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Autore: xingchan    05/04/2014    8 recensioni
“Ancora una volta, Nabiki l'aveva fatto. Aveva approfittato dei momenti di distrazione e debolezza di Ranma per rubargli numerosi scatti nelle sue sembianze femminili, gli stessi che avrebbe venduto, come al solito, ad un allupatissimo Kuno e ad altrettanti maniaci che imperversavano nella zona Furinkan.
Ma questa volta Ranma non avrebbe lasciato correre tanto facilmente, dopo una superficialissima sfuriata ed una successiva rocambolesca rincorsa per acciuffare quella furfantella, senza poi racimolare nulla.
Stavolta avrebbe azzardato una vendetta che non gli era mai passata neanche per l'anticamera del cervello, una rivalsa targata Ranma Saotome senza precedenti.”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Kasumi Tendo, Ranma Saotome
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fragments of a love
 
 
 
 
Ancora una volta, Nabiki l'aveva fatto. Aveva approfittato dei momenti di distrazione e debolezza di Ranma per rubargli numerosi scatti nelle sue sembianze femminili, gli stessi che avrebbe venduto, come al solito, ad un allupatissimo Kuno e ad altrettanti maniaci che imperversavano nella zona Furinkan.
Ma questa volta Ranma non avrebbe lasciato correre tanto facilmente, dopo una superficialissima sfuriata ed una successiva rocambolesca rincorsa per acciuffare quella furfantella, senza poi racimolare nulla.
Stavolta avrebbe azzardato una vendetta che non gli era mai passata neanche per l'anticamera del cervello, una rivalsa targata Ranma Saotome senza precedenti.
Forte della complicità di un'Akane inizialmente riluttante, attese che la scaltra mezzana Tendo uscisse di casa per una serata fra amiche.
“No, mi dispiace. Non frugherò in camera di mia sorella per un tuo resoconto personale...!”
“E dai, Akane!” aveva sbuffato lui. “Che ti costa aiutarmi? Ti prometto che poi riceverai qualcosa in cambio, promesso!”
Ci volle poco che la pregasse in ginocchio, con una miriade di sorrisetti di circostanza e rassicurandola che l'avrebbe accontentata con qualsiasi sua richiesta, come che non l'avrebbe mai più chiamata maschiaccio e vita larga, o roba simile.
Benché la ricompensa fosse estremamente allettante per lei, non era affatto felice di dover dare una mano a quel baka per qualcosa che non la riguardava. Se Ranma era così cretino da farsi sconfiggere da una donna, parole che il giovane Saotome non avrebbe gradito neanche dopo centinaia di anni, non stava a lei riparare al danno.
Ed infine, dopo diversi minuti di imploranti lamenti che non si addicevano affatto ad un uomo virile come lui, la piccola Tendo aveva accettato, ma solo perché Ranma furbescamente, e a ragione, le fece presente che con tutta probabilità c'erano anche delle foto sue, che la ritraevano in ji oppure in costume da bagno.
Anche se quella possibilità aveva tutta l’aria di un bluff, Akane non poteva escluderla. Prima che Ranma arrivasse a Nerima, l'oggetto di interesse dell'obiettivo di Nabiki era solo ed esclusivamente lei. Non si sarebbe stupita se ne avesse trovato a bizzeffe nel suo armadio o nei cassetti della sua scrivania.
Finché non arrivò la parte più difficile del piano: eludere la loro insolita presenza in camera di Nabiki a Kasumi. Akane propose di aspettare che tutti andassero a dormire, opzione che avrebbe decretato il successo dell'operazione; ma il ragazzo con il codino non voleva attendere altre due o tre ore per mettere a segno il suo piano.
“Non è nel mio stile prendere tempo!” interloquì acidamente, sussurrando nelle orecchie della fidanzata per non farsi sentire da terzi. “Tu farai finta di andare a dormire, io invece di andare in bagno.”
“No!” sentenziò la ragazza. “Abbi pazienza, non possiamo farci scoprire così scioccamente.”
Ora erano lì, davanti ad un canale televisivo che trasmetteva un vecchio film dell'orrore. Al contrario di quello che Ranma voleva vedere per burlarsi di lei, Akane non si degnò neanche un secondo di urlare dalla paura alla vista di un mostro grondante sangue: era troppo assorta nel costante pensiero che qualcosa andasse storto, che qualcuno li avesse colti in flagrante e li avesse rimproverati, se non peggio.
“Non ce la faccio a stare qui senza far niente!” obiettò ancora Ranma dopo aver constatato di non poter neanche prendere in giro Akane per la sua invincibile fifa per quel genere di film. Fece per alzarsi dal cuscino che condivideva con la ragazza, ma quest'ultima lo bloccò agguantandogli un lembo della casacca azzurra e gli ordinò di sedersi nuovamente accanto a lei.
“Finiscila e fidati di me, idiota!”
“Sempre a bisticciare voi due! Siete proprio carini!” cinguettò Kasumi con un bel sorriso dipinto in viso, mentre passava di lì per portare in cucina la ciotola dei biscotti vuota. I due tacquero all'istante, arrossendo non osando guardarsi negli occhi. Ranma avrebbe voluto tanto protestare, affermando come sempre la sua totale indifferenza verso Akane, ma non aveva mai avuto la forza e la scempiaggine di sgridare una delle ragazze più dolci e pure del Giappone. Evitando accuratamente di volgere il suo sguardo verso la sua fidanzata, Ranma si concentrò sulle immagini che slittavano ininterrottamente sullo schermo televisivo.
“Va bene, farò come dici tu.” si arrese il giovane prendendo coraggio per riprendersi e parlarle. “Ma se falliamo, non muoverò più un dito per te! Ah, e puoi dire addio alla tua ricompensa!” Dicendo questo, ringhiò come un cane ferito, lasciando Akane alquanto irritata. Se si fosse comportato ancora così male, anche lei gli avrebbe negato il suo supporto, questo era sicuro.
 
