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Autore: Agnese_san    05/04/2014    2 recensioni
LUGLIO 1944
I suoi occhi si aprirono al rumore, la consapevolezza di dove si trovava non arrivò immediatamente. Da qualche parte tra il buio e la luce, rifletté, strizzando gli occhi per aggiustarli alla silenziosa semioscurità che la circondava.[...]
L’uomo le dava le spalle, piegato sopra un piccolo dispositivo a forma di cono. Scintille illuminarono per un momento la caverna, proiettando un arco d’argento contro l’alto soffitto. Immaginò che si trattasse di una saldatrice. [...]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liz Parker, Max Evans
Note: Missing Moments, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sono la luce delle stelle e dei raggi lunari e il sussurro del vento
Sono un fantasma nei tuoi sogni, un tocco sulla tua pelle
Sono fuoco nella pioggia che cade sull’erba
Sono schegge di legno e frammenti di vetro.

Sono rose e spine, rosso sangue e bianche
Sono l’autunno e l’estate, mezzogiorno e mezzanotte
Sono il momento che non scorderai mai
Sono pena e passione, e le lacrime che le bagnano

Sono alieno e legato alla terra, sono un residuo delle stelle
Sono dolorante e ferito, sono lividi e cicatrici
Sono tuono e lampo nati dalla tempesta
Sono baci sulle labbra, e abbracci caldi

Sono anelli alle tue dita, e nastri di merletto
Sono seta per i tuoi capelli, e il sorriso sul tuo viso
Sono dispiacere e risate, sono bugia e rimpianto
Sono polvere di un sole che non sorgerà mai.

Sono perso e solo, e che prega per essere intero
Sono il battito del tuo cuore, parte della tua anima
Sono danza, sono musica, sono generoso e avido
Sono parole e linguaggio, fame e bisogno.

Sono vita, sono morte, consumato dal desiderio
Sono ceneri di un amore su una pira funeraria
Sono un pezzo del passato che avrebbe dovuto essere
Sono un viaggio che non finirà finché non ti avrò trovato.


* * * * *

Capitolo 1

LUGLIO 1944

I suoi occhi si aprirono al rumore, la consapevolezza di dove si trovava non arrivò immediatamente. Da qualche parte tra il buio e la luce, rifletté, strizzando gli occhi per aggiustarli alla silenziosa semioscurità che la circondava.

Rabbrividì. Era in una caverna, questo lo sapeva. Distesa sul terreno duro e freddo. A guardare, dritta davanti a sé, le crepe e le cavità della parete che appariva indistinta in presenza degli sporadici sprazzi di luce che sfioravano il granito. Il suono si intensificò. Non era un suono sgradevole, era quasi musicale. Come le campanelle a vento suonano alla brezza.

Lei lottò per alzarsi, ma la testa le doleva. No, era più che dolore. Il sordo battito nelle sue tempie era pura agonia. Con un grande sforzo, si spostò per vedere da dove arrivavano il suono e le luci lampeggianti.

L’uomo le dava le spalle, piegato sopra un piccolo dispositivo a forma di cono. Scintille illuminarono per un momento la caverna, proiettando un arco d’argento contro l’alto soffitto. Immaginò che si trattasse di una saldatrice. Si sollevò, usando gambe e braccia per spingersi indietro fino a che il suo corpo fu seduto contro la fredda parete di pietra.

"Ti senti meglio, adesso?" le chiese l’uomo, senza voltare la testa. Lei fu sorpresa dalla morbidezza della voce che echeggiò nella caverna. E seppe … no … sentì che l’uomo era genuinamente preoccupato per lei.

"Sto bene, credo. Ma mi fa male la testa." gli disse, portandosi una mano alla fronte ed avvertendo il sangue che si stava seccando.

Lei non poteva spiegarsi il perché, ma non aveva paura di quell’uomo. E non pensava che fosse stato lui a procurarle le ferite. Ma era curiosa. Sospirò. Quello era il suo più grande problema. Era dannatamente troppo curiosa. In qualche modo, la sua propensione a flirtare con il pericolo e ad infrangere tutte le regole l’aveva messa in situazioni difficili. Non riusciva a ricordare come fosse finita in quella caverna con un soldato che stava saldando qualcosa o di come si fosse ferita.

Un ricordo le passò per la mente. Qualcosa da cui suo padre l’aveva messa in guardia.

