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Autore: Adripuck    03/04/2014    1 recensioni
Questa FF parla di John e Astrid, una coppia, che come si sa, non avrà mai "luogo". Per questo ho deciso di scrivere qualcosa al riguardo qui. Seguirò la storia, ma non completamente, spero vi possa piacere :)
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sono le sette John passa a prendermi tra un’ora ed è da quasi tre che sto cercando di capire cosa diavolo mettermi per stasera. Stasera. Uscirò con John. Da soli. E’ un appuntamento. Penso di poter svenire. Okay non perdere la calma Astrid troverai qualcosa da mettere e sarai fantastica. Ma chi voglio prendere in giro?! Non gli piacerò mai in quel modo meglio che me lo metto in testa e non farmi film mentali come mio solito. Ero sprofondata nella depressione ero appallottolata sul divanetto sotto la finestra e non riuscivo a muovermi. Forse se gli dico che non sto bene posso evitare di fare figure imbarazzanti.. sì! Farò così! Appena prendo il telefono in mano per avvisarlo che la cena era saltata lui mi batte sul tempo e mi scrive “Ti porterò in posto speciale per me, arrivo tra mezzora!” Oddio. E adesso? Come faccio a dirgli che non ci vado? Non potevo e una vicina in fondo al mio cuore non voleva nemmeno. Mi feci forza e scelsi un vestito per la serata. Vestito estivo, anche un poco trasparente, volevo sembrare attraente almeno per una sera. Mi misi un filo di trucco e fui pronta per la serate. Fisicamente.. Mentalmente ero in panico. Avevo gli occhi fissi sul telefono aspettando una sua chiamata, anche uno squillo sarebbe andato bene.. Suonano alla porta. “Ehi tu, sei pronta?” John era sul mio portico, bellissimo. Aveva una camicia che faceva risaltare i suoi muscoli.. era così dannatamente bello.. “Pronta per cosa?” Mi giro e mio padre era accanto a me che squadrava John dalla testa ai piedi. “pensavo di portarla a cena, signore” Rispose John, per la prima volta sembrava veramente spaventato. “Non farò uscire mia figlia con qualcuno di cui non so nemmeno il nome” , “Mi chiamo John, signore” John era decisamente spaventato adesso. “Hai un cognome, John?” Okay dovevamo andarcene da lì, altrimenti mio padre non la smetterà più. “Ehm, papà noi dobbiamo correre altrimenti perderemo la prenotazione” presi il braccio di John e finalmente fummo liberi dalle grinfie di mio padre. “Cena? Pensavo mi dovessi portare in un posto speciale” dissi ridendo. Non ero delusa, per me era già tantissimo che mi avesse chiesto di uscire. “Certo che ti porto in un luogo speciale, non potevo di certo dirlo davanti a tuo padre, non credi?” Giusto, che stupida. “A proposito.. Sei bellissima stasera.. Non che negli altri giorni tu non lo sia. No, perché tu sei bellissima sempre secondo me. Okay, scusa sto parlando troppo, mi fai agitare” Agitare? Io? “In che modo ti farei agitare?” Non riuscivo davvero a capire che cosa intendesse. Per tutta risposta mi da un bacio sulla guancia e mi dice “Mi fai agitare perché non so se sarò in grado di trattenermi con te stasera, Astrid” Aveva un sorriso che iniziava da un polo e finiva all’altro. “Quindi secondo te io riuscirei tranquillamente a resisterti?”, “Non ho detto affatto questo, insomma, è impossibile resistermi” E, ragazzi miei, aveva dannatamente ragione. “Dammi la mano” Misi la mano nella sua e ci teletrasportammo nel punto più alto della città, da qui la riuscivo a vedere tutta ed era uno spettacolo bellissimo. Mi guardo in torno e vedo un tavolo delle candele e un cestino da pic-nic. “John è bellissimo, non posso credere che tu l’abbia fatto per me” Non avevo fiato, era tutto bellissimo. “Oh, non ti montare la testa adesso eh! Non lo sai ma qui ci porto tutte le mie conquiste” Mi disse facendomi l’occhiolino. “Prego” Mi fece accomodare sulla sedia. “Davvero un gentiluomo, non c’è che dire” dissi ridendo e rise anche lui. “Ho cucinato tutto io, spero ti piaccia” Passò un’oretta in cui mangiammo di tutto e di più. Cose da leccarsi i baffi! “Non penso accetterò mai più un tuo invito a cena se ogni volta devo prendere tre chili” Non riuscivo nemmeno più a ridere per quanto ero piena. “Chi ti ha detto che ho intenzione di chiederti di nuovo di uscire?” Mi disse con un ghigno. “Ah beh se è così, me ne farò una ragione. D'altronde sei troppo bello per i miei gusti” dissi ironicamente con un sorriso smagliante stampato in faccia. John si alza e viene verso di me. Mi prende la mano e mi invita ad alzarmi per guardarci meglio negli occhi, penso. Mi prende il viso tra le mani. Okay Astrid, non dare di matto. I miei occhi lo fissavano intensamente e da loro trapelava la mia voglia matta di baciarlo. “Astrid.. Ti ricordi cosa ti ho detto all’inizio della serata? Che non sarei stato in grado di trattenermi dal baciarti?” Non riuscivo più a muovere un muscolo, figurati se gli dovevo rispondere e mettere in moto le mie sinapsi. “Questa vicinanza non mi aiuta affatto” Le sue mani si spostano soavemente e delicatamente dalla guancia al collo. Dal collo alla spalla. Dalla spalla alla schiena. Stavo andando a fuoco, quella che non si tratteneva più qui adesso sono io! Avvicina le sue bellissime e rosee labbra alle mie, si sfiorano e delicatamente si poggiano sulle mie. Quello, signori miei, è un bacio che non si dimentica. “Tu, cara mia Astrid, mi farai impazzire” Dopo quel bacio, che avrebbe steso chiunque, riesco a ridere. “E’ meglio che ti riaccompagni a casa, tuo padre mi ucciderà se non ti vede tornare” Torno alla realtà. “Oddio mio padre sarà infuriato! Dobbiamo andare o seriamente ci uccide” Prima di entrare in casa john mi ferma stringendomi il polso. “Astrid, sono stato benissimo. Una come te non l’ho incontrata mai e non ho intenzione di lasciarti sfuggire!”, “Ah, pensavo non volessi più chiedermi di uscire” Dissi con un ghigno. “Sta zitta e vieni qui” Mi tirò a se, mi strinse forte e mi dette un becio, ancora più bello del primo. Caldo, umido e pieno di passione. Ogni striscia di pelle che le sue mani sfioravano andava a fuoco, Gli sarei saltata addosso se non mi avesse staccato dal suo corpo per farmi tornare in tempo a casa. “Buonanotte donzella”, “Buonanotte mio messere” Le nostre mani, prima intrecciate, si sciolgono e mi dirigo verso la porta di casa. Apro la porta, nessun segno di mio padre. Salgo in camera, mi butto sul letto e non posso fare a meno di pensare a cosa sarebbe successo se non ci fossimo separati un attimo fa. Dio quanto mi fa impazzire quel ragazzo!
  
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