Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Feriket    04/04/2014    5 recensioni
Dopo una missione finita male, Eren cade in un sonno profondo, all'interno della sua forma di cristallo. Levi sta morendo, ma è determinato a spendere i minuti rimastigli provando a liberare Eren dal suo sogno.
Ma Eren non si potrà svegliare fin quando non accetterà la realtà dalla quale sta cercando di scappare.
Aka, AU incepition-esca nella quale Levi ed Eren sono bloccati in un limbo.
Note: questa storia è una traduzione della omonima fic inglese a opera di Feriket. Ho chiesto il permesso all'autrice di tradurla perché l'ho trovata stupenda, davvero profonda emotivamente. Vi consiglio davvero di dare un'occhiata, vi posso assicurare che non ve ne pentirete.
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note della traduttrice: Salve! Innanzitutto grazie per aver aperto questa fic. L'originale lo trovate qui.
Sfrutto queste noticine introduttive per fare alcuni avvertimenti sulla storia. Ciò che state per leggere non è affatto banale. E' una storia fondamentalmente angst e in quanto tale vi terrà col fiato sospeso fino all'ultima riga. E' composta da soli tre capitoli di media lunghezza, quindi -università permettendo- non dovrei tardare troppo negli aggiornamenti (almeno spero). Mi sembra doveroso avvisarvi che in questa fic muore più volte un personaggio principale, Levi. Ben 5 volte, in effetti, ed ogni volta è straziante. Indi per cui, lettori dal cuore tenero, siete stati avvisati. Ciononostante, per le tematiche trattate e soprattuto per la delicatezza e lo spettro d'emozioni (mai banale) con cui vengono presentate, vi consiglio sul serio di andare fino in fondo alla storia. Del resto non avrei perso tempo a tradurla, se non fosse stata niente di che, no? :) Ah, un'ultima cosa: le ambientazioni ricalcano un po' inception, quindi sono spesso molto allusive e sfumate. Ma il bello sta proprio qui! Tutto avrà senso, alla fine, non temete!
Beh, buona lettura!





 

Capitolo 1





“Vorrei che noi due invecchiassimo insieme.”

 

***

 

E' un'esperienza surreale essere separato dal suo corpo. Giace lì, insanguinato e immobile. Hanji si mette subito all'opera, precipitandosi al suo fianco per controllargli battito. Deglutisce, il sudore le imperla la fronte e pesanti respiri le appannano gli occhiali. Strofina una mano sporca su di essi per schiarirsi la visuale prima di premere un orecchio sul suo petto, cercando il battito.

Non è troppo tardi. Levi riesce a sentire un invisibile richiamo verso il suo corpo, una forza che sta tentando di irretire la sua anima. Levi non sa come faccia a saperlo, ma ha ancora qualche minuto prima che sia troppo tardi per ritornare e che la sua anima si disintegri nel nulla.

Una serie di urla familiari alla sua sinistra e Levi distoglie lo sguardo dal proprio corpo, guardando il denso vapore confondersi con la carne e le ossa. Ancora urla, e Levi non riesce a sentirle molto bene, come se fosse sott'acqua - ogni suono attutito e stagnante, ma appena vede i volti terrorizzati degli amici di Eren sente un lancinante contorcersi in ogni parte della sua anima senza forma. Levi riesce appena a riconoscere la figura nel vapore che si sta sollevando, ma vede, baluginante alla luce del sole, lo scintillio della superficie cristallina penetrare la nebbia.

Eren, pensa Levi, e sa cosa deve fare.

 

 

***

 

Questa è una storia e comincia con la fine di Levi. Tuttavia, non è strettamente la storia di Levi, lo è tanto quanto quella di Eren.

E così comincia la storia, con Eren che torna a casa dalla caccia.