***
 
“Io vado a dormire.” annunciò Kasumi. “Sono già le undici e papà e il signor Genma sono già a letto da un pezzo, ormai. Ranma, pensi tu ad Akane?”
“Non sono più una bambina, Kasumi!” sibilò la sorella minore.
Ranma sospirò di rassegnazione, rispondendo più educatamente. “Certo, Kasumi. Buonanotte!”
Dalla più grande non arrivò nessuna reazione rilevante. Ormai rassicurata, si avviò nella sua stanza chiudendo pacatamente la porta. Non appena udirono lo scatto metallico della serratura, i ragazzi si diedero un cenno d'intesa. Spensero silenziosamente il televisore, chiusero le imposte che davano sul giardino e furtivamente salirono le scale in punta di piedi, svoltando poi in direzione della porta sul cui legno era appeso il cartello che recava con sé il nome di Nabiki.
“Forza!”
Aprirono lentamente, chiudendosi alle spalle.
“Dobbiamo rovistare senza lasciare cose sparse in giro.” lo informò Akane. Ricevette un debole assenso, e in men che non si dica si unì alla fatidica ricerca.
Frugarono nell'armadio, sopra di esso, nei cassetti, fra le pagine dei libri di scuola...
Non pensarono affatto che Nabiki custodisse il suo tesoro in una scatola sotto il suo letto, tant'è vero che la scoprirono per caso, dandole accidentalmente un calcio mentre si spostavano qua e là per la stanza.
Si accucciarono entrambi tirandola fuori e aprendone l'enorme coperchio.
C'era di tutto lì dentro.
Le foto compromettenti della Ragazza con il Codino erano quelle che numericamente superavano in modo considerevole le altre, cosa di cui Ranma si compiacque esageratamente destando astio da parte di Akane; solo più tardi si accorsero che quelle della piccola Tendo ce n'erano comunque moltissime, tutte legate con un elastico di gomma gialla e confinate in un angolo, con sua somma soddisfazione.
“Bruciamole!” propose entusiasta il ragazzo ricordando all'improvviso il motivo di quell'avventura.
“Aspetta!”
Gli occhioni nocciola di Akane si sgranarono sempre di più quando scostò alcune foto di una Ranma completamente nuda scoprendone altre. Ranma, all'apice della rabbia, dovette chiamare a raccolta tutto il suo autocontrollo per ribattere a quella che era l'idea più assurda dell'intero universo. Aspettare? Non aveva aspettato abbastanza per arrivare a quel bellissimo e vendicativo momento?
“Stai male, per caso? Perché se è così puoi anche andartene!”
“Ci sono troppo dentro alla tua mission impossible per abbandonare tutto proprio ora...” disse innocentemente lei. Prese una delle tante fotografie sepolte, trovandone anche alcune di loro due assieme. Finalmente, sul suo viso apparse un bellissimo sorriso, che sciolse rapidamente l'ira del giovane.
Fra le mani Akane aveva una foto di loro due che si guardavano sorridendosi a vicenda.
“Dev'essere una delle foto che quella iena patentata tira fuori nelle occasioni speciali, quando sente la necessità di divertirsi alle spalle altrui.” disse Ranma con sufficienza, come se fosse ovvio
“Qui è quando mi regalasti tutte le cose che ti avevo chiesto. Era Natale. Mi hai fatto penare quel pomeriggio, così hai pensato bene di accontentarmi! Io te le avevo elencate così, per scherzo, ma tu me le hai comprate lo stesso.” continuò Akane.
"Non dire sciocchezze, stupida. Io ti avrei regalato qualcosa comunque... Era Natale, no?"
“Sì…”
A Ranma sembrò che Akane avesse assunto un'espressione delusa. Tuttavia sapeva il perché: sì, le avrebbe regalato ugualmente qualcosa ma non perché fosse Natale. Bensì perché era la persona a cui teneva di più e perché era l'unica cui facesse dei regali. Non ne aveva mai fatto a nessuno durante la sua vita, se non nelle rare volte in cui incontrava quei pochi bambini ai quali offriva la sua sola amicizia, seppur per poche ore.
Ad Akane invece, Ranma aveva donato il suo amore; e sebbene fosse celato al resto del mondo, a lei compresa, quel sentimento vero, che andava a ritmo veloce ma sostenuto, vivo e pulsante come i battiti del suo cuore, c’era, era sempre lì, e ci sarebbe rimasto per tutta la vita, anche se un giorno lei avesse deciso di troncare definitivamente il loro rapporto. A quel pensiero si rabbuiò, ma Akane non se ne rese conto. Era impegnata a dar la caccia a foto simili a quella, facendo riemergere altri ricordi.
