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Autore: martin miggs    05/04/2014    1 recensioni
In una notte cruciale per il futuro della comunità magica britannica, il direttore della Gazzetta del Profeta espone la sua filosofia di vita e di lavoro al suo giovane segretario tuttofare. Già pubblicata su Acciofanfiction (link http://www.acciofanfiction.com/viewstory.php?action=printable&sid=4113&textsize=0&chapter=1 ).
Nota: il nome di Barnabas Cuffe come direttore della Gazzetta del Profeta risulta dal capitolo 4 del Principe Mezzosangue. Per maggiori informazioni sulla ballata The Vicar of Bray, si legga Wikipedia.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Cormac McLaggen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il primo di maggio è giorno festivo per i Babbani, ma non per la comunità magica, il cui calendario risponde a una logica tutta particolare (vi siete mai chiesti perché il primo settembre, inizio dell’anno scolastico a Hogwarts, cada sempre di lunedì?).

E in particolare, quel primo maggio del 1998, nonostante il sole fosse già tramontato, l’attività ferveva in una piccola bottega all’angolo di Fleet Street, nel mezzo della City londinese. I Babbani di passaggio, vedendo la vetrina di un’agenzia di pompe funebri, dove spiccavano uno scheletro sorridente e il grande cartello Vi Aspettiamo, giravano scaramanticamente alla larga, senza bisogno di sofisticati incantesimi di Repulsione. Maghi e streghe sapevano benissimo, invece, che dietro quella macabra scenografia si celava la redazione della Gazzetta del Profeta.

All’interno, un uomo alto e col naso grosso, dai capelli neri e dalle folte sopracciglia, dai lineamenti marcati e rudi, era agitato e furibondo.

 “Cormac! Dove ti sei cacciato, lavativo? C’è da rifare di nuovo la prima pagina!”

Accorse un ragazzo robusto, dai capelli ispidi.

“L’edizione del pomeriggio è già partita, Direttore. Con il suo vibrante editoriale Chi difende i nostri tesori? in piena evidenza, come da lei richiesto.”

“E allora farai anche il turno di notte, ragazzo mio! Il gufo Reuter mi ha appena recapitato nuovi clamorosi aggiornamenti”.

“Cosa ci può essere di più clamoroso di una rapina alla Gringott, con irruzione nella camera blindata di un’illustre famiglia Purosangue, e rocambolesca fuga dei criminali in groppa ad un vecchio drago cieco?”

Senza una parola, il Direttore porse al suo collaboratore un piccolo foglio di pergamena, su cui c’era scritto:

Scattato Incantesimo Gnaulante a Hogsmeade, Sospettata presenza di Indesiderabile Numero Uno. Seguono aggiornamenti.”

“Indesiderabile Numero Uno? Vuol dire … Harry Potter?”

“Proprio lui. E magari in compagnia dei suoi inseparabili amici, hai capito di chi parlo?”

Cormac aveva capito sin troppo bene. Dove c’era Harry Potter, invariabilmente c’era Ronald Weasley, quel rosso nevrotico che gli aveva soffiato (sicuramente con l’inganno) il posto di Portiere nella squadra di Quidditch. E c'era Hermione Granger, la secchiona che aveva giocato coi suoi sentimenti, invitandolo alla festa di Natale del Lumaclub, facendogli sperare chissà cosa, e poi scaricandolo davanti a tutti.

Un doppio shock da cui non si era più rimesso, ecco perché poi ad autunno era stato scartato ai provini dei Falmouth Falcons. E così, per ripiego, si era trovato (grazie ai buoni uffici dello zio Tiberius) questo posto di praticante tuttofare alla Gazzetta.

Un posto di tutto riposo, Cormac,” gli aveva promesso lo zio.

Altro che riposo! Da quando Scrimgeour si era misteriosamente dimesso (sempre che non fosse stato ucciso, come si sussurrava) un bel po’ di dipendenti del giornale Nati Babbani erano fuggiti o scomparsi dalla circolazione (tra cui la vecchia Hazel, l’efficientissima segretaria del Direttore), e Cormac aveva dovuto tappare tutti i buchi. In certi periodi non tornava neanche a casa, ma dormiva su una brandina nel ripostiglio della carta, pronto a scattare al primo urlo del suo superiore.

