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Autore: Clockwise    01/04/2014    2 recensioni
Una volta erano stati un’unica cosa; uniti, avevano riempito l’aere. Poi, in un qualche punto, si erano spezzati ed erano caduti lontani, e ora giacciono immobili, scheggiati e pieni di crepe, incapaci di rialzarsi – figuriamoci fare un passo l’uno verso l’altra –, con gli occhi fissi in quel vuoto che una volta era stato così pieno di loro.
Con la cortese partecipazione di Noel Gallagher.
-Another's Arms
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non penso sia normale, potrei avere una sorta di ossessione, ma tant'è. La colpa è dei Coldplay.
Bucket For A Crown è un demo mai rilasciato, Another's Arms un brano del nuovo album che uscirà a Maggio. Una sorta di seguito a The Fall Of Man, ma suppongo possa essere letta anche da sola. Sì, ho in mente una specie di raccolta, sto elaborando ancora. Dipende anche dalla vostra risposta (se mai verrà), non vorrei scrivere per nulla. In ogni caso, con questo scritto non si intende dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone né offenderle in alcun modo. Credo che se leggessero questa roba mi denuncerebbero.
Buonanotte,
E.





 
Bucket For a Crown
 
 
Late night watching TV,
used to be you here beside me,
used to be your arms around me,
your body on my body.
 
L’intervistato di turno è Noel Gallagher. Adora le sue canzoni, lo ammira molto come artista, eppure non riesce a prestare attenzione; capta le parole, sente il pubblico ridere, ma non ha la più pallida idea di cosa stiano dicendo.
Cambia posizione, sospirando. Un’occhiata all’orologio lo informa che è mezzanotte passata, ma il sonno non accenna a venire a visitarlo. Eppure è stata una giornata lunga, gli farebbe comodo una bella dormita. A quanto pare, invece, dovrà rimanersene solo, illuminato dalla luce bluastra del televisore, gli occhi stanchi sbarrati.
Hanno litigato di nuovo. Sente ancora la voce di sua moglie – può ancora chiamarla moglie? - riecheggiare nella sua testa, stridula, rivede i bambini rifugiati sul divano con gli occhi spalancati; non avevano mai gridato così con i bambini in casa. Non c’era nemmeno motivo di fare tanto chiasso, pensa sbuffando, cambiando posizione.
La colpa – se di colpa si può parlare – era tutta di Lila. Chris aveva deciso che sarebbe andato con Jonny, Will e Guy al cimitero, perché erano sei mesi esatti da quando se n’era andata, e non ce l’avrebbe fatta ad andare da solo. A Gwyneth, però, la cosa non sembrava importante quanto il suo pranzo con sua madre, suo fratello e altri suoi amici che aveva organizzato da tempo. È incredibile come tenga alle apparenze, quanto voglia far credere a tutti che il suo matrimonio vada ancora bene, perché non riesce ad ammettere nemmeno con sé stessa che non sono mai stati vicini a farla finita come adesso. Per cui, Chris si era rifiutato categoricamente di partecipare ad uno stupido pranzo con i suoi snob amici americani, a sorridere come una bambola tutto il tempo, fingendo. Sì, aveva usato quelle stesse parole, e a lei non erano piaciute molto. Da lì la discussione era degenerata, arrivando a coinvolgere il loro rapporto, quanto facevano l’uno per l’altra, la crisi degli ultimi tempi, quanto veramente tenessero alla famiglia che si erano creati. Non per la prima volta, e probabilmente neanche per l’ultima.
Noel Gallagher, sullo schermo, fa una battuta a proposito di un bambino e un gelato. L’intervistatore scoppia a ridere, Chris abbassa il braccio e lascia cadere la testa sul bracciolo del divano su cui è steso.