Ve ne era una che li raffigurava in giardino, in una calda mattina estiva; una in cui Ranma l’aveva abbracciata al collo da dietro, mentre lei, del tutto impreparata, diventava rossa come un pomodoro maturo; un’altra era stata fatta al pupazzo di neve che avevano fatto qualche mese prima; quella successiva apparteneva alla recita di Romeo e Giulietta, in cui Ranma tentava disperatamente di dare un bacio ad un’Akane apparentemente addormentata, un tentativo di sistemare le cose fra loro frantumato dalla splendida idea della ragazza di porre una barriera di scotch fra le loro labbra. Dopo un pesantissimo imbarazzo generale, Ranma ne fu disgustato, e profondamente affranto. Era una delle tante ragioni per cui odiava profondamente le fotografie. C’erano alcune che gli ricordavano anche degli eventi spiacevoli.
“Quella volta te l’ho fatta, mio caro!” rise Akane, ignorando la smorfia sul volto del fidanzato.
Quella seguente era di pochi minuti prima, quando i loro padri li avevano spinti facendo inevitabilmente scontrare i loro nasi, tanto che parve loro di sentire l’alito caldo dell’altro. Ranma aveva involontariamente inspirato il fiato di Akane, e a ripensarci si sentì irrigidire dalla vergogna. Avrebbe dato chissà cosa per riprovare quell’esperienza, ma al tempo stesso ne aveva un’orribile ed agrodolce terrore.
“Questa è stata scattata dopo essere tornati da Ryugenzawa.” Su quella fotografia si potevano vedere loro due, uno chino sul suo zaino, l’altra perfettamente dritta, che se ne dicevano di cotte e crude a giudicare dalle facce furibonde.
“Stavamo litigando.” osservò Ranma atono, oramai uscito dal vortice di avvilimento e Akane annuì.
“Sì, per Shinnosuke. Eri geloso del fatto che apprezzasse la mia cucina, quando tu la reputo schifosa.” Lo pungolò per divertimento, per smorzare l’atmosfera fastidiosa che si era venuta a creare, ma non fece altro che scatenare il già disturbato umore del ragazzo.
“Io non sono geloso, quante volte devo ripetertelo?” Non alzò troppo la voce per non rischiare di svegliare i loro parenti, ma era chiaro che era esasperato.
“Scusa…” si giustificò Akane sussurrando flebilmente, ma il giovane era già in piedi con la scatola fra le mani. Lo seguì in giardino, dove accese un piccolo falò lontano dall’albero che ornava la villetta servendosi di alcuni rametti secchi che Kasumi aveva tagliato quella mattina.
La piccola Tendo osservò ogni suo movimento, fino a quando vide la palese intenzione di Ranma di voler gettare al fuoco tutta la scatola. Ma Akane sperava di salvarne qualcuna; almeno quelle su cui avevano discusso; per questo, prima che sarebbe stato tutto irreparabile, disse: “Voglio tenerle, quelle.”
Ranma si voltò meravigliato, incapace di pronunciare anche la più semplice sillaba. La vide avvicinarsi, senza timore di assistere ad un suo rifiuto della sua volontà e prendere con delicatezza le foto che desiderava conservare. Indietreggiò lentamente per poi affiancarsi a lui e sedersi sull’erba.
Ranma fece ciò per cui aveva iniziato quell’impresa, per poi imitare la ragazza, buttandosi anch’egli sul pratino in modo che fosse il più vicino possibile ad Akane, ma stando ben attento che apparisse agli occhi della sua fidanzata come un semplice caso. Si sistemò supino per qualche minuto abbondante, cercando di calmarsi e di prendere sonno. Ma non poté farlo con l’immagine rossa e sfavillante di Akane alla luce del fuoco che leggermente gongolante si godeva la vista delle fotografie nelle sue grinfie, beandosi di come fosse riuscita a salvare dalla distruzione quei tangibili frammenti di vita a lei cari. Ranma si rimise a sedere, contemplando le dita piccole ed affusolate della giovane che stringevano le foto scelte. Non voleva assolutamente che il suo sorriso appena accennato si spegnesse.
“Non volevo...”
