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Autore: ChiiCat92    03/04/2014    3 recensioni
Ienzo ha solo cinque anni quando si ritrova senza una famiglia, senza una casa, costretto a sopravvivere in strada rubando cibo dalla spazzatura. La sua esistenza è destinata a spegnersi nel giro di poco, e lui ne è assurdamente consapevole.
Ma qualcuno lo salverà da quel destino avverso…
Questa storia vuole dare uno spaccato sugli eventi prima di Birth By Sleep
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Vexen, Zexyon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Due soli rumori disturbavano la quiete di un pomeriggio uggioso: lo scalpiccio di piccoli passi stanchi sull'asfalto, e il brontolio di uno stomaco affamato.

Occhi grigio ardesia, stremati dalla stanchezza, guardavano la strada, scrutavano ogni anfratto alla ricerca di...qualcosa.

Ienzo non sapeva bene cosa stesse cercando con tanta smania, con tanto desiderio, perché non aveva più la forza né la voglia di continuare a sopravvivere...eppure non faceva che continuare a cercare.

A cinque anni, Ienzo sapeva bene che cosa succedeva quando non si aveva nessuno al mondo, quando l'unica persona su cui si può contare è se stessi.

Quello che non sapeva era quanto a lungo avrebbe potuto continuare in quel modo.

Perso il senso del tempo, perso ogni punto di riferimento, sapeva solo di aver cominciato a camminare un giorno, e di non avere ancora intenzione di smettere.

D'altronde aveva ancora energie da sfruttare, e poteva andare lontano, lontano, lontano...o era quello che sperava.

Tra le braccia, il bambino teneva stretto un grosso libro sgualcito. La copertina rigida, per il troppo passarci le mani sopra e per l'esposizione alle intemperie del vivere per strada, si era tutta consumata: il titolo, in passato impresso con caratteri rialzati, adesso era scomparso del tutto, e si poteva intravedere solo qualche lettera.

Ienzo lo stringeva al petto come fosse il suo tesoro più prezioso...e forse era proprio così.

Quel pomeriggio, il sole aveva deciso di dargli tregua, o almeno così pensava: dopo giorni di caldo asfissiante e notti ancora più calde, finalmente il cielo era coperto da uno strato di nuvole che lasciavano passare a stento qualche raggio tiepido.

Gli occhi del piccolo Ienzo potevano finalmente rimanere aperti senza lacrimare a causa della luce intensa.

Ma ciò che vedevano non lo confortava di certo.

Si trovava nei sobborghi di quella che avrebbe dovuto essere una radiosa e ridente cittadina...lontano dagli occhi, lontano dal cuore: chi viveva nel centro non sapeva cosa succedeva in periferia.

Le case erano rade, come le persone...quelle con un aspetto affidabile almeno.

Gli sguardi rivolti al bambino non erano neanche di pietà, ma di aspettativa: quanto ancora sarebbe sopravvissuto? Prima moriva, prima avrebbero potuto strappargli di dosso quel poco che aveva con sé.

Ienzo rabbrividì tutto, benché non sentisse freddo, e strinse di più al petto il libro.

L'unica cosa che aveva salvato dalla sua vita precedente, quella che gli sembrava di aver vissuto milioni di anni prima di finire sulla strada, era quel libro.

L'aveva letto e riletto innumerevoli volte nelle lunghe giornate passate con lo stomaco vuoto, in cui tenersi cosciente erano l'unico modo per non morire di fame. Aveva ormai dimenticato il volto della persona che gli aveva insegnato a leggere, e forse cercava in quelle pagine il ricordo perduto, per questo continuava a sfogliarle e consumarle nel tentativo di avere ancora qualcosa a cui aggrapparsi.

Ma per quanto impegno ci mettesse, la sua mente rimaneva confusa, e quindi rimaneva aggrappato a quel libro, suo unico conforto nelle avversità.

Un basso rombo ruppe la tranquillità del cielo, grigio come i suoi occhi: un tuono che preannunciava il temporale.