Non nevica, qui, non molto, ma Eren riesce comunque a sentire il gelo intorpidirlo, filtrando attraverso i due strati di vestiti. Si maledice silenziosamente per non aver ascoltato Levi e non aver portato un altro cappotto con sé, ma, fortunatamente, riesce ad individuare la loro modesta capanna in lontananza, una spirale di fumo che si alza dal camino. Eren sorride e cammina più velocemente, adesso che sa che Levi è sveglio, attento a mantenere salda la presa sull'oca nella sua mano sinistra e sull'arco nella destra.

“Non capisco perché tu debba fare trambusto di prima mattina.” la voce smorzata di Levi raggiunge Eren mentre lui saltella sul portico, diventando più chiara quando Eren apre la porta. Come previsto, Levi sta vuotando con un mestolo lo stufato, ancora sul fuoco, dentro due scodelle, che dispone sul tavolo. “Beh, non stare lì impalato, chiudi la porta se non vuoi che moriamo tutti e due congelati”

Eren obbedisce e poggia l'oca sul tavolo, quando Levi gli dice in tono arrabbiato, “L'ho appena pulito, il tavolo!”

“Buon giorno anche a te,” ride sommessamente Eren e attraversa la stanza per mettere via l'arco e le frecce, togliendosi i guanti e gettandoli sopra al cassettone, tutto ciò mentre Levi borbotta con stizza mentre prende l'oca dalla tavola. Nel frattempo che Levi si tiene occupato appendendo l'oca sul lavabo, Eren decide di sfidare il freddo e lavarsi le mani con la pompa idraulica fuori, quando Levi lo ferma, “C'è dell'acqua nel lavandino accanto al caminetto.”

Eren emette un suono d'apprezzamento prima di individuarla e ritira le mani dal lavabo con uno scatto non appena Levi dice, “E' davvero calda, però, aggiungi dell'acqua fredda se non vuoi bruciarti.”

“Come è stata la tua mattinata?” chiede Eren mentre agguanta la brocca dal tavolo e versa un po' d'acqua fredda nel lavabo.

“Mi sono alzato, ho cacato, cucinato, che altro?” dice Levi mentre pulisce il tavolo con uno straccio. Eren non sa neanche perché se ne preoccupi, perché Levi passerà comunque lo straccio anche dopo aver finito di mangiare, ma ha imparato a non fargli troppe domande quando si tratta di pulire.

Eren si lava le mani e le asciuga agitandole. Levi scuote la testa. “C'è un asciugamano accanto al lavabo per un motivo.”

“In questo modo è più veloce,” dice Eren prima di sedersi a tavola, aspettando che Levi si lavi le mani e lo raggiunga (usando in maniera appropriata la tovaglia, ovviamente).

“Lo dici solo per farmi arrabbiare,” dice Levi mentre prende posto di fronte ad Eren. “Adesso mangia, prima che si freddi.”

Sono patate, ancora, ma Eren si consola col fatto che mangeranno carne oggi, se Levi ha il tempo di spennare l'oca.

“Sta cominciando a far freddo.” Eren rabbrividisce, grato per lo stufato che lo sta scaldando lentamente.

“Almeno non c'è neve,” borbotta Levi.

“La neve è piacevole,” dice Eren. “Ti ricordi quella volta che c'è stato un lampo e siamo rimasti bloccati in quella capanna nel bel mezzo del nulla?”

“Sì,” dice Levi, voce greve, ed Eren guarda negli occhi scuri, indecifrabili di Levi. Deglutisce, ricordando la capanna abbandonata, vecchie, fredde ceneri e cibo mezzo mangiato ad ammuffire, piatti e scodelle sporchi, una tazza d'acqua piena a metà e resa torbida dal tempo, residui di persone che abitavano lì ma che dovettero abbandonare tutto in fretta. Entrambi sapevano cosa era successo dopo. Levi aveva emesso un pesante sospiro, togliendosi l'attrezzatura e deponendola con un rumore sordo sul pavimento. “Dobbiamo stare all'erta. Comunque dubito che possano muoversi molto con questa tempesta, quindi abbiamo un po' di tempo.”

“Scusa,” dice Levi, probabilmente percependo il disagio di Eren. Poi, “Era piacevole solo per te, perché stavi provando ad entrare nei miei pantaloni.”

