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Autore: Artemisia_Amore    05/04/2014    4 recensioni
“Tu balleresti con me, Xerxes?”
Lo aveva detto davvero? Aveva davvero pronunciato quelle parole a voce alta?
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[Kevin x Shelly]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shelly Rainsworth, Xerxes Break
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I could have danced all night
 
 
“Buonanotte…”

“Mille volte, buonanotte…”
 
Premette la mano contro il legno spesso e finemente decorato della porta, finché lo spiraglio illuminato dalla fioca luce della candela di Kevin non si fu del tutto richiuso. Lentamente si voltò, gli occhi socchiusi e il viso leggermente sollevato, come se stesse cercando di trattenere, con ogni respiro, un profumo che ancora aleggiava nell’aria. Senza guardarle, percorse con la punta delle dita le dorate incisioni in rilievo sulla porta che la stava stabilmente sostenendo. Si sentiva leggera. Così leggera, pensò, che se avesse mosso un solo passo, si sarebbe dissolta nell’aria, trasformandosi in una nuvola di tiepido vapore estivo.
 
“Oh, avrei potuto ballare per tutta la notte. E… Ah! Avrei potuto persino implorare di danzare ancora…”, sussurrò piano, volteggiando in cerchi di seta glicine e leggerissimo batista ricamato, finché non si ritrovò a un passo dallo sgabello dall’imbottitura di velluto color crema del mobile da toeletta. Si sedette, accavallò le gambe, posò le mani – le dita intrecciate – sul ginocchio destro, e osservò la propria postura impeccabile, riflessa nei tre grandi specchi incorniciati da foglie di legno dipinte di rame. Sorrise alla propria immagine, soffermandosi sui lunghi capelli – quei capelli che sua madre le aveva tramesso e che lei, a sua volta, aveva donato al visetto di porcellana della sua bambina – che aveva dovuto intrecciare in una complicata pettinatura sollevata per l’occasione. Gli occhi, brillanti alla luce delle candele che Jeanette doveva aver acceso almeno un paio di ore prima, non potendo prevedere che la padrona sarebbe rientrata in camera a un’ora così tarda, indugiarono a lungo sulla margherita appuntata tra le perle della propria acconciatura.
 
“Tutto questo è molto sconveniente, Lady Shelly…”, soffiò piano al proprio riflesso, rimproverandosi e ridendo allo stesso tempo, troppo felice, troppo allegra, troppo viva per poter anche solo pensare che frivolezze di poco conto come il decoro e l’appropriata ora di rientro in camera per una donna sposata avessero un qualche valore. Sollevò lentamente le braccia per iniziare a sciogliere i capelli, guardando ogni ciocca ricadere morbidamente sulle spalle, sui seni stretti nel corpetto avorio, sulle scapole scoperte da quell’abito da festa.
 
Odiava le feste, e quella rivelazione lo aveva sorpreso. Sorrise, pungendosi lievemente un polpastrello con una forcina, mentre la mente assente, ancora troppo inebriata della magia di una musica che aveva suonato solo e soltanto per lei, ritornò ancora una volta a poche ore prima, al primo rintocco di quella dolce, calda, preziosa notte d’estate…
 
*
 
“A che cosa pensi?”.
 
Il giovane di fronte a lei sobbalzò appena, come se delle mani gentili si fossero posate sulle sue spalle per trascinarlo via da un sogno lontano. Lo vide spostare lo sguardo dal vetro terso del finestrino della carrozza per posarlo su di lei. Fu solo un istante, così impercettibile da farle supporre di averlo immaginato: quando sbatté le palpebre, si accorse che l’occhio oscuro e misterioso del ragazzo era tornato a osservare il paesaggio notturno.
 
“Non avevo mai partecipato a una festa come questa...”.
 