I pochi abitanti delle strade corsero al riparo, e in poco tempo Ienzo si ritrovò solo e i suoi passi risuonarono spaventosamente amplificati nella periferia deserta.

Lo stomaco non taceva un attimo il suo dissenso per l'essere così desolatamente vuoto, e lui non poteva che dargli ragione: erano giorni che non metteva niente sotto i denti.

Vagò nei pressi di alcuni bidoni dell'immondizia. Il fetore era terribile...ma la sua fame lo era di più.

Prima di gettarsi sui rifiuti, guardò attentamente, in modo che la sua ricerca non fosse vana.

Le gambine stanche chiedevano pietà, i piedi sanguinavano per il troppo camminare, ma prima del riposo urgeva riempire lo stomaco.

Trovò un sacchetto pieno di rimasugli di hamburger...e gli sembrò una manna dal cielo.

Arraffò quanto poté con una sola mano, per non dover lasciare neanche per un attimo il libro, e poi corse via, al riparo dalla pioggia che stava cominciando a cadere.

Riuscì a trovare riparo sotto una tettoia di metallo poco prima che cominciasse il diluvio.

Era freddo, sporco e bagnato, ma aveva qualcosa da mangiare e la tettoia lo copriva abbastanza.

Lasciò il libro accanto a sé, dove poteva guardarlo, mentre masticava con calma gli scarti degli hamburger.

Nella sua mente ringraziò la persona che non aveva avuto fame abbastanza da finire quel pasto, e che gli aveva dato modo di consumare quel pasto frugale anche se...finito di mangiare aveva più fame di prima.

Sospirò, gettando in un lato il sacchetto ormai vuoto. Strinse le gambe al petto, avvicinando a sé il libro come suo unico conforto.

Il ticchettio della pioggia sulla tettoia si trasformò presto in musica che cominciò a cullare il suo sonno tanto che la testolina dai capelli grigio acciaio cominciò a ciondolare...finché non crollò addormentato.

 

Quando si svegliò, era sdraiato sotto la tettoia con la testa appoggiata sul libro. Pioveva ancora e si era fatto buio.

I suoi occhi ardesia dovettero abituarsi al cambio di luminosità improvviso.

Per un attimo non seppe dove si trovava e fu preso dal panico, ma poi toccò le pagine del libro. Sfiorarle e sentire il suono frusciante della carta lo tranquillizzò immediatamente.

Si mise a sedere, stropicciandosi un occhio con una mano, mentre con l'altra premette il libro contro il petto.

Sbadigliò sonoramente e cercò di stiracchiare le membra esauste.

Non era il caso di incamminarsi con quella pioggia ma...aveva di nuovo fame.

Sospirò; infilò il libro sotto la maglietta sdrucita e sporca che indossava, per evitare che si bagnasse, e poi uscì sotto la pioggia.

Il gelo dell'acqua gli congelò all'istante le piccola ossa e i brividi lo scossero tutto come un terremoto.

Ma doveva andare avanti!

Tornò ai cassonetti dell'immondizia, sperando in un altro colpo di fortuna ma...qualcuno doveva aver portato via tutti i rifiuti.

Ora doveva solo trovare qualche ristorante, un fast food, un bar, qualsiasi cosa gettasse cibo a palate quando nessuno lo comprava.

Annuì tra sé e sé, come se avesse appena deciso qualcosa di importanza essenziale, e cominciò a camminare con più intenzione.

Non sapeva bene dove andare, e la pioggia riduceva la visibilità. I capelli erano già zuppi, e gli coprivano buona parte del viso, troppo lunghi e incolti per rimanere a posto.

Seguì il suo naso, visto che dei suoi occhi non poteva fidarsi con tutta quell'acqua; percorse le strade bagnate, rese viscide dalla pioggia, alla ricerca di un segno di vita, di un lampo di speranza, ma sembrava che non ci fosse nessuno...solo palazzi scrostati dalle intemperie, vecchi edifici abbandonati, macerie di un tempo migliore.

