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Autore: mouthful of love    02/04/2014    1 recensioni
«Vuoi sapere cosa amo di te, Haz?» gli chiede, mentre gli sfiora il petto con i polpastrelli per attirare la sua attenzione. Harry lo guarda e annuisce. [...] «Amo tutto di te, Harry, e amo te perché non desidero altro nella mia vita per essere felice se ci sei tu»
Primo esperimento fluff.
Harry/Louis, lievissimi accenni Zayn/Perrie, Liam/Danielle. Conteggio parole: 2.332
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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DesclaimerI personaggi realmente esistenti non mi appartengono, non li conosco e non conosco nessuno ad essi correlato.
Non detengo diritti sulla loro immagine, che non intendo ledere, e tutto ciò che scrivo non è a scopo di lucro.
I fatti narrati sono solo frutto della mia fantasia.

 
God damn, you're beautiful

Harry sbatté con forza la porta della sua camera del motel.
«Stupida Gemma che non mi viene a prendere fino a lunedì, stupido Liam che è impicciato con quel barboncino di Danielle, stupido Robin che ha sposato mia madre!» borbottò più al muro che a sé stesso.
Il suo patrigno è un completo idiota. A prima vista non gli era sembrato così male, poi aveva aperto bocca ed evidentemente quel tipo di prototipo di bamboccio non aveva nemmeno il tasto di spegnimento.
«Hey campione, come va con le ragazze?» è una delle frasi ricorrenti negli incubi di Harry.
Non sa perché ancora non gli ha spaccato quel sorriso imbecille.
Alla terza volta che gli chiedeva la medesima domanda, Harry è scoppiato.
«A me piacciono gli uomini» aveva detto, sputandogli tutto l’odio che serbava nei suoi confronti addosso. La faccia di Robin aveva assunto un’espressione così sorpresa, così stupita da farlo esultare mentalmente.
Per cinque secondi.
«Ma non sarai troppo piccolo per conoscere già la tua sessualità? Dopotutto… hai solo sedici anni!» aveva infatti risposto l’uomo.
Il ragazzo aveva scosso la testa e aveva chiuso gli occhi, esasperato.
«Io ne ho diciotto, Robin» aveva concluso poi quella conversazione stressante e se ne era andato in camera sua ancora con gli occhi strizzati.
«Dagli un po’ di tempo» gli aveva suggerito sua madre dopo quell’episodio.
«So che non è come papà, ma per me è importante» aveva proseguito dopo aver visto la faccia contrariata di suo figlio.
«Ed è altrettanto importante per me che tu e Gemma facciate amicizia con lui» aveva concluso Anne ed Harry si era trovato costretto ad annuire.
A quella discussione erano seguiti pranzi, cene al ristorante, eleganti incontri tra la famiglia Styles e i Twist ed orripilanti selfies di loro che sua madre si accingeva ogni volta a pubblicare su Instagram: solo al ricordo ad Harry sale un conato di vomito.
Una mattina Anne era entrata raggiante nella sua camera e con uno splendido sorriso sulle labbra gli aveva detto:«Vestiti elegante stasera, Robin ci porta a cena fuori» ed Harry avrebbe voluto replicare “No, no, no. Lui ha invitato te a cena. Non utilizzare quel ‘noi’ a cazzo”, avrebbe voluto dire che doveva andare a casa di Liam (questa era pure una mezza verità: il ragazzo quando lo vedeva a scuola gli replicava sempre che erano settimane che non uscivano insieme, nemmeno ad essere una fidanzatina gelosa) ma quel maledetto sorriso sul volto del genitore lo aveva fatto desistere.
“Ricorda Harry, lo stai facendo per la mamma” si era detto, mentre l’uomo li accompagnava in macchina al ristorante.
La serata era trascorsa in modo quasi piacevole, interrotta solo dalle battute scadenti di Robin: ma quando lo aveva visto inginocchiarsi a terra la sua mente era esplosa.
“No, Cristo no. Alzati, subito! Non ti azzardare a fare una cosa del genere ora!” aveva pensato, pregando ed imprecando il cielo che dovesse solo allacciarsi una scarpa.
“No, no, no. Gemma andiamocene per favore, se resto qua lo strozzo” la sua mente aveva ribadito quando aveva visto Robin tirare fuori dalla tasca della giacca una scatolina di velluto.
