardo, cosa che fece anche lui poco dopo di me.
- Okay, sta calma però-
- Io SONO calma, solo che mi state mettendo tutta questa pressione addosso e, Dio...-
- State?-
- Tutti voi, tu compreso- mi massaggiai la fronte, corrugandola leggermente
- Ma se l'ho saputo solo ora!- contrasse la mascella
- Menti- Ci interruppe Ryan, giunto di punto in bianco esattamente davanti a noi, gettando via la sigaretta, ignorando il fatto che fosse ancora accesa e a stento a metà – tu sai di chi è quel... coso- borbottò indicando la pancia.
Avrei seriamente voluto che Drew alle parole “quel coso” lo prendesse a sberle, ma sembrava piuttosto indifferente.
Mantenni lo sguardo su Ryan e annuii – Okay... è vero- Ryan alzò le mani con fare quasi colpevole, indietreggiando il tanto giusto da non poterci sentire e coprendosi le orecchie con lei mani.
Drew scrollò le spalle - Allora?-
Sentii le parole nascermi in gola, senza però avere un controllo preciso su queste – Ryan... Il padre è Ryan- corrugai la fronte alla fine della frase, fissandomi le mani.
Ci fu un lungo silenzio pesante, poi – Oh... Bene, congratulazioni-
- Cos...-
- Congratulazioni! Che ti devo dire?-
- Ma...-
- Sta zitta!- sollevò l'indice – Per oggi hai detto abbastanza, avrei preferito non saperlo-
- Ma veram...-
- Quale parte del “Sta zitta” non hai capito?-
- Drew asp....- non mi fece terminare la frase, visto che mi fissò ringhiando, giusto per non ripetere il “sta zitta”, ma fu comunque piuttosto chiaro.
Serrai le labbra, mordendomi l'interno della guancia, osservando la sua espressione fredda mentre indietreggiava, fermandosi, poi, davanti a Ryan e voltandosi verso l'uscita, assicurandosi di tirarli una spallata che, oltretutto, fu piuttosto forte e per poco non lo fece cadere a terra.
Ryan sollevò un sopracciglio, fingendo indifferenza a quel gesto, probabilmente solo perché ero lì davanti... O forse perché lui era ancora dentro il centro commerciale. Appena varcò l'uscita, Ryan cominciò a massaggiarsi la spalla colpita, avvicinandosi a me
- Quel ragazzo ha piombo al posto delle spalle?- mugugnò, lamentandosi del dolore alla spalla.
- No- mormorai, passandomi la mano sulla pancia

- Io invece penso di sì- spostò la mano dalla spalla, muovendola un po'
- Come la fai lunga, era solo un spallata!-
- Ehi, faceva male! Me l'ha data proprio col cuore-
‹‹come se in fondo non ti meritassi anche di peggio di una semplice spallata›› pensai, facendo ruotare gli occhi verso il soffitto e facendo un respiro profondo, corrugando la fronte e massaggiandola, abbassando lo sguardo.
- Ti ricordo che i tuoi pensieri li sento-
- Sì ma....- sollevai leggermente lo sguardo - mi porti in ospedale?-
- In... ospedale?- annuii, premendo la mano sulla pancia per via di una pressione improvvisa.
Sbiancò di botto, prendendomi la mano e smaterializzandosi, come se nulla fosse, di fronte a un sacco di persone, ed in poco tempo ci ritrovammo in quel dannato ospedale che nemmeno avevo mai visto.
Tutto completamente pulito e splendente, quasi potevo specchiarmi sul pavimento.....ed il bello era che ci trovavamo solo all'entrata.
Cominciavo ad odiare le entrate degli edifici.
Mi guardai attorno, era tutta un entrata fatta in vetro, e accanto a noi c'erano delle scale mobili che portavano verso il basso mentre accanto a queste ce n'erano delle altre che portavano al piano di sopra.
D fronte alle scale mobili si trovavano due grossi ascensori, sopra la quale stavano già salendo delle persone, e davanti a noi c'era la grossa entrata con un grosso portone in vetro, ed accanto a questo, un altro portone, ma con la porta girevole.
Okay, lo ammetto, più che un fottuto ospedale mi sembrava tanto l'entrata di un aereo porto.
