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Autore: Anonimadelirante    02/04/2014    4 recensioni
Dicono, e io di questo non posso darvi ulteriori sincerazioni, che una certa Elisabeth Boh (non so se fosse una strega, chiedetelo direttamente a lei) abbia fondato la psicotanatologia.
E io ieri avevo mal di testa.
Certo, direte voi, ma a che frega? Ci manca anche che mi svelino che Babbo Natale non esiste...
Beh, certo, a voi non importa, ma io quando ho mal di testa scrivo. Ok, ad essere sinceri scrivo sempre, ma questo è un dettaglio.
Cinque doubledrabble. Una per fase. Cinque fasi e una sola morte.
Dal testo:
“Vorrebbe urlare al mondo che non è giusto, che non vuole più vivere. Non così.
Invece l'unica cosa che fa è non andare al cimitero. Si sente parecchio stupido– un bambino con le sue inutili ripicche.”
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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A JessyStair e alla sua migliore amica – non penso ci sia bisogno di specificare il perché

A Jojo e a Leti perchè sta diventando un'abitudine

A Lorenzo, perché non gli avevo ancora dedicato niente

 

0.1 Prima fase: la negazione

(Un uomo non educato al dolore rimane per sempre un bambino)

 

George sorride. Aspetta che tutto finisca, mentre scuote la testa: questo è lo scherzo più stupido che Fred gli abbia mai fatto. Anche il meglio congegnato, probabilmente.

George rimane tranquillo mentre Harry bacia le guance di Ginny e le asciuga le lacrime, Ron e Hermione si abbracciano in silenzio– ci penseranno dopo, lui e Fred, a prenderlo in giro perché ha la ragazza. Non si preoccupa neppure quando Bill gli stringe le spalle e gli sussurra qualcosa– qualcosa che George non sente perché è sopraffatto da un'ondata improvvisa di nausea che non sa spiegarsi.

Anche al funerale mentre sua mamma singhiozza George non può fare altro che essere un po' scocciato. Insomma, va bene, bello scherzo, ma ora basta. Si volta per ridere con Fred ma ciò che vede è solo una tomba. Non sa ancora quando il fratello si stuferà di questa pantomima, ma non gli darà la soddisfazione di vederlo piangere per una cosa del genere. Sbuffa: un bel gioco dura poco, Fred.

 

 

 

 

 

0.2 Seconda fase: la rabbia

(Ciò che è più amaro, nel dolore di oggi, è il ricordo della gioia di ieri)

 

In questi giorni George ha voglia di spaccare tutto. Non gli importa neanche un po' di rispondere male a chi gli vuole bene o di aver rotto lo specchio del bagno– nella speranza di smetterla. Smetterla di vederlo dappertutto.

Vorrebbe che Percy e Ron la smettessero di portare quell'assurdo maglione alla Weasle – non ce la fa più a sentirlo tutte le volte. Non vuole più che lo chiami Gred.

Non gliene frega niente del fatto di aver macchiato la trapunta di Fred di sangue– quando, la sera, è andato a dormire nel suo letto con la mano ancora ricoperta di schegge.

Vorrebbe urlare al mondo che non è giusto, che non vuole più vivere. Non così.

Invece l'unica cosa che fa è non andare al cimitero. Si sente parecchio stupido– un bambino con le sue inutili ripicche.

E la domanda è una sola: perché? Perché, Forge?

 

 

 

 

0.3Fase tre: la depressione

 

(Umbra et polvere sumus)

 

C'è un periodo, poi, in cui George vorrebbe solo annientarsi.

Sta immobile per ore sul letto di Fred– che sua madre si ostina a rifare ogni mattina– mentre cerca con tutto se stesso di scoprire ancora un po' del suo odore. Ma o non si ricorda più l'odore di Fred o è talmente simile al suo che ad un certo punto diventa insopportabile.

Tutto quello che riesce a fare è stare fermo a fissare le ombre del soffitto senza più distinguere la notte dal giorno e addormentarsi nel buio di una notte artificiale, soffocando nella trapunta singhiozzi senza lacrime.

Si sveglia sul materasso bagnato di sudore e di incubi e agli urli dei suoi parenti – che provano invano a scuoterlo dal suo torpore – riesce a rispondere soltanto con voce incredula. Un modo così stupido per morire.

È solo quando una mattina sua mamma si affaccia alla porta con un sorriso che scoppia a piangere– finalmente. “Buon compleanno, ragazzi.”

Ragazzi.

Ma Fred avrà per sempre vent'anni.

 

 

 

0.4 Quarta fase: la contrattazione
 

(Tutte le lacrime andrebbero baciate via)

 

È un po' strano andare in giro con Verity. È un po' strano sentirla parlare fino allo sfinimento. È un po' strano anche accompagnarla a fare shopping per Diagon Alley o prendere con lei un gelato da Fortebraccio, dopo l'orario di chiusura.

