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Autore: Nausika    01/04/2014    11 recensioni
*Aggiornamento 1/10/2021, storia ripresa dopo anni.
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Rin è cresciuta, Sesshomaru l'ha aspettata ed è sempre andato a trovarla. Come procederà la loro vita? Come procederanno i loro viaggi? Quanto ancora si evolverà Sesshomaru?
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Dal cap. 1
Aveva odiato il padre per essersi innamorato di un’umana, perdendo addirittura la vita per lei, privandolo del piacere di scontrarsi con lui. Tuttavia quell’orgoglio, quell’odio che da sempre lo attanagliava in una morsa, col passare degli anni perse la propria importanza.
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Dopo quest'accenno, vi lascio al mio personale seguito. Le mescolanze fantasy del periodo storico Medievale saranno inevitabili. Spezzerò la routine delle ridondanze Nipponiche, quindi preparatevi.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaken, Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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TRASMIGRAZIONE 



 
Prologo

Dov'eravamo e poi...



 

- Rin - la chiamò Kaede. - Sesshomaru è venuto di nuovo a portarti un regalo? - le chiese.
- Sì! - rispose affermativa la bambina alla sua tutrice. - Mi ha donato un kimono nuovo - concluse rimirandolo.

Durante lo scorrere del tempo, il demone bianco continuò ad andarla a trovare. Si presentava sempre con un dono: un kimono, uno spillone per capelli, un porta gioie, il tutto accuratamente di buona fattura. Non era solito trattenersi a lungo nel villaggio, anche perché lui non sopportava gli umani, solo Rin veniva esonerata da questa sua antipatia. Con lei era tutto diverso, l’aveva sempre confortato la presenza di quella solare, graziosa bambina che vedeva del buono in tutti e che perfino in lui aveva visto qualcosa, un lato gentile, una lato caratteriale, che lo stesso demone si era imposto di occultare. Sesshomaru teneva molto a lei, ed ora aveva qualcuno da proteggere, a cui sentirsi legato. Jaken era capace di leggere i suoi pensieri, mentre Rin comprendeva il suo stato d’animo a prescindere.
Nel villaggio Musashi viveva anche Inuyasha, Sesshomaru anche se non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, si sentiva confortato a pensare che il fratello fosse lì, poiché la bambina sarebbe stata protetta nei periodi in cui era assente.
Rin si era trovata quasi subito bene a vivere con i suoi simili, certo le mancava il signor Sesshomaru, il saputello Jaken e il drago a due teste Ah Un, ma si destava subito dalla malinconia, quando capiva che in realtà lui non l'aveva abbandonata, anzi, le stava dando la possibilità di conoscere altre cose, inoltre andava a trovarla in maniera costante e questo non era poco, dato il carattere misogino che lo distingueva.
Da qualche anno era perfino diventata l'assistente levatrice di Kaede, aveva stretto amicizia con il mezzo demone Jinenji. Del resto, dopo aver vissuto tutte quelle avventure con quei due demoni e, reduce da un passato traumatico, trovava letizia a rendersi utile, poiché aiutare gli altri la faceva stare bene. Era forte e buona d'animo, la vita l’aveva temprata. 
La vecchia Kaede in quegli anni era diventata quasi una figura materna per lei, sempre pronta a darle consigli, un modello da seguire.
Quando Rin non aveva da rammendare o lavare i panni al fiume, assisteva alle acrobazie e agli spettacoli di Shippo. Ogni volta che il piccolo demone tornava dai suoi lunghi viaggi, correva da lei a farle vedere cosa avesse imparato. Tra i due era nata una curiosa amicizia, era così simpatico quel demone volpe, la faceva ridere, quando prendeva in giro il fratello del signor Sesshomaru per il suo modo di fare infantile. 
Inuyasha e Kagome malgrado stessero assieme da diversi anni non avevano ancora avuto figli, non per un motivo in particolare, semplicemente per passare più tempo assieme come coppia.