Si può capire che in quel momento i suoi sentimenti fossero ambivalenti: da un lato, da buon Grifondoro col cuore eil cervello al posto giusto, detestava il Ministero e la sua politica, e si augurava che Potter sfuggisse alla cattura; dall’altro Granger e Weasley … non sarebbe stato male se si fossero beccati una bella strizza, una bruciacchiata alle penne, tanto per fargli abbassare le arie.

Le sue riflessioni furono interrotte da un ringhio del Direttore.

“Cormac, dove hai la testa? C’è un altro aggiornamento!”

Un minuscolo gufo grigio gli tendeva la zampa con un foglio di pergamena. Cormac diede un biscottino alla bestiola e lesse:

 “Falso allarme. Probabilmente incantesimo scattato causa gatto gestore Testa di Porco.”

Cormac sospirò di sollievo. Niente avvistamento di Potter, quindi niente edizione straordinaria. Poteva scapparci un riposino, in attesa della mezzanotte, quando avrebbero ripreso il lavoro per l’edizione del mattino.

Il direttore aveva un ghigno che non prometteva niente di buono.

“Il gatto, eh? Mi puzza tanto di scusa posticcia.”

“Ma il comunicato …”

“Fidati di un veterano, ragazzo mio: dove c’è fumo c’è fuoco. Ti pare normale che nello stesso giorno qualcuno penetri alla Gringott e poche ore dopo scatti l’allarme a Hogsmeade? Anche la rapina l’ha fatta il gatto? E sai chi è il gestore della Testa di Porco?”

“Quando ero studente, io andavo solo ai Tre Manici, è meglio frequentato.”

“Silente, Aberforth Silente! Ti dice nulla questo nome?”

 “Il fratello del defunto Preside? C’è di mezzo lui?”

“Dove c’è un Silente, niente è mai come sembra, ricordatelo bene.”

Cormac sbadigliò. 

“Ti meriti una pausa, ragazzo. Stenditi pure sulla tua brandina, mentre preparo l’editoriale per domani. Se non ci sono novità ti sveglio a mezzanotte.” 

Cormac non se lo fece dire una seconda volta e uscì dalla stanza. 

Rimasto solo, il direttore cominciò a prendere appunti. Se quello di Hogsmeade si fosse confermato un falso allarme, la storia su cui puntare era una sola: la rapina alla Gringott. C'era la possibilità di riempire pagine e pagine del giornale per almeno tre –quattro giorni.

Qualche intervista ben calibrata (colore e un po’ di sentimento, mettere in evidenza la paura provata dai semplici clienti, far risaltare la determinazione e la tranquilla sicurezza dei tutori della legge); qualche dolorosa ma doverosa omissione (guai a riferire che, a quanto pare, un pezzo grosso come Yaxley è stato posto sotto Imperius dai criminali). Soprattutto, importante mantenere un approccio equilibrato: impressionare il pubblico va bene, ma senza troppi allarmismi, per evitare di mettere in agitazione i mercati finanziari, e soprattutto di far sospettare che il governo non sia in grado di salvaguardare l’ordine pubblico. Più difficile di tutto, bisognava cominciare a introdurre l’idea che i soldi dei maghi sarebbero stati più al sicuro con una gestione diversa della banca, più legata al Ministero; e dall’altro insinuarlo senza provocare l’ira dei goblin, razza guerriera e suscettibile. 

Dire e non dire, parlare a nuora perché suocera intenda, lasciare sempre un margine d’ambiguità … era difficile, stancante, a volte stressante, ma era al contempo ciò che Barnabas Cuffe, direttore della Gazzetta del Profeta, amava del suo lavoro. Era una sfida quotidiana, in tutti i sensi del termine, un esercizio di dosaggio come quello di un abile chef, una prova di equilibrismo sull’abisso. La sua abilità gli aveva consentito di sopravvivere a tre Ministri (Bagnold, Fudge e Scrimgeour) e, ne era sicuro, presto anche all’attuale in carica (un inutile e ridicolo fantoccio di Voi -Sapete -Chi, di cui non valeva neanche lo sforzo di ricordare il nome).

