Anime & Manga > Ace of Diamond
Ricorda la storia  |      
Autore: laNill    01/04/2014    1 recensioni
Respirò a fondo, Youichi, tentando di darsi una calmata, chiudendo gli occhi per un istante per poi riaprirli, serio ed irremovibile. “Tu non sei debole. E non sei come tuo fratello, non lo sei e non lo sarai mai. Mi hai capito?” Il cuore gli si strinse in petto, tanto che sentì gli occhi pizzicare e le lacrime riempirli, costringendosi a trattenerli mentre ascoltava la voce del senpai.
[Kuramochi Youichi x Kominato Haruichi]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruichi Kominato, Youichi Kuramochi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 A little closer
- to you -
 
 
“Prenditi cura del mio stupido fratellino.”
 
Quelle erano state le parole con cui si era congedato Ryosuke nell’ultima riunione che avevano fatto assieme, alla fine dell’estate e alla fine della sua presenza come titolare e giocatore del Seidou.
Continuava a cercare di stamparsele a fuoco in mente, ma queste continuavano a sfuggirgli, sostituite dal pensiero che non fosse stata la stessa cosa.
Youchi era sempre andato fiero del gioco di coppia che conduceva con il maggiore dei Kominato; gli aveva sempre riempito il petto d’orgoglio il sentir parlare di loro in chiave più che positiva, sentire il proprio nome affianco a quello del proprio senpai che rispettava fin dal primo anno.
Sospirò rumoroso, dondolandosi sui piedi posteriori della sedia, le mani dietro la nuca e il capo volto verso la finestra.
Era pur vero che il minore dei fratelli aveva del potenziale, seppur non paragonabile al fratello. Come suo senpai, ora, aveva delle responsabilità nei suoi confronti, ancor di più dopo ciò che Ryou-san gli aveva chiesto.
In quel momento, persino la lezione o lo sguardo terrorizzato del ragazzo dietro di sé -spaventato che potesse rompersi l’osso del collo da un momento all’altro- passavano in secondo piano.
Il suo dubbio era: come avrebbe fatto a gestirlo?
 
Il rumore netto della palla colpita dalla mazza metallica schioccò secco, durante il secondo inning della partita di allenamento, in un sottofondo di mormorii e grida dei difensori esterni o dei giocatori in panchina.
La palla schizzò rapida tra la seconda e terza base, mentre il battitore correva rapido, della squadra dei giocatori non titolari della squadra.
“Corri, corri!!” Tifavano i giocatori in panchina, euforici che potessero avere qualche possibilità di far punto contro i titolari.
Le loro speranze si infransero quando la palla venne intercettata in un istante dal guantone di Haruichi, che si buttò ad afferrarla, con rapidità, mentre impattava contro il suolo.
“Kominato!”
La voce di Kuramochi gli riempì le orecchie, mentre si voltava di scatto per lanciargli la palla in seconda base. Fu un istante, un attimo di indecisione e titubanza. La mira vacillò, la palla venne lanciata con forza, nonostante si trovasse a non più che una manciata di passi dall’altro.
Dilatò le iridi e strinse i denti, Youichi, quando si accorse che la palla era diretta più all’esterno di quanto non dovesse essere, rispetto alla propria posizione, non potendo far altro che gettarsi di lato afferrandola però un secondo in ritardo e lasciando che la seconda base venisse presa, così come la prima.
Haruichi puntò le mani sul terreno, mentre si rialzava a viso basso e un leggero affanno a scuotergli il petto, mentre il sangue gli si era gelato nelle vene.
Aveva sbagliato per una sua titubanza, per un secondo di paura che gli aveva bloccato i muscoli per una frazione di secondo.
Strinse le mani, premendo le labbra l’una contro l’altra in un espressione di rammarico, seppur nascosta dalla frangia. Perché non ci riusciva? Perché non era in grado di raggiungerlo?