*Non dare mai passaggi agli autostoppisti.*

*Ma perché, papà?*

*Perché spargono polvere di desiderio sul tuo cuore. Ti fanno sognare di posti in cui non potrai mai andare e di vedute che non sei destinata a vedere.*

Forse avrebbe dovuto dare retta a suo padre, pensò. Non che avesse più importanza. Lui era ormai morto e sepolto. Com’era strano che riuscisse a ricordare quella conversazione di tanti anni prima, ma non gli eventi che, quella sera, l’avevano portata lì.

"Dove sono?" chiese all’uomo, riconoscendo a malapena il suono della sua voce.

Voltatosi, l’uomo si avvicinò a lei con un movimento felino, fluido e aggraziato. Si inchinò accanto a lei e lei cercò invano di indietreggiare contro la parete. Il viso di lui era nascosto dall’ombra, ma lei capì che stava esaminando la sua ferita.

"Non aver paura." le sussurrò, posandole una mano sulla fronte. Lei avvertì il calore, mentre lui premeva gentilmente le mani, massaggiandole le tempie con le dita. Ci fu un’improvvisa ondata di … cosa? Elettricità, formicolio, solletico? Lei non riuscì a descrivere la sensazione, ma era quasi una carezza dal di dentro. Quando lui tolse le mani, il mal di testa era passato. E la sua memoria tornò con improvvisa chiarezza.

La pioggia. Ecco quello che ricordò. Uno di quei temporali estivi nel deserto che arrivano senza preavviso, lasciandosi dietro aria tersa e profumo di salvia e di fiori selvatici.

Lei era sempre stata una sognatrice. E, dopo il suo turno alla Base, come volontaria per l’U.S.O. (NdT: United Service Organizations, ente di volontariato che fornisce supporto psicologico ai militari), lei si fermava sempre nel suo posto speciale nel deserto, per guardare le stelle. Per riflettere sulla sua vita lì. E, di nuovo, le parole di suo padre le tornarono in mente per farla sentire in colpa.

*Non dovresti andare lì da sola. Nel buio. Non dovresti girare così tardi, la notte.*

*Ma, papà, è allora che le stelle brillano di più. Quando la Via Lattea è nel pieno della sua gloria. Forse, anche la gente che vive lassù ci sta guardando e si chiede chi siamo.*

Lei amava le stelle. E i racconti sulle creature degli altri mondi. Lei meditava sui misteri dell’Universo e sul significato della vita. E, sempre, finiva per sentirsi vuota e per desiderare qualcosa di più. Era come se un pezzo di lei mancasse. Che lei non appartenesse veramente alla Terra. Da qualche parte, lì fuori, aveva spesso pensato, c’era una parte della sua anima, del suo spirito.

Quando la pioggia era cominciata, lei aveva preso il suo telescopio ed era corsa alla macchina, per tornare a Roswell. Cara vecchia Roswell. Popolazione: quasi niente. Opportunità: ancora meno. Solo La Base dell’esercito impediva a quella piccola città di avvizzire e morire.

Mentre guardava i tergicristalli andare avanti e indietro sul parabrezza, aveva cercato di non pensare alle notizie che aveva ricevuto quel pomeriggio. Così, quando l’uomo era apparso su un lato della strada nella luce dei fari, lei lo aveva quasi investito. Aveva sterzato, schiacciato il freno e si era fermata sbandando, la vecchia Ford che vibrava, mentre il motore si spegneva.

Con le ginocchia che tremavano, attese che lui si avvicinasse alla portiera del passeggero. Indossava una divisa Kaki che lo identificava come un militare. Lei sospirò di sollievo. Uno dei ragazzi della Base. Probabilmente, di stanza al 509simo. Da quelle parti, i soldati facevano sempre l’autostop e lei, spesso, offriva loro un passaggio.

Ma la colpì il fatto che era strano, per un soldato, andarsene in giro a quell’ora della notte. E non si stava dirigendo verso la Base, ma si stava allontanando. Verso Pholman Ranch e Vasquez Rocks. Verso Roswell.

Eppure … sembrava così infreddolito, sotto la pioggia che stava scendendo a scrosci.

"Hai bisogno di un passaggio?" gli aveva chiesto, tirando giù di appena una frazione, il finestrino.

"Certo." aveva risposto lui. "Se non è di troppo disturbo."


N.d.T: Non ho tradotto io questa storia. L'ho trovata già tradotta su un sito che purtroppo è stato cancellato. L'ho salvata in tempo ed è molto bella quindi a voi la lettura :D

Storia tradotta da SirioJB e scritta da Cherie
   
 
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