Un singhiozzo di stanchezza accompagnò una lacrima, che gocciolando sul suo piccolo viso sporco si confuse con le gocce di pioggia.

Disperato, stanco, infreddolito e affamato, Ienzo si accucciò in un angolo asciutto sotto un balcone cadente.

Non c'era davvero più niente da fare, e lui sarebbe morto.

Si chiese che cosa avrebbe sentito, se sarebbe stato doloroso, si chiese anche se sarebbe riuscito a ritrovare i suoi genitori dall'altra parte...d'altronde non ricordava i loro volti, come poteva ritrovarli? Magari sarebbero stati loro a trovare lui.

Con quel pensiero si sentì stranamente confortato, e il libro nascosto sotto i vestiti gli dava il conforto di una carezza.

Rimase lì per un tempo che parve infinito, finché non perse sensibilità alle gambine e dovette alzarsi.

Il dolore dei nervi che formicolavano lo tennero sveglio e lo costrinsero ad andare avanti. Verso dove e per quale motivo...non ne aveva idea.

Forse da qualche parte dentro di sé aveva ancora voglia di vivere.

Non aveva percorso neanche venti metri che un gruppetto di ragazzini gli venne incontro urlando.

Non lo videro e dunque lo spintonarono fino a farlo cadere a terra.

- Corri, corri! -

Disse qualcuno, prima di afferrarlo per un braccio e trascinarlo con sé in avanti.

- Perché? -

Chiese lui, con un filo di voce spaventata, mentre inciampava nei suoi stessi piedi per correre.

- Se ci tieni alle tue cose, corri e basta! -

Rispose il ragazzino che lo stava trascinando in avanti.

Ienzo annuì, confusamente. La pioggia rendeva difficile capire che cosa stesse succedendo, e i passi concitati dei ragazzi gli riempivano le orecchie.

Correre! Correre! Quello dicevano, e quello lui faceva.

Per un po' corse a perdifiato, finché non sentì i polmoncini andare a fuoco.

- Di qua! -

Urlò uno dei ragazzi, e Ienzo venne spinto a forza dentro la porta di una casetta mezza diroccata.

Il piccolo sentì se stesso ansimare pesantemente e grondare sudore contro la copertina del libro ancora infilato sotto la maglietta. Lo tirò fuori per guardarlo, come per accertarsi che fosse ancora intero e poi sospirò.

Solo in quel momento guardò i ragazzini che l'avevano trascinato con loro: erano tutti senzatetto in cerca di una buona ragione per vivere, sporchi e laceri come solo bambini abbandonati possono essere.

- Per fortuna non ci ha visti. -

Commentò il più grande tra loro, un brunetto che doveva avere tredici anni e non di più.

- Già, saremmo stati nei guai. -

- Ma che ce ne facciamo di lui? -

Quattro paia di occhi si voltarono a guardare Ienzo, fino a quel momento rimasto in disparte ad osservare.

Il ragazzino più grande sospirò e scosse la testa.

- Niente, da questo momento in poi se la vede da solo, noi abbiamo altro a cui pensare. -

- Però l'abbiamo salvato, qualcosa la dobbiamo avere in cambio. -

Era stata l'unica ragazza del gruppo a parlare, una biondina di poco più piccola del bruno. I suoi occhi verdi sondarono il corpicino di Ienzo alla ricerca di qualcosa da prendersi come riscatto per quella che credeva essere una “buona azione”.

Ienzo avrebbe voluto urlarle che non aveva bisogno di essere salvato e che non sapeva neanche da che cosa lo avessero salvato! Quindi non gli doveva un bel niente!

Però la sua voce taceva nella gola annodata dal battito furente del suo cuore.

- Che cos'hai lì? -

Il bruno indicò il libro che Ienzo teneva stretto a sé. Una fitta di panico strinse il petto del bambino, che non riuscì a rispondere.