Non so come, non so perché, ma di punto in bianco mi ritrovai su una sedia a rotelle.
Qualcuno alle mie spalle mi diceva che non dovevo camminare, che in poco tempo sarei entrata in... sala parto?
Sgranai gli occhi, voltandomi verso la grossa infermiera mora dall'accento straniero.
Cercai di parlarle, di chiederle spiegazioni, ma le uniche parole che uscivano dalle mie labbra erano “devo prima vedere Drew, non mi muovo da qui finché non lo vedo”. Finché poi, effettivamente, la sedia non venne fermata, e finalmente riuscii a prenderne il controllo.
Cominciai a spingere sulle ruote per farla camminare, andando verso l'uscita e vedendo, con mio enorme sollievo, Drew poggiato di peso contro il vetro esterno mentre reggeva sulle labbra una sigaretta ormai a metà.
Sorrisi come una bambina, sentendo sghignazzare accanto a me delle vecchiette sedute su delle poltroncine poggiate al muro, e mi diressi fuori, piazzandomi davanti a Drew, che non batté ciglio davanti alla vista della sedia a rotelle.
No, okay, corrugò la fronte, ma non fece domande.
- Sei venuto, allora-
Sollevò un sopracciglio – non avrei dovuto?-
- Non ho detto questo... entri?-
scosse la testa – No, resto qui, non mi piacciono gli ospedali-
- Oh... giusto. No, aspetta, perché?- non rispose, si limitò a spostare la sigaretta e chinarsi verso di me, avvicinando le labbra alle mie e baciandomi a fior di labbra. Lo presi come un “scusa per prima”.
Legai le braccia attorno al suo collo, rubandogli un altro bacio e strofinando il naso contro il suo.
Okay, non avrei dovuto, lo so.
- Drew...-
- Uhm?-
- Non so perché l'ho detto- incrociai i suoi occhi, notando un espressione piuttosto perplessa
- Che cosa?-
- Quella cosa di prima, al centro commerciale.... Io non..-
- Va tutto bene, sh-
- No, non hai capito...- Sospirai – Non so perché ho detto che il bambino, o bambina, è di Ryan- distolsi lo sguardo, rialzandolo poco dopo – è tuo, e se mi avessi fatto finire, senza fare ciò che hai fatto, te l'avrei detto-
Si tirò su, diventando di colpo cupo e freddo. Assunse un colorito pallido, ma in fondo, non sembrò più di tanto sorpreso.
Rimase in silenzio per un po', poi sollevò gli angoli delle labbra, che si incurvarono in un sorriso leggermente tetro – Okay-
- …. Okay? Tutto qui?- di certo non mi aspettavo gli striscioni, ma anche un minimo di stupore o che so io.
- Che volevi, una festa?-
Corrugai la fronte – No ma... non so, una reazione differente-
scrollò le spalle con indifferenza – Nah, nessuna reazione. In fondo, io non voglio figli- fece un tiro dalla sigaretta, finendola, visto che ormai si era consumata da sola – abortisci-
Sgranai gli occhi - C..cosa?-
- Mi hai capito, Daph-
scossi velocemente la testa, speravo di aver capito male o che stesse scherzando, ma in era freddo come il ghiaccio, non sembrava nemmeno lui.
Non sentivo nemmeno il dolore alla pancia, niente pressione, come prima.
- Non sai quello che dici- azzardai, e lui sollevò un sopracciglio con fare altezzoso, avvicinano di nuovo il volto al mio, fissandomi negli occhi come se volesse sfidarmi
- Lo so eccome, piccola-
mi tirai indietro – Non abortirò-
- Oh, beh- si tirò su – in tal caso, dopo il parto, ucciderò il piccolo-
corrugai la fronte – non puoi essere serio!-
sorrise di nuovo allo stesso modo di prima – ed invece lo sono, mi spiace deluderti. Perché mai dovrei accettare dei figli? Da te, poi, che nemmeno ti ho mai voluta e, comunque, mi stai schifosamente attaccata tutto il dannato giorno- allargò le braccia, come per allontanare qualcuno – Respiri la mia aria, Dio mio, lasciami spazio!-
sta volta fui io a sbiancare, indietreggiando sulla sedia a rotelle – Ma dicevi che...-
- Lo so cosa dicevo, e sai che sono un bravo attore. Due o tre moine, e boom, eri tra le mie braccia, successivamente eravamo già in qualche posto appartato- arricciò il naso con fare disgustato – Non ho messo in conto i possibili effetti collaterali- non ebbi la forza né la volontà di parlare. Mi spensi di colpo
- Capisco- dissi semplicemente, senza un tono preciso, come se fossi vuota in ogni senso.