“Oi, non prendertela.” Lo rassicurò Kuramochi, facendogli ombra dal sole ed avvicinandosi.
Alzò il capo, il minore,  osservando la figura in alto del senpai tendergli la mano, seppur lo guardasse solo con la coda dell’occhio. “Andrà meglio la prossima volta.”
Haruichi percepì distintamente lo stomaco contorcersi, dolorosamente, ed il petto farsi più pesante di quanto già non fosse, quasi facesse fatica a respirare.
“Sì..” Mormorò flebile, mentre si rialzava senza afferrare la mano che gli veniva tesa. Serrò le labbra, colpevole, abbassando appena il capo di fronte all’altro. “Mi dispiace. Cercherò di non esserti d’intralcio.”
E detto ciò, ritornò al proprio posto, sotto lo sguardo perplesso e, in parte, stupito di Kuramochi.
Sbagliava, o lo aveva visto tremare?
 
Gli aveva chiesto di allenarsi, nelle successive settimane di allenamento, in previsione del Koshien primaverile, ma Haruichi puntualmente aveva gentilmente rifiutato le sue offerte, preferendo allenarsi da solo o con Zono nelle battute; nemmeno a dire che poteva arrabbiarsi.
Il modo in cui si scusava e rifiutava era quanto più rispettoso avesse mai sentito rivolgersi, quindi si limitava ad annuire e a lasciarlo andare.
Si era accorto anche di un’altra cosa: lo evitava.
Evitava il suo sguardo, evitata di parlargli troppo, evitava persino di mangiare nel suo stesso tavolo e a breve, avrebbe persino evitato di giocare poco dietro di lui se solo non fosse obbligato a farlo.
Prendersi cura di quel ragazzo..
“E’ più facile a dirsi che a farsi, dannazione.” Borbottò aprendo la porta del bagno con un calcio ed uscendovi, dopo essersi fatto una doccia.
Come avrebbe dovuto comportarsi quando era lui stesso a non voler approfondire nulla di quel rapporto che doveva esserci tra di loro? In che modo, quando davanti aveva un fottuto muro di scuse e di sguardi nascosti?
Sperò di vederlo a cena, ma si stupì nell’osservare che, assieme ad i due lanciatori idioti, Haruichi non c’era. Che si stesse ancora allenando, quello stupido?
“Oi, dov’è l’altro primino?” gli chiese ad Eijun, arrivandogli da dietro e salutandolo con un calcio sul fondoschiena, uno tra i suoi più deboli ma a quanto pareva dall’esclamazione dolorante dell’altro, aveva sortito un effetto negativo.
“Gh- E questo per che cos’era!?” Sbraitò l’altro, mentre si massaggiava il fondoschiena, in un broncio. “Parli di Harucchi? E’ rimasto in stanza, non si sente molto bene.”
“Eh?”
Non seppe il motivo, ma percepì distintamente l’ansia e la preoccupazione salirgli e riempiergli il petto. Non si era accorto di nulla, da quand’è che si sentiva in quel modo? Negli allenamenti di quel giorno non aveva visto nulla di strano, a quanto ne sapeva.
Mangiò in fretta, invero molto più in fretta degli altri o di quanto sarebbe stato saggio fare, per poi congedarsi.
Si diresse verso le scale per poi proseguire dritto, verso la stanza del primino.
Bussò, ma non ottenne risposta. Corrugò la fronte, appena infastidito; non doveva esserci nessun’altro che lui, lì dentro: Chris-senpai aveva lasciato ormai la stanza, così come tutti quelli del terzo anno, e l’altro ragazzo era ancora a cenare.
Se ne sbattè le palle, dunque, aprendo ed entrando, solo per vedere di fatto un bozzolo di coperte nel letto a castello, in basso, poco più avanti, dal quale si intravedevano solo una paio di fili rosa.
Si chiuse la porta alle spalle, avanzando e arrivando di fianco al letto.