Sotto i suoi abili colpi di cesello, l’editoriale prendeva forma. Immodestamente, Barnabas lo battezzò uno dei migliori della sua carriera.

Mentre coccolava con gli occhi la sua creatura pronta a sbocciare, fu interrotto da una discreta beccata sul braccio. Il gufetto Reuter era tornato. Ed era quasi mezzanotte. 

Sperò si trattasse di notizie di routine, da piazzare nelle pagine interne. Ma appena vide le prime parole, capì che il suo figliolo prediletto non avrebbe mai visto la luce.

“Cormac! Svegliati, pigrone!” gridò con rabbia.

Quando il suo tuttofare, strascicando penosamente i piedi, ricomparve nella stanza, Barnabas era già tornato quello di sempre. L’istinto del cacciatore di notizie aveva ripreso il sopravvento.

“Guarda qui, lavativo!” gli sventolò il dispaccio sotto il naso, “Si segnala l’inizio di quella che potrebbe essere una grande battaglia di magia presso la scuola di Hogwarts. Gli studenti minorenni vengono evacuati. Maghi e streghe da tutto il paese convergono sul posto. Non confermata, ma possibile, la presenza di Harry Potter”. 

Cormac scattò in piedi, dimentico della stanchezza. “Allora va in prima pagina?”. 

“Aspetta, ragazzo. In prima pagina andrà l’esito della battaglia, qualunque esso sia. Cominciamo ad approntare il resto del giornale, e lasciamo le prime tre pagine vuote”. 

Ridusse il suo adorato editoriale sulla rapina, ormai storia vecchia, ad un corsivetto, compresse le interviste, infilò in sesta pagina un’anteprima sulla prossima lotteria Super Galeone d’Oro (“quest’anno, primo premio un viaggio per due a Praga, sulle orme del Golem”). 

Nel frattempo arrivavano gufi su gufi, portando notizie contraddittorie e disparate. Si diceva che il Preside Piton fosse fuggito, che stessero partecipando alla battaglia giganti e Acromantule; Potter era segnalato un po’ dovunque, e c’era chi diceva di aver visto persino il Signore Oscuro.

Poi, dopo un’ora di tregua, una civetta spelacchiata portò la notizia che Cormac non avrebbe mai voluto leggere.

Harry Potter è morto. E’ stato ucciso nella Foresta Proibita, mentre cercava di fuggire. A breve il Signore Oscuro pronuncerà un discorso per invitare i combattenti a deporre le armi.” 

I due uomini rimasero impietriti. Cormac affondò la faccia tra le mani e cominciò a piangere silenziosamente. Il direttore si riscosse e, la voce che tremava, disse:

“Cormac, il dovere ci chiama. Non c’è tempo per le emozioni. Ti detterò l’editoriale.”

Inutile controbattere il vecchio combattente, pensò Cormac. Spero solo che voglia chiudere in bellezza, con un articolo che sfidi coraggiosamente i vincitori, coloro che hanno dalla loro la forza ma non la ragione. Se dobbiamo morire, che sia in piedi.

“Titolo: La fine di un incubo.” 

“Come?”

“Scrivi, che il tempo stringe. Dicevo: La fine di un incubo. La notizia, appena giunta in redazione, della morte di Harry Potter chiude definitivamente un’era di disordini e tumulti, di incertezza e di divisioni nella comunità magica britannica. Rendiamo l’onore delle armi ad un adolescente tormentato, traumatizzato dai lutti subiti sin da infante, troppo spesso velleitario e talora farneticante, un mago promettente e dotato che ha sprecato il proprio talento per cause perse. Sotto la perniciosa influenza del filoBabbano Albus Silente, Potter ha fuorviato molti che in buona fede lo avevano creduto destinato a salvare il mondo magico. Ci permettiamo, forti dell’indipendenza e dell’autorevolezza che la nostra testata ha da sempre dimostrato, di chiedere al Governo clemenza e generosità nell’offrire a tutti i combattenti di qualunque fronte la possibilità di collaborare all’edificazione di un Nuovo Ordine Magico che …”

Interruppe la dettatura. Un enorme allocco dal piumaggio fulvo si era posato sulla scrivania, e li squadrava con impazienza, come se fosse il padrone di casa venuto a riscuotere la pigione dagli inquilini.