Le parole di Kevin la raggiunsero inaspettate. Shelly sorrise, sorpresa per quella risposta che non si attendeva, e inclinò la testa per studiarlo. La luce della luna era gentile con quel viso dai lineamenti delicati. Indugiò per un istante su quelle labbra che parevano disegnate, lievemente inarcate agli angoli in quello che sembrava un sorriso sibillino evidentemente non voluto, a giudicare dal contrasto che lo sguardo del ragazzo, ombreggiato da un dolore sordo e remoto, sembrava enfatizzare. Shelly provò ad immaginarsi l’uomo che sarebbe diventato, chiedendosi se quell’occhio dal colore bizzarro avrebbe mai ospitato una diversa gamma di sentimenti cristallini. Si chiese se quel rosso bollente come il sangue le avrebbe mai scaldato il cuore, un giorno, bruciandolo come la fiamma ardente di una candela nel buio.
 
“L’hai trovata divertente?”.
 
Sorrise con dolcezza, osservando il fiocco glicine con cui Kevin si era legato i capelli. Come fosse riuscito a intrecciarlo a quelle ciocche morbide continuava a essere un mistero per lei, ma qualcosa, sotto al cuore, quasi dentro lo stomaco, le suggerì un fremito di folle emozione al pensiero che potesse aver scelto quel colore per lei. Si abbinava perfettamente al proprio abito.
 
“L’ho trovata… Delicata. Elegante. Il genere di festa che si addice a una signora come voi. Non a un cavaliere…”
 
“Oh, quindi è stata una serata affascinante, eh? E’ una gioia che almeno uno di noi ne sia entusiasta…”

“Mia signora…?”
 
La carrozza si fermò, ed entrambi sobbalzarono per quella sosta improvvisa. Shelly guardò fuori dal finestrino. Casa. Erano già arrivati, dopotutto? Sospirò, e posò le dita sulla mano forte di Kevin, che l’aiutò a scendere i due gradini di ferro battuto della carrozza. Una volta a terra, però, premette i polpastrelli contro il palmo del ragazzo.
 
“E’ una serata così mite. Passeggiamo in giardino, vuoi?”
 
“Non siete stanca, mia signora?”
 
“Non è educato rispondere a una domanda con un’altra domanda, Xerxes Break. Modera i toni”.
 
Rise, Shelly, coprendosi le labbra con la mano, divertita. Lanciò al ragazzo un’occhiata veloce, per godersi il suo sguardo spaesato, candido nella sua evidente scarsa abitudine a trattare con le donne. Un istante dopo mosse i primi passi, dirigendosi verso i giardini della villa. Si ritrovò a sorridere, commossa, gli occhi pieni della magia di una notte che aveva visto così raramente. L’ultima volta che il suo sguardo assetato di vita aveva sperimentato a pieno l’innaturale silenzio del giardino avvolto dalla coltre blu scuro della sera, era stata la notte in cui la piccola Sharon era stata concepita. Anni e anni prima. Ma allora i tacchetti delle sue scarpe non erano affondate tra i lisci sassolini bianchi dei sentieri del labirinto di siepi. I suoi polmoni non avevano colto il profumo occultato dei fiori più arditi che sfidavano il sole, sbocciando di notte. Tutto, in quel momento, era nuovo. Ogni segreto pareva schiudersi di fronte ai suoi occhi, mentre l’acqua della piccola fontana al centro del dedalo di rovi addormentati scrociava pigramente, scivolando da una vasca all’altra, suonando con le sue gocce e cascate gentili l’unica dolce musica di quella notte incantata.
 