Eren fa un largo sorriso al ricordo, dimenticando l'inquietudine. “E' piaciuto anche a te,” dice, la voce bassa e dura. Gli fa scorrere lentamente il piede sulla gamba, apprezzando il lieve tremito che percorre il corpo di Levi di conseguenza.

Levi lo scrolla via. “I tuoi stivali sono sporchi.”

Il sorriso di Eren non svanisce perché dopo la colazione si ricorda di togliersi gli stivali prima di rotolare nel letto insieme a Levi; il calore dei loro corpi che si incastrano gli fa dimenticare tutto il torpore del gelo all'esterno.

“Spero che nevichi,” gli sussurra Eren nella spalla. Pensa di rannicchiarsi contro di lui, nudo, coperto solo dai loro mantelli, i loro vestiti bagnati stesi ad asciugare. Era un bel ricordo.

“Non nevicherà,” dice Levi ed Eren riesce a visualizzare la sua faccia accigliata al pensiero di un Eren che lascia impronte di neve sciolta nella capanna.

“Devi solo crederci,” dice Eren. “Accadrà.”

Levi allora si scosta e si volta a guardarlo. “Quindi nevicherà solo perché tu lo desideri?”

“Sì.”

Eren non riesce ad interpretare l'espressione di Levi, in quel momento. E' un miscuglio di qualcosa di triste e di qualcos'altro vicino alla pietà.

Eren lo odia.

“Non farlo.” La voce di Eren si sta spezzando, e lui si sente come se stesse svanendo. L'immagine di Levi sbava ai margini, ed è solo quando Levi afferra saldamente la sua mano che la sua vista comincia a rimettersi a fuoco. Eren si ricorda che Levi è qui con lui, adesso, al sicuro e vivo.

“Parliamo di qualcos'altro,” dice Eren, continuando a sentirsi scosso.

“Sì,” annuisce Levi, gentile. “D'accordo.”

Finiscono per non parlare del tutto.

 

***

 

Levi finalmente spenna l'oca con una bacinella d'acqua calda.

La cena è deliziosa.

 

***

 

Nevica.

 

***

 

Levi odia la neve con tutto se stesso non solo per i vestiti bagnati e gli stivali bagnati e le impronte di neve sciolta e il fango dentro casa, ma anche perché non sopporta il freddo. Ad Eren piace il cambio di stagioni, comunque, e soprattutto gli piace trascinare Levi in lunghe passeggiate. Levi brontola un sacco, ma ci va se Eren lo punzecchia abbastanza.

“E' meraviglioso,” dice Eren, guardando la distesa di terra coperta di bianco, le sagome scure degli alberi e dei rami sporgere con orgoglio dalla neve, un ruscello che si congela lentamente in ghiaccio lucido come uno specchio.

“Fa freddo” è tutto ciò che Levi ha da dire. “E per te tutto è meraviglioso.” Da' uno strattone al filo del mantello e stringe il nodo, come se questo potesse ripararlo meglio dal freddo. Non lo fa, ovviamente, perché anche quando Levi sta seduto di fronte al caminetto dentro la loro casa, avvolto in tre strati di vestiti, e mentre sorseggia la sua zuppa calda, fa comunque troppo freddo.

“Per te, ogni stagione è fredda,” gli fa notare Eren. “Anche la primavera.”

“L'estate non è fredda,” dice Levi. “Mi piace, l'estate.”

“L'estate è ridicolmente calda,” Eren lo guarda, notando che la pelle di Levi sta diventando sempre più abbronzata di anno in anno. “Non posso credere che tu voglia ancora dormire con le lenzuola quando il calore mi scioglie via la pelle.” Rende difficile raggomitolarsi con Levi, perché Eren non vuole il lenzuolo, ma Levi si ci avvolge dentro a bozzolo. “A te piace l'estate solo perché ti da' la scusa per farti più bagni.”