“Sarà l’annuncio della resa dei rivoltosi,” mormorò Cuffe.

Prese il dispaccio e trasecolò. Si sedette, come se colpito da un’emozione troppo grande per essere affrontata in piedi.

“Direttore, si sente male?”

“Leggi tu stesso, è incredibile.”

A smentita del comunicato precedente. Harry Potter è vivo e ha ucciso il Mago Oscuro noto anche come Lord Voldemort in singolar tenzone, poco prima dell’alba, nella Sala Grande di Hogwarts. Le funzioni di Ministro della Magia sono state assunte ad interim da Kingsley Shacklebolt. I cosiddetti Mangiamorte che non sono stati uccisi o catturati nel corso della battaglia vengono attivamente ricercati.”

Cormac tremava dall’emozione.

“Non posso crederci, e se fosse un’altra bufala?”

“Per quanto incredibile possa essere, è vero, e tu stesso l'hai dimostrato," disse il direttore, che aveva recuperato la calma. 

 "Che vuol dire?"

"Tu stesso, leggendo il dispaccio, hai pronunciato ad alta voce il nome del Signore Oscuro. Se fosse stato ancora vivo, ci sarebbe stato il Tabù sul suo nome, e quindi avremmo ricevuto all'istante la sgradita visita di qualche Mangiamorte. L’incantesimo non opera più, quindi Lui è inequivocabilmente morto. Cancella quanto hai scritto e rifacciamo l’editoriale.”

 “Ma …”

 “Manteniamo il titolo, che va sempre bene. La fine di un incubo. Testo: La notizia, appena giunta in redazione, della morte del Mago Oscuro noto come Lord Voldemort chiude definitivamente un’era di disordini e tumulti, di incertezza e di divisioni nella comunità magica britannica. Rendiamo onore a Harry Potter, il Ragazzo Sopravvissuto, il Prescelto, che, dapprima sotto l’illuminata guida dell’indimenticabile Albus Silente,.poi con pochi amici fidati, sfidando incomprensioni e derisioni, ha saputo indicare alla comunità magica la via del dovere e della resistenza al male. Ci permettiamo, forti dell’indipendenza e dell’autorevolezza che la nostra testata ha da sempre dimostrato …”

A questo punto Cormac non ce la faceva più. Sbottò:

“Ma quale indipendenza e autorevolezza! Il giornale è sempre stato dalla parte del Ministero, chiunque fosse in carica! Quando Fudge diceva che Potter era un esaltato e Silente un rimbambito, il Profeta si è allineato! Quando dicevano che Potter era un eroe, allora lo diceva anche lei! E solo cinque minuti fa mi stava dettando un editoriale che ci invitava a sottometterci tutti a Voldemort. Ma mi dica, da che parte sta, lei?”

Cuffe guardò il suo tuttofare con compatimento.

“Dalla mia parte, naturalmente. Conosci la storia del Vicario di Bray?”

Cormac scosse la testa.

“Il Vicario di Bray era un Babbano che visse nel Diciassettesimo secolo, in tempi agitati, più o meno come i nostri, ricchi di rivolgimenti civili, religiosi, sociali. Sotto i suoi occhi vide crollare regni, repubbliche, certezze e fedi di ogni genere, ma riuscì a sopravvivere e a prosperare perché si mantenne fedele ad un’unica, e sicura regola di vita.”

“Sarebbe?”

“Come dice egli stesso, nel ritornello della canzone che gli fu dedicata: E questa legge manterrò sino al giorno della mia morte: che qualunque sia il re a regnare, io resterò il Vicario di Bray”.

L’alba del due maggio 1998 cominciava a mostrarsi timidamente.

“E così, modestamente, farò anch’io, caro il mio ragazzo, che ti piaccia o no. Che governi Fudge o Shacklebolt, che trionfi Potter o Voldemort, quel che conta per me è che io resti direttore della Gazzetta del Profeta. Ora muoviti, abbiamo un giornale da far uscire. Il pubblico chiede da noi verità e indipendenza.”

  
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