George si sente da schifo e anche gli scherzi su cui lavora gli vengono così. Eppure una parte di lui sa che dovrebbe riprendere in mano le redini del negozio e che dovrebbe dare una sterzata agli affari. Sa che Fred non lascerebbe mai che sia Verity ad aggiungere lo scaffale nuovo al magazzino o che sia lei ad occupare il suo letto quando le sere sono troppo lunghe e il dolore troppo grande. In qualche modo è consapevole che neanche ubriacarsi fino a non ricordarsi più il proprio nome sia di grande aiuto. Ma continua a trascurare gli ordini, continua a lasciarsi baciare da Verity e continua tracannare bicchieri di Whiskey Incendario.

È solo quando un giorno incontra gli occhi color cioccolato di Angelina ad un pub– dopo mesi che si vedevano solo per salutarsi tra la folla – che capisce che non può più continuare così. Che deve cominciare a combattere.

Fred ti prenderebbe a calci nel culo se ti vedesse adesso. Lo sai, questo, vero?

 

 

 

 

 

 

0.5 Quinta fase: l'accettazione

(Che cos'è il piacere, se non un dolore estremamente dolce?)

 

George si sente ancora come se gli si fosse spezzato qualcosa dentro, ma per lo meno adesso ogni tanto il dolore gli dà tregua. Ha smesso di vedersi con Verity dopo il lavoro e lei si è licenziata. Non prima di avergli fatto una scenata davanti a tutta la famiglia– con gran spreco di lacrime, urli isterici e rimbotti molto poco gentili – a cui lui ha assistito immobile come un manico di scopa e in cui lei gli ha spiegato il perché e il percome l'avrebbe illusa.

Ma francamente George non si ricorda di averle mai detto che l'amava. O che gli interessavano le ore interminabili passate a guardarle provarsi orrendi vestitini – a dirle che sì, stava bene, davvero, no, no, con quello verde. Io odio il rosa, lo sai, è meglio il blu. No, quello chiaro – o che gli importasse qualcosa degli ultimi pettegolezzi sentiti dal suo parrucchiere. Perciò non riesce a sentirsi in colpa – neppure quando lei passa a salutarlo e a chiedergli come va (perché lei si preoccupa di come sta) mentre il suo nuovo fidanzato fa la ruota. Pollo.

George le risponde che è felice che si sia ripresa e stringe la mano a quel tipo dal nome impronunciabile e i muscoli troppo gonfi.

Sorride mentre li guarda andare via e sorride ancora di più quando, mesi dopo, lui e Angelina si scoprono a baciarsi. George riprende a sorridere– a volte si scopre perfino, con una lieve vergogna, a ridere– con Angelina attaccata al braccio, mentre corrono per una città Babbana e visitano una mostra imperdibile.

George sorride ancora quando– tre anni dopo– solleva il velo bianco che copre con finto pudore la pelle bronzea della ragazza e bacia sua moglie.

 

 

 

 

 

 

Cantuccio dell'a fallita autrice

Due cosine così, per riempire lo spazio 'Autori' ancora una volta di parole che andranno dimenticate insieme a me. Lo dice anche Leopardi, no? Passan genti e linguaggi: ella nol vede: E l'uom d'eternità s'arroga il vanto.

Beeene, dopo che ho così egregiamente fracassato i cosiddetti passo direttamente ai saluti ai chiarimenti.

In primo luogo vorrei farvi notare che mi sono messa a studiare per voi.

Mi sono informata su 'sta benedetta tizia dal mi che mi rifiuto di pronunciare (e che quindi copiaeincollerò qui di seguito) e che, a quanto pare è la fondatrice della psicotanatologia – o una cosa del genere – penso che mi sentirete parlare ancore di questa perché tutta la storia dell'OBE (o OOBE, che dir si voglia) m'ispira parecchio. Anzi inspira.

Beh, battutine idiote a parte – e anche battutine meno idiote tipo il fatto che nel secondo capitolo di Citarsi addosso mi sa che il grande Woody parla di autoscopia – non ho molto da dire se non una piccola precisazione.

Sono 5 doubledrabble (quasi)pure e, se qualcuno avesse da ridire sull'originalità dei titoli (tipo l'autrice stessa) se lo tenga per sé perché sono presi dai nomi delle fasi dell'elaborazione del lutto, altrimenti conosciute come le-cinque-fasi-di-quella-pazza-della-Kubler-che-ossessionarono-la-mente-malata-di-Anonimadelirante-per-la-vita-for-ever-and-ever. (E, sì, so' consapevole che ci mancano i due puntini sulla “u” ma non ci tengo la voglia di metterceli – sfido chiunque a rovinare l'effetto-shock di questa frase sgrammaticata con cui mi dileguo)

Poi, boh, basta direi. Se c'è qualcosa che non va fatemelo sapere.

Le frasi che introducono le doubledrabble sono tutte citazioni e la maggior parte sono di Gibran, ma c'è quella immancabile dei Peanuts, quella delle Odi e Thomas Mann.

Pubblico questa raccolta giusto per farvi presente che (purtroppo per voi) sono sempre viva e vegeta e non ho mollato nessuna storia, sto solo cercando di star dietro a tutto e non ci riesco.

Mi pare di avervi assillato a sufficienza, ma se mai sapete dove contattarmi.

Passo-e-chiudo.

-Nox

 

 

PS: recensire è un buon inizio per superare il dolore *annuisce con la massima convinzione*.

  
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