“L'estate è bellissima,” concorda Levi con nessun altro se non se stesso. “Che c'è di così bello nell'inverno, ad ogni modo?”

“E' tranquillo,” dice Eren. “Tutto è addormentato e calmo.”

“O morto,” dice Levi, asciutto, calciando via un ramo senza foglie. Atterra di fronte a loro con un soffice tonfo.

“Ti piace menzionare spesso la morte,” dice Eren.

“Diversamente da te,” sospira Levi, il suo respiro si gonfia in nuvolette bianche di fronte a lui. “Quand'è che impari a spennare una maledetta oca, comunque? Sei l'unico a voler la carne.”

Eren lo ignora e spera che Levi continui a svolgere le faccende che gli piacciono meno per sempre. “E' strano, se ci pensi.”
“Pensi a cosa?”

“Che gli esseri viventi debbano uccidere altri esseri viventi per sopravvivere.” Eren non ci ha mai veramente riflettuto. Lo accetta e basta.

“Se sei contrario all'idea, potresti sempre smettere di mangiare carne.” dice Levi, schernendolo quando lui scuote la testa.

“Ho detto che sia strano, non che io sia contrario,” dice Eren.

Levi lo guarda, le sue labbra in una piega severa. “La morte è una necessità.”

“Lo è davvero?” chiede Eren. Un falco si è appollaiato su un ramo, in lontananza. Un movimento nella neve a pochi passi di distanza.

Un coniglio.

“Non lo so,” dice Levi. “Non c'è una ragione evidente per ogni cosa, ma, a volte, le cose succedono e basta e noi dobbiamo accettarle. Entrambi lo sappiamo bene dalle nostre esperienze personali.”

Poi, non appena il falco comincia la picchiata, Levi continua, “Ok, abbiamo camminato abbastanza. Torniamo indietro.”

“Siamo appena usciti fuori,” dice Eren. “Riesco ancora a vedere casa nostra, da qui.” Gesticola verso la direzione generale della loro casa.

Levi si volta. “Io non vedo niente.”

Le parole rotolano fuori dalla bocca di Eren prima che possa fermarle, gli anni passati a vivere con Levi hanno sciolto la sua lingua. “Sei troppo basso.”

La reazione è immediata. Levi scatta per fronteggiarlo con una familiare espressione irritata ed Eren realizza che la reazione di Levi alle battute sulla sua altezza è diventata sempre più estrema col tempo passato a vivere insieme. Eren fa un passo indietro da Levi e alza le mani in segno di resa. “Voglio dire...”

Eren deve attingere a tutte le sue abilità dei tempi in cui combatteva i titani per balzare in piedi e voltare il proprio corpo, quando una palla di neve lo sorpassa sfrecciando ad una velocità vertiginosa.

“Stavo scherzando,” dice Eren, il sangue che gli pulsa rumorosamente nelle orecchie per l'eccitamento, perché è passato del tempo – un anno, in effetti – da quando hanno fatto la loro ultima battaglia con le palle di neve. Sente la familiare scarica di adrenalina fino ai alle punte dei piedi, e balza alla sua sinistra mentre un'altra palla sfreccia oltre e si frantuma contro l'albero che gli sta proprio dietro.

“Reagirò,” lo avverte Eren, sapendo che Levi odia avere neve addosso e volendolo avvisare.

Un'altra palla di neve sfreccia oltre.

“Te la sei cercata,” dice Eren mentre schiva un altro assalto e si nasconde dietro ad un albero. Una piccola sbirciata per individuare la posizione di Levi gli fa guadagnare un altro attacco, granelli bianchi che esplodono contro la sua faccia mentre la palla sbatte contro il ramo vicino al suo viso, ed Eren scatta di nuovo dietro la sua copertura.

L'offensiva con le palle di neve di Levi è tanto potente e veloce quanto lo erano tra le sue mani le lame che squarciavano la carne, nota Eren, divertito, prima di raccogliere la neve in una palla, individuando un albero a circa un paio di piedi di distanza. Non è veloce quanto Levi, ma ha buon occhio e sa in che modo a Levi piaccia attaccare, dopo così tanti anni passati a combattere al suo fianco e ancora di più a vivere con lui.