Prima che il ragazzino potesse muovere un passo verso di lui, la porta della casetta in cui erano rifugiati andò in frantumi.

I ragazzini lanciarono un urlo spaventato, mentre cercavano rifugio sul fondo della casetta.

Un uomo enorme, pieno di cicatrici in volto che grondava cattiveria da ogni poro fece il suo ingresso, e allora Ienzo capì da cosa quei ragazzini avevano cercato di salvarlo...mettendolo però in pericolo.

- Mocciosi. - Ringhiò l'uomo, arrabbiato come non mai. I suoi occhi scuri erano pozzi vacui, privi di sentimento. - Dove sono i miei soldi? Avevamo un patto, o sbaglio? Se volete vivere dovete pagare. -

- Non li abbiamo ancora i soldi. - piagnucolò il bruno, gettandosi in ginocchio - Ci dia ancora qualche giorno, la prego! -

- Vi ho dato abbastanza tempo e... - il suo sguardo scuro incrociò quello di Ienzo, che si sentì percorrere da una scossa elettrica ad alta tensione - ...e tu? Chi saresti? - l'uomo si sporse verso di lui, che invece si accucciò contro il muro, terrorizzato - Non ti ho mai visto da queste parti, devi essere nuovo. - rise, e la sua voce roca e profonda lo spaventò maggiormente - Quindi anche tu adesso devi pagare. Vedi, funziona così: tu rimani in questa città, pagandomi una piccola tassa, e io ti lascio vivere, che cosa ne pensi? - Ienzo poté solo tremare spaventato, mentre l'uomo si avvicinava maggiormente a lui - Sì, pensi che è una buona idea, ovviamente. - lo guardò con intensità, bruciandolo quasi con quello sguardo nero - Visto che sei nuovo, e non sapevi come funzionava, mi prendo solo...questo. - afferrò il libro e lo guardò come fosse una cosa dal dubbio valore - Alla prossima ti chiederò dei soldi, e farai bene ad averli. Per quanto riguarda voi...avete tempo fino a domani. - indicò i ragazzini, rimasti a tremare in fondo alla stanza per tutto il tempo, e poi uscì così com'era entrato.

I quattro tirarono un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo mentre Ienzo...Ienzo si ritrovò improvvisamente privato della cosa che più amava al mondo.

Le lacrime riempirono i suoi occhi all'istante. Si tirò su come una furia, tremava come una foglia scossa al vento ma fece per imboccare l'uscita, prima che qualcuno lo fermasse prendendolo per una spalla.

- Che diavolo vuoi fare! Ti ammazzerà! -

Il bambino se lo scosse via con rabbia.

Non gli importava!

Liberatosi dalla sua stretta, corse fuori.

La pioggia cadeva ancora, e il contatto sulla pelle la rendeva gelida e insensibile.

L'uomo camminava, scanzonato e soddisfatto, e quella sua tranquillità, mentre dondolava le braccia come se niente fosse, fece solo arrabbiare di più Ienzo.

Con un rantolo, il bambino si gettò su di lui. Gli arrivava appena alla coscia, e aveva su di lui l'effetto che un moscerino aveva su un elefante ma...era più forte di lui.

- Ridammelo, ridammi il mio libro! -

Urlò, con la vocina piccola e roca. Morse, graffiò, strinse, ma l'uomo non batté ciglio, anzi, rise di lui.

Lo afferrò per la collottola come si farebbe con un gattino e lo alzò all'altezza dei suoi occhi.

- Sei un tipino combattivo, peccato che adesso io debba ammazzarti. -

Ienzo non riuscì neanche a realizzare quanto quella minaccia fosse reale, voleva solo riavere il suo libro!

Scalciò nel vuoto, cercando di colpire l'uomo, urlando come un pazzo nel tentativo di raggiungere il suo volto.

L'uomo rideva, soddisfatto nel vedere le inutili rimostranze del bambino. Sarebbe stato divertente giocare con lui prima di ucciderlo, no?