“Non partecipo spesso alle feste. La febbre non me lo permette…”, Shelly ruotò lentamente il viso, come per lanciare un’occhiata a Kevin da sopra la propria spalla. Sorrideva, forse amaramente, ma lasciò che le palpebre e le proprie ciglia lunghe nascondessero al ragazzo la verità dei propri sentimenti. Non desiderava compassione, non desiderava pietà. “Ma quando sono là, non mi è permesso danzare. Una donna sposata non può concedere un ballo ad un uomo, se il marito non è presente. Non ho mai danzato alle feste di Oscar Vessalius…”
 
Avanzò di pochi passi verso la fontana, e si piegò per scorgere il fremito di vita che increspava l’acqua placida dell’ultima vasca. Pesciolini rossi. Poche, minuscole macchie di colore su uno sfondo cristallino, intente a corteggiarsi e bere la luna riflessa. Shelly sorrise quando, pochi istanti dopo, furono le labbra di Kevin a posarsi su quella luna, ignare del bacio che la dea della notte stava volutamente rubando a quella bocca silenziosa. Accarezzò il riflesso del ragazzo con lo sguardo, finché l’immagine non venne turbata dalle code emozionate di due pesciolini, vorticanti nel loro amore.
 
“Tu balleresti con me, Xerxes?”
 
Lo aveva detto davvero? Aveva davvero pronunciato quelle parole a voce alta? Sentì le guance scaldarsi di un tiepido rossore, e il cuore battere, disperatamente folle, scontrandosi contro il corpetto rigido che lo teneva intrappolato nel suo petto. Aveva osato troppo? Lui non si era mosso. Doveva ritrattare? Non aveva ancora parlato…
 
Distolse lo sguardo. Non voleva affrontare i segni di un simile sentimento inappropriato, riflesso sullo specchio d’argento dell’acqua.
 
Lentamente, le dita di Kevin si schiusero di fronte ai suoi occhi.
 
Le guardò.
 
Le sfiorò. Le incontrò. Le strinse.
 
Le voci della notte suonarono la loro melodia, accordandosi su un valzer di vento, lontani nitriti, leggero scrosciare d’acqua ed ebbro frinire di grilli sfacciati. Chiuse gli occhi, Shelly, posando la guancia stanca su quella spalla gentile, concentrandosi sul battito timoroso di un cuore così vicino al proprio. Si sentì avvolgere da un manto di cielo stellato, e rose vestite dell’oscuro colore della sera, mentre braccia forti la stringevano, calda e al sicuro. Non le importava che i movimenti non fossero esatti. Non le importava che Kevin inciampasse dopo pochi passi sui suoi stessi piedi. Stava danzando, danzando con lei.
 
*
 
A piedi nudi, raggiunse il letto dall’alto materasso morbido. Jeanette aveva già scostato le tende – che cara ragazza – e preparato le lenzuola per lei. Lenzuola bianche, si ritrovò a pensare, come per una sposa alla prima notte di nozze.
 
Chiuse gli occhi, lasciò che la seta scorresse leggera sulle sue membra di donna, catturandola nella trappola di quel talamo che non amava, che non avrebbe mai amato.
 
Ma Shelly avrebbe potuto ballare per tutta la notte.
 
Avrebbe potuto ballare per tutta la notte, stretta tra le braccia di un giovane uomo che profumava di fiera e selvaggia libertà.
 
Oh –si disse, iniziando a scivolare nel tepore del sonno - avrebbe persino potuto implorare di continuare a danzare ancora.



 

Nota di Amore.

Una notte mia sorella ed io abbiamo deciso di guardare un vecchio film, di cui avevamo visto, da bambine, la trasposizione a teatro. Si trattava di My Fair Lady, le cui canzoni si erano dolcemente guadagnate un angolo del nostro cuore.
Questa storia è ispirata a "I could have danced all night", una delicatissima canzone d'amore. O, per come l'ho sentita vibrare dentro di me, una canzone di un amore che la mente ha appena realizzato di provare. Ed è esattamente questo ciò che volevo narrare nella mia storia: lo sbocciare incerto, timido, palpitante di un amore.
Spero che possa piacervi, e sarei più che deliziata nel sentire la vostra opinione! Per il momento, il mio bacio e il mio inchino.

Oh, e...

Dedicata a Serena, e al suo luminoso danzare.
   
 
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