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Autore: TheNorthway    03/04/2014    2 recensioni
"La mente umana è fragile, molto più del corpo. Basta la minima variazione dell'ambiente circostante per far cambiare l'umore".
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Dieci, venti, trenta passi...
Continuava a camminare lungo il corridoio senza sapere come uscirne. Il buio più scuro l'avvolgeva, non vedeva nulla davanti a lei, riusciva solo a sentire un rumore di gocce d'acqua che cadevano da qualche parte. Da quel suono le sembrava che quello in cui stava camminando fosse un cerchio, il rumore a volte sembrava molto lontano mentre altre , invece, così vicino da esserci accanto. Non ricordava come ci fosse finita li, sapeva solo di aver male a qualunque parte del corpo e che non doveva assolutamente toccare le pareti. Queste emanavano delle scariche elettriche differenti di volta in volta, poteva intorpidirti il braccio come stenderti al tappeto per un bel po di tempo, e lei non dubitava che potessero anche ucciderti. A volte si era avvicinata così tanto che l'aveva quasi toccato, ma lo spavento l'aveva bloccata in tempo.  Girava, girava, non sapeva il giorno in cui si trovava e non era nemmeno sicura del mese. Non mangiava nulla a parte qualche verme che a volte trovava con la mano alla cieca, o almeno, credeva fossero vermi, in ogni caso la stavano tenendo in vita. Per l'acqua invece ogni tanto trovava una pozza, dove pensava arrivasse il rumore, ma quello non lo raggiungeva mai e lui non smetteva nemmeno per un secondo di picchiettare.
Milleuno, milledue, millecento le gambe pian piano cominciavano a cedere, la mente cominciava a cedere.
"Non esiste via d'uscita" pensò, e in quel preciso istante si lasciò cadere ed esausta chiuse gli occhi e aspettò senza più muoversi.

 

"L'esperimento è morto perchè il dubbio di non avere nessuna speranza si è insinuato nella sua mente" obbiettò Charlie, picchiettando con una bacchetta lo schermo.
"Chi si ricorda le morti degli altri?" Domandò voltandosi verso le facce curiose di molti ragazzi. Uno di questi, vestito di nero, alzò velocemente la mano. Quando gli fece cenno di parlare, proferì " Molti per la fame, altri perchè si suicidavano contro la parete, alcuni sono impazziti perchè la mente non ha retto lo stress e la maggior parte, invece, ha fatto come questa qua, che si è lasciata morire per la disperazione" concluse lo studente, risedendosi sulla sedia.
"Ti ricordi anche come impazzì la paziente 504?" chiese il maestro osservandolo attentamente.
"Si" rispose rialzandosi " Impazzì fino a spaccarsi la resta contro il pavimento per il silenzio, se non sbaglio si era interrotto all'improvviso il gocciolio per osservarne  la reazione".
Il maestro annuì mentre lo studente si accomodava nuovamente sulla sedia.
"La mente umana è fragile, molto più del corpo. Basta la minima variazione dell'ambiente circostante per far cambiare l'umore". Tirando giù una piccola mappa del labirinto, indicò la via d'uscita. La mappa rapprensentava un quadrato, con un altro più piccolo al suo interno, tanto da creare un corridoio abbastanza ampio. Al centro del secondo vi era disegnata una pozza d'acqua, che simboleggiava da dove veniva il rumore delle gocce, mentre sul muro sud vi era una piccola apertura nel grosso muro che permetteva l'uscita.
"La salvezza a volte è così vicina che non la riconosciamo, perchè siamo acciecati da quel che ci circonda e a volte non rischiamo nemmeno quel poco che basterebbe per salvarci, preferiamo arrenderci. Domani vi sarà un altro paziente, studieremo le sue reazioni nel dettaglio".
Una campana suonò in lontananza, e le ultime parole del maestro furono disperse nel rumore degli studenti che uscivano. L'ultimo a lasciare la stanza fu il professore, che chiuse la porta, lasciando la mappa e lo schermo acceso con la donna morente.


E' la prima storia che pubblico, spero sia "carina" ^_^

  
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