“Kominato? Oi, stai bene?” Domandò posando una mano sopra a quella collinetta di coperte, scuotendo lievi. Non sembrava, ma era in pena per quel ragazzino: era così minuto che stentava a credere che avesse abbastanza forza da riuscire a battere palle che arrivavano anche a 130 km/h.
Un mugolio sommesso, ovattato, gli giunse alle orecchie mentre, mettendosi in ginocchio in attesa, osservava le coperte muoversi per poi scorgere emergere un cespuglio informa di color rosa.
“Mh- Eijun-kun, cosa c’è? -..” domandò con voce impastata, dischiudendo le labbra e osservandolo -se vedeva giusto, lì dietro a quei capelli dovevano esserci gli occhi.
“Ehi, non paragonarmi a quell’idiota.” Lo ammonì risentito, incrociando le braccia al petto.
Il ragazzino ci mise un istante a capire e metabolizzare la voce, scattando l’attimo successivo, sedendosi ed indietreggiando in un sussulto stupito, poggiando la schiena contro la parete dietro di sé.
“K-Kuramochi-senpai!”  Arrossì violentemente, in imbarazzo per essersi fatto trovare a letto che per l’averlo scambiato per Eijun. “C-che ore sono? Sono in ritardo per l’allenamento?”
“No no, tranquillizzati!” lo calmò, inarcando un sopracciglio, perplesso per la reazione. “Mi hanno detto che non stavi bene, volevo controllare di persona.”
“Ah..”
I muscoli delle spalle del minore si distesero appena, rilassandosi ma restando appoggiato al muro, con le gambe piegate ai lati dei fianchi, seduto in un misto tra materasso e coperte scomposte. “Mi dispiace, non è niente di grave.”
“Hai la febbre? Stai male?”
Il giovane scosse la testa, con le labbra premute assieme, continuando a guardare verso il basso, titubante.
Youichi lo vedeva sempre in quella sorta di sottomissione, nei suoi confronti, cosa che invece con altri non aveva; e la cosa iniziava a mandarlo in bestia.
“Dimmi cos’hai allora, dannazione! Devo saperlo, o durante la partita non posso stare del tutto tranquillo.”
Il più giovane ebbe un stilettata al cuore, l’ennesima, mentre i muscoli gli si tendevano di nuovo per un istante. Da quando il coach gli aveva dato quella posizione, al posto di suo fratello, era sempre stato così; dopotutto, non poteva certo competere con lui, e questo probabilmente lo sapeva anche Kuramochi.
Si prese il braccio con la mano opposta, in un gesto di protezione, rispondendo timidamente.
“Durante l’ultima partita, mi.. sono graffiato.” Gli occhi di Youichi si ridussero a due fessure. “M-ma non è niente di grave.”
Non lo lasciò parlare oltre che, alzandosi e puntando un ginocchio sul bordo del materasso gli prese il polso del braccio che il minore si stava premurando di proteggere, guardandolo deciso.
“Mostramelo.”
“N-non è nulla di-”
“Per piacere.”
Ingoiò a vuoto, Haruichi, guardandolo al di là della frangia chiara ed appiattendosi ancora di più contro il muro ma annuendo flebile.
Fece attenzione, Youichi, a non fargli troppo male mentre alzava la manica lunga della maglia, osservando con stupore l’abrasione e il rossore sparso che il ragazzo aveva dal gomito in giù per un bel pezzo. E dire che quel braccio era così piccolo, il polso gli stava facilmente nella mano; lo guardò con occhi apprensivi ma velati di severità.
“Te la sei disinfettata?”
“S-sì, ho fatto tutto. Domani mi metterò delle bende, ma non fa male!” Aggiunse, come a rincuorarlo per fargli capire che non ci fosse davvero nulla di cui preoccuparsi.
Kuramochi rimase in silenzio, abbassandosi ma rimanendo in ginocchio di fronte a lui, sopra il materasso sfatto, continuando a tenergli il polso di quel braccio che aveva abbassato.