 
When the pain just rips right through me,

Another's arms, another's arms,
 
Le cose non vanno affatto bene, sembrano accorgersene tutti tranne Gwyneth, che continua a ripetere con tenacia che tutto si sistemerà, portando Chris al punto dal doversi mordere le guance per non urlarle che no, non si sistemerà un bel niente, è troppo tardi.
I bambini se ne sono accorti. Il cuore gli sanguinava mentre suo figlio, con l’innocenza dei suoi sette anni, gli chiedeva perché lui e la mamma non si baciavano più come prima. Ricordava di avergli scompigliato i capelli ed avergli detto che alla mamma non piaceva il dentifricio che usava.
«Ma allora prendi il mio! È blu e sa di menta» aveva esclamato il bambino, pragmatico. Chris aveva sorriso con malinconia, cercando lo sguardo della moglie poco distante, che aveva fatto appena in tempo a nascondere il viso nei lunghi capelli biondi.
Sono diversi. Sono cambiati in due direzioni che si discostano sempre più. Una volta erano stati un’unica cosa; uniti, avevano riempito l’aere. Poi, in un qualche punto, si erano spezzati ed erano caduti lontani, e ora giacciono immobili, scheggiati e pieni di crepe, incapaci di rialzarsi – figuriamoci fare un passo l’uno verso l’altra –, con gli occhi fissi in quel vuoto che una volta era stato così pieno di loro.
Sono distanti, su due frequenze diverse. Non sa nemmeno se può chiamarla ancora moglie, ha perso il conto dei giorni in cui ha dormito da solo, nella stanza degli ospiti o sul divano. Non sa quanto tempo ancora vivranno sotto lo stesso tetto.
 
Noel Gallagher inizia a parlare del suo nuovo album, di questo progetto che “sta riportando in asse la mia vita, sono libero, sento di poter fare quello che voglio”. Beato te, si ritrova a pensare Chris, anch’io avrei bisogno di ricominciare un po’.

 
When the world means nothing to me,

Another's arms, another's arms,
 
Il solo pensiero gli è intollerabile, eppure l’aveva vista, come aveva sorriso contenta, come si era illuminata tutta quando aveva abbracciato quell’uomo, quella sera. Un suo vecchio collega, avevano recitato insieme da giovani, si erano ritrovati quasi per caso a casa di una sua amica. Si erano abbracciati una volta, discostati per guardarsi e ridere della loro fortuna, e si erano riabbracciati di nuovo, davanti a lui, troppo a lungo e troppo stretti per i suoi gusti. Non era mai stato geloso, eppure si era ritrovato a fissarlo torvo più di una volta, durante quella serata interminabile, a sbuffare dei suoi capelli scuri e della sua aria spavalda. Forse c’è anche lui, stasera, chissà, magari proprio adesso stanno parlando fitto fitto con le teste vicine, magari la sta facendo ridere come lui, lì a casa, non riesce a fare da tempo…
Noel Gallagher si muove sulla sedia, a disagio, quando l’intervistatore gli chiede di parlare degli Oasis, che ha abbandonato qualche anno prima. L’artista evita di rispondere con una battuta.
Sospirando, Chris chiude gli occhi, sentendosi un po’ meglio. Rivede i fiori e il nome inciso sulla bara bianca. Stringe i denti, pensando che c’è qualcosa che non va se pensa a Lila in una notte come quella. O forse no?
Ripensa al funerale, non può farne a meno. Sono passati sei mesi, eppure sembra ieri. Il nero che avvolgeva tutti, l’odore penetrante dei fiori – camelie, tante camelie – il marmo bianco della piccola chiesa, le candele. Grazie a Dio aveva avuto Jonny, Will e Guy al suo fianco per la celebrazione, o non avrebbe retto fino alla fine. Si sarebbe probabilmente annegato nell’alcol. Sì, signore e signori, mister Martin, noto per i suoi modi sobri e per la sua ritrosia verso l’alcol, era stato sul punto di cedere e bere fino a dimenticare tutto. Lì aveva avuto i suoi amici, adesso ha soltanto Noel Gallagher in Tv. Anzi no. Se ne sta andando anche lui, con un sorriso mesto sul suo volto dai tratti decisi.
Bene. Adesso è davvero solo. E non ce la fa.

 
Is there someone there to reach me?

Or someone there to find me.
 
