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Autore: Karyon    07/07/2008    6 recensioni
Akagi, Maki, Sendo, Rukawa, Jin. I "Best of Kanagawa" in trasferta nella prefettura di Chiba, dove, ogni cinque anni, si svolge il torneo di Koyushu. Ma dovevano saperlo, non potevano certo sperare di cavarsela così impunemente e, soprattutto, senza zoo al seguito.
E così "Tirando le somme, erano dodici persone con l’aria da teppisti maniaci, più undici borsoni da palestra, dodici valige e un pullman più sballato di loro."
Riusciranno a strappare la vittoria alle altre tre squadre partecipanti?
E riusciranno a tornare a casa senza rischiare di far saltare le coronarie al loro Capitano?
Genere: Generale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II

Il Tempio Hisae


 «Bene, ragazzi. Com’è andato il viaggio?» Domandò Eiko, guardandoli.

«Ci mancava poco che s’ammazzassero prima di arrivare…» borbottò Akagi.
«Oh, che rottura di palle!» Sbottò Hanamichi, prima di ritrovarsi un calcio piazzato in faccia.
«Bene, li vedo tutti carichi!» Commentò la bruna, mentre Ayako ghignava «Già. Come dei caproni! Allora, allenatrice? Ne hai fatta di strada!» Replicò Ayako, mentre Eiko scuoteva al testa «Ah, alla fine sono una specie di manager al quadrato, nulla di che…»
«Eiko Hisae! Ci rivediamo».
Facendo venire un colpo sia ad Hanamichi che a Kiyota, Fujima salutò la giovane allenatrice.
«Ciao, “collega”» ghignò lei, stringendogli la mano.
«Conosce quella figa?»
«Alla faccia del Santone…»
«Piantatela!» Sbottò Akagi, riempiendo di ceffoni le due scimmie ammaestrate.
«Allora…» stava dicendo Eiko. «Siete in dodici, dovreste farcela». 
«A fare ch-» cominciò Mitsui, ma una voce alle loro spalle lo interruppe: Un ragazzo molto alto, dai capelli rasati, sgranò lo sguardo alla vista della grossa schiena del loro Capitano. 
«Takenori! Non posso crederci!»  
Akagi guardò il nuovo venuto e rimase un pelino sconvolto, poi sorrise «Isao! Come va?» 
A quel nome, molti alzarono la testa, tranne i tre dementi dello Shohoku che, manco a dirlo, avevano la memoria corta.
«Chi?» Sbottò Mitsui, verso Miyagi.
«Il Centro dell’Ichihara. La squadra più forte della prefettura» ricordò Sendo, sceso con loro.
«Quindi un terzo Gorilla?» Ridacchiò Hanamichi, osservando l’altezza di quello lì.
«E’ alto quanto Akagi» commentò Mitsui, con un fischio.
«Non avrei mai pensato di ritrovarti qui. Questa è la tua squadra?» 
«No, diciamo che hanno scelto i migliori dell’intera prefettura» rispose il Gorilla.
«Ah sì, I best of Kanagawa. Kaoru me ne ha parlato…» rispose Isao, poi li guardò. «Jin e Maki del Kainan, Akira Sendo del Ryonan e Rukawa dello Shohoku, giusto?» 
Indicò i cinque titolari che annuirono seriamente, poi scoppiò a ridere «Come siete seri! Non siamo ancora in campo, rilassatevi!» 
A quell’uscita Fujima, Akagi e Sendo sorrisero, ma gli altri sembravano avere una paresi facciale.
«Hisae… Come mai da queste parti?» Domandò poi, rivolgendosi ad Eiko.
«Staranno al tempio, quindi sono venuta a prenderli» ripose lei, con una certa diffidenza.
Isao Katsumi rise «Vi avvicinate il “nemico” eh? E Heiji?» 
La ragazza sbuffò, mentre quelli di Kanagawa la guardavano perplessi «Sta bene, grazie».
«Bene» sorrise l’altro. «Mi spiace non poter rimanere di più, ma ero di passaggio. Ci vedremo alla cerimonia d’inizio». 
Eiko lo guardò per un attimo allontanarsi, poi si girò verso la solita bolgia «Dobbiamo andare a piedi, ma non è lontano».
Si avviarono in fila come bambini dell’asilo, ma probabilmente i bambini sarebbero stati più ordinati di loro: Hanamichi e Kiyota rimasero indietro tanto da perdersi e i due Capitani dovettero raccattarli per strada, Rukawa strisciava, rischiando quasi di rotolare per tutta la salita, mentre Mitsui abbordava qualsiasi tipa che incontrava. Per bilanciare quei mentecatti, Fujima, Sendo, Hanagata e Jin quasi non si sentivano. All’ apice c’erano Eiko e Ayako che chiacchieravano del più e del meno.