Non se ne era accorto, come avrebbe potuto?
Quel ragazzino non gli faceva capire niente, non si faceva avvicinare, non gli parlava mai. Come avrebbe potuto?
“Perché non me l’hai detto subito?” chiese, con lo sguardo corrugato dal nervoso e da una parte di colpevolezza.
Haruichi lo guardò per un istante, le labbra dischiuse in un espressione titubante e innocentemente interrogativa, per poi abbassare gli occhi e parte del capo, mesto.
“Perché non voglio esserti di intralcio.”
“Quand’è che ho mai detto questo?!” Sbottò snervato. La stretta sul polso si fece più forte, in un attimo di rabbia e frustrazione.
Il minore tremò impercettibilmente, incassando il capo tra le spalle.
Sentiva il petto dolergli e un groppo alla gola gli rendeva incapace il respirare normalmente. Non voleva essergli un peso, non voleva essere un semplice sostituto per lui.
“So che non sono come mio fratello.” Principiò con voce flebile, tanto che Youichi faticò per ascoltarlo, attento. “Non sono ancora al livello che era lui, non sono all’altezza di avere il suo ruolo. E mi dispiace se faccio ogni giorno sempre e solo errori.”
Trattenne il fiato, Kuramochi, sentendo già la rabbia salirgli al cervello.
Strinse ancora di più il polso gracile del minore, alzandosi sulle ginocchia e avanzando appena, mentre l’altro si appiattiva ancor di più contro il muro.
“Chi è che l’ha detto? Dove? Quando?!” Non si era accorto di aver alzato la voce, ma non gliene importava.
Da quand’è che Haruichi pensava a quelle cose? Da quando si riteneva un intralcio per lui? Da quando aveva in testa tutte quelle stronzate sul ‘non essere degno’?!
Trattenne un gemito di dolore, il più piccolo, alzando il viso a guardare il maggiore in viso.
“Nessuno! Lo penso io. Io credo di non avere le stesse capacità  di mio fratello.”
“E’ per questo che mi eviti? E’ per questo che non vuoi mai allenarti, quando ti chiedo di farlo? Pensi che mi dia noia farlo con te?” Lo redarguì, facendosi ben guardare in viso, più in alto rispetto a quello spaurito del minore.
Respirò affondo, tentando di darsi una calmata, chiudendo gli occhi per un istante per poi riaprirli, serio ed irremovibile. “Tu non sei debole. E non sei come tuo fratello, non lo sei e non lo sarai mai. Mi hai capito?” Il cuore gli si strinse in petto, tanto che sentì gli occhi pizzicare e le lacrime riempirli, costringendosi a trattenerli mentre ascoltava la voce del senpai. “Non ho mai detto che sei d’intralcio, non ti ho mai chiesto di essere come Ryou-san, né lo chiederò mai. Tu hai punti di forza che lui non ha, e altri che lui ha ma che tu non hai; non pretendere di essere qualcuno che non sei e fare la vittima, dannazione! Nessuno te lo ha chiesto!”
Smise di sbraitare, Youichi, solo quando si rese conto di aver alzato troppo la voce e usato un tono forse troppo irruento, forse, per uno come quel primino.
E se ne pentì quando vide le spalle tremare visibilmente e una guancia rigata da un paio di lacrime che l’altro, invero, non aveva saputo trattenere.
Abbassò la mano sul polso, che non si era accorto di star stringendo con forza, rilasciandolo in un istante quasi si fosse bruciato, guardando il viso dell’altro con colpa e rammarico.
“S-scusa, non volevo stringere così forte!” Si avvicinò, tentando di farlo smettere, in evidente difficoltà; non era mai stato molto pratico per quel genere di situazioni, in verità. Forse era per il suo non avere molto tatto che non aveva ancora una ragazza.
