Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Necrosis    05/04/2014    9 recensioni
Dal testo:
"Solo un tè forse poteva calmare la sua ira.
Per questo si era rinchiusa nella cucina dell'Arcadia, sperando che nessuno avesse la malsana idea di disturbarla proprio nel momento in cui era in fase di rilassamento.
Borbottava parole, parolacce e altre cose poco da signorina mentre riempiva il bollitore e apriva il barattolo del prezioso tè che non faceva toccare ad anima viva.
Sospirò rilassata, inalando l'aroma delle foglioline secche.
Era proprio ciò che ci voleva.
Nessuno avrebbe potuto rovinare quel momento così perfetto."
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Yama, Yattaran, Yuki
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Vita "quotidiana" dell'Arcadia '
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Oddio sono riuscita a postare qualcosa di nuovo (quale miracolo).
Niente, non fatevi troppe domande sul perché io abbia scritto una boiata del genere, la verità è che non dormo da 28 ore e la mia mente malata ha partorito tutto ciò.
Speriamo bene
Grazie in anticipo a tutti coloro che seguono le mie storie, che leggeranno e che recensiranno.

-Sybilla



 





Il Tè della Discordia





2 mesi, 1 settimana e 4 giorni.


Era il tempo passato da quando Yuki Kei e Harlock avevano iniziato la loro relazione “clandestina”.
Tempo che la stessa Yuki non avrebbe mai creduto di poter vivere, pensando di non avere alcuna possibilità col suo amato capitano.
Quando quel giorno di 2 mesi prima aveva deciso di giocarsi il lotto, includente dignità e pudore, mettendo a nudo i propri sentimenti non si aspettava molto più di una risposta simile a:
“ Sei troppo piccola per me”;
“Sei troppo poco manchi di qualcosa (forse buonsenso)”;
“Hai bevuto troppo, vai a dormire”;
“Ti vedo come un uomo dell'Arcadia alla stregua di tutti gli altri”.
E ognuna di queste risposte non poteva certo far ben sperare la povera ragazza (specie l'ultima).
Invece, Harlock aveva ben accettato i sentimenti della giovane.
Non si era dilungato in moine, smancerie o frasi romantiche da cioccolatini e sinceramente neanche lei voleva una cosa simile.
Si era innamorata di lui per il suo essere sfuggente, coraggioso: il suo essere un Uomo con la U maiuscola.
Per questo quando lui la strinse forte fra le braccia senza dire una parola bastò a farle capire che anche lei era amata dal suo Capitano.
Aveva fatto di tutto, in quei 2 mesi, per nascondere il suo nuovo entusiasmo all'equipaggio e per non sembrare forzatamente una mocciosa estasiata dalla sua prima cotta.
Nessuno si era accorto di niente e tutto procedeva per il meglio.
Yattaran rompeva le scatole come al solito, Meeme girovagava per la nave in maniera eterea e Yama...era Yama.
Ma c'era qualcosa che disturbava molto Kei.
Qualcosa nella sua relazione col suo amato.
Sì, perché se da un lato non voleva che l'intera Arcadia sapesse di loro due allo stesso tempo avrebbe gradito che lui anche davanti agli altri smettesse totalmente di ignorarla e di guardarla a malapena come era sempre stato solito fare.
Sarebbe bastato uno sguardo, uno sguardo che le facesse sentire un po' del suo calore.
Uno sguardo, anche di traverso, che potesse essere interpretato con un “ecco la ragazza a cui faccio vedere le galassie ogni notte nella mia cabina”.
Un qualcosa. Un maledettissimo QUALCOSA.
E invece no.
Sempre chiuso nella sua cabina, o seduto senza guardare nessuno con la compagnia di quell'orrendo pennuto che si portava in spalla.
Certo, Yuki Kei non poteva certo dire che il suo amante non fosse un tipo focoso e appassionato.
Ogni notte da quel momento gliene aveva dato conferma, insistendo categoricamente sul fatto che lei dovesse rimanere a dormire insieme a lui.
E fuori era alla pari di un iceberg.
L'equipaggio non si era accorto del suo eccitamento da ragazzina innamorata, ma si era ben accorto del suo nervosismo.
Il nervosismo dato appunto da questo senso di totale disinteresse.
Persino Yattaran la prendeva con le molle, temendo di finire linciato da una Yuki inferocita.
Un mostro alieno di qualsiasi tipo sarebbe stato molto meno spaventoso a confronto.
Per questo, quando per l'ennesima volta Yuki Kei uscì dalla plancia ringhiando qualcosa fra i denti nessuno se ne stupì più di tanto, tranne Yama.
“ Ma che accidenti le prende in questo ultimo periodo?” esordì quasi seccato dalla sfuriata della bionda.
“ Sono donne, Yama. Non puoi vivere con loro ma neanche senza di loro”
“ Belle parole, Yattaran, dette da uno che non vede una donna da... da quanto scusa?”
“ Taci o ti chiudo quella boccaccia impertinente a colpi di chiave inglese”