«Mia dolcissima Anne, in quest’anno sei diventata la persona più importante della mia vita. Vuoi essere mia moglie?» aveva chiesto l’uomo,accovacciato ai piedi della donna, senza un minimo di tremore nella voce.
Harry aveva sgranato gli occhi, spiazzato. “Digli di no, ti prego!” aveva sognato, ormai senza speranze.
Inutile dire che sua madre accettò con gioia la proposta inaspettata di matrimonio.
Il giorno delle nozze Harry era rimasto infondo alla chiesa, impettito nello smoking che gli aveva affittato sua madre. Durante il pranzo, circondato dai suoi parenti e da quelli, ormai, acquisiti, con le gote rosse a causa del vino che non aveva fatto altro che ingollare, era scoppiato a piangere. Tutti pensavano che fosse felice per sua madre e per la sua nuova vita: solo Anne non fraintese quelle lacrime.
Il giorno della partenza per la luna di miele, Anne aveva abbracciato forte suo figlio.
«Fai il bravo» lo aveva pregato. «Anche tu» aveva risposto Harry.
Nemmeno dopo cinque minuti che sua madre ed il suo patrigno avevano lasciato la casa per andare all’aeroporto, Gemma aveva fatto irruzione nella sua camera.
«Che ci fai ancora qui?» aveva sibilato.
«Prego?» aveva chiesto il ragazzo, aggrottando la fronte.
Sua sorella lo aveva fulminato con lo sguardo e aveva scosso la testa, spazientita.
«Mamma e Robin se ne sono andati e staranno via per due settimane, ergo ho casa libera per due settimane, ergo tu ora esci via di qui prima che arrivi il mio ragazzo» aveva spiegato come se stesse parlando ad un bambino.
Gli occhi di Harry in quel momento erano due fiamme ardenti di rabbia.
«Ed io dove dovrei andare?!» aveva sputato.
In quattro e quattr’otto Gemma lo aveva trascinato in un motel vicino Londra, in un paesino dimenticato da Dio e lo aveva lasciato solo con un borsone pieno di vestiti puliti e un bel gruzzolo in tasca.
Harry sbuffò fuori l’aria il più viziatamente possibile, sentì gli occhi lucidi dalla frustrazione.
“Ecco, questa è la morte” si ritrovò a pensare “Essere bloccati in un posto sconosciuto e senza nessuno che ti aiuti… Dio che cosa triste”
Uscì fuori da quella stanza così piena dei suoi pensieri per cercare di rilassarsi: voltò il capo a destra e a sinistra per avere una completa visuale del corridoio e quello che vide fu abbastanza da mandarlo in Paradiso e farlo ritornare sulla Terra in caduta libera.
Toms nere ai piedi, le caviglie lasciate deliziosamente scoperte, skinny jeans che fasciavano a meraviglia le cosce toniche, un maglione color vinaccia a coprirgli appena la curva del sedere, un sorriso smagliante sulle labbra fini, gli occhi di un blu intenso come il mare, fieri che guardavano davanti a sé e i capelli sistemati in un ciuffo ordinato.
Harry spalancò la bocca e la richiuse subito dopo, dandosi uno schiaffo mentale.
“Gesù, Harold, hai diciotto anni non tredici! Datti un contegno!”
Era completamente stupefatto a guardare le movenze del ragazzo: muoveva i piedi con passo aggraziato, le gambe li seguivano con lentezza, come al rallentatore ed i fianchi ondeggiavano con una grazia quasi femminile.
Quando gli occhi dello sconosciuto adocchiarono la figura alta e dinoccolata del riccio, splendettero di una luce più luminosa e il suo sorriso divenne più marcato: strizzò un occhio nella sua direzione ed Harry sentì con chiarezza le gambe diventare di gelatina ed il sangue affluire solo sulle guance.
L’estraneo aprì la bocca, pronto a dirgli qualcosa, ma qualcun altro attirò il suo sguardo dall’altro lato del corridoio: stese le labbra ed iniziò a correre.
Harry rimase sorpreso di quel comportamento e lo seguì con gli occhi per sapere chi lo avesse eccitato in quel modo.
Lo sconosciuto correva verso un ragazzo girato di spalle che, avendo sentito il rumore dei suoi passi, aveva ruotato appena il torso per vedere l’amico spiccare un salto e aggrapparsi alle sue spalle. Per tutta risposta l’altro piegò il busto e gli prese le mani, facendolo scivolare appena lungo la sua schiena. Il moro strinse le mani del liscio e rise quando quest’ultimo ringhiò scherzosamente nel suo orecchio.