Si alza lentamente, si avvia in cucina. La luce lo acceca. Sbattendo le palpebre, prende un bicchiere dalla credenza, poi si mette a sbatacchiare tutti gli armadietti finché non trova quello che cerca. Torna in salotto con il bicchiere e una bottiglia di vodka mezza piena.
Trangugia il liquido tutto d’un sorso, la gola in fiamme. Lo sente riscaldargli lentamente il corpo, mentre la mente comincia a farsi annebbiata. Meglio.
Al secondo bicchiere, gli occhi cominciano a bruciargli, sente sempre più caldo. Fugaci come le immagini che si hanno della gente sulla banchina quando sei dentro la metropolitana, rivede Lila e i suoi meravigliosi capelli ramati, sente la sensazione di stringerla forte, i loro corpi così giovani, le sue mani… Scuote la testa, strizzando gli occhi. A questo non deve pensare, non può, è sbagliato in tutti i modi.
Un altro sorso, e le immagini cambiano, è un’altra stazione questa. Stavolta sono capelli biondi a riempire la sua visuale, un sorriso smagliante, le soffici teste bionde dei suoi bambini, tenerli fra le braccia quando erano così piccoli, tante sere come quella, con la televisione accesa che andava per conto suo, lui sdraiato su quel divano, ma le braccia di sua moglie a tenergli caldo.
Adesso, invece, non ha che uno stupido bicchiere di vodka. Non gli è rimasto altro. Sua moglie sarà divertendosi con i suoi amici ricchi e biondi, magari starà ballando con quel bellimbusto, un elegante bicchiere di vino rosso in mano. Stringe le dita intorno al bicchiere. E i bambini, i loro visini smarriti, non può sopportarlo. Deve fare qualcosa, non può permettere che la sua vita gli scivoli fra le dita così, come il liquido che gli scorre in gola. Non può permettersi di passare altre notti così, da solo, non può permettersi di gettare all’aria il suo matrimonio per… un fantasma. Eppure sa che c’è ben poco che possa fare, che ormai è tardi per tornare indietro, ed è colpa sua, tutta colpa sua…
Poggia il bicchiere vuoto sul tavolino. Si sdraia a pancia in su sul divano, un braccio sugli occhi che si chiudono facilmente.

 
When the world just splits right through me,

Another's arms, another's arms,

It's just torture to me,

Another's arms, another's arms
 
Una luce si rafforza mano a mano che si avvicina a lui, una candela bianca. Una mano nivea la sorregge, candida e spettrale. Un braccio sottile, una spalla fragile, una figura esile coperta da una veleggiante veste chiara. Anche i capelli volteggianti sono chiari, i grandi occhi sgranati pallidi. Quando riconosce quei tratti, un velo ricopre quel viso e la candela brucia tutto quanto. Nella luce di quel focolare, vede sua moglie avvinghiata alle braccia di un uomo dal volto in ombra, il viso nascosto nel suo petto. Cerca di raggiungerli, vuole separarli, ma una mano gelida lo afferra per il collo e rivede quei tratti, quegli occhi, stavolta chiusi, quel viso ugualmente esangue, i tratti rilassati, i capelli una volta color delle fiamme adesso spenti, il corpo composto in un abito nero, qualche fiore adagiato sotto le dita sottili. La visione è di una bellezza struggente, dolorosa e sbagliata, in qualche modo, ma vede una mano – grande, rosea, viva, il sangue che scorre sotto la pelle – avvicinarsi a quel viso perfetto, sfiorare quella guancia immobile, sente le sue dita toccare quella guancia di marmo, e sottili lingue di fuoco si innalzano dai capelli, dalle sue dita, da sotto le palpebre chiuse, avvolgono la sua mano profana, distruggono l’abbraccio che aveva cercato, illusa.
 
