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Autore: Akira Yuki    05/04/2014    1 recensioni
Una serie di drammatici eventi, tutti uniti tra loro da una cosa: Thanatos, ovvero la Morte. Thanatos imparerà a comprendere l'ingiusto mondo in cui viviamo, o continuerà a mietere vittime senza lasciar loro scelta di vendicarsi?
Genere: Drammatico, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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''In principio, il Caos riempiva il mondo.
Poco tempo dopo, si risvegliò la madre di ogni forma di vita, Gea(Terra).
Creando dei figli da questo mondo di Caos.
Loro sono la Genesi: divinità che vanno col nome di Muse.
Caos generò Heos(Alba) e Nyx(Notte).
La stessa Madre diede vita a Urano.
Infine naque Thanatos, ultimo fra tutti.

Cronos, il verticale portatore del Tempo..
Bios, la fiamma orizzontale del Tempo..
Il tessitore dell'universo usa entrambi questi fili..
E quando uno di essi è la causa di qualcosa, noi lo chiamiamo destino.
Oh Dea, che genere mondo hai in serbo per noi?''

New York, Stazione Centrale. Ore 23:30.
Una ragazza, giovane, alta, bella, aspettava il treno. Aveva lunghi pantaloni di jeans, scarpe da ginnastica. Fuori nevicava, mentre lei si stringeva infreddolita nella sua felpa. Quando era arrivata alla stazione aveva un caldo cappotto lungo, ma non potè far a meno di darlo a un bambino. Una madre e un figlio, poveri senza tetto si stringevano tra loro in cerca di un po' di calore e lei dovette aiutarli, dandogli il suo cappotto.
Nessun biglietto in tasca. Non voleva spendere soldi.
La sua famiglia era una famiglia normale. Un fratello grande e una piccola. I genitori tuttavia si trovavano in difficoltà economica da un po'. Da tempo questa ragazza non mangiava per dar alla sorellina il cibo. I soldi che restavano dalle tasse li usavano per le tasse scolastiche, ma era lei quella a cui costavano di più. Suo fratello aveva fatto una scuola pubblica, mentre lei, molto intelligente e dotata, l'avevano portata ad una scuola privata molto in vista. Ma non c'era solo questo a turbarla.
Si toccò leggermente il ventre con una mano.. Era in cinta. Uno sbaglio, un errore. In quella scuola, da quasi un mese, ella era stata violentata da una banda di teppistelli. E ora di ritrovava così. Non avrebbe mai potuto dirlo ai genitori. Un'altra bocca da sfamare, e la fiducia dei genitori in fumo.
Il treno stava arrivano, a gran velocità, e puntuale come al solito.
A pochi metri di vicinanza, lei fece un passo. Buttandosi.
Tutto si bloccò. La gente si era fermata improvvisamente e così anche lei. Ma lei aprì gli occhi e vide tutto: era tutto immobile. Ad un bambino stava cadendo un panino bello caldo, tutti gli altri erano immobili mentre dovevano camminare. Lei era in aria, il treno fermo, ma a pochi centimetri dal suo volto.
Un uomo, nero, incappicciato e con gli occhi coperti la guardava. Lui si mosse verso di lei.
Lei lo guardava, impaurita. Questo le si fermò davanti e alzò il viso per guardarla,; lei vide i suoi occhi: neri. Occhi neri, come la pece, come ciò che resta dopo un incendio: nero. Desolazione. Morte.
Lui si alzò in aria di poco e le toccò la fronte.
Il treno la investì. Macchie di sangue ovunque e urla di quei pochi che avevano viso la scena. I più vicini si erano macchiati di sangue. Tutto tornò a scorrere, mentre tutti si bloccarono a guardare il treno, col muso insanguinato, lentamente fermarsi. Tra le urla generali molti chiamarono subito la polizia. Mentre altri correvano via cercando di dimenticare.
-Ma cosa...?-. La ragazza era in piedi tra la folla. Tutti la ignoravano, la gente gli passava attraverso. Dopo poco vide davanti a se' l'uomo di prima. Lei tremava, ma lo guardava. -Chi...Chi sei..?-.
L'uomo rimase in silenzio. Poi tornò a guardarla con quegli occhi neri. Alzò una mano e con forza si tolse la tunica nera. Lei spalancò gli occhi.
Lunghi capelli neri e lisci, legati solo da una coda. Alcune ciocche uscevano da quel lego che aveva dietro la schiena. La carnagione pallida. Un viso bellissimo. Aveva in dosso un vestito nero, con una colorazione viola scuro la dove la luce lo illuminava. Le maniche lunghe. Attorno al collo una grande pelliccia, che incoronava la sua figura con piume viola scuro che uscivano dalla pelliccia.
Lei non riusciva a proferire parola, mentre lui la guardava indifferente.
-La Moira è stata ingiusta con te. Ma non sta a me giudicare.-. Quelle erano le uniche parole da lui riferite. Una voce profonda come l'inferno, ma allo stesso tempo magnetica.
Mentre la gente accorreva con la polizia, passando attraverso a queste due figure invisibili, l'anima della ragazza svanì. Destinazione: luogo del giudizio.
Ormai erano arrivati giornalisti, squadre speciali e quant'altro.
Una ragazzina, capelli neri e occhi viola, apparse e lasciò un biglietto la dove la ragazza si era buttata. I capelli legati in due codine alte e un vestito nero con decori viola. Questa poi si avvicinò all'uomo.
-Non le avete risposto..-.
-Tanto lo avrà sicuramente capito-.
Una squadra di poliziotti prese il biglietto e lo lessero.-Si è suicidata..Venite a vedere..-. Chiamarono gli altri per poi metterlo in una busta per le prove.
-Perchè quel biglietto?-. L'uomo la guardava. Non c'era espressione alcuna nel suo volto.
-Come avete detto, Moira è stata crudele con quella ragazza. Ho voluto darle un po' di dignità alla morte..-.
L'uomo l'ascoltò, ma poi sparì nel nulla. Lei poi sparì.

Egli riapparse in una casa. In una stanza vuota con una sola finestra nel lato destro. Tra lui, e una donna dall'altra parte della stanza vi era una grande tenda semi strasparente. Lei stava lavorando a maglia.
-Buon lavoro-. Disse lei. La voce era bella, ma non aveva niente di umano.
-Moira, se continuerai a generare vita, e a infliggere dolore a quele povere creature spaventate, allora io continuerò a portare via gli uomini e donerò loro salvezza, uccidendoli tutti!-.
-Allora continua. Thanatos-.

  
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