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Autore: Semolina_Pilchard    05/04/2014    4 recensioni
Keith aveva fatto uno strano sorriso, malinconico e con l'aria di chi la sa lunga, e aveva piantato in asso l'amico senza aggiungere altro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprile 1974
- Zio Keith!
Al bambino si illuminarono gli occhi, mentre, svincolatosi dalla mano del padre, correva incontro a quell’uomo di bassa statura, dagli occhi scurissimi e dallo sguardo un po’ pazzo, anch’egli chiaramente felice di vederlo. Il piccolo gli gettò le braccia al collo e quello lo tirò su, facendolo volteggiare in aria a fatica.
- Accidenti, fra un po’ non potrò più sollevarti, Zak! Stai diventando troppo pesante!
- Ma zio, lo dici sempre e poi mi tiri su lo stesso!
Ringo osservava intenerito la scena: sapeva quanto quei due si volessero bene ed era contento che fosse proprio Keith a prendersi cura del figlio, per quel giorno.
Stava per andarsene, quando, come folgorato da un pensiero, si avvicinò all’amico. Zak era corso in  giardino, attratto dall’altalena che lo “zio” aveva appeso al ramo di un albero apposta per lui.
- Keith!
- Sì, Ringo?
- Ti chiedo solo una cosa. Tienilo lontano dalla batteria.
Il viso allegro di Moon si rabbuiò. - Ma Ringo, sei un batterista tanto quanto me. Se anche tuo figlio dovesse appassionarsi alla batteria, non vedo quale sarebbe il problema!
- Ne abbiamo già parlato. Non mi va che segua la mia strada, non…
- Non puoi impedirgli di fare quello che vuole. Può darsi che abbia talento, dopotutto buon sangue non mente!
- Keith, io…
Il batterista decise di buttarla sul ridere, come gli era più congeniale. - Cos’è, Richard Starkey? Temi che tuo figlio possa rivelarsi più bravo di te? O forse hai paura che, un giorno, possa suonare negli Who e diventare più famoso del padre?
- Ma che cosa dici, idiota! Tu suonerai negli Who finché questo fottutissimo mondo continuerà a girare!
Keith aveva fatto uno strano sorriso, malinconico e con l’aria di chi la sa lunga, e aveva piantato in asso l’amico senza aggiungere altro.
 



Marzo 1975
My first and, possibly, last album.
Non aveva prestato molta attenzione a quella frase, quando Moon l’aveva laconicamente pronunciata, mentre incidevano insieme lo spot radio di Two Sides Of The Moon per gli Stati Uniti. Insomma, ne avevano sparate talmente tante, di cazzate, che una in più o una in meno non faceva molta differenza! 
Ma, allora, perché quelle parole gli erano tornate in mente senza preavviso proprio il giorno dell’uscita dell’album, causandogli una sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco?
Il bilancio di quella collaborazione era positivo: si erano divertiti da matti e Moon gli era apparso pieno di vita e intenzionato, per sua stessa ammissione, a lavorare ad altri progetti solisti, malgrado in molti l’avessero esortato a sfruttare l’occasione per esibire le sue fantastiche abilità alla batteria, anziché cantare tutte le canzoni con quella sua voce dolce, ma insipida, senza nulla di speciale. “Mi sembra di aver già dimostrato negli Who che sono il batterista più bravo del mondo, no?” aveva ribattuto lui, seccato, per poi scoccare un’occhiata all’ex Beatle e rilassarsi immediatamente, riassumendo la sua solita aria spensierata: “Dopo di te, ovviamente, vecchio Ritchie!”.
Perché aveva voluto accennare alla possibilità che quello potesse essere il suo ultimo album? Perché aveva voluto inquinare quel disco di gaia spensieratezza con un “last” senza ritorno?
- Madonna santa, come sei immusonito! Cos’è, Ringo? Hai paura che il mio album solista possa vendere più dei tuoi?
Keith gli arrivò alle spalle senza preavviso e parlando a voce alta, certo, ma il brivido che provò Ringo non era dato dallo spavento, quanto dalla sensazione di provare un deja-vù che, tuttavia, non seppe collocare nel tempo.
 


