Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Evatica_lovegood    05/04/2014    0 recensioni
Erano capaci di non vedersi, e anche se percepivano uno la presenza dell'altra, pensavano di dover andare avanti. Senza ricordare. Erano lì, faccia a faccia; eppure non volevano guardarsi negli occhi. Loro sapevano che bastava un solo sguardo per mandare al diavolo i buoni propositi. Ma ci sarebbe stato il tempo di lasciarsi andare.
Dal testo :
"Avevo giusto sfiorato un cd dei The Calling. La mia attenzione fu diretta verso la loro canzone 'Wherever you will go', le prime note appena accennate agli altoparlanti. E fu quello il momento in cui i miei occhi vagarono per la stanza. Si fermarono su un punto indefinito, ma io avevo capito che lei era lì anche prima di vederla.
-Trovato qualcosa di interessante?- fece la voce sbiadita di Flo. Oh si, molto più che interessante.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1 :   “Non giudicarmi”
Nell’ordine delle cose, lei era un punto interrogativo.
Una figura passiva, all’apparenza, un libro nascosto nel sottofondo di una scatola. Non si dovrebbe giudicare un libro dalla copertina, per quanto questa sia diversa. Prendete una comune ragazza. Spaventatela, parlatele alle spalle, isolatela e vedete cosa ne viene fuori.
Lei però è sopravvissuta alla vita, si è rialzata e a cominciato la sua seconda vita.
Passo dopo passo, ha guardato il mondo con occhi nuovi. Apprezzando ogni sfumatura e trasformandosi in qualcuno che cercava di andare avanti.
Pian piano l’amore può piantare radici, lei lo aspettava inconsapevolmente.
Era solo lei, difetti e pregi che suscitavano uno sguardo curioso.
                                                                  ****
Nascose la fronte dietro al cappuccio della felpa e avanzò nella quiete pomeridiana che popolava quei quartieri. Annusò la scia delle nuvole e con lo sguardo rivolto in su, per poco non si rompeva una gamba mentre inciampava nei suoi piedi
Per fortuna non c’era nessuno in giro.
Allora con la testa china affrettò il passo per evitare altri incidenti. Era una causa persa : più ci provava ad essere agile e meno ci riusciva.
Incurvò le spalle, cercando di farsi piccola piccola. Invisibile.
Anche se non se ne rendeva conto, gli altri avevano cominciato a guardarla perché anche da lontano si distingueva, essendo solo se stessa. Pura e pallida.
Niente roba da fantascienza…
Imboccò la strada che la conduceva a casa.
Appena di fronte alla porta d’ingresso, si appoggiava abitualmente alla maniglia di ferro ed entrava, portando con sé il  turbinio dei colori autunnali. Arrivata in salotto si lasciò cadere di peso su un invitante divano arancione cosparso di cuscini, in cui lei tuffava il viso.
<< perché non potete seppellirmi qui? Me ne sto tranquilla e… e non inciampo da nessuna parte!>>
Ne afferrò uno a fiori blu e con una coperta a nasconderla, si chinò in avanti per prendere il telecomando. Accidentalmente urtò la cornice di legno che ritraeva la mamma nel suo più caloroso sorriso. Allungò un braccio, ma una mano familiare era già lì, pronta ad aiutarla. Alzò lo sguardo e sorrise colpevole a suo fratello, frequente spettatore della sua goffaggine. James la abbracciò ridacchiando e le diede un bacio sulla fronte pallida.
-Sai, dovresti cercare di rompere meno cose possibili mentre sono via..- la prese in giro giocosamente.
-Sai, potresti essere più simpatico di così. Ma non è da tutti raggiungere le mie capacità! –ribatté lei.
Battutine giornaliere.
Come In un attimo tornò sotto le coperte, pronta a “guardare” il telefilm appena cominciato. Con un sospiro, James si diresse a passo felpato verso le scale del piano superiore, sbirciando scorci di tv.
-Ma sentitela, la signorina si crede in vena di scherzare!- la becchetta lui.
-Ah ah ah, non sto scherzando. Fai pena in quanto a battute.- risponde con una linguaccia.
-Parli così solo perché sei invidiosa-
-Mai sentito parlare del circo? Ti vedrei bene come clown.-
-quando ammetterai di avere torto chiamami- disse lui col finto broncio – e non finire le caramelle; tocca a te pensare alla cena stasera! – e scomparve al piano superiore mentre il suo tono da fratello maggiore si faceva sentire. Ancora.
-Mphff…- mugugna lei in risposta, con la bocca piena di zucchero.
Tornò a “prestare attenzione” alla tv che nel frattempo mostrava le immagini di una festa spettacolare all’insegna dello sfarzo. Feste che una ragazza con così pochi amici su facebook da contarli sulle dita, sognava da tutta la vita. Non che non avesse compagnia, ma era più per la qualità che per la quantità.
Certo che poi chiunque si sarebbe scordato di una qualunque che passeggiava solitaria in giro per la città.