Funzionerà, pensa.

Eren si precipita, con uno scatto, individuando velocemente la posizione di Levi e lanciando la palla di neve. Raggiunge l'altro albero proprio mentre un'altra palla si fionda contro di lui, colpendolo dritto nella schiena, e appena sente il lieve tonfo sa di non aver colpito Levi, non con un tiro lungo.

Dannazione.

“So di averti preso, Eren,” chiama Levi. “Conosci le regole. Ho colpito per primo quindi spetta a me scegliere. Torniamo a casa.”

“Siamo appena usciti fuori,” si lamenta Eren, non volendo proprio tornare a casa dato che sta passando una bella giornata con Levi, fuori. La sua voce profonda suona strana, adesso, quando si lamenta, e non è così efficace come la sua voce da adolescente, ma riesce ancora a far incrociare le braccia di Levi d'irritazione.

“Siamo 'appena usciti' da diverse ore, ormai,” dice Levi.

Ad Eren viene in mente un'idea e raccoglie un po' di neve nei palmi, e, con grande riluttanza, ficca le mani dentro le tasche. Levi lo rimprovererà per essersi bagnato di proposito i vestiti, di nuovo, ma pazienza, sarà divertente.

“Non è giusto,” dice Eren mentre sbuca da dietro l'albero. Levi sta guardando con impazienza nella direzione della loro casa, non notando lo sguardo malefico di Eren. Eren ne è felice. Gli è stato detto che ha una faccia da pocker terribile. “Ci sono tre stagioni 'fredde' e tu puoi lamentartene per tre su quattro, ogni anno. Io ne ho solo una.”

“Beh, se volevi più opportunità di lamentarti, avresti dovuto unirti alla Guarnigione e svolgere incarichi amministrativi,” dice Levi, voltandosi, infine. “Quei vecchi stronzi non fanno altro che lamentarsi e spetteg--” Aggrotta comunque le sopracciglia mentre guarda Eren, e lui sa che deve fare in fretta. “Che stai---”

Levi è veloce e gli anni non in servizio non hanno contribuito a rallentarlo. Eren ha il vantaggio di essere più giovane, tuttavia, quindi cattura Levi proprio quando lui comincia a correre.

“Eren, brutto--” Levi si ribella alla sua stretta, ma Eren è più forte e più grosso di lui, adesso, quindi la resistenza è inutile. Levi ficca il suo gomito nello stomaco di Eren e lui ansima all'improvviso dolore che gli esplode nello stomaco, ma la sua stretta sulle spalle di Levi rimane ferma.

“Eren, faresti meglio a non--” Comincia Levi, ma è troppo tardi perché Eren da' uno strattone al mantello di Levi e spinge la palla di neve giù nei vestiti. “Eren, brutto stronzetto!”

Eren balza via da Levi, ridendo quando Levi si muove a scatti, furiosamente, strattonando disperatamente il retro della sua maglietta, cercando di tirar fuori tutta la neve. La sua risata continua per circa un minuto, prima che sia placcato sulla neve da Levi, il tutto mentre Levi urla sopra le sue risate, “Piccolo pezzo di merda!”

La risata di Eren si calma in un ampio sorriso, e lo tira giù per un bacio, solo per essere spinto via. “No, non baciarmi, adesso.”

“Non mi perdonerai?”

“No.”

 

***

 

(Eren riceve sia il perdono che il bacio di Levi, dopo.)

(Ci sono alcuni benefici, a vivere questo tipo di vita.)

 

***

 

“Ehy, Levi?”

“Sì?”

“Il falco ha catturato il coniglio?”

“Non ricordo.”

“Ok.”

 

***

 

Sia Eren che Levi ricordavano la quinta morte di Levi meglio delle altre.

L'autunno cadeva intorno a loro in una pioggia di secche foglie cremisi, che scricchiolavano sotto i loro stivali, ed Eren inseguiva Levi mentre Levi andava avanti.