«Rawr!» scandì meglio il ragazzo.
«Louis, devo ricordarti che non sei un leone?» gli chiese il moro.
«Ma, Zayn! Non sai che “Rawr” vuole dire “Ti amo” in dinosaurese?» gli rispose il ragazzo che Harry comprese chiamarsi Louis.
Una risata argentina sfuggì dalle labbra di Zayn appena udì quell’assurdità, ma capì che probabilmente il suo amico avesse solo bisogno di affetto.
«Allora… Rawr!» replicò infatti.
Il liscio rise e strinse le braccia e le gambe al corpo dell’amico, come se fosse stato un piccolo koala, e affondò il volto nei suoi capelli completamente neri, tranne per un ciuffo biondo sulla fronte.
«Non ti facevo così dolce, Zee» riprese Louis, lasciandogli un bacio sulla tempia.
«Mi sottovaluti, Lou!» esclamò Zayn, stendendo le labbra sorridendo con la lingua in mezzo ai denti, come il più dolce dei bambini, e puntò l’ambra dei suoi occhi negli zaffiri dell’altro.
«Non dovreste, che so, essere al lavoro, per esempio, invece che fare i piccioncini?» una voce profonda tuonò per il corridoio, che li fece sobbalzare e alzare la testa di scatto in direzione del loro capo, nonché gestore del motel.
Louis deglutì e scese dalla schiena dell’altro, farfugliando una scusa.
«Ci scusi, Paul. Torniamo immediatamente alla reception» disse Zayn, mortificato.
L’uomo alzò un sopracciglio e li guardò male per alcuni interminabili istanti, poi uscì dall’edificio, sbuffando.
Appena sentirono la porta sbattere, i due scoppiarono in una risata liberatoria; Harry sorrise, alzò un solo angolo della bocca e mise in mostra una fossetta, ancora in piedi davanti alla porta della sua stanza. Louis lo guardò e si ricordò di avere ancora una “conversazione” in sospeso con lui: salutò velocemente Zayn con un bacio sulla guancia e corse dal riccio.
«Ciao!» esclamò a pochi metri distanza da lui.
«Ciao! Io sono Harry» si presentò, tendendogli la mano.
«Louis» fece lo stesso l’altro, stringendola «Hai assistito a tutta la scena,vero?» gli chiese dunque. Il riccio annuì semplicemente, il liscio fece una risatina isterica.
«Che figura di merda!» disse, alzando gli occhi al cielo.
«È una cosa molto dolce, mi è piaciuta» gli rispose Harry.
Louis lo fissò ancora, incuriosito da quel ragazzo così insolito, ma non nel senso di strano, ma di affascinante: il ragazzo era rimasto ammaliato alla visione dei suoi occhi, dei suoi capelli e delle sue mani, ma più di tutto era rimasto sorpreso dalla sua tenerezza, non infantile, ma timida, come se avesse paura di mostrare alla gente i suoi sentimenti.
Portò un dito in una delle sue fossette e sorrise, scoprendo quanto fosse bello il suo sorriso.
«Io lavoro qui: si ti serve qualsiasi cosa, fammi un fischio e sono da te» continuò, accarezzandogli una guancia con il dito.
Il riccio piegò la testa, confuso «Il tuo ragazzo non potrebbe ingelosirsi?» chiese.
Louis ritrasse la mano e arricciò il naso «Zayn non è il mio ragazzo» affermò poi.
Harry boccheggiò e arrossì, dispiaciuto per aver frainteso il loro rapporto, mentre Louis, vedendolo più confuso di prima, scoppiò a ridere.
Gli prese le mani, con fare rassicurante «Non preoccuparti, piccolo. A lui non piacciono i peni» sussurrò e riprese a ridere dopo aver sentito la risata sguaiata, simile ad un latrato, di Harry.


“Chi avrebbe mai immaginato che Zayn fosse etero?” pensa Harry, le gambe intrecciate a quelle di Louis, il corpo nudo avvolto nel lenzuolo macchiato dai loro umori: si stringe il ragazzo addosso, ancora ansimante per l’ultimo orgasmo, che gli lascia un bacio stanco sulle labbra ancora sporche del suo sperma.
«Non capisco perché continui a voler venire qui anche ora che abbiamo una casa nostra e io non lavoro più qui» dice, ancora con il fiato corto.
Harry sorride «Che giorno è oggi, Lou?» gli chiede.