-Pensi che non si riaprirà più il pozzo da cui sei venuta, Kagome? - le aveva chiesto un giorno Rin, quando dopo i festeggiamenti per il raccolto erano andate a raccogliere delle erbe medicamentose.
Erano da sole, Inuyasha era andato ad aiutare Miroku e prendere dei barili che da solo ci avrebbe messo una giornata a portare a casa.
-Non ne ho idea Rin - era stata la risposta di Kagome. -Amo Inuyasha, ma mi mancano i miei parenti, vorrei tanto vederli. A volte mi chiedo se sia successo qualcosa a mio nonno, mi chiedo se mia madre pianga per il fatto di non vedermi da anni, mi chiedo cosa stia facendo mio fratello.-
Rin si sentiva rammaricata per lei nel sentire quel tono. Sapeva bene cosa volesse dire avere una famiglia, anche se per sfortuna l'aveva avuta per poco tempo. Kagome invece li aveva ancora i parenti e doveva essere terribile per lei vivere quella lontananza giorno dopo giorno.
-Vedrai che prima o poi qualcosa cambierà - le aveva detto Rin fiduciosa. Non voleva illuderla, ma non aveva senso che quel pozzo restasse ancora chiuso.


In uno svolazzo di fluenti e lunghi capelli scuri, Rin si voltò a salutare un contadino che innaffiava le piante. Faceva caldo quel giorno, i capelli decisamente troppo lunghi le cascavano sulla fronte, scivolando sul profilo dritto del suo piccolo naso regolare e risaltando sulla sua pelle lattea. 
I petali di ciliegio si posavano sul terreno dolcemente, circondando la sua figura. Era diventata abbastanza grande, aveva quindici o sedici anni. Non era sicura di quando fosse il suo compleanno, ma era molto più vecchia dell'età in cui le ragazze del villaggio si erano sposate.
Protese un braccio in avanti, prendendo uno di quei fiori delicati e sorrise tra sé e sé.
Un giovane che tornava dalle lezioni di scrittura restò impalato a guardare quella giovane donna, così sinuosa e slanciata. Ma lei non si accorse di nulla, chiaramente. Era rimasta così ingenua Rin, persa nei suoi pensieri sognanti.
Somigliava molto a Kagome, più di una persona del villaggio, compreso il mezzo demone Jinenji aveva notato quanto fossero simili in quegli anni, ma lei non riusciva a notare quell'accostamento.
L'unico particolare di lei rimasto invariato rispetto all'infanzia era forse la sua acconciatura, dato che non riusciva proprio a fare a meno della sua coda laterale. La differenza stava nel fatto che ora l'abbelliva con dei nastri, degli spilloni o dei fermagli. Molte volte ero lo stesso demone cane a portarle quegli oggetti. Lei, però non era dedita spendere tempo in quelle pratiche, difatti il più delle volte la ricordava l'anziana sacerdotessa di agghindarsi. Di certo, Rin non poteva essere vista come una giovane donna vanitosa, quello era sicuro.
In seguito a tutti i rimproveri che le faceva Kaede, aveva imparato a portare i sandali, assumendo dei comportamenti più femminili, ma non troppo, poiché messa al confronto con le sue coetanee risultava essere fuori dalle righe.
Non aveva mai smesso di salire sugli alberi, tornando al suo capanno coperta di terra.
Per guadagnarsi un po' di indipendenza, negli anni la fanciulla si era sottoposta a severi insegnamenti, che le venivano dati dalla vecchia sacerdotessa. Doveva saper percepire le aure e usare l'arco, così da difendersi da sola almeno dai demoni deboli, in modo tale da non esser sempre accompagnata da Inuyasha in qualunque posto si recasse.
Rin era in qualche modo portata per quel ruolo, apprendeva in maniera molto rapida. E s'era riscoperta recettiva alle aure.
Tuttavia, non vi era grandi pericoli attorno, poiché dalla morte di Naraku, i pochi demoni che circolavano vicino al villaggio avevano un'aura demoniaca debole e lei ne aveva visti di demoni pericolosi, eccome se ne aveva visti. Il suo stesso signor Sesshomaru era uno dei demoni più temibili in circolazione.
Per Rin era estremamente facile interagire con gli altri, non poteva certo essere definita una fanciulla avida di parole, tutto il contrario. Tuttavia, un altro svago a cui si era avvicinata risultava essere quello della lettura. La sua curiosità la indusse a divorare una cospicua quantità di libri che risultavano essere un ottimo mezzo per vagare con la fantasia in luoghi lontani.
Quando superò il viale di alberi di ciliegio, si mise in ascolto e udì il canto di un usignolo in un bosco non lontano, non si muoveva nulla, non un filo di vento disturbava quella pace. Il suo passo all'improvviso si fermò, non per un suono, né per una figura, ma ancora una volta per un profumo rivelatore: fiori di campo emanavano dolci fragranze. Decise di raccoglierne un po' per Kaede, dopodiché si distese sul prato intenta a contemplare il cielo terso.
Sdraiata sull'erba, pensò alla sera prima: che strana conversazione era nata tra lei e Kira una ragazza della sua stessa età con cui aveva stretto un legame forte un mese dopo il suo trasferimento in quel villaggio.
- Rin, perché non dai una possibilità a Taro? - le chiese Kira seduta al suo fianco. - Si vede da lontano un miglio che ha una cotta per te!-
- Dici? - ribatté con un'altra domanda.
- Certo che si! - aveva esclamato l'amica - Non vedi che cerca in tutti i modi di ottenere la tua attenzione? E poi ti riempie di complimenti. -
- Kira - Rin l'aveva fissata negli occhi. - Non sono interessata a lui, lo trovo noioso. E in più non ho nessuna intenzione di sposarmi. -
- Sei senza speranza, molte di noi farebbero i salti di gioia nell'avere un corteggiatore così bello - insistette, vedendo Rin sollevare le spalle.