- Adesso morirai piccoletto. -

Lo prese per il colletto e lo scosse. Ienzo squittì spaventato, come un topolino in trappola. Il cuore gli faceva male per il troppo battergli in petto.

Solo in quel momento capì che cosa stava succedendo e che...che probabilmente non ne sarebbe uscito.

Ma non ebbe paura, nonostante tutto. Gli dispiacque solo non poter morire abbracciando il suo amato libro.

Le mani enormi dell'uomo si strinsero intorno al suo collo, e lui annaspò alla ricerca d'aria quasi immediatamente. Scalciò e provò a divincolarsi, ma gli sembrava di avere attorno al collo due tenaglie d'acciaio.

Morse quelle mani, le graffiò, pianse per la rabbia e per l'impotenza. Lentamente si sentiva morire. L'aria abbandonava il suo corpo, la gola gli bruciava, la testa gli girava, agli angoli dei suoi occhi grigi incombeva una coltre nera.

L'unica cosa che sentì fu un tonk. Un suono strano, indefinibile. Se fosse stato più cosciente l'avrebbe paragonato ad una mazza che colpisce una grossa anguria.

Poi ci fu un tonfo, e lui cadde a terra sulla schiena. Non sentì il dolore, preso com'era dal tornare nuovamente a respirare.

Tossì, tutto tremante, bagnato come un pulcino. La pioggia aveva perso intensità, adesso era solo un ticchettare basso di sottofondo che gelava le ossa quasi senza bagnarle.

L'uomo che stava per ucciderlo giaceva in un angolo, la testa spaccata, una pozza di sangue che si allargava dalla ferita.

Nel campo visivo di Ienzo rientravano solo un paio di lunghe gambe e la parte finale di una spranga di metallo, sporca di sangue.

La persona che teneva la spranga la lasciò cadere, per piegarsi sul corpo esanime e raccogliere il suo libro. Poi si chinò verso di lui e con gentilezza glielo mise tra le manine. Subito dopo Ienzo si sentì sollevare e finalmente riuscì a vedere il suo salvatore. Era un uomo, bagnato dalla pioggia violenta che aveva colpito le strade fino a quel momento. L'uomo era magro, dal viso lungo, i capelli biondo cenere gli scendevano quasi fino alla vita. Ma quello che colpì di più il bambino furono i suoi occhi verde ghiaccio che brillavano nell'oscurità.

- Stai bene? - gli chiese, con voce gentile e paterna. Ienzo annuì piano, il collo gli faceva male da impazzire, la gola gli bruciava e la testa girava ancora ma...era vivo, e aveva di nuovo il libro tra le mani - Io sono Even, vuoi dirmi il tuo nome? -

- Ienzo... -

Sussurrò lui...quell'uomo gli aveva salvato la vita, e il suo corpo era fresco, il suo tocco gentile e la sua voce un balsamo per la sua stanchezza.

- Ienzo. È un bel nome. Sei stato coraggioso a difendere il tuo libro, deve essere importante per te. - lui non rispose se non con un lieve cenno del capo - Vuoi venire con me? Ti porto in un posto asciutto e sicuro. -

- Sarà...al sicuro...? -

Sussurrò solo il bambino, accarezzando il dorso del suo amato libro.

- Sarà al sicuro, e potrai trovarne molti altri. -

Ienzo annuì e si accoccolò contro il petto dell'uomo.

Chiuse gli occhi ardesia prima di vedere il sorriso dolce di Even che lo stringeva a sé come fosse suo figlio.

Lo avrebbe protetto a tutti i costi.


The Corner

Ciao a tutti! Spero che questo sia un ritorno alla ribalta (perché ho davvero un sacco di cose da scrivere);
con questa piccola oneshot ho solo voluto dare voce ad un rapporto che nessuno ha proprio visto da vicino...(almeno credo).
Devo ringraziare la mia paperotta Piccola_Roxas che mi ha incoraggiato a buttare giù la storia, l'ha corretta e commentata!
Alla prossima!

Chii
 

   
 
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