«Quindi, quello era il famoso “Centro di Chiba”…»
«Già, è anche il Capitano dell’Ichihara e amico di mio fratello Heiji».
«Giusto, tuo fratello l’avevo quasi dimenticato! Come sta?» Replicò Ayako, mentre Eiko ghignava. 
«E’ il Capitano dello Shiroi, ora».
«Quindi tuo fratello è allenato da te?» Ayako ghignò rimando «Sai che scazzo».
«Già, a volte si rompe le palle. Però sono a più grande e si fa come dico io!» E risero entrambe come due squinternate. 
«Quelle due mi fanno venire i brividi» commentò Mitsui, ma Miyagi era in brodo di giuggiole «La mia Ayakuccia è figa, punto».
«Oh, se è per questo, sono d’accordo» ribatté la Guardia dello Shohoku, ridendo.
«Mitsui, tieni giù le zampacce!» Avvertì Miyagi.
«Tappetto!»
«Scorfano con la dentiera!» Replicò Ryota e giù a morsi e spintoni che impalarono parecchie persone per la strada.
«Mi sbaglio o c’era qualcosa che non andava con Katsumi?» Domandò Sendo, avvicinandosi a Eiko.
«Beh, lui e mio fratello sono grandi amici, ma la prima partita della Manifestazione è Shiroi contro Ichihara, quindi da oggi fino a quel momento devono considerarsi avversari». 
Le sue parole sembrarono colpire i giocatori, mentre Ayako sorrideva «Sei una buona allenatrice».
«Diciamo che me la cavo».
«E voi come vi conoscete?» Domandò Akagi, alla destra di Ayako.
«Suo fratello era un compagno di classe» spiegò Eiko e gli altri si stupirono.
«Ayako! Hai un fratello?» Domandò sorpreso Miyagi, ma Rukawa la guardò «Hn… Moroi?» 
«Già!» 
I quattro dello Shohoku fissarono Rukawa a occhi sgranati «E tu, come diavolo sai queste cose sulla mia Ayakuccia? » Sbottò Miyagi
«Idiota, eravamo nella stessa scuola» borbottò Rukawa.
«Eh, ma sembrate piuttosto intimi… non è che quella scema ha fatto qualche guaio con la Volpe, qui?» Ghignò Mitsui, mentre Miyagi cominciò a pontificare la morte del compagno di squadra.
«Dementi…»
«A- ayakuccia!» Balbettò Miyagi, ma la manager sbuffò con impazienza «La mollate con questi discorsi da cretini? Moroi gioca a basket, quindi ha conosciuto Rukawa in palestra». 
Eiko sorrise «Però bel gruppo di elementi…»
«Elementi? Chiamali per quello che sono: squilibrati» grugnì Akagi.
La mora non rispose, ma si limitò ad osservare Rukawa con uno strano ghigno che non sfuggì alla manager dello Shohoku.
Intanto, da qualche parte dietro, Maki si affiancò a Fujima, meditando «Posso chiederti una cosa?» 
«Sì?» Sillabò con freddezza quell’altro.
Il capitano del Kainan indicò l’allenatrice dello Shiroi con la testa «L’hai conosciuta durante le riunioni tra arbitri e allenatori, vero?»
Fujima annuì «Sì, eravamo gli allenatori più giovani, quindi ci hanno subito presentati. Lei ha preso il posto di Kentaro Yuda, che è morto un anno e mezzo fa». 
«E che te ne pare?» Domandò Maki, con una strana espressione.
«E’ in gamba, probabilmente ci sta studiando da quando ci ha incontrati. Non hai visto come osservava Rukawa prima? E anche quando ha visto Jin, mi è sembrata pensierosa».
Maki sorrise «Quindi non era solo una mia impressione. Ci sta studiando davvero». 
«Già. E poi conosce i nostri nomi molto bene, io non posso dire altrettanto dei suoi» replicò Fujima, lanciandogli un’occhiata. 
«Forse avremmo dovuto convincere tutti a seguire con più attenzione gli appunti di Ayako?»
«Può darsi…» il giocatore dello Shoyo si fermò a guardare gli altri. «… ma secondo te come avremmo potuto convincerli?» Fece, sorridendo.
Maki scrollò il capo con un sospiro.
Ovviamente il resto del branco era immerso in altre importanti problematiche sostanziali, come il lamentarsi ripetutamente e continuamente – rompendo i coglioni all’Universo intero.
«Che palle! Ma quando si arriva?» Sbuffò Mitsui e Hanamichi sbadigliò «Ho sonno». 
«Potevi anche dormire invece di rompere l’anima a noi» osservò Kiyota.