- Mi credevi sul serio così cretino da star dietro ad una come te? Col carattere e i complessi che ti fai ogni giorno? Forse, ma ti sopportavo principalmente per il sesso e- inclinò la testa – le tette- sollevò un sopracciglio con fare soddisfatto – sì.-
deglutii, sentendo il peso del mondo cadermi addosso, ma cercai di non badarci sebbene dentro di me stessi cadendo a pezzi e gridando contemporaneamente.
Sentii tirarmi all'indietro di colpo, ritrovandomi sbalzata in avanti. Mi ressi alla sedia, guardandomi attorno con fare agitato. Sentii il cuore battere all'impazzata, come se una scossa di adrenalina mi stesse attraversando. Chiusi gli occhi, facendo dei respiri profondi. Dovevo calmarmi, probabilmente, se la sedia si era mossa, avevo fatto qualche scatto improvviso io e nemmeno me n'ero resa conto, e il cuore mi batteva così velocemente solo perché avevo troppa tensione in corso per via di tutto ciò che stava succedendo nel giro di troppo poco tempo.

Riaprii gli occhi. Una luce abbagliante mi saltò immediatamente all'occhio, costringendomi a richiuderli di botto e piazzare la mano davanti a questi per coprirli un po'.
La pancia. Dio, la pancia era pesantissima. Non riuscivo a parlare, era come se avessi un nodo alla gola, e sentivo dentro di me la necessità di muovermi, ma ero priva di forze, riuscii solo a voltarmi verso sinistra e....
‹‹ Ma che cazz.. è una flebo quello?!›› mi guardai il braccio sinistro, vedendo degli aghi.
- Sì, è una flebo, e tu sei fottutamente agitata- mi voltai alla mia destra, vedendo Drew poggiato sulle proprie braccia, poggiate a loro volta alla ringhiera del lettino dell'ospedale.
Lo fissai piuttosto intontita, indietreggiando leggermente sebbene il mio corpo fosse più pesante di quanto me lo ricordassi.
Riuscivo a stento a tenere gli occhi aperti, e i contorni del volto i Drew li vedevo leggermente sfocati, come se qualcuno volesse cancellarlo.
Scossi un po' la testa, sentendo gli occhi bruciare mentre cambiavano forma dell'iride diventando fini e allungate, come quelle dei gatti, nella speranza che “l'effetto sfocatura” svanisse.
- Perché siamo qui...?- domandai, sfregandomi una mano contro l'occhio
- Perché sei svenuta davanti ad un sacco di persone e perdevi troppo sangue, non guarivi da sola- svenuta? Io avevo solo chiuso gli occhi, e non sanguinavo nemmeno.
Corrugai la fronte, guardandomi attorno.
Nell'aria c'era un forte odore di disinfettante e si sentiva il rumore di diverse voci provenire dall'andito, fastidiosi ticchettii di orologi provenienti dalle varie stanze vicine e vagiti di bambini. Molti bambini.
Deglutii, sentendo la gola seccarsi tutta di botto ed il cuore cominciare a pompare adrenalina. Gli occhi ripresero a bruciare, sentivo la voglia di muovermi, dovevo alzarmi, ma non potevo, non ne avevo le forze e il braccio legato alla flebo non mi dava la possibilità di muovermi, visto che, oltretutto, l'ago mi infastidiva parecchio ogni volta che provavo a muovere il braccio.
Ma sentivo l'odore del sangue al piano di sotto, il motivo di tutta quella agitazione.
Sentii la mano di Drew poggiarsi sulla mia, così abbassai lo sguardo, guardandola come se non la vedessi da troppo tempo.
