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Autore: Torica    05/04/2014    5 recensioni
(Spoiler 3 stagione)
Quanto ci tieni al tuo cuore Sherlock?
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Spoiler, seppur accennato, alla 3 stagione)
L'ho scritta in un momento di tristezza e malinconia... penso che si capisca XD
Spero che la troviate almeno leggibile.







La signora Hudson aveva ragione: il matrimonio cambia tutto. John all’inizio non le aveva creduto, dal’altronde quella donna era quasi sempre sotto l’effetto della sua ‘erba medicinale’ e il medico ritenne che quell’affermazione fosse un semplice ricordo del suo matrimonio fallito.
Eppure, dopo poco più di due mesi da quella conversazione, si era trovato totalmente immerso nella nuova avventura chiamata ‘vita di coppia’, non che non fosse allenato: d’altronde vivere con Sherlock era stato come vivere con una primadonna, un genio senza eguali, ma pur sempre una primadonna.
Il medico provò una fitta di nostalgia al ricordo mentre metteva in moto la macchina per tornare a casa dal lavoro. Erano passati quasi sei mesi dal matrimonio e da quella loro ultima conversazione, l’ultima volta che l’aveva visto, avvenuta qualche giorno dopo il ritorno in scena di Moriarty.
John aveva provato più volte a mandargli messaggi rimasti sempre senza risposta, a chiamarlo finchè non scattava la segreteria telefonica, aveva anche provato ad andare al 221b dove aveva trovato solo la signora Hudson che gli aveva detto di non vederlo da circa due settimane.
Aveva addirittura provato a contattare Mycroft. Tutto ciò che John sapeva era che il suo ‘collega’ era alle prese con il presunto ritorno di Moriarty.
Intanto i media già si chiedevano che fine avesse fatto il dottor Watson e chi ne avrebbe preso il posto ma a quella domanda Sherlock Holmes aveva seccamente risposto ‘’Ora lavoro da solo’’.
Intanto John lasciò che i ricordi tornassero a quella conversazione…
 
‘’Non ho più bisogno di te John. Ora hai qualcosa da perdere. Mi saresti solo d’intralcio’’
‘’Sherlock ma che dici? Non ti mollo in questo modo!’’
‘’No. Infatti ti mollo io. Ora torna da tua moglie’’
 
Ricordava perfettamente il gelo con cui quelle parole erano state dette, come lame roventi nel petto. John non aveva potuto far altro che guardare il suo ex collega allontanarsi sotto la pioggia londinese.
Il medico stava per girare nel vialetto di casa sua quando ricevette un messaggio.
Il cellulare diceva ‘numero sconosciuto’. Il medico lo aprì. Il suo cuore perse un battito.
 
‘’Addio John. SH’’
 
John prese il cellulare e compose velocemente il numero di Sherlock mentre si dirigeva il più in fretta possibile al 221b di Baker Street. Il cellulare suonò a vuoto. Nessuna risposta.
No. Non sarebbe successo di nuovo: aveva già sentito quelle parole e non era riuscito a fermarlo, non poteva permettere di perderlo ancora.
Ci mise un quarto d’ora ad arrivare all’appartamento. Afferrò la pistola che teneva sempre in macchina e non appena scese e si avvicinò alla porta potè notare evidenti segni di scasso, si precipitò all’interno richiamato dalla voce della signora Hudson; la trovò sulle scale con mani e piedi legati mentre cercava di salire verso l’appartamento di Sherlock.
Non appena lo vide il suo viso si rasserenò.
‘’Oh John caro! Sei qui! – intanto il medico iniziò a slegare la povera donna – sono entrati, non ho potuto fare nulla per fermarli!’’ John cercò di calmarla abbracciandola-
‘’Signora Hudson, dov’è Sherlock?’’
La donna scosse la testa ‘’Non lo so, non lo so…’’
John provò nuovamente a chiamare Sherlock. Dopo qualche secondo di attesa sentì la suoneria del cellulare del detective provenire dall’abitazione.
Arma in mano si diresse lentamente verso quello che era stato il suo appartamento.
In mezzo alla stanza, dove una volta c’era la sua poltrona, vi era una sedia della cucina rovesciata per terra vicino ad essa vi era un registratore portatile posizionato esattamente nel messo della stanza, sporco di sangue. John vi si avvicinò cautamente e premette ‘Play’.
La voce ferma di una donna invase la stanza.
 
‘’Buonasera Sherlock. Ti sono mancato? Si, immagino di si. Sai, mi hai sorpreso, sei riuscito a salvare le persone a te care e salvare anche la tua vita. Non finisci mai di stupirmi.
Il gioco è di nuovo iniziato ma questa volta le regole sono diverse.
Finalmente ti sei liberato del tuo bravo soldatino obbediente, peccato che tu l’abbia fatto solo ora… immagino che tu abbia pensato che tenendolo lontano da te avrebbe lui potuto continuare la sua perfetta vita matrimoniale ed essere presente nella vita della sua dolce bambina. Si Sherlock, so anche questo. Non esserne sorpreso, le notizie girano. Sei così ordinario e prevedibile Sherlock. Lotti per proteggere chi ami. Anche al costo di bruciare te stesso.
Ora sei solo, non avrei motivo di tornare a farti visita ma sai come sono volubile.
Quanto ci tieni al tuo cuore Sherlock?
Lui o te?
Perdonami se non sarò presente all’atto finale, ho questioni più importanti alle quali dedicarmi.
A presto Sherlock.
Forse…’’
 