«Dannato demente e cosa avreste fatto senza il re dei rimbalzi?» 
«Bé, avremmo evitato di farci riconoscere in tutta Chiba a causa dei tuoi capelli idioti!»
Mentre quei due cominciavano con la solita solfa di cazzotti e abbondanti bestemmie, Eiko si fermò all’angolo della strada e fece segno di radunarsi.
«Volevo solo dirvi che nel caso voleste allenarvi, questa è una delle palestre pubbliche della città. Ho già chiesto ed è libera per un mese intero. Basta semplicemente chiamare per prenotare e potrete allenarvi». 
Quasi tutti la guardarono con evidente scetticismo e lei ghignò «Non voglio sabotarvi niente è un semplice benvenuto. E poi mi sono incaricata del vostro alloggio, ma non ho minimamente pensato che al tempio non c’è abbastanza spazio per i vostri allenamenti. Ah, e avete già troppa gente che vi da contro, io cerco di essere neutrale» aggiunse, quindi gli altri sgranarono gli occhi.
«Che vuoi dire?» Domandò Akagi e lei continuò a sorridere «Vedrete».
«Bé, allora grazie…» fece Akagi, ma tranne qualche mormorio nessuno rispose. «Ripeto: vogliono tutti ringraziarti… vero?» Sbottò, con sguardo minaccioso.
«Sì, grazie!» Belarono tutti in coro.
Camminarono ancora per qualche miglio e quando cominciavano a guardarsi i piedi doloranti, si trovarono alla base di una lunga scalinata di pietra.
«Benvenuti al tempio Hisae. Forse starete un po’ stretti, ma non è male. I bagni sono tre, quindi vedete di non ammazzarvi, fate pure casino ma non spaventate i poveri e ignari turisti che vengono a pregare e… beh, cominciate ad armarvi di pazienza, che non c’è l’ ascensore».
«Dobbiamo fare tutte le scale?» Sbottò Miyagi, fissando gli interminabili scalini con bocca spalancata.
«Col cazzo!» Sbottò Mitsui, sedendosi sul borsone.
«Allora rimani qui» cinguettò Ayako, mentre tirava Miyagi per un orecchio.
Hanamichi e Kiyota si fissarono «Prima tu!» Sbottarono in sincrono, poi andarono a botte come al solito, tanto per fare qualcosa di nuovo.
Eiko li fissò con un ghigno «Tutti sprezzanti della fatica, vedo».
Rukawa le passò accanto, salendo i primi scalini e di nuovo lei lo guardò in modo strano e questa volta se ne accorse anche Akagi. 
«Oh, bene. Qualcuno si muove! » Esclamò lei, guardandolo.
«Sembra strano che proprio Rukawa…» cominciò Akagi tra sé e sé, poi continuò a voce alta. «Già. A quanto pare anche un ghiacciolo, mezzo morto come lui, è più allenato degli altri dementi della mia squadra!» 
Senza manco terminare la frase, quattro trombe d’aria lo superarono per salire gli scalini quattro a quattro, fino ad arrivare in cima spompati.
«Idioti…» sibilò la matricola dello Shohoku; mentre Mitsui, Hanamichi, Miyagi e Kiyota, che aveva preso la cosa come una sfida personale, prendevano in considerazione l’idea di segarsi le gambe ormai insensibili.
«Uhm… interessante» sussurrò Eiko, a se stessa, poi cominciò a salire.
Sendo la affiancò «Ti sembriamo interessanti?» 
Lei sussultò, poi lo guardò «Già. C’è una bella varietà nel vostro gruppo».
«E pensi di aver individuato qualcosa che valga la pena studiare?» Le fece Sendo, con solita flemma.
«Sì, direi proprio di sì…»
Quel dannato tempio aveva più di mille scalini e le bestemmie a quel punto si sprecavano. Tutti furono quasi tentati di lanciare i borsoni in basso verso le valige che, come aveva detto Eiko, sarebbero state sistemate più tardi. A furia di prendersi a capelli con il demente del Kainan, Hanamichi era quasi scivolato rompendosi il muso da scimmia sul gradino e come se non bastasse quei due intrusi, Fujima e Hanagata, non sembravano neanche avere il fiatone.
«Se risparmiassi il fiato che usi per blaterare, a quest’ora saresti già arrivato!» Sbottò Akagi, all’ennesima stronzata del rosso.
«Gori, mica è colpa mia se questo dannato tempio si trova sulle nuvole!»
«In realtà è molto utile» s’intromise Eiko. «Spesso faccio allenare i ragazzi con i secchi d’acqua e le corse». 
«Si ammazzeranno!» Esclamò Ayako e Eiko ghignò «E’ proprio questo lo scopo…» poi si bloccò alla vista di un’ombra li aspettava in cima alla scalinata.