Alzai lo sguardo verso di lui, corrugando la fronte. Credevo ce l'avesse a morte con me, invece era ancora lì, dopo tutto quello che aveva detto poco prima, e non sapevo come prendere la cosa. Ero letteralmente a disagio, confusa e allo stesso tempo leggermente spaventata.
Ritrassi la mano come se mi fossi scottata, poggiandola contro il petto.
Ora, tra i due, fu lui ad assumere un espressione confusa – che c'è...?-
- Perché sei entrato in ospedale? Credevo non ti piacessero-
sollevò un sopracciglio – come fai a sapere che non mi piacciono gli ospedali?-
- Me l'hai detto tu poco fa- sgranai gli occhi - non ricordi?-
si accigliò - Non ricordo di avertelo detto... Tanto meno dovresti ricordarlo tu.... visto che poco fa dormivi-
- Intendevo poco fa, quando eravamo fuori in ospedale ed io ero sulla sedia a rotelle- guardai l'infermiera entrare. Una donna con la pelle pallida, probabilmente anemica, i capelli rossi ed una grossa ricrescita bionda. Mi sorrise – Ben svegliata, signorina, era ora!- porse a Drew una cartellina con diversi fogli, la lesse distrattamente, porgendola poi a me.
Non avevo voglia di leggere, tanto meno ci riuscivo, visto che alla prima riga sentii un conato.
Decisamente, non ero nella mia forma migliore.
Allontanai la cartella con un gesto secco, mentre l'infermiera mi porse un bicchiere ed una pastiglia.
- Che cos'è?- domandò Drew, osservando la pastiglia nella mano della dottoressa – qualcosa tipo... calmante?-
- No, una semplice pastiglia contro la nausea- mi si illuminarono gli occhi a sentire quelle parole
– è leggera, nelle sue condizioni non dovrebbe prendere medicinali- presi il bicchiere e la pastiglia, poggiandola sulla lingua e bevendo l'acqua per mandarla giù.
Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo – Grazie- sussurrai, massaggiandomi le tempie, mentre l'infermiera usciva dalla stanza con la cartellina che, oltretutto, volevo leggere.
Drew finse un colpo di tosse, attirando la mia attenzione – comunque, non sei mai stata su una sedia a rotelle-
- Uhm?- corrugai la fronte – sì, c'ero poco prima g..-
- No, fidati- diede dei leggeri colpetti con l'indice sulla mia fronte – temo che tu abbia sognato tutto.
Possibile, comunque, hai dormito per un giorno intero-
- Un...giorno intero?- mi grattai la fronte, e lui annuì, poggiando di nuovo le braccia sulla ringhiera del lettino e il mento su queste, liberando poi una mano per cercare la mia
- Sei svenuta fuori dal cinema e ti abbiamo portata qui, non ricordi?- scossi la testa, arricciando il naso
- Cioé, a dire il vero, ricordo di essermi sentita male ma non di essere svenuta o simili... Comincio a pensare che Katherine sia ancora nella mia testa e a volte si diverta a trasformare i miei sogni- annuì, sollevando un sopracciglio – sei svenuta eccome. E non preoccuparti, Katherine morta è, morta rimane. Non le ho dato esattamente molta scelta, quando l'ho uccisa, sai com'è...-
- E chi mi ha portata in....-
- Io e Ryan. Beh... Io ho guidato-
- Immagino che avete fatto tutto il tragitto litigando- accennai un sorriso, e lui soffocò una risata, annuendo – praticamente sì-
- Dov'è ora?- trasalì, abbassando il volto
- È rimasto per poco, poi è andato via, non è voluto rimanere qui-
corrugai la fronte – perché? Perché c'eri tu?-
- Più o meno. Ho detto alle infermiere che sei mia moglie...- sollevai un sopracciglio -... Ryan fece la tua stessa espressione, e stava morendo di gelosia- sorrise –è stato esilarante.
Okay, okay, so che non siamo sposati, ma dovevo stare qui-
- Perché?-
- Perché non mi lasciavi andare il braccio- scosse la mano con la quale teneva la mia – e continuavi a mormorare che non volevi andare senza di me. Ecco perché mi sono spacciato per tuo marito- finse di disegnare il contorno delle mie mani – ed ecco perché l'infermiera mi ha passato la cartella... che oltretutto non ho letto-
- E nemmeno io-
- Siamo due irresponsabili-
- E la cosa ti stupisce?-
- … No- arricciò il naso, sorridendo.