 

Solo un tè forse poteva calmare la sua ira.
Per questo si era rinchiusa nella cucina dell'Arcadia, sperando che nessuno avesse la malsana idea di disturbarla proprio nel momento in cui era in fase di rilassamento.
Borbottava parole, parolacce e altre cose poco da signorina mentre riempiva il bollitore e apriva il barattolo del prezioso tè che non faceva toccare ad anima viva.
Sospirò rilassata, inalando l'aroma delle foglioline secche.
Era proprio ciò che ci voleva.
Nessuno avrebbe potuto rovinare quel momento così perfetto.
“DANNATO RAGAZZINO VIENI QUI CHE TI PIANTO QUESTA ASCIA IN MEZZO AGLI OCCHI”
“NON SPERARCI, SEI TROPPO GOFFO”
La delicata mano di Kei ebbe uno spasmo di rabbia, rischiando di stritolare a morte il barattolo di latta.
Quando l'avrebbero finita quei due imbecilli?
Non potevano uccidersi in silenzio?
E magari evitando di sporcare il ponte di comando.
Chiuse gli occhi, mentre una vena pulsante di ira funesta andava a formarsi sul suo bel viso.
Spense il bollitore che ormai fischiava e dopo aver sbattuto violentemente il barattolo sul bancone si diresse a passo di carica verso la porta, determinata a finire quei due esseri molesti con le proprie mani.
Nel suo uscire come una Furia andò a sbattere proprio contro l'oggetto della sua passione e causa della sua isteria.
“C-Capitano”
Figura orribile.
Non amava farsi vedere in modalità demoniaca dal proprio fidanzato, anche se aveva la vaga impressione che lui trovasse divertente il vederla gridare ordini e inveire contro chiunque gli si parasse davanti nei momenti meno opportuni.
“Ma cosa succede?”
“E io come faccio a saperlo? Ero qui che cercavo di rilassarmi preparandomi del tè”
Un silenzio tombale interruppe la loro conversazione, facendoli voltare entrambi verso il corridoio che portava alla plancia.
“Si saranno uccisi?”
Yuki Kei emise un suono che era un misto fra uno sbuffo e un ringhio,agitando con veemenza una mano e rientrando in cucina.
Harlock inarcò un sopracciglio a quella reazione ed entrò anche lui, osservandola senza dire una parola.
Dire che era affascinato da lei era dire poco.
Kei aveva la capacità di rendere estremamente accattivante e affascinante ogni suo movimento, sia quando combatteva o si muoveva leggiadra su quei tacchi che quando compiva atti semplicissimi come il mettere quelle foglioline nell'acqua bollente del bollitore.
“Sei uscito per vedere cosa facevano i due idioti?”
La voce cristallina di Yuki lo riscosse dal lieve torpore mentale che lo aveva colto nell'osservare i suoi movimenti.
“Anche, ma soprattutto perché volevo parlare con te”
“Mh”
“Di recente qualcosa ti turba? Insomma...sei più tirannica del solito e quando ci vediamo la sera nella mia stanza non...parliamo molto”
Kei avvampò.
Aveva ragione.
Aveva dannatamente ragione.
Quando arrivava la sera e finalmente potevano stare da soli lei era troppo affamata delle sue attenzioni per parlare.
Ogni secondo era prezioso e voleva assaporarlo fino in fondo.
Era abbastanza adulta per capire i rischi e i pericoli che il loro stile di vita metteva loro davanti e il pensiero che quella notte sarebbe potuta essere l'ultima campeggiava fissamente nella sua anima.
Lo aveva aspettato per troppo tempo, lasciando al tempo fare il suo corso e permettendole di diventare una donna: la donna che sarebbe stata degna di stare al suo fianco.