«Oh, no…» sospirò, pannandosi una mano sul viso.
«Salve!» Salutò invece allegro l’estraneo, alla faccia degli sguardi stravolti i tutti gli altri.
«Diamine, sei già qui? Non mi dire che ci sono anche gli altri!» Sbottò Eiko, con una smorfia.
«Nah. Ci siamo solo io e Heiji. Volevo conoscere i tizi di Kanagawa».
Tizi? Come per magia tutti quanti si girarono verso di lui e con sommo orrore videro un ragazzo dai capelli lunghi, con una bandana in testa e una maglia sgargiante, con un “Numero Uno” stampato a lettere cubitali sul davanti. 
«Io sono Kiyuwa Mototsune , l’asso dello Shiroi!» Si presentò pomposamente, stringendo a caso le mani di Maki e Akagi.
«L’asso un corno…» borbottò Eiko e i due Capitani capirono troppo tardi che aria tirava: non contarono nemmeno fino a dieci, che si avverò il tragico presagio.
«Asso dello Shiroi? Ma fammi il piacere, sarai un montato come la Volpe lì!» Esclamò Hanamichi, avvicinandosi a Mototsune. 
Il giocatore dello Shiroi, lo guardò e… avvenne la catastrofe «Che cavolo di capelli sono quelli?» 
«Cos’hai da dire contro i miei capelli, razza di cretina!» Cominciò il rosso, avvinghiandolo per la maglia.
«Ehi, calma. Io dico quello che mi pare! Sembra quasi una permanente!» 
Ecco, la fine: Mitsui, Miyagi, Kiyota e persino Sendo si sganasciarono, rischiando quasi di sfracellarsi dalle scale. Inutile dire che anche l’altra scimmia dello zoo decise di buttarsi nella mischia.
«Oddio, abbiamo trovato un altro esemplare come quei due. Incredibile… » commentò Akagi, con l’impressione che il suo incubo più orrendo si fosse avverato.
«E ora chi li tiene più?» Borbottò Sendo, sempre con un sorriso di indulgenza.
Da parte sua, Rukawa sperava che in quel modo quei due rintronati la smettessero di rompere l’anima a lui e si dedicassero al loro gemello di Chiba.
«Ehm… mentre questi tre si sbudellano, che ne dite di sistemare le borse? Sarete stanchi…» provò coraggiosamente Eiko,  seguita da vari mormorii di assenso, così si avviarono lasciando quei tre a rivivere antichi incontri di lotta greco-romana.
La parte interna del tempio era enorme, con un ampio spiazzato al centro del quale vi era la parte principale dedicata ai fedeli e alle preghiere.
«Così questo è il tempio di famiglia…» fece Ayako, guardando l’ampio spiazzato silenzioso.
Man mano che si avvicinavano ala parte centrale interna del edificio, sentirono un’ eco ben conosciuto: una palla da basket. Si girarono intorno, in attesa di vedere un campo, ma si ritrovarono sulla sinistra un solo canestro e un ragazzo che giocava. 
Si bloccarono tutti, ma solo ad uno cadde il borsone di mano: Rukawa osservava quel giocatore quasi con stupore  e così anche gli altri dello Shohoku.
Il ragazzo correva in contropiede palleggiando, poi si fermò, passando la palla da una mano all’altra, saltò e tirò: la palla centrò il canestro con una parabola perfetta. 
Quello stile di gioco lo conoscevano tutti, perché era il suo stile, quello di Rukawa. 
E quel ragazzo… ad eccezione dei lunghi capelli neri, legati con una coda, aveva una pelle chiara, un’altezza e degli occhi azzurri inconfondibili.
Eiko ghignò allo sguardo stupito dei ragazzi, poi fece segno di avvicinarsi «Questo è Heiji Hisae. Capitano e Ala piccola della mia squadra».
Anche stesso ruolo. Akagi, Mitsui e Miyagi si girarono contemporaneamente verso la loro Ala, che sembrava inchiodata a terra mentre Sendo gli si affiancava «Hai trovato anche tu un gemello, a quanto pare».
Questa volta non poteva dargli torto, pensò Rukawa e quasi annuì, mentre osservava quegli occhi così simili ai suoi. 
«Salve…» salutò quello, diffidente, poi vagò con lo sguardo su tutti i suoi nuovi ospiti, fino a soffermarsi niente meno che su Rukawa. A quella vista, cominciò a ridere. «Ehi, a quanto pare mia sorella non aveva tutti i torti!»
«Molto piacere, noi siamo Takenori Akagi e Shin’ichi Maki» salutarono i due Capitani e anche tutti gli altri cominicarono a presentarsi.