Got to pull yourself into me,

Another's arms, another's arms,

Love means nothing to me,

Another's arms, another's arms
 
Chris si sveglia di colpo, sudato, tentando di respirare. Apre e chiude le dita della mano, ancora stordito. Deglutisce, fa un grande respiro. Non è possibile, tutto questo non sta accadendo veramente a lui…
Il telefono che si illumina attrae la sua attenzione. Un messaggio. “Apri la porta, fa freddo.” Corrugando le sopracciglia, Chris si alza e si dirige al portone, aprendolo. Jonny gli sorride dal pianerottolo.
«I bambini dormono?»
«Non ci sono, stanno con Gwyneth. Dormono tutti da sua madre.»
«Me lo sentivo, io.»
Con gentilezza, oltrepassa la porta e si fa strada in casa dell’amico, poggiando la giacca su una poltrona.
«Guy e Will stanno arrivando, non chiudere a chiave.»
«Jon che ci fai qui?» domanda, ancora intontito. Jonny lo guarda come se gli avesse appena chiesto se il cielo è blu.
«Siamo andati al cimitero da Lila e poi non ti sei fatto vivo per tutto il giorno, non hai risposto a nessuna delle mie chiamate. Avevo da fare con Chloe e i bambini, non sono riuscito a venire prima, eravamo ad Hammersmith dai suoi fino adesso» dice Jonny, prendendo la bottiglia di vodka e il bicchiere e portandoli in cucina. Conosce la casa del suo amico quasi meglio di lui. Chris lo segue.
«Va bene, ma che c’entra, io sto bene…»
«Per favore.»
Posa il bicchiere nel lavello, lascia la bottiglia sul ripiano, apre un armadietto e tira fuori una scatola di tè.
«Hai già avuto abbastanza roba forte per stanotte» dice a mo’ di giustificazione, prendendo un bollitore.
«Perché sei qui?» chiede Chris, stanco, passandosi una mano sul viso.
«Perché tu sei solo. Mi avevi detto di aver discusso con Gwyneth stamattina, avevo pensato che sarebbe rimasta dai suoi. Non pensavo si sarebbe portata dietro anche i bambini, ma…»
«C’è nessuno? Chris, Jon…» Un sussurro non molto sussurrato dal soggiorno.
«Non c’è nessuno, parlate pure» li informa Jonny, da dietro un Chris a braccia conserte piuttosto seccato.
«Non c’era bisogno che veniste tutti quanti…» inizia a protestare Chris, mentre Will e Guy entrano in cucina. «Posso stare da solo, non sono un bambino…»
«Ah no?» Guy alza un sopracciglio, guardando l’amico con un principio di sorriso sulle labbra. «Ti lasciamo una sera e tu cominci ad ubriacarti da solo davanti alla televisione. Sei la rockstar più triste della storia, lasciatelo dire» lo prende in giro, incrociando le braccia sul petto.
«Siamo appena entrati e tu hai già adocchiato la bottiglia di vodka, sei incredibile…» lo schernisce Will, scuotendo la testa. Chris, finalmente, lascia andare un piccolo sorriso. Will se ne accorge e gli batte una pacca sulla spalla.
«Andiamo di là, su, mentre Mamma Jonny ci fa il tè.»
Fa strada verso il soggiorno – sì, a quanto pare tutti quanti conoscono casa sua meglio di lui – e si siede sul divano, prendendo il telecomando.
«Ah, ti ho portato questa. A me non sta bene» dice Will, tirando fuori qualcosa dalla tasca della sua giacca e porgendola a Chris, mentre con l’altra mano cambia canale.
«Seriamente? Perché?» domanda Chris, senza riuscire a evitare di sorridere, aprendo una corona di cartone di Burger King. Guy gliela sfila dalle mani e gliela posa in testa. Will si stringe nelle spalle, prima di rivolgergli uno dei suoi sguardi penetranti.
«Perché sappiamo che, se vuoi, sai essere forte, e che potrai affrontare tutto questo, anche insieme a noi.»
Chris si sfila la coroncina e se la rigira fra le mani.
«Era il genere di cosa che Lila avrebbe fatto. Una corona di cartone per farmi sentire meglio» mormora. Sente la malinconia farsi di nuovo strada dentro di lui, ma un profumo di tè annuncia Jonny, seguito dalla sua voce.
«Metti sul trentasette, danno Top Gear
Poggia il vassoio con le tazze fumanti sul tavolino e si siede accanto a Chris. Gli prende la corona e gliela posa di nuovo in testa, strizzandogli l’occhio – o forse se l’è solo immaginato?
«Dio, guarda quella roba! Quella sì che è una macchina.»
«Jon, questo tè è ottimo. Ti assumo. Domani alle cinque da me.»
Chris si poggia sullo schienale e chiude gli occhi, attento a non perdere la corona. Deve solo stare attento a quei fantasmi, cercare di rimanere aggrappato al presente più che può. Per i suoi figli, se non per sé stesso, per quelli che gli sono stati sempre accanto. Di sicuro, non è solo, adesso ci sono Jonny e Will e Guy a guardare Top Gear e a bere tè con lui.
Spera soltanto, uno di quei desideri stanchi di chi non ha più molta fede, ma ci prova, nonostante tutto, di poter riabbracciare presto sua moglie, strapparla dalle braccia di altri e rinchiuderla fra le sue, una volta e per sempre.
 

 
Late night watching TV,

wish that you were here beside me,

wish that your arms were around me,

your body on my body.


 
  
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