John aspetto qualche altro secondo ma dal registratore non uscirono altre parole. Si guardò attentamente intorno notando diverse macchie di sangue e poi decise di rischiare.
‘’Sherlock!’’ nessuna risposta.
Fece suonare nuovamente il cellulare dell’amico e ne seguì il rumore fino alla camera di Sherlock.
Ormai era evidente che non vi era più nessuno nell’appartamento, per questo John abbassò l’arma entrando nella stanza.
‘’Sherlock?’’
Non ci fu bisogno di risposta: Sherlock giaceva riverso a terra ai piedi del letto.
La pistola cadde dalle mani del medico.
‘’Oh Cristo Sherlock!’’ si avvicinò con cautela all’amico e gli si inginocchiò accanto.
Per un secondo l’immagine di Sherlock sul marciapiede davanti all’ospedale si sovrappose con l’attuale figura dell’uomo steso per terra.
Aveva il viso tumefatto con un lungo taglio sotto lo zigomo sinistro e un labbro spaccato sul quale vi si era raggrumato il sangue. La respirazione era irregolare e aveva perso molto sangue ma il colore scuro della camicia non aiutava John a capire da dove esso provenisse.
Gli prese il viso fra le mani con delicatezza e si ritrovò la mano destra completamente ricoperta di sangue proveniente da una ferita poco sopra alla tempia sinistra.
‘’J-jonh…?’’ mormorò Sherlock confuso aprendo lentamente gli occhi.
‘’Si Sherlock sono qui - disse il medico rassicurante – ora chiamo un ambulanza’’
‘’Non farlo’’ sussurrò il moro prendendogli debolmente il polso prima che potesse raggiungere il telefono. Nonostante la presa di Sherlock fosse appena accennata John si fermò.
‘’Sherlock se non chiamiamo un ambulanza morirai dissanguato’’
‘’Lo so…’’ Sherlock spostò la mano sinistra che aveva appoggiata sul fianco scoprendo una profonda ferita da taglio, l’evidente colpevole di tutto il sangue che l’uomo stava perdendo.
John allora aprì in fretta la camicia del moro e si aiutò con un lembo del lenzuolo per esercitare pressione sulla ferita e il suo sguardo cadde sulla quantità di lividi ed escoriazioni che ricoprivano il busto di Sherlock.
‘’Sherlock che ti hanno fatto…’’ aveva già visto lo stesso genere di ferite in guerra, tutte sul corpo di ex prigionieri: chiunque fosse stato ad aggredirlo, lo aveva prima seviziato.
‘’John… mi dispiace, non era vero… non era vero niente…’’ gemette
John gli accarezzò gentilmente i capelli ‘’Lo so Sherlock, lo hai fatto per tenermi al sicuro, per tenere la mia famiglia al sicuro’’ il biondo capì immediatamente che si stava riferendo alla loro conversazione.
‘’Ora… hai Mary con te… non vi succederà più nulla…’’
Sherlock annuì debolmente mentre i suoi occhi si chiudevano. Dalla ferita sulla tempia doveva aver subito una forte trauma cranico: non doveva chiudere gli occhi.
‘’Tu non capisci, nessuno potrà mai prendere il tuo posto. Nessuno. Nemmeno Mary. Perché anche tu sei parte della mia famiglia. Quindi per l’amor di Dio Sherlock resta sveglio!’’
Il detective riaprì gli occhi.
‘’No, sei tu a non capire – sorrise debolmente – non sono queste le regole del gioco…’’
Le lacrime iniziarono ad offuscare la vista del medico.
‘’No Sherlock, no. Tu non… tu non puoi… hai promesso’’
Sherlock allungò una mano verso il viso del compagno sfiorandone una guancia e lasciandovici un’impronta cremisi.
‘’Sherlock, Sherlock ti prego guardami, tieni gli occhi su di me’’ le lacrime iniziarono a solcargli silenziosamente il viso.
‘’John… sei stato… la migliore persona… il miglior amico… che potessi desiderare…’’
Una lacrima solitaria attraversò la guancia del moro mentre la mano tesa verso John scivolava lentamente sul pavimento.
‘’No, no… Sherlock, Sherlock guardami!’’ urlò allarmato John.
‘’Sherlock – singhiozzò – guardami!’’
Ma lui non lo fece. I suoi occhi azzurri rimasero immobili, a fissare il vuoto.
John allungò una mano tremante verso il polso dell’amico. Nessun battito.
‘’Sherlock…’’ il medico fu scosso da un singhiozzo mentre chiudeva con cura gli occhi dell’amico, gli accarezzò dolcemente il viso e in quel momento si ricordò della frase che gli disse Sherlock prima di salire sull’aereo ‘’Il gioco non finisce mai, John’’.
John annuì fra sé mentre si alzava. Lo sguardo indurito dalla rabbia che stava provando.
‘’Il gioco è appena iniziato, Moriarty’’.




Grazie a tutti per la lettura :)
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