«Dov’è finito Kiyuwa?» Domandò Heiji e Ayako sbuffò «Starà insieme a quei due dementi…»
«Eh?»
«Ha trovato degli spiriti affini» tagliò corto la sorella, prima di introdurli in casa.
«Quindi avete anche incontrato Isao» disse dopo un po’ Heiji e Eiko sbuffò «Già, il tuo grande amico» fece con gli occhi al cielo.
«Eddai, non rompere. Allora, credevo dovessero venire solo cinque giocatori mica una mandria di gente!»
«Infatti, la metà si è autoinvitata» rise Maki. «Però un po’ di tifo non guasta mai». 
«Sicuro! Fate parte di tre squadre diverse, giusto?» 
«Già Kainan, Ryonan e Shohoku. Poi le due riserve maggiori e il nostro allenatore sono dello Shoyo» Spiegò Akagi.
«Sì, abbiamo visto alcune vostre partite quando ci siamo trovati a Kanagawa per affari di famiglia» replicò Heiji. «E siete tutti bravissimi! Ma qui avrete filo da torcere».
«E’ quello che speriamo…» s’ intromise Sendo; appoggiò il mento sulle mani incrociate sul tavolo e lo fissò. «… altrimenti non ci divertiamo». 
Lo disse col solito tono bonario, accompagnato dal sorriso, ma aveva il sapore della sfida e Heiji lo colse «Già. Sarebbe inutile un gioco senza il divertimento, no?» Convenne, guardandolo. 
«Dannazione!» Sbottò Kyuwa, facendo scorrere il pannello con uno schianto. «Certo che i vostri compagni sono due psicotici!» 
Ci fu un gemito di rassegnazione generale, poi Akagi ringhiò «Dove sono?»
«A ciarlare qualcosa su un rookie e quella roba lì» borbottò Kiyuwa, sedendosi a gambe incrociate accanto a Fujima.
«Di che rookie parlano?» Domandò curiosa Eiko, ma Mitsui ghignò «Probabilmente del ghiacciolo» fece, indicando vagamente Rukawa.
Heiji fissò l’Ala dello Shohoku «Capisco… per un attimo credevo che parlassero dello Youkai…»
Kiyuwa fece una smorfia «Ma non possono conoscerlo, nemmeno noi l’abbiamo mai visto giocare per un intero tempo!» 
«Di chi parlate?» Domandò Ayako, mente Akagi andava a raccattare quelle due palle al piede.
«Haranobu Aki dell’Ichihara» rispose Heiji e Rukawa si girò a fissarlo con tiepido interesse.
Sendo gli lanciò un’occhiata e capì «Il Perfect Rookie di Chiba?»
Il Capitano dello Shiroi annuì «Già, lui. Ha giocato pochissimo e sempre in casi estremi. Io personalmente non l’ho mai visto giocare e questo accresce, diciamo, le aspettative della gente e la curiosità delle altre squadre».
I ragazzi rimuginarono per un po’ «Quindi sarebbe un po’ un’arma indefinibile dell’Ichihara» concluse Mitsui. 
«Direi proprio di sì. Non si allena con la squadra, o comunque non sempre, non segue le partite dalle panchine…».
Rimasero per qualche istante in un silenzio meditabondo, poi Eiko batté le mani «Allora, avete fatto un viaggio in pullman e una scarpinata fin qua. Quindi ora fate come se foste a casa vostra. I bagni sono in fondo, le camere di sopra e se volete fare un giro, andate pure. Voi due! Marcature e finte, march!» Sbottò rivolta ai compagni di squadra.
«Ok» Kiyuwa si alzò, sgranchendo le braccia sula testa. «Ricominciamo». 
«Va bene. Se avete bisogno stiamo al canestro con questa schiavista» fece Heiji, poi uscirono.
Era davvero strano vedere un’allenatrice donna, per giunta giovane, dare ordini a due ragazzi della loro età, così rimassero a fissare la porta per un po’.
Ayako incrociò le braccia «Ammettetelo, siete dei bavosi maschilisti». 
Se i giocatori di Ryonan, Kainan e Shoyo ebbero almeno la buona creanza di sembrare vagamente imbarazzati, quelli dello Shohoku fecero il diavolo a quattro.
«Ma no, Ayakuccia! Noi lo sappiamo che le donne sono molto brave!»
«Come se voi steste sbavando sulle sue doti di allenatrice! » Ghignò Ayako.
In effetti, per essere una figa era una figa, pensarono più o meno tutti, visto il viso e il fisico niente  male dell’allenatrice.
Delle imprecazioni da camionista li distrassero dalle accuse infamanti di Ayako e, due secondi dopo, Kiyota e Hanamichi erano spalmati sul pavimento della stanza con due bernoccoli a testa.