Mi spostai, facendo spazio nel letto – Ti sdrai qui accanto a me...?-
Si voltò verso la porta, e questa, lentamente, si chiuse.
Aprì la lampo della felpa e la tolse, sistemandosi la maglietta, poi salì sul letto e si distese accanto a me, circondandomi con le braccia.
Gli diedi le spalle, accoccolandomi contro di lui, facendo un respiro profondo – Ti amo..- mormorai, sentendolo trasalire leggermente, restando in silenzio per una manciata di secondi -Perché mi dici questo?-
- perché è vero- mormorai di nuovo, stringendo la sua mano ed intrecciando le dita con le sue.
Si sollevò di poco, lasciandomi un bacio sulla guancia, facendomi sfuggire un sorriso – Anche io- mormorò, non troppo distante dal mio orecchio.
Lo guardai con la coda dell'occhio, giocando con le sue mani e facendole abbassare lentamente, verso la pancia – Drew...- mormorai, raggomitolandomi in me.
Bloccai il tragitto con la sua mano, e lui strinse la mia mano -Sì?-
presi un respiro profondo, abbassando leggermente il volto -Quello che è successo al cinema... è già successo altre volte-
- Davvero?- annuii, stringendomi leggermente a lui – perché non me l'hai detto prima?-
- Non è mai stato così forte, ho sempre avuto semplici giramenti di testa, ma non sono mai svenuta, tanto meno per così tanto tempo- mormora
- Hai accumulato debolezza, allora- si sollevò leggermente, incrociando il mio sguardo – stai mangiando, vero?- sollevò un sopracciglio, assumendo un espressione accusatrice.
M'irrigidì, annuendo ripetutamente – Giuro! Non è per quello-
- Mh- tornò a sdraiarsi, accarezzandomi il dorso della mano – e allora per cosa-
- A dire il vero... Dopo quello che ho sognato non sono molto sicura di volertelo dire...-
- Suvvia, era solo un sogno!- corrugai la fronte a quel “suvvia”. Non avevo mai sentito Drew usare quel termine.
Sospirai, stringendogli la mano ma lasciandola andare poco dopo, sentendolo stringermi a sé
– Sono incinta- mormorai, e trasalì.
Ci fu un lungo silenzio, l'unico rumore udibile nella stanza era il suono del mio cuore, un ritmo leggermente più accelerato del solito.
I miei pensieri si erano sbizzarriti lungo tutta la durata del silenzio.
Avevo una pessima sensazione.
- Oh... Bene- interruppe il silenzio, con un tono piuttosto smorto – congratulazioni- mormorò, spostando il braccio da attorno alla mia vita.
Sospirai, riprendendogli la mano, che però, ritrasse con uno scatto secco, rimanendo comunque sdraiato accanto a me.
Voltai lo sguardo verso di lui, osservando la sua espressione apparentemente vuota rivolta al soffitto.
Tornai a guardare verso il muro, portando una mano dietro di me, sfiorando la sua mano nonostante cercasse di ritrarla – Dr..-
- Sto bene, non preoccuparti- feci ruotare gli occhi. Non solo mi interrompeva, ma mentiva pure.
- Il padre non è Ryan- mormorai, sentendolo girarsi verso di me – sei tu-
- ...Cosa?-
Deglutii e fui io ad irrigidirmi, sentendo che in quel momento che ogni mio timore di poco prima era fondato.
Chiusi gli occhi e li strizzai, come se mi stessi preparando a ricevere un pugno in piena faccia.
Smisi anche di cercare la sua mano, spostandola e poggiandola sotto il mio volto, a mo' di cuscino.
- Hai capito bene- mormorai
- Da quanto lo sai?-
- Lo sospettavo, ma non ne avevo la conferma. L'ho avuta poco fa, in quella cartellina che hanno portato c'era scritto. Non l'ho letta tutta, perché mi stava venendo un conato, ma era scritto nella prima riga- mormorai un'altra volta, rannicchiandomi di nuovo in me stessa.