Agosto 1978

Non si può dire che lo squillo del campanello l’avesse strappato a qualche occupazione urgente; ciò malgrado, fu sbuffando, che l'ex Beatle si diresse alla porta.
- Ehilà, Starr! - lo salutò Moon allegramente, nascondendo qualcosa dietro la schiena.
Ringo non riusciva a capacitarsi del suo cambiamento. Keith era sempre stato dedito agli stravizi e agli eccessi, ma in quell’ultimo periodo la sua salute si era deteriorata al punto da renderlo quasi irriconoscibile. Ciò che più inquietava Starr era il guizzo di luce negli occhi dell’amico: non si era spento - questo era impossibile - ma in certi momenti diventava flebile come la luce di una torcia in procinto di estinguersi.
- Moonie! A cosa devo l’onore di questa visita? Cos’hai lì dietro?
Keith sorrise, con quel suo sorriso imperfetto eppure così luminoso: la luce dei suoi occhi, quel giorno, brillava viva e robusta.
- Indovina.
- Hai...un regalo per me!
- Che perspicacia, Rings!
- ...le mutandine di Brigitte Bardot!
- Ma non era John quello che ci andava pazzo, scusa?
- Beh, non che io ci sputi sopra, eh! ...non dirmi che sei riuscito a farti fare un autografo da uno dei Beatles! Vado paaaazzo per quei ragazzi!
- Dai, non fare il coglione, Rings!
- Hai rubato la corona della Regina!
- Sì, e mi sono anche trombato sua sorella.
Andarono avanti così per un bel pezzo, ridendo sempre più sguaiatamente, mentre Ringo si ingegnava ad inventarsi “regali” ogni volta più assurdi. Alla fine, esasperato e con le lacrime agli occhi dalle risate, Moon gli piazzò in mano l’LP.
- Copia autografata! Così, quando morirò, potrai rivenderla e farci taaaanti bei soldini, oppure tenerla come ricordo!
Brivido.
- Quanto sei deficiente! Ma non doveva uscire domani?
- Sì, ma a te la do in anteprima. Contento?
Ringo, quasi commosso, si limitò a sorridergli e scrutò la copertina. Dopo aver preso in giro le facce dei suoi amici per il puro gusto di sfotterli un po', notò una scritta - la scritta - sullo schienale della sedia su cui poggiava Moon, che gli acuì il senso latente di deja-vù.
 
Not to be taken away.

- Certo che sei proprio scosciato, Keith! Ti pare il modo di sedersi? E questa scritta, poi? Che senso ha?
Ringo cercò di darsi un tono e di non far notare all’altro il lampo d’inquietudine che gli era saettato nello sguardo; l’amico, improvvisamente imbarazzato, abbassò gli occhi e non disse nulla. Ringo aspettò per qualche istante che il batterista gli fornisse spiegazioni in merito alla scritta, ma Keith taceva; la luce del suo sguardo si era dimezzata in un secondo.
- Allora? La scritta? Sai, non è molto benaugurale; poi, se non sei superstizioso, fa’ un po’ come credi!
Di nuovo quel sorriso, malinconico e saggio insieme. Di nuovo quelle parole.
- Cos’è, Ritchie? Hai paura? - sussurrò poi Keith. - Sta’ tranquillo. Niente mi porterà mai via del tutto.


 
07-09-1978
 
E quelle, banalmente, furono le prime parole che gli tornarono in mente, quando un Daltrey sconvolto gli diede la notizia, appena tre settimane dopo.


 
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La prima fanfic che scrissi sugli Who. Se l'ho pubblicata solo adesso, è perché solo ora ho trovato il coraggio. Lasciatemi una recensioncina, non mordo mica XD

Semolina
  
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