«Allora» cominciò Akagi, praticamente ignorandoli. «Tra un giorno comincia la Manifestazione. Noi dobbiamo definire per bene i ruoli e le maglie…» fece, sedendosi al tavolo. «Fujima, so che il Signor Anzai ti ha parlato della possibilità di aiutarci con gli allenamenti, francamente io pensavo potessi farci da allenatore». 
Akagi si guardò intorno: Maki lo fissava inespressivo, visti anche i rapporti gelidi tra i due Playmaker, Jin annuiva, quanto a Rukawa… avrebbe potuto anche proclamare il giorno dell’Apocalisse che avrebbe continuato a ciondolare con la testa. 
«Sono d’accordo». 
Almeno uno che tira fuori il fiato, pensò quasi confortato Akagi mentre guardava Sendo. 
«Fujima è un ottimo allenatore» continuò Sendo, ma il capitano dello Shohoku alzò gli occhi al cielo, sentendo dei mormorii di sottofondo che però non provenivano da nessuno dei cinque titolari.
«La pianti?» Sbottò, rivolto ad Hanamichi.
«Gorilla, pensavo che se è questa la squadra che deve rappresentare Kanagawa siamo freschi! Sembrate tutte vecchie carampane che giocano a carte! Tu e il vecchio sembrate i miei nonni, la Volpe vive più nell’altro mondo che qui, Jin è quasi un santo e Sendo è uno spaventapasseri!» Tirò giù lui, incazzandosi.
Spaventapasseri? Rukawa cominciava quasi considerare che – forse – quel mentecatto non era poi così male, ma Sendo sembrava purtroppo essere dello stesso parere.
«Spaventapasseri? Questa mi piace, Hanamichi!» 
Rukawa sbuffò, roteando gli occhi: possibile che quello non si smuovesse in nessun caso? Oltre a prendere confidenza con qualsiasi rompicoglioni sconosciuto nel raggio di miglia ovviamente. 
I suoi profondi pensieri d’odio atroce furono interrotti dal tono di estrema sopportazione di Akagi, che grugnì «Hanamichi! Ti ricordo che non sei indispensabile, quindi se non vuoi passare al fresco tutte le due settimane ti conviene startene buono» ribatté Akagi, sbattendolo con la faccia a baciare il pavimento.
«Allora, continuiamo…  il problema dei numeri non sussiste, ho pensato che tutti possono mantenere il proprio numero, solo io e Maki abbiamo un problema…»
A quelle parole tutti rizzarono le orecchie e persino Rukawa si dimostrò vagamente interessato alla cosa: già, chi sarebbe stato il Capitano?
Si girarono verso Fujima, sperando in un’illuminazione. Certo, sia Akagi che Maki erano troppo intelligenti per farsi problemi di numeri e maglie, ma comunque era meglio evitare intoppi fin dall’inizio.
Quello tossì, poi cominciò «Io penso che Maki dovrebbe avere il dieci. Il numero del Capitano dovrebbe essere di Akagi». 
Si guardarono un po’ tutti; Sendo fissò Fujima come a cercare di capire cosa avesse voluto intendere, Maki era imperturbabile come una roccia, mentre Hanamichi dava in escandescenze.
«Il numero dieci è un privilegio! Non si può dare a chiunque! Tanto meno a quella vecchia ciabatta!»
«Infatti è il numero di due scimmie come te e quell’altro gasato…» replicò Mitsui.
Mentre i due si prendevano a sberle, Sendo annuì «Mi sembra una buona idea. Mantenere un assetto tradizionale: il Capitano come Centro, e dare la maglia numero dieci a Maki. Io sono d’accordo».
«Se va bene a tutti, ci sono anch’io» annunciò Jin.
«Hn» bofonchiò Rukawa. Cavolo gliene fregava a lui, di quei due?
Maki e Akagi si guardarono «Io lavoro per la squadra Maki, quindi se crea screzi rinuncio volentieri al ruolo di Capitano».
«Con queste parole già ti dimostri un buon Capitano in partenza, Akagi» sorrise Maki. «E comunque mi va benissimo il dieci».
«Bene! Immagino che ovviamente Akagi sia il Centro e Maki il Playmaker? » S’informò Ayako, mentre scriveva sulla sua agenda.
Fujima sospirò « Beh, Sendo può giocare come Ala, come Guardia e come Playmaker. Ma Jin da il meglio di sé solo come Guardia e Maki non può essere un’Ala. Quindi le due Ali sarebbero Rukawa e Sendo». 
A quelle parole, l’intera squadra dello Shohoku sogghignò, osservando l’espressione 
simpatica della Volpe: una sorta di disgusto, mischiato a fastidio puro a causa del perenne stato da drogato cronico di Sendo. 