“Sto bene, benissimo. Cosa dovrebbe andare storto?”
Mentre diceva queste parole si versava il tè in un bicchiere.
L'aroma riusciva a calmare un po' i suoi nervi tesi.
“Non lo so, per questo l'ho chiesto a te”
Kei gonfiò le guance mentre ancora gli dava le spalle.
Poi scoppiò in una risata, voltandosi verso di lui, brandendo in una mano il bicchiere e nell'altra un contenitore pieno di una sostanza cristallina che Harlock identificò come zucchero.
“Cosa vuoi che abbia? Niente! Niente va tutto bene!”
“Kei...”
“Pff!!”
“Non stai esagerando con lo zucchero?”
“Io non esagero mai in niente, bello mio! Cosa mai dovrei avere? Eh? Pensi che non sia soddisfatta del tuo operato ogni notte?”
“Yuki ma cosa dici? E quello è il sesto cucchiaino che ci metti”
Yuki Kei ormai era andata di testa.
Era totalmente impazzita e fuori controllo.
Si vergognava a dire che anche fuori dalla camera da letto voleva un po' di considerazione dal suo uomo e sfogava la sua frustrazione sul tè, mettendoci cucchiaini su cucchiaini di zucchero senza neanche farci caso.
“Non ho niente niente niente!”
“Diventerà imbevibile quel coso”
“Mi chiedevo solo se fosse normale il fatto che tu mi consideri solo quando siamo nudi a fare le nostre cose o se anche fuori ti ricordi che esisto, sai com'è!”
Harlock si rese conto che la sua donna era partita per la tangente, così le afferrò i polsi per impedirle di martoriare ancora quel povero tè e soprattutto per farle smettere di parlare a vanvera.
“Puoi calmarti e dirmi cosa c'è che non va, allora?”
Kei era paonazza, lo era sempre quando lui si avvicinava in quel modo.
Anche a distanza di 2 mesi non smetteva di essere in imbarazzo.
“Volevi sapere perché sono nervosa?”
“Sì”
Un sospiro le sfuggì dalle labbra rosee.
“Non voglio che gli altri sappiano di noi, non ancora almeno. Ma non so...ho la sensazione di essere invisibile per te quando siamo davanti a tutti. Prima mi rivolgevi la parola o almeno uno sguardo mentre adesso neanche quello! Non so come comportarmi!”
Il capitano dell'Arcadia guardò bene la ragazza che teneva fra le braccia.
Anche se da fuori sembrava una donna era comunque alla stregua di una bambina.
Una bambina che aveva bisogno di certezze e di sentire la presenza del suo compagno.
“Sai perché non ti guardo?”
“mh mh”
Yuki scosse la testa, mugugnando.
“Perché se lo facessi non saprei trattenermi dal baciarti”
Le labbra di Harlock sfiorarono il suo viso, in delicate carezze.
“Non credevo che Capitan Harlock avesse un lato da maniaco”.
Soffocarono una risata, abbracciandosi.
“Vieni, andiamo nella mia stanza”

 

Yattaran entrò in cucina e lo vide.
Un bicchiere del tè di Yuki. Fumante
Illuminato quasi da un raggio di luce divina.
Kei non permetteva a nessuno di toccare anche solo per sbaglio il suo tè.
Pena: la castrazione.
Ma adesso Yuki non c'era...e lui avrebbe sempre potuto incolpare Yama...
Così si avvicinò furtivo al tavolo, saggiando bene il terreno e accertandosi che l'Ufficiale dell'Arcadia non fosse nascosta, pronta con un coltellaccio per dargli il benservito.
No, lei non c'era.
Era il suo giorno fortunato a quanto pare.
Così con un ghigno di soddisfazione afferrò il bicchiere e se lo portò alle labbra.

 

Un grido di disgusto risuonò sull'Arcadia, facendo trasalire tutti i membri dell'equipaggio.
“CHI CAVOLO HA MESSO IL SALE QUI DENTRO?!”

  
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