“Non fa niente,” rispose Akane “non è importante…”
Guardandola di sottecchi, la sorprese mentre osservava quella tanto amata ed odiata dal ragazzo. Quella della recita. “Lì sì che ero arrabbiato sul serio. Quel farabutto aveva promesso un viaggio in Cina quando poi era tutt’altro.”
“Parlando di promesse,” lo interruppe lei con fare vago “hai giurato di darmi una ricompensa o sbaglio?”
“Sì, e intendo mantenere il giuramento.” affermò lui gonfiando il petto. “Avanti, chiedi pure.”
“Mmm, vediamo…” ci rifletté Akane. “Vorrei non mi chiamassi più maschiaccio e vita larga.”
“Oh, no! Chiedi troppo.” Scosse la testa per enfatizzare il suo diniego. La ragazza gonfiò le guance per la collera, ma subito si rimise a pensare a qualcosa che avrebbe potuto fruttarle lo stesso.
“E poi, anche se te lo dico sempre, per me tu non sei affatto un maschiaccio. No, forse lo sei, ma a me non importa niente…”
Ad Akane le si inumidirono gli occhi dalla commozione. Si disse che sicuramente era arrossita come una bambina alla sua prima cotta. “Va bene. Lascio decidere a te: invertiamo.” disse la ragazza. “So che ci sei rimasto male quando hai scoperto che sulla mia bocca c’era del nastro adesivo, quel giorno.”
“Non è che ci sia rimasto male…” sbottò lui evasivo.
“Ci sei rimasto peggio di quello che vorresti far credere!”
“Mi stai provocando? Sappi che non avrò pietà, anche se sei una donna!” disse, e contemporaneamente si protese rapidamente su di lei, bloccandole i polsi non appena si rese conto che la ragazza aveva cominciato ad osare un paio di pugni diretti alla sua faccia. Le foto caddero sul prato, mentre Akane rideva supplicandolo di lasciarla andare.
Per poco non le cadde addosso. Si issò all’indietro accompagnandola verso di lui per non farle male e nel momento in cui lei si affrettò a raccogliere le foto, Ranma decise che quello era l’attimo più adatto per dimostrarle quell’amore che teneva serbato nella sua anima. Sì avvicinò piano al suo viso, trasmettendole con lo sguardo la precisa intenzione di baciarla.
Akane non si ritrasse. Sentiva sempre più caldo ad ogni secondo che passava, reggendo a stento lo sguardo grigio azzurro del fidanzato. Il cuore le stava per esplodere dal timore e dalla gioia, e senza neanche godersi gli ultimi attimi di trepidazione si ritrovò con le labbra premute contro quelle di Ranma. Trattenne il respiro, nel mentre il sapore di quel bacio sembrava rapire tutta la concentrazione di cui disponeva soffermandosi sul quel piacevole e tremante contatto, quando una folata di vento diede a Ranma l’opportunità di cingerla a sé, incurante del calore del fuoco davanti e dentro di  loro. Si staccarono abbastanza presto, troppo presto per i gusti del giovane Saotome. Ma non voleva forzarla a proseguire. Ci sarebbero stati altri baci, e forse qualcosa di più, ma per adesso era già molto.
Udirono dei passi di tacchi, segno che la mezzana Tendo stava rientrando a casa. I due spensero i residui delle fiamme, per poi correre dentro fra continue risate soffocate.
Il giorno dopo Nabiki scoprì il fattaccio ma non disse una parola né colpevolizzò nessuno. Intuì facilmente l’artefice di quel misfatto, ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di vederla disperarsi. Avrebbe ricominciato daccapo, scattando altre fotografie, ricominciando così la collezione, sua potenziale forma di guadagno.
 
 
 


 
 
NDA
È una vita che non mi fermavo qui in veste di scrittrice.
Ho confidato a lungo nel fatto che avrei ripreso a buttar giù qualcosa per questo fandom, finché questa ff non mi è uscita di getto. Eh, sì: quello che programmavo ahimè non è andato in porto, mentre questa inaspettata one-shot l’ho finita in un pomeriggio e successiva sera, tant'è che il titolo non è del tutto nuovo (chiedo umilmente perdono ma non trovavo uno che fosse adatto! xD). Sì, è una scemata, ma ci tenevo comunque a postarla. Scusate gli errori, se ce ne sono.
Ok, vi lascio stare!
Grazie a tutti quelli che passeranno! :D

 
   
 
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