“Aspetta,” urlò Eren. Un intenso raggio di sole gli bruciò gli occhi mentre la foresta lasciò il posto ad una schiarita. Eren si mise una mano sulla fronte per schermarsi gli occhi dalla luce ed ecco che Levi stava lì, sul margine dello strapiombo. Il cuore di Eren ruggì come un tuono nel suo petto, perché sapeva cosa Levi voleva fare.

“Aspetta.”

Eren guardò la curva della schiena di Levi mentre la luce autunnale lo inondava, luccicando ai margini, linee dorate che rimbalzavano sui suoi capelli e tralasciavano la sua scura giacca invernale. Un'altra occhiata e la sua giacca non c'era più, la luce del sole carezzava il mantello verde svolazzante con quella familiare coppia di ali.

“Riesci a vederlo, Eren?” Disse Levi mentre Eren gli si mise a fianco. “Quel che c'è oltre lo strapiombo?”

“Altri alberi?” Disse Eren, esitante, non sapendo bene dove Levi volesse arrivare. Altre foreste si estendevano sotto di loro, allungandosi verso i confini dell'orizzonte, a perdita d'occhio. Guardò Levi e capì che quella non era la risposta che voleva, quindi si corresse. “Altri fottuti alberi.”

Levi lo sbeffeggiò, divertito, ma si riprese subito dall'ilarità. “Non è questo quel che vedo io.”

“Cosa vedi tu, allora?”

Levi fece cenno verso la foresta sottostante. “Vedo pesanti nuvole grigie.”

Eren aggrottò le sopracciglia, chiedendosi se Levi le vedesse davvero o se fosse un'altra metafora che lui non capiva.

“Vedo i confini di questo mondo,” continuò Levi. “E le nuvole sono così fitte che non riesco a vedere il nulla al di là. E' come quella volta in cui mi hai portato in paese, l'altro giorno. Non vedo nulla a parte--”

Quando Levi non continuò, Eren lo esortò gentilmente. “A parte cosa?”

Levi si voltò a guardarlo, afflitto, e in qualche modo Eren capì, ma non voleva crederci.

“Questo mondo non è mio,” Disse Levi. “E quando me ne ricordo, ricordo anche--”

“Questo mondo è tuo,” Disse Eren fermamente. “Nostro.”

“Non è reale, Eren.”
“No.”

Levi allora afferrò la mano di Eren. “Riesci a vederle, le nuvole.” E Levi aveva ragione, poteva, la foresta sotto di loro si fondeva col grigiore, fumo scuro che saliva dalla cima degli alberi. “Perché questo mondo è dentro la tua testa. La realtà è fuori di qui.”

Levi indicò il cielo blu, dove il sole diventava sempre più grande, la luce dorata che si muoveva a spirale sopra di loro. Eren riusciva a sentire le voci in lontananza, familiari, che un tempo conosceva, chiamarlo, e deglutì. Sapeva cosa lo aspettava al di là della luce dorata.

“Ma tu,” Disse Eren, le parole ricaddero in gola, pesanti come pietre. “Tu non sarai più lì, se io ritorno, vero?”

“No,” Disse Levi, lasciando la mano di Eren. La pelle di Eren divenne fredda laddove il calore di Levi lo aveva abbandonato. “Il mio tempo là fuori è scaduto.”

“Ma sei qui.”

“E' il mio lavoro,” disse Levi, strattonandogli il mantello sulle spalle, ed Eren realizzò che anche lui stava indossando l'uniforme della Legione Esplorativa, ancora una volta. “Devo proteggerti, ricordi? E questo--” Mise la mano destra sul cuore in un saluto ed Eren ricordò di non aver mai visto Levi fare il saluto a nessuno, in vita sua. “Questo è il mio ultimo gesto come Caporale.”
“Se vado, cosa succederà a te, qui?” Chiese Eren.