«Sendo, tu sei più alto e pesante. Dovrai essere l’Ala Grande».
Il giocatore del Ryonan fissò Rukawa, poi sorrise «Io posso giocare in qualsiasi ruolo. Sarà divertente, fare l’Ala di sfondamento*» replicò.
Che razza di arrogante, pensò Rukawa, ritornando a sonnecchiare.
«Quindi è deciso» concluse Akagi, sbrigativo. «Ora smontate le baracche e filate a riposare». 
I ragazzi si alzarono borbottando e rimasero solo Akagi, Ayako e Fujima.
«Dì la verità, il ruolo di Sendo non ti convince affatto» fece il Capitano, mentre adocchiava lo schema di Ayako.
«No»  rispose semplicemente Fujima. «Sendo è troppo libero per essere un’Ala di Sfondamento. Sarebbe perfetto come Playmaker o Ala piccola».
«Ma Maki non può fare che il Playmaker. Non ha l’altezza per essere un’Ala grande e Rukawa è come Sendo. E dopotutto anche uno spirito libero come Hanamichi si trova bene come Ala grande» considerò Akagi.
«Sì, come se Hanamichi fosse in grado di mantenere il proprio ruolo!» Sbottò Ayako.
Fujima sorrise «Vorrà dire che avremo due giocatori dai ruoli indefiniti. Sendo e Rukawa. Chissà come se la caveranno…»
«A me interessa solo che quei due mentecatti lavorino insieme» replicò Akagi, mentre salivano le scale del secondo piano.
Intanto all’esterno, i due dello Shiroi continuavano l’allenamento serale. Kiyuwa lanciò la palla in volo, Heiji l’afferrò e schiacciò, facendo vibrare il canestro.
«Bell’azione. Riposatevi un po’» fece Eiko, lanciando loro delle bottiglie d’acqua.
«Allora, che ne pensi dei nostri ospiti?» Domandò Heiji, ma l’amico fece un smorfia «Per me sono una banda di squilibrati». 
«Mah, a me sembrano un gran bel gruppo. Alcuni sono dei fuoriclasse!» Ribatté invece Heiji.
«Già, ci sono le due Guardie più forti della prefettura, due centri formidabili e parecchi giocatori in grado di ricoprire più ruoli…» osservò Eiko. «Ma hanno anche dei gran punti deboli!»
«Tipo?» Fece Kiyuwa, spalmandosi a terra.
«Tipo che non fanno parte della stessa squadra. Ogni Capitano ha un proprio metodo per invogliare i propri giocatori e ogni squadra ha un proprio delicato equilibrio. Mettere così tanti galli in un pollaio può essere pericoloso» ghignò lei, con sicurezza. «Bene, altri due tiri e poi abbiamo finito!»
«Porca miseria!» 
Mitsui e Miyagi si fermarono sull’ingresso, guardando l’interno della stanza degli ospiti. «Aha! E’ favolosa!» Esclamò il Playmaker dello Shohoku, buttandosi a peso morto sul letto all’Americana.
«Animale, non sappiamo neanche se sono le nostre stanze!» Sbottò Miyagi, ma Mitsui sbuffò «Sì che lo sono, Fujima e Hanagata sono in quella accanto».
«Ehi! Questo tempio è una reggia!» Li raggiunse la voce di Hanamichi, dalla stanza accanto.
«Demente, questa è la mia stanza!»
«No, Scimmia, tu te ne cerchi un’altra!»
Miyagi e Mitsui si guardarono per un attimo «Insomma! Possibile che in un tempio così grande, riuscite sempre a trovare una scusa per prendervi a menate? Idioti!» Sbottò il Teppista, picchiando un pugno sulla parete.
«Va a quel paese, smidollato!» Rispose Kiyota al di là del muro.
«Smidollato? Guarda che vengo di là e ti schianto, Scimmia!»
«Ma che diavolo state combinando?» Domandò Maki, fermandosi davanti alla porta spalancata e osservando Miyagi spalmato su uno dei letti della stanza, mentre Mitsui che prendeva a calci la parete.
«Il tuo animale da compagnia sta fracassando i coglioni!» Esplose Mitsui e Maki sospirò con gli occhi al cielo «Nobu, ma la vuoi piantare?»
«Capitano! Guarda che sono questi dementi dello Shohoku il problema! Sempre a fare le prime donne!» Sbottò Kiyota, raggiungendoli di corsa come un carro armato.
Mitsui gli mostrò il medio con un ghigno «Si vede che noi possiamo farle, le prime donne».
«Razza di-» 
«Ma perché vai a rompere le palle a Sakuragi!» Fece scocciato il Capitano del Kainan.
