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Autore: Steamboy    01/04/2014    0 recensioni
Vi siete mai sentiti invisibili? Come quando qualcuno guarda nella vostra direzione ma non vi scorge, non vi nota, non vi vede davvero. Come se a nessuno importasse della vostra presenza o meglio, della vostra esistenza.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi siete mai sentiti invisibili? Come quando qualcuno guarda nella vostra direzione ma non vi scorge, non vi nota, non vi vede davvero. Come se a nessuno importasse della vostra presenza o meglio, della vostra esistenza.
Mi chiamo Joe, potreste chiedermi il cognome, ma alla fine che importanza ha? Quindi chiamatemi Joe, solo Joe. Potrei dirvi dove vivo, ma nemmeno questo ha troppa importanza, accontentatevi di un "da qualche parte".
Sì, sono Joe, vivo da qualche parte e sono invisibile; ma non quell'invisibilità che hanno i supereroi nei fumetti o Harry Potter quando indossa il suo mantello, sono invisibile perchè semplicemente non ho nulla di speciale.

A scuola siedo all'ultimo banco,in fondo alla classe a destra, da solo. Sembra che nessuno voglia stare mai vicino a me, ma a dire il vero, questo non mi dispiace. Mi piace stare solo e ascoltare i miei pensieri. Dalla mia trincea di libri e quaderni posso fuggire da quella prigione di cemento e viaggiare verso mondi lontani e fantastici. Oppure quando non sono in vena di così tanta poesia, semplicemente passo le ore a sonnecchiare. Tanto sono quasi convinto che neppure ai professori interessi qualcosa della mia presenza, tranne quando devono mettermi due ai compiti in classe, allora si ricordano di me. Perchè non studio? Semplicemente perchè non me ne importa nulla. Perchè dovrei spendere ore e ore in qualcosa che non mi suscita il minimo interesse? Mi pare elementare.

Bene, mentre ero intento a raccontarvi queste inutili storie il tempo è volato, mancano solo dieci minuti e anche per oggi la tortura quotidiana avrà termine. Mi guardo intorno e non posso fare a meno di sorridere sarcastico; ma come diavolo fanno questi qui ad aver ancora voglia di scrivere a quest'ora? Chini sui loro fogli, a prendere appunti come ossessi, mentre l'unica cosa che io desidero è che la lancetta dell'orologio appeso alla parete corra più in fretta. Poi finalmente il momento tanto atteso, il suono della salvezza, la campanella che mi libera da queste catene che mi tengono bloccato qui. Sono sempre il primo ad uscire dalla classe, e l'ultimo ad entrare. Varco la soglia senza salutare nessuno, che senso avrebbe? Nessuno posa mai lo sguardo su di me, figuriamoci salutarmi! Ma va bene così. Cuffie nelle orecchie e Nirvana che mi trasportano in un'altra dimensione, cammino lentamente, non ho voglia di tornare a casa. So che lì mi aspettano gli sguardi ostili dei miei genitori, devo proprio essere un figlio sbagliato. Infilo una mano in tasca, sento il tintinnare di qualche spicciolo che mi fa tirare un lieve sospiro di sollievo; decido di mangiare fuori. C'è un piccolo bar qui vicino, lo frequento spesso, è economico e passa ottima musica, inoltre il proprietario, Tom, è molto simpatico, è una delle pochissime persone con cui accenno a parlare. Infilo una mano nella tasca del mio giubbotto di pelle, estraggo un pacchetto di Lucky Strike, impreco silenziosamente, me ne rimane solo una ma la accendo lo stesso. Il sapore tostato del tabacco mi riempie la bocca; incredibile come qualcosa di tanto dannoso riesca a dare un simile piacere. Perchè fumo? Non chiedetemelo, probabilmente non lo so neppure io. Forse mi piace, forse mi fa sentire un ribelle, un rinnegato, chi lo sa.
Finalmente arrivo al bar, mi tolgo le cuffie e mi siedo al bancone al mio solito posto. Ordino un panino e una lattina di birra, nell'attesa mi godo la musica che arriva dallo stereo. Il locale è quasi deserto, più o meno come sempre. E' un posto frequentato da rocker, è ovvio che la gente "normale" lo eviti. E siccome di rocker ce ne sono ben pochi è altrettanto ovvio che la clientela sia piuttosto scarsa.
Finalmente arriva il mio panino, lo addento con foga, ma la mia attenzione è subito distratta dal rumore della porta che si apre. D'istinto ruoto il capo e il mio cuore si blocca, si congela. Entra una ragazza, dai capelli scuri e gli occhi castani, snella dallo sguardo dolce ma intrigante, è bellissima. Ordina qualcosa al bancone, poi si accorge che la sto fissando come un idiota, mi guarda, i nostri occhi si incrociano per un istante e mi sorride. Il mio cuore si scongela, adesso arde come un incendio, il mio viso è in fiamme, mi volto di scatto e addento nervosamente il panino. Quando prendo coraggio per voltarmi di nuovo vedo i suoi capelli, fluenti come una cascata sul giubbotto di pelle, abbandonare il locale. Mi sembra di essere sparato alla velocità supersonica di nuovo nella realtà, come se giungessi da un lungo sogno. Rimango imbabolato ad assaporare questa nuova sensazione mai provata, mista tra il dolce e l'amaro. Tom mi osserva per qualche minuto sorridendo, ma tace; mi da una pacca sulla spalla e mi offre una birra, poi torna a pulire il bancone con uno straccio.
Rimango nel locale ancora per un'oretta, in religioso silezio, con lo stomaco attorcigliato senza ancora sapermi spiegare il motivo. Gli occhi di quella ragazza ancora impressi nella mente. Pago il conto porgendo a Tom le monete che ho in tasca e mi avvicino alla porta, ma quando sto per varcare la soglia la voce dell'uomo mi ferma:"Ci vediamo domani, Joe". Poi comincia a ridacchiare, canticchiando una canzone nella sua testa. Rimango spiazzato sulla porta fissando l'uomo. Cosa vuol dire con quel "ci vediamo domani"? Si riferisce forse a quella ragazza? Che lui sappia qualcosa su di lei? Come a rispondere alle mie domande Tom mi lancia un occhiolino complice. Per la prima volta gli sorrido veramente, faccio un gesto con la mano e abbandono il locale, contando le ore che mancano al giorno successivo.
  
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