“Non lo so,” ammise Levi. Guardò le nuvole grigie sottostanti, avanzando lentamente fino al margine dello strapiombo. “Ma tu non riuscirai a svegliarti senza prima lasciarmi andare, Eren.”

“Caporale.”
“Eren, tu devi ritornare. Devi lasciarmi morire.”

“Aspetta--” Eren allora si ricordò quel che un tempo sapeva. Sapeva che se fosse tornato, Levi non ci sarebbe stato più ed era colpa sua se Levi era---

“Ascolta i miei ordini,” Disse Levi con gli occhi socchiusi. “Lasciami morire. Ritorna e continua a combattere. Continua a vivere.”

“Non posso,” Disse Eren, sapendo che era vero. Non poteva accettarlo e non l'avrebbe fatto. Non aveva mai avuto la possibilità di dire a Levi che lo voleva al suo fianco. Il rimpianto gli bruciò le viscere, tutte le cose che avrebbe dovuto fare, tutte le parole che avrebbe dovuto dire, ma se fosse tornato i suoi sentimenti non sarebbero importati più, perché non li aveva mai mostrati a Levi, quando Levi era vivo. “Vorrei che noi due invecchiassimo insieme.”

“Non possiamo,” Disse Levi. “E' troppo tardi per me.”

“Possiamo, in questo mondo!” Poi, come ricordando che aveva bisogno di restare calmo, Eren abbassò la voce, facendo lentamente un passo in avanti e allungando una mano verso Levi. “Se non riuscirò più a rivederti, allora voglio almeno passare del tempo con te qui.”

Levi sembrò prendere in considerazione le parole di Eren per una frazione di secondo, ma parlò senza esitazione. “Tu continuerai a vivere, anche se dovessi forzarti a lasciarmi andare.”

Levi saltò.

 

***

 

“Non ha funzionato,” disse Levi col respiro instabile. Diede la schiena ad Eren ed Eren riusciva a vedere la stanchezza appesantirgli le spalle.

“Mi dispiace,” Disse Eren, sapendo già che dopo la morte di Levi il tempo si sarebbe resettato per loro ancora una volta. Non lo disse ad alta voce, comunque, scegliendo piuttosto di aspettare le parole contrariate di Levi.

Ma Levi era silenzioso. Eren guardò il lieve movimento del corpo di Levi ogni volta che inspirava o espirava. Era così reale che non avrebbe detto non appartenesse a questo mondo. Il vento ululante faceva sbattere la loro porta d'ingresso e le finestre, tremando sul tetto soprastante. Qualche minuto dopo, gocce di pioggia cominciarono a tamburellare sopra di loro ed Eren notò con orgoglio che avevano fatto un buon lavoro con la riparazione del tetto, perché non filtrava più.

“Il tetto ha smesso di gocciolare,” Disse Eren, rompendo il silenzio tra di loro.

Levi non disse nulla per un bel po', quindi quando parlò la sua voce quasi spaventò Eren. “Non è male, come riparazione.”

“Siamo una bella squadra,” Disse Eren, aspettando col fiato sospeso la risposta di Levi. Mosse avanti e indietro le dita sotto il lenzuolo che gli arrivava poco sotto la vita, la stoffa che frusciava leggermente al movimento dei suoi piedi.

Levi si voltò a guardare Eren, scivolando più vicino a lui e tirandosi addosso il lenzuolo a coprire entrambi. La pioggia tambureggiò più forte sul tetto, e il gelo autunnale strisciò dentro casa, ma Levi affondò le ginocchia contro le cosce di Eren. Teneva caldo.

“Lo siamo,” Ammise Levi e chiuse gli occhi. Sembrava esausto.

Si addormentarono entrambi al suono rassicurante della pioggia soprastante. Eren si svegliò per una manata che Levi gli diede in faccia per sbaglio, nel sonno, e Levi fu svegliato dal grattare delle unghie lunghe di Eren sui suoi piedi quando intrecciavano le loro gambe insieme.

“Non ti sei tagliato le unghie?” Gemette Levi. “E' disgustoso.”

  
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