Fece un respiro profondo sentendo la sua mano aprirsi col palmo rivolto verso la mia pancia
– abortirò se la cosa ti infastidisce-
non rispose, si limitò a tornare com'era prima, poi poggiò il mento contro la mia spalla, guardandomi con la fronte corrugata.
- Non dirlo mai più- borbottò, accarezzandomi lentamente la pancia – se è qualcosa che avevo detto nel sogno, dimenticalo. Niente aborto, affronteremo la cosa- morse delicatamente la mia spalla, con fare giocoso.
Accennai un sorriso, restando rannicchiata in me, sentendolo premere la mano contro la mia pancia e continuando ad accarezzarla ‹‹Dimenticare? Oh, fosse facile dimenticare!››
Mi guardò con la coda dell'occhio, accennando un sorriso, poggiando di nuovo il mento sulla mia spalla e facendo un sorrisetto – sono due- lo guardai con aria confusa, corrugando la fronte -sono due. Sono gemelli- sgranai gli occhi, facendo un respiro profondo e mordicchiandomi il labbro inferiore, sorridendo come una bambina. Forse più per il fatto che Drew fosse tranquillo e lì, che per altro.
Per la mente, mi passarono i volti delle mille altre persone che però, probabilmente, non avrebbero preso la notizia allo stesso modo. Mysia, Ryan, Kayla, Lexus, Gabriel e tutti gli altri.
Poggiai la mano sulla sua, stringendola di botto e cercando di calmare il respiro, accelerato di botto, così come il battito.
E le responsabilità? Le regole del nostro mondo, l'Iperlegge, le mille altre cose che ci stanno dietro.
Riuscivo a sentire nella mia testa tutti i discorsi che Mysia mi aveva fatto in quel dannato sogno, ed erano probabilmente le stesse ed identiche parole che avrebbe detto.
Mi sentivo improvvisamente pesante, carica d'ansia, nemmeno sentivo la voce di Drew, che non aveva nemmeno le labbra tanto distanti dal mio orecchio, e solo quando sentii le sue braccia attorno al mio corpo riuscii a tranquillizzarmi, come una botta improvvisa di calmanti.
Era da quando mi ero svegliata che cercavo di ricomporre i pezzi di quello che era successo, e di punto in bianco non mi interessava più. Forse non mi sentivo così bene da veramente troppo tempo.

Ho sempre saputo che se stavamo lontani, uno dei due sarebbe crollato in un modo pietoso, se non addirittura entrambi, ma almeno, bene o male, lui sapeva camuffare.

Io, senza di lui, facevo schifo pure in quello.
A pensarci meglio, stavo bene solo quando rimanevo accoccolata a lui in quel modo, perché era la sensazione più bella del mondo. Il sentirsi protetta nonostante tutto.
E il quei giorni, che eravamo distanti, effettivamente, stavo crollando.
Sono stata una stupida a non essere rimasta lì, a casa sua, quella sera.
Una codarda praticamente, soprattutto la sera che ero rimasta fuori da casa sua, come un idiota, imbambolata davanti al campanello a rileggere più volte il nome sul campanello.
Ed era l'unico pensiero che avevo per la testa in quel momento.
E la cosa peggiore è che stava sentendo i miei pensieri e se la rideva sotto i baffi.
- Smettila di ridere!- arricciai il naso, sentendolo soffocare la risata... o almeno, ci provava.
- Okay, okay, ci provo, scusa!-
- Ecco, bravo- mi accoccolai tra le sue braccia, sollevando con la mano libera la coperta, sentendo la porta aprirsi un'altra volta.
- Visite!- squittì una voce allegra, che risuonò in tutta la stanza.
Era chiaramente Alai, ma non era sola.
Presumevo fosse qualcuno di poco gradimento a Drew, dato il suo ringhio pesante alle mie spalle, che per poco non fece vibrare il letto. Seriamente.
Sono poche le volte che ringhiò in un modo simile a quello, e questo mi portò a pensare solo ad una cosa...
‹‹ Dio, spero che fosse un ringhio per via di un pagliaccio, non per...-
Alai squittì di nuovo – Daphy, guarda! Kenji è venuto a trovarti!-
Merda.

  
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