«Non sono io! E’ lui che si è preso la mia camera!» 
«E dormi con lui, allora!» Ribatté Maki con somma impassibilità, alla bocca spalancata degli altri tre. 
«Certo che te ne esci con certe stronzate tu» borbottò Miyagi, mentre Kiyota sembrava aver perso l’uso della parola. «Ti hanno drogato?!» Esalò alla fine. 
«Oh, sentite! Non posso mica fare da balia a dei ragazzini! Dormi dove vuoi, anche disteso là fuori, ma non fate casino. Siamo ospiti! Comunque se la molli con Sakuragi, la mia camera è dall’altra parte del corridoio, se no prenditi un sacco a pelo e stenditi in cortile!» Tirò Maki, prima di piantarli in asso.
«Però, e bravo alla vecchia ciabatta!» Esclamò entusiasticamente Miyagi.
Kiyota lanciò un’occhiata di traverso a quei due imbecilli e se ne andò fumando come una teiera.
Sul versante opposto, le cose non andavano certo meglio. Akagi aveva deciso per una camera lontana dai satanassi della sua squadra, giusto per avere un po’ di respiro, e Rukawa era stato dello stesso avviso; peccato che aveva dimenticato la sua proverbiale sfiga che, al contrario suo, non dormiva mai.
«Oh, eccoti qui!» Esclamò Sendo, con borsone alla mano.
L’Ala dello Shohoku quasi si strozzò con l’acqua che stava sorseggiando e guardò Sendo come se fosse stato un fantasma. 
Quel bastardo si limitò a sorridere come un Buddha, catapultandosi sul letto accanto al suo. 
Rukawa non gli scollava gli occhi da dosso «Mi stai rompendo le palle» proclamò.
«Quante parole, Kaede, guarda che ti fa male parlare tanto. E comunque lo so» cinguettò quello psicotico.
«E quindi, che diavolo vuoi?»
«Mettiamola così: la mia fissa di queste settimane e farti raggiungere un livello accettabile di umanità e d’altronde dobbiamo fare gioco di squadra, quindi se la piantassi di guardarmi come se fossi il demonio in persona te ne sarei grato». 
A quello sproloquio, Rukawa lo fissò in modo strano, come se fosse indeciso se essere più schifato o sconvolto. 
«Tu sei squilibrato» decise alla fine, dandogli le spalle.
Sendo si puntellò su un gomito e lo guardò ridendo «Non mi dire che ti metti a dormire di già?» 
«Rompiballe».
Qualche metro più in là, Akagi aveva intrapreso la sua implorazione giornaliera a qualsiasi divinità avesse la bontà di sterminarli tutti.
«Un po’ di silenzio, chiedo solo questo…» stava borbottando, mentre sistemava il borsone.
«Sei troppo ottimista!» Rise Maki, appoggiato allo stipite della porta a braccia incrociate.
«Già, ormai con quegli psicopatici devo perdere la speranza…» sospirò il Capitano. 
«Però il loro spirito contagia. Insomma, per quanto Kiyota sia un rompiballe, ti mette di buon umore!»
Akagi lo guardò «Seh. Ma tu ne devi gestire uno. Tra quei due teppisti che si pestano da mattina a sera e Hanamichi che non fa altro che fracassare i timpani a tutti, sono fortunato ad uscirne vivo».
«Almeno c’è Rukawa» notò Maki, ma il Capitano dello Shohoku se ne uscì con una risata sarcastica «Rukawa? Quello è anche peggio. Farà finta di dormire, ma non si tira certo indietro quando si tratta di fare a pugni. Inutile, sono circondato da dementi» bofonchiò sconfitto. 
Il giocatore del Kainan cominciò a ridere «Chissà perché, non credo che in fondo in fondo ti dispiaccia, Akagi! Vado nell’altra stanza, buona notte» salutò poi, ignorando la sua faccia perplessa.
«Sì, notte…» vece vago, poi si sedette sul letto con un sospiro.  
Quella sarebbe stata una lunga settimana.
 
* L'ala grande o ala forte (in inglese power forward) è uno dei ruoli standard della pallacanestro. Viene chiamata "4" secondo la numerazione dei ruoli del basket, o ala grande, in contrapposizione all'altra ala detta ala piccola.
È un ruolo molto fisico, simile a quello del centro, un ruolo nel quale può capitare anche di dover giocare se mancano giocatori più alti. L'ala forte spesso gioca spalle al canestro in attacco, mentre in difesa si posiziona sul fondo insieme proprio al centro.
Generalmente l'ala forte è uno dei giocatori più alti e massicci della squadra, anche se non quanto il centro. A rimbalzo deve essere aggressiva e segnare la maggior parte dei punti in post basso.
   
 
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