«Il due ottobre» risponde l’altro.
Harry annuisce.
«Esattamente cinque anni fa mia madre e Robin sono partiti per la luna di miele e io sono venuto in questo motel e ti ho incontrato» continua.
Louis ridacchia e si sporge per baciarlo.
«Styles, sei un inguaribile romanticone!» lo canzona.
«Sei tu che hai trovato il modo di dire “Ti amo” nella lingua dei dinosauri» lo rimbecca in risposta.
«Quella era solo una cazzata per farmi coccolare da Zayn!» sbuffa l’altro.
«Fatto sta che a me non l’hai mai detta e mi sento alquanto offeso» replica Harry, dandogli le spalle e mettendo su un broncio adorabile, da oscar.
Louis sorride sornione e si mette carponi, ancora meravigliosamente nudo, per poi strisciare sensualmente sul corpo dell’altro.
«Vuoi sapere cosa amo di te, Haz?» gli chiede, mentre gli sfiora il petto con i polpastrelli per attirare la sua attenzione. Harry lo guarda e annuisce.
«Amo i tuoi occhi, perché oggi sono verdi, ma a volte sono grigi o hanno mille sfumature diverse e mi piacciono molto le pagliuzze gialle intorno alla pupilla. Sembrano fiori in una campo verde » spiega, dopo avergli baciato le palpebre chiuse.
«Amo i tuoi capelli, che sembrano fiocchi di cioccolato anche se profumano di cocco» continua, intrecciando le dita nei suoi ricci.
«Amo le tua mani lunghe e enormi, perché quando sono giù mi fanno le migliori coccole del mondo» prosegue e gli bacia le dita morbide.
«Amo quando mi porti la colazione a letto, perché ti districhi da me senza svegliarmi e io apro gli occhi con l’odore di pancakes nell’aria» sorride e gli lascia un bacio sul naso.
«Amo tutto di te, Harry, e amo te perché non desidero altro nella mia vita per essere felice se ci sei tu» conclude e fa incontrare le loro labbra in un bacio passionale, dove le lingue si rincorrono, cercandosi e trovandosi, le salive si mischiano e le chiostre dei denti collidono tra loro, pretendendo ancora e ancora di più.
«Credo proprio che oggi chiamerò Zayn e lo ringrazierò per essersi messo con Perrie» dice Harry e Louis ride, ride con la bocca spalancata e gli occhi serrati. Dio, è bellissimo.
«E io penso che dovrò ringraziare Robin almeno una volta al giorno per aver sposato tua madre!» ribatte il liscio, ancora scosso dalle risate.
Harry ride con lui, gli bacia le palpebre che, aprendosi, mostrano due magnifici occhi cerulei che, a differenza del cielo di oggi, non porteranno mai pioggia nella sua vita.
«Ti amo, Lou» sospira, prima di affondare il volto nell’incavo del suo collo. Il liscio sorride e afferra un lembo del lenzuolo per coprirli interamente.
«Sarai per sempre nel mio cuore, Harry Styles» dice, e ora tutto il mondo può esplodere, l’universo può trascinarli in buco nero e uccidere ogni forma di vita, al riccio non importa.
Lui è salvo nel cuore di Louis, quella cassaforte di cui non aveva la chiave, ma si è aperta magicamente sotto il suo tocco delicato.
E come un artista si addormenta serenamente sapendo che sognerà la sua musa, così Harry dorme sonni tranquilli sapendo che trascorrerà la sua vita tra le braccia di Louis.



Angolo autrice:
Dunque dunque dunque. Ho scritto questa os alla luce degli eventi delle settimane scorse (leggasi: scomparso il celeberrimo tweet di Louis da twitter e riapparso magicamente due giorni dopo) per dire che comunque, qualsiasi cosa accada, Harry sarà per sempre nel suo cuore.
Se mi credete pazza per quella cosa dei dinosauri, sappiate subito che non è di mia invenzione ma mi sono ispirata ad una foto che girava su facebook qualche anno fa ed era così calzante che non ho potuto non metterla :3
E la leggera parte Zouis la dovevo includere perché quei due sono la dolcezza fatta persona, aw.
Btw, la scena del salto è ripresa da questo disegno che io amo!
Spero di riuscire a scrivere e pubblicare presto l'altra os: le idee ci sono tutte, è il tempo che mi manca purtroppo :c
Come sempre, vi chiedo di recensire e di farmi sapere che ne pensate! ♥
  

 
 
  
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