Rin continuò a restarsene adagiata sul prato. Con un filo d'erba, che faceva dondolare avanti e indietro in leggeri movimenti delle labbra, meditò le parole della sua amica. Le erano parse severe quelle frasi, dette così di getto. Chissà, perché Kira se la prendeva tanto per quelle sciocchezze?"
Lei non aveva la minima intenzione di sposarsi, guardava Sango quasi allarmata vedendola sempre stanca con tutti quei bambini intorno. Certo magari un giorno le sarebbe piaciuto avere una famiglia, ma aveva tanti interessi da portare avanti. E poi non voleva restare sempre nello stesso luogo, voleva esplorare il mondo. Era una figlia di foreste screziate d'oro e prati di fiori colorati. Voleva vivere avventure come quelle che aveva avuto durante la sua infanzia. Si era davvero divertita tanto quand'era bambina assieme alla sua famiglia di demoni: Jaken, Ah Un, Sesshomaru. Per Kira i ragazzi del villaggio erano belli?
Non c’era gara con la bellezza aulica ed eterea del signor Sesshomaru. 

Era sempre uguale a quando l'aveva visto la prima volta il signor Sesshomaru.
Sia lui che Inuyasha non invecchiavano, per loro il tempo quasi non passava. 
Percorse con la mente i tratti del viso del demone bianco, i capelli argentei così lunghi e curati, gli occhi affilati, il naso dritto, le labbra sinuose.
A quei pensieri,  in un balzo si mise seduta a gambe incrociate. I suoi battiti cardiaci erano accelerati, si sentiva agitata, aveva un formicolio strano al basso ventre, sentiva caldo. Iniziò a farsi goffamente vento con le mani, tanto era intenso il tepore che l’assaliva. Ma che le stava succedendo? Rimase perplessa per qualche minuto a interrogarsi per indagarne la causa, ma di li a poco, un rumore di passi dietro di lei la ridestò. La giovane trasalì.
- Rin che cosa stai facendo qui? - le chiese Kaede. - E sei anche distesa a terra sull'erba umida - proferì la sacerdotessa in tono ammonitore.
- Oh, Kaede - farfugliò, portando una mano al petto. Le aveva fatto prendere un colpo la sua tutrice. -Ho finito di svolgere i miei compiti e sono venuta qui, non pensavo di sostare, quindi non ho pensato di portare un panno, ma non è poi così umida la terra...- Kaede la guardò, facendoci sfuggire un sospiro rassegnato.
- Ero venuta ad avvisarti, che la cena è pronta in tavola - Rin si rimise in piedi, e sbattè le mani dietro il kimono per togliere via la terra. -Domani abbiamo molte cose da fare. Dobbiamo indurre il parto alla donna che abita vicino al fiume.-
- Così presto? - le chiese la fanciulla, mentre si incamminavano nelle direzione del loro capanno.
- Meglio anticipare, in modo da non avere conseguenze dopo. -
Le due si sedettero a mangiare la porzione di riso con verdure in salamoia l’una di fronte all’altra. Rin aveva preso a ingurgitare il pasto con foga. La vecchia sacerdotessa la guardava allibita. Quella ragazzina passava il tempo a fantasticare su chissà cosa, pareva vivere su un altro pianeta. 
Rin completamente persa nei suoi pensieri, quando lavò le stoviglie augurò la buonanotte a Kaede e si diresse verso la sua stuoia, pensando alla domanda, che la sua tutrice le aveva appena rivolto. Quanto era cara a preoccuparsi per lei. Un sorriso allegro si fece spazio sulle sue labbra. Tuttavia, riesaminando i sintomi che le erano venuti sul prato, si convinse di avere preso davvero freddo. 