Se non fosse stato per i capelli…Certo, in qualche modo avrebbe dovuto esprimersi. E quale sistema  migliore se non tingerli senza pensare alle conseguenze (sguardi, sguardi, sguardi.)!
Si, perché lei era un’ artista fatta e finita. Ormai abituata, durante uno dei suoi momenti NO, a svoltare verso il negozio su cui regnava l’insegna porpora “Edward Mani Di Forbice”, aperto un paio di anni fa dal suo affettuoso amico Henry.
Almeno una volta al mese, amava stupirsi e ritrovare la sua immagine allo specchio diversa grazie a colori vivaci che la facevano sorridere. Era uno dei pochi aspetti che non si faceva problemi a mostrare agli altri, anche se andarsene in giro con i capelli una volta blu e l’altra biondi, non era esattamente discrezione.
Però era felice, quando poteva ammirare lo sguardo compiaciuto e insieme rassegnato di James. Ogni volta era un colore per ciò che sentiva dentro. In quei giorni erano un naturale arancio ramato che le illuminava l’incarnato pallido. Diceva che voleva sentirsi parte dell’ autunno.
Anche se avrebbe ancora potuto volare via come le altre foglie fragili . Ma lì in quel bizzarro susseguirsi di tinte, spazzole e phon quale era quel negozio, si sentiva bene.
Adorava spettegolare con il suo migliore amico della vita di ogni cliente : sembravano due vecchie comari, di quelle che ridacchiano su quanto potesse essere mostruoso il nuovo rossetto della signora tozza e tarchiata del mercoledì, o quanto potesse esserlo la sua faccia. lei e Henry-miglioreamicochepossaesistere erano amici dal primo giorno del primo anno di liceo. Da quando, lei era inciampata nei suoi stessi piedi (nulla di nuovo) e una bottiglia di succo era passato dal suo vassoio alla camicia di H. Lui ,poi, le aveva chiesto sorridente se ne avesse un’altra delle sue camicie rosa da prestargli. Tipico discorso attacca-bottone da ragazzo dell’altra sponda.
Ma avevano imparato i segreti dell’altro in un battito di ciglia e da allora erano inseparabili.
Poi era arrivata Angie, una ragazza bionda mozzafiato che era capace di rifilare un pugno a chiunque la considerasse una facile. Un bel tipetto tutto pepe, insomma.
Si è dimostrata da subito un’amica preziosissima e ricca di risorse, come quando era riuscita a far parlare la prof di argomenti inutili per un ora, evitando un interrogazione da paura.
Così il loro duo è diventato un trio. Erano fatti per stare insieme : come quella volta in cui erano andati in gita a Berlino e nel loro ultimo pomeriggio di svago, avevano deciso di commemorare quei momenti unici in un tatuaggio per uno.
Henry portava lungo l’avambraccio la scritta “ Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso” ; Angie “Io so vivere solo di emozioni”…e lei aveva deciso per un chiaro “ Art is the answer” sul dorso della mano.
Perché per lei l’arte era davvero la risposta più semplice e complessa di cui potesse usufruire.
E così, con la mano leggera e tatuata di fronte a se, gli occhi serrati gentilmente e ciuffi ramati a schermare i raggi tiepidi dal viso, si addormentò.
Al piano superiore James era occupato a risolvere alcuni problemi che aveva comportato l’apertura della disco-libreria dei suoi sogni. Suoi e della sorellina addormentata in salotto. L’avevano sognata insieme da sempre e dopo sere in cui avevano fantasticato con gli occhi brillanti di speranze, stava per diventare tutto realtà.
 In mezzo a decine di carte firmate, si fermò a ripensare a quei momenti, tornando con i piedi per terra solo per il trillo del suo cellulare.
“Fra mezz’ora tutti alla pizzeria dell’ultima volta! Chi si era sbronzato e non ricorda nulla si faccia accompagnare ;)” diceva il messaggio che aveva inviato Alec, uno dei suoi più cari amici.
Erano le sei e mezza; avrebbe fatto in tempo e tornare per cena a casa. E poi chissà cosa si sarebbero raccontati..
Prese uno zaino grigio a caso ai piedi del letto e scese le scale. Come previsto la ciotola di dolci non era vuota. MA QUASI. Forse lei non aveva fatto in tempo  e l’insonnia notturna era prevalsa e si era fatta sentire. Le riempì un bicchiere d’ acqua e dopo averglielo appoggiato accanto, prese le chiavi (per ogni evenienza) e uscì. Trentaquattro minuti dopo, lei lottò contro quella nebbia fitta che è la pigrizia e aprì un po’ le palpebre per sbirciare l’orario. Una bellissima dormita di un’ora e il suo stomaco stava già borbottando un lamento per la mancanza di materia prima.
Incapace com’era ai fornelli, afferrò il primo volantinò che capitò a portata di mano : una pizza era l’unica cena che non avrebbe prodotto lamentele dalla bocca di qualcuno come James. E poi era sempre meglio di altri zuccheri. Tutta salute, insomma.
Alzò la cornetta, compose il numero e aspettò che si liberasse la linea…
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Evatica_lovegood