Haruichi si morse il labbro inferiore, placando i singulti che gli scuotevano flebili le spalle e la schiena, stringendo la coperta tra le proprie gambe.
“M-mi dispiace, Kuramochi-senpai. Mi sto.. nh, impegnando affondo perché.. voglio renderti fiero della persona che hai di fronte.” La voce gli si ruppe appena, in un nuovo singulto mentre Youici lo guardò stupito, dilatando le iridi e osservandolo per intero, metabolizzando ciò che gli aveva appena detto.
Stava facendo tutto quello perché voleva farsi riconoscere da lui?
Sul serio?!
“Ogni volta.. ho paura che tu ti aspetti qualcosa di più da me, come se non fossi mai abbastanza, come se non fossi all’altezza di te o di mio fratello. Voglio essere al tuo stesso livello e renderti fiero di far coppia con me.”
Era evidente, Youichi non si aspettava minimamente una giustificazione simile, tanto da rimanere senza parole per un lasso di tempo che non seppe contare, lasciando la stanza in silenzio, riempita solo dai singhiozzi flebili del minore.
Sospirò, grattandosi la nuca, in difficoltà, tentando di mantenere il sangue freddo e vedere di porre fine a quella situazione, e anche a quel persistente dolore alla bocca dello stomaco ogni qual volta vedeva scendere una nuova lacrima sul viso infantile del proprio compagno.
“E’ ovvio che mi aspetto di più da te.” Iniziò, volgendo il viso di lato, con la fronte corrugata e le spalle tese. “Mi aspetto che tu migliori, e che tiri fuori quelle palle che hai tra le gambe, dannazione; dimostrami che non sei come tuo fratello, ma che sei migliore di lui.”
Haruichi rialzò lentamente il viso verso quello del maggiore, mentre lo vedeva con quel cipiglio frustrato ma, altresì, gentile, mentre tentava di tirarlo su di morale e di aiutarlo, per quanto e come poteva.
“E poi.. quella storia dell’essere fiero. Andiamo, non sono il tipo che pensa a quella roba.” Aggiunse in un borbottio indifferente, guardandolo con la coda dell’occhio, a disagio per quelle lacrime che ancora vedeva scendergli. “Quindi non pensare a ste stronzate. Se ti alleni, sono contento, altrimenti so io come farti muovere il culo a suon di calci.” Una smorfia sadica gli si dipinse sulle labbra, mentre gli occhi venivano illuminati da una luce diversa, ed il viso si oscurava per un istante.
Haruichi lo osservò per un istante, rabbrividendo invero, interrogativo, per poi portando una mano alle labbra e sorridere divertito.
Il petto non gli pesava più, nè il cuore gli doleva come accadeva prima. Percepì distintamente i muscoli rilassarsi e le ultime lacrime scivolargli via dalle ciglia, mentre la risata gli nasceva dal petto, per quanto flebile e gentile questa potesse essere.
Youichi lo osservò, e di conseguenza non potè sentirsi più sollevato e, per certi versi, felice di aver, in parte, sistemato le cose con il compagno più piccolo.
Si portò più vicino, allungando una mano coperta dalla manica della maglietta e portandola verso il viso del più giovane. “Smettila di frignare, o mi fai passare per quello cattivo.” Rimbrattò in un broncio, asciugandogli le guance mentre l’altro se lo lasciava fare, per poi passare agli occhi.
Scansò parte della frangia, in un gesto fatto più per necessità che per reale interesse di vederli, ma quando lo fece, il cuore gli si fermò in petto.
Aveva rialzato le palpebre, Haruichi, aprendo quell’occhio che il senpai gli voleva asciugare, guardandolo interrogativo.
Non poteva immaginare che nascondesse occhi simili, dietro quella frangia folta; occhi di un color ambra acceso, screziati appena da fili marroni e spruzzi d’orati, mentre era circondato da lunghe ciglia scure, tali da rendergli più tondi e gentili di quanto probabilmente pensasse.
Si stupì a non respirare, riprendendo aria l’istante successivo, mentre si rendeva conto di essere avvampato per la vergogna, con la bocca aperta e gli occhi ancora dilatati dallo stupore.
“Senpai..?” lo chiamò titubante, il più piccolo, arrossendo di conseguenza mentre veniva osservato in quel modo, abbassando gli occhi per reazione involontaria, quasi come se fosse abituato a farlo in situazioni simili.
“Guardami.”
Dischiuse le labbra, perplesso, a quella richiesta, facendo come gli era stato detto ed osservando il maggiore dall’unico occhio scoperto. Le gote bianche arrossirono ulteriormente, mentre le labbra si chiudevano in una linea incerta per la vergogna.
Da quand’è che Haruichi era così dannatamente attraente? Da quando, lo vedeva in quel modo?
Kuramochi ancora non riusciva a capire cosa lo stesse portando a volerlo guardare ancora, mentre continuava a pensare quanto fosse carino quasi quanto una ragazza.
Non ne potè fare a meno, dunque.
Si avvicinò col busto, incerto, guardando la stessa incertezza e vergogna negli occhi del primino. Gli sfiorò una mano, cercandola con titubanza, sentendolo scostarsi appena per poi andargli incontro e lasciare che gliela sfiorare e intrecciasse con l’altra, sopra al materasso.
Si protese in avanti, Youichi, col cuore che faceva un gran casino e la mente che aveva smesso di ragionare, socchiudendo le palpebre e sfiorando le labbra del giovane dai capelli rosa che, per istinto, aveva chiusi i propri di occhi.
Erano morbide, le sue labbra, tanto che non seppe trattenersi, e le premette di più, in un bacio a stampo abbozzato ed incerto, sentendo la risposta del più piccolo, stretto tra le spalle e cercando un appiglio nello stringere appena di più la propria mano.
Come aveva fatto, fino a quel momento, a non accorgersene della persona che aveva di fronte a sé?
Non seppe quanto durò, forse qualche secondo, forse di più, ma quando finì, distaccandosi entrambi, vide negli occhi aperti di Haruichi la stessa vergogna che probabilmente velava i propri, assieme alle domande che gli riempivano la testa.
Respirò affondo, ancora a qualche respiro di distanza dalle labbra del minore, guardandolo da quella distanza ravvicinata, scorgendo il rossore che gli arrivava fin sulla punta delle orecchie, le labbra che tremavano impercettibilmente e così come le spalle e il corpo.
Si distanziò lentamente, prendendo coscienza di ciò che aveva fatto, realizzandolo appieno.
“Meglio che.. vada di sotto.” Principiò, mantenendo quanto più salda possibile la voce.
Scese dal letto, indietreggiando sotto lo sguardo del più piccolo per poi voltargli le spalle e fare per uscire.
Si protese in avanti, Haruichi, aprendo la bocca per parlare, prima che l’altro lo precedesse. “Domani ti voglio all’alba al campo B a correre. Dopo ti allenerai con me.”
Rimase in silenzio, il minore, per poi sorridere dietro la frangia che gli aveva di nuovo coperto gli occhi, arrossendo di nuovo.
“Sì!”
Era felice, probabilmente più di qualsiasi altra persona, in quel momento.
Lo avrebbe reso fiero, anche se lui non avrebbe accettato quelle parole; lo avrebbe reso soddisfatto di avere lui, al suo fianco.



-

Nb. Autrice
Beeeh, direi che in sto periodo sono leggermente in fissa con Ace -dai, ragazzi, è troppo figo quell'anime/manga <3
In teoria il mio amore andrebbe a Miyuki (figo lui *w*) ma adoro anche questa coppia anche se da poco tempo, e mi è venuto da scrivere di getto su di loro!
Spero piaccia :3
Alla prossima


Rin*

 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ace of Diamond / Vai alla pagina dell'autore: laNill