Alle prime luci dell’alba, le due donne erano già in piedi. Finirono di aiutare la giovane partoriente nel primo pomeriggio. La giornata era volata, Kaede si era complimentata con Rin per il suo lavoro e il suo sangue freddo. Ultimamente la sacerdotessa lasciava a lei le incombenze maggiori e, soddisfatta dal suo comportamento impeccabile, decise di lasciarle il resto del pomeriggio libero. Rin appresa la notizia tornò nel capanno, prese una bacinella e cominciò a lavarsi accuratamente. Era stata una giornata faticosa. Per rigirare il nascituro dalla sua posizione podalica aveva sudato molto, non era riuscita a detergersi bene nel capanno della giovane madre, difatti il sangue incrostato sulle sue braccia venne via con non poco olio di gomito. Quando ebbe finito si mise addosso l’essenza ai fiori di lavanda, un dono che le aveva fatto il buon mezzo demone Jinenji.
A quel punto si cambiò d’abito, e lei aveva solo l’imbarazzo della scelta per quanto riguardava i vestiti, alcuni era riuscita a comprarli con il danaro guadagnato grazie al suo lavoro di levatrice, ma gli altri le erano stati donati dal signor Sesshomaru, che ad ogni sua visita non veniva mai a mani vuote. Quel pomeriggio avrebbe optato per il kimono rosso di lino, decorato con piccoli rametti di ciliegio neri. L’obi che le fasciava la vita snella era di un bordò scuro che spezzava bene con il rosso carminio. Si pettinò i lunghi capelli. Per fortuna quelli li aveva lavati il giorno prima.
Quando posò la sua spazzola volse a guardarsi intorno, aveva bisogno di un nastro per rifare la sua acconciatura laterale.

- Kaede. Non so come fermare la coda, il nastro che avevo questa mattina è sparito. - 
- Non me ne sorprendo affatto - rispose l'anziana. - Vicino alle stoffe che sto ricamando ci sono dei fermagli - disse. - Cerca di non perdere anche quelli...-
- Non li avevo visti - riprese Rin. - In effetti mi chiedevo dove fossero finiti. Grazie Kaede, per fortuna che ci sei tu.-
Rin uscì dal capanno in tutta fretta e imboccò la stradina che costeggiava il fiume, quella scorciatoia le avrebbe consentito di arrivare nel più breve tempo possibile dalla sua amica che però non trovò in casa. A quanto pareva era andata ad aiutare suo padre nei campi.
Il sole batteva inesorabile sul villaggio e il cielo era sereno.
In alternativa sarebbe potuta passare da Sango, visto che Kagome era in giro con Inuyasha, ma non se la sentiva. Era stanca e sicuro da Sango, volente o nolente sarebbe finita a far da balia alle gemelle o agli altri due figli piccoli dell'amica.
Decise di raggiungere la maestosa quercia e starsene per conto proprio a leggere.
Finalmente un po’ di frescura, si disse, quando aprì il suo libro.

+   +      +

- Mio giovane signore andate da Rin? - gli chiese il piccolo demone.
- Ci andrò da solo - rispose ferreo.
- Ma pa...padrone anche il vostro fedele servitore vuol venire con voi.-
- Fa silenzio Jaken! - esclamò il demone. - Aspettami qui. - 
Alzandosi in volo, Sesshomaru si diresse al villaggio Musashi. Di lì a poco sarebbe atterrato vicino alla casa di Kaede. Gli abitanti oramai si erano abituati alle visite del demone, alcuni gli rivolgevano un inchino - venendo puntualmente ignorati - ma gli altri facevano finta di non vederlo affatto. Al grande demone questo comportamento andava bene. Una seccatura in meno, pensava.
- Oh, Sesshomaru! Siete tornato, Rin non è ...- Kaede non finì la frase, che il demone senza pronunciare una sillaba era già sparito.
I suoi modi scortesi erano rimasti immutati.
Sento il suo odore, si disse.  E’ qui vicino.

In pochi istanti la raggiunse e la vide. Rin si era assopita sotto la vecchia quercia. Sesshomaru restò a vegliarla, seguendo con lo sguardo la figura di Rin. Il capo inclinato verso il basso le faceva cascare la frangia scura sugli occhi, e il fermaglio che teneva ferma la coda laterale luccicava colpito dai pochi raggi del sole che filtravano dalle chiome dell’albero. Un leggero vento, come un battito d’ali creava un impercettibile movimento tra i suoi lunghi capelli, che come fili dondolavano delicatamente.
In pochi mesi Rin era cambiata molto. E ogni volta che la rivedeva diventava sempre più bella.
Sembra sorridere anche nel sonno.
Erano quattro mesi che non andava a farle visita. L’ultimo viaggio era stato più lungo del previsto. Mai si era assentato per così tanto tempo di seguito. Aveva lastricato l’inferno durante quel periodo d’assenza. Si era scontrato con demoni del suo rango, demoni maggiori. Il suo potere demoniaco aveva impiegato giorni a rigenerare le sue carni infiammate e purulente. Odori di sangue e decomposizione l’avevano accompagnato, fino a quel momento. Jaken gli era stato vicino, ma non era mai stato in grado di sollevare il suo animo tormentato.
Il rigore e le privazioni, che lo stesso demone imponeva a se stesso crollavano solo alla vista di Rin.
Un suo timido sorriso bastava per acquietare il suo supplizio interiore. Lei gli era mancata più di quanto gli facesse piacere ammettere.
Da non credere, si disse. Io il grande demone cane Sesshomaru, mi sento così legato ad un'umana.
Rin valeva più di tutto. Lontano da lei la sua stessa esistenza perdeva di significato e non ne capiva il perché.
Aveva odiato il padre per essersi innamorato di un’umana, perdendo addirittura la vita per lei, privandolo del piacere di scontrarsi con lui. Tuttavia quell’orgoglio, quell’odio che da sempre lo attanagliava in una morsa ora perdeva la propria importanza.
Erano passati quindici minuti dal suo arrivo. Rin continuava a dormire beata.
Il demone si chinò dinanzi a lei e, in un gesto d’affetto, con il palmo della mano le carezzò delicatamente il volto, scostandole i capelli dagli occhi.
Nel sentire quel contatto fresco sulla pelle, Rin sobbalzò, credendosi vittima nel sonno di chissà quale cosa.
Cos’era stato? Chi era?
Attese che la vista mettesse a fuoco, vedeva solo una sagoma dai contorni indistinti.
- Rin - la chiamò il demone con voce incolore.
Lei  riconobbe subito la sua voce e restò qualche minuto a guardarlo in silenzio quasi incredula ora che la vista era tornata.
Era davvero lui. Il signor Sesshomaru era lì, incredibilmente vicino a lei. Erano mesi che non lo vedeva. E poi quel contatto improvviso, quella carezza l’aveva fatta sentire strana.
Si alzò da terra in fretta e furia, quando si riscosse. Un leggero capogiro le fece appoggiare la mano alla corteccia dell’albero per sostenersi.
A lungo aveva atteso il ritorno del demone. Tacere la faceva stare anche peggio, si fece coraggio e iniziò a parlare.
- Si...Signor Sesshomaru, ben tornato - lo salutò, sorridendo dolcemente. - Sono così felice di vedervi qui.-
- Ti vedo agitata. - 
- Sto bene.  Sono solo sorpresa, quanto vi tratterrete? -
- Resterò nei paraggi il tempo di risolvere una questione, poi partirò nuovamente. - 
- Capisco, ma Jaken e Ah Un dove sono? - gli chiese Rin girando il volto a destra e sinistra.
- Nessuno di loro è qui. Jaken mi sta aspettando in una foresta non molto lontana da qui assieme ad Ah Un. Non posso trattenermi adesso, ma tornerò domani. Ho delle cose da dirti.-
- E non potete dirmele ora? - gli chiese la giovane con una punta di curiosità.
- Non è il momento -  le rispose atono, osservando il sole velato da una coltre di nuvole sanguigne prima di sollevarsi dal suolo.
 

                